More stories

  • in

    Stephen Maar sfida l’Italia: “Alle Olimpiadi può succedere di tutto”

    Di Roberto Zucca Ogni tanto ci si dimentica che Stephen Maar abbia 26 anni. Un po’ perché era poco più che ventenne quando arrivò per la sua prima stagione in Italia, e un po’ perché il suo gioco ha acquisito una maturità scenica non al pari della sua giovane età. In questa stagione Stephen, rientrato nel nostro paese dopo un anno importante trascorso all’estero, è una delle colonne portanti dell’Allianz Milano: “Qui a Milano è stata una stagione molto buona, che è culminata con la conquista della Challenge Cup in finale contro Ankara. Era un obiettivo importante per noi e siamo riusciti a portarlo al compimento. In campionato stiamo ancora giocando per la conquista del quinto posto e in un torneo così competitivo il bilancio è più che positivo“. Foto Lega Pallavolo Serie A Una stagione che arriva dopo uno stacco di un anno alla Dinamo Mosca. “Volevo avere l’opportunità di giocare in un campionato come quello russo. Per la mia crescita professionale è stato importante perché il modello russo ricorda molto quello di Cuba, squadra contro cui noi canadesi abbiamo ottenuto la qualificazione alle Olimpiadi di Tokyo. E poi il richiamo dell’Italia è stato più forte e sono tornato qui“. Olimpiadi di Tokyo. Una soddisfazione esserci per la nazionale canadese. “È bellissimo. Abbiamo lottato per esserci, e vorremo riuscire a fare meglio rispetto alle Olimpiadi di Rio. È una competizione nella quale può accadere di tutto. Penso al fatto che nella prima gara abbiamo battuto gli Stati Uniti, una squadra che poi è arrivata a conquistare il bronzo dopo aver perso proprio contro l’Italia la semifinale“. Sarete ancora nel girone con l’Italia. Come sarà? “Sarà come ritrovare molti amici con cui ho giocato e con cui gioco, ma in partita giocheremo da avversari. E in campo io combatto senza guardare in faccia l’avversario”. Foto Powervolley Milano Chi sono i suoi amici italiani? “Nicola Pesaresi e Matteo Piano sono i primi nomi che mi vengono in mente. Nicola lo conosco dagli anni di Verona, con Matteo è nata una bella amicizia. Ma in generale Powervolley è un bellissimo gruppo, e andiamo molto d’accordo tutti. C’è una bellissima atmosfera e in spogliatoio c’è una grande armonia“. Parliamo della sua vita privata. Lo scorso anno a 25 anni si è sposato con sua moglie Khira. È vero che vi siete conosciuti all’università? “Sì! Ci conosciamo dai tempi del college. Lei è venuta in Italia stabilmente quando mi sono trasferito a Verona e adesso a Milano è bellissimo, perché lei lavora alla scuola internazionale canadese come insegnante. Milano è incredibile per questo, per le opportunità che ti offre“. Mi dica come sta Koda (il suo “cagnolino”, se così si può definirlo)… “(ride, n.d.r.) Benone. Si chiama Koda Bear. Non saprei renderlo perfettamente in italiano, ma basta vederlo in foto per capire il significato del suo nome!“. Foto Instagram Stephen Maar LEGGI TUTTO

  • in

    Michele Fedrizzi: “Non ho esitato un minuto a dire di sì a Bergamo”

    Di Roberto Zucca Il ritorno di Michele Fedrizzi era solo una questione di tempo. E infatti il bomber trentino è l’ultimo acquisto dell’Agnelli Tipiesse Bergamo, la squadra di coach Graziosi che quest’anno ha disputato una regular season a parte rispetto alle altre concorrenti per la promozione in Superlega: “Bergamo ha fatto davvero un bellissimo campionato. Giocando il sabato, avevo spesso la possibilità di seguirli in rete e ho visto una squadra davvero forte in ogni reparto. Quando Ciccio Graziosi mi ha contattato per entrarne a far parte, non ho esitato un minuto a dire di sì”. Cosa le ha chiesto Bergamo? “Di supportare una squadra ambiziosa e riuscire ad arrivare assieme ad un risultato importante come vincere i play off della A2. Penso che proseguire il corso naturale di una stagione sia assolutamente un’occasione da cogliere. Vogliamo arrivare fino in fondo”. Foto Peimar Volley Arriva da un anno in Francia, a Nantes. Vogliamo fare un bilancio? “Voglio essere onesto, dicendole che i risultati sperati non sono arrivati. Mi aspettavo di più e la società si aspettava di più da questa stagione. Mi sono però trovato in un campionato che ho apprezzato molto perché è cresciuto nel tempo e ora non ha nulla da invidiare agli altri tornei stranieri”. Forse le è pesata anche la lontananza dalla sua famiglia. “Sicuramente quello è stato duro. Ma è stata un’esperienza che mi ha fortificato caratterialmente e mi ha dato anche la possibilità di giocare ai massimi livelli. Ho avuto anche modo di apprezzare da lontano tante cose che negli anni davo parecchio per scontate. Noi in Italia, ad esempio, organizzativamente siamo su un altro livello”. Foto: Lega Volley Maschile Voglio provocarla: Bergamo va in Superlega. Firmerebbe subito? “Per ora ho firmato solo per questa stagione e per disputare i play off. Logicamente prorogare il contratto con una squadra così ambiziosa non mi dispiacerebbe. Soprattutto perché significherebbe tornare anche nella massima serie nel mio paese, che è un po’ un risultato che inseguo ormai da alcuni anni. Vorrei riscrivere una stagione diversa rispetto a quella di Siena, facendo sì che un’esperienza in Superlega possa concludersi al meglio”. LEGGI TUTTO

  • in

    Riccardo Vecchi, il cuore è a Grottazzolina: “Difficile pensare di andare altrove”

    Di Roberto Zucca Riccardo Vecchi, schiacciatore e capitano della Videx Grottazzolina rappresenta al meglio l’idea di una pallavolo frutto della crescita nel proprio territorio, le Marche, e carica di quel sapore meravigliosamente retrò che è l’identità e l’attaccamento alla propria terra: “Sono cresciuto qui e nonostante i miei esordi pallavolistici siano stati in una società che si chiama Montegiorgio, a Grottazzolina ho vissuto tutti gli anni della mia carriera. È una società fantastica, che ti fa davvero sentire parte di una storia e di una famiglia. Ho molti compagni che sono arrivati qui e hanno scelto di crearsi una base stabile”. Lei lascerebbe mai Grottazzolina per un’occasione lontana? “Ora come ora le direi di no. Ho da poco completato gli studi di Tecnico della Prevenzione in ambito sicurezza e ho avuto subito la fortuna di essere assunto dopo la laurea in un’azienda che mi permette di coniugare il lavoro e lo sport. Mi sono creato una professionalità e per noi è difficile pensare di ricominciare da zero in un altro luogo, riuscendo a mettere assieme tutti i pezzi”. Foto M&G Scuola Pallavolo Grottazzolina è una società che ha fatto davvero la storia di questa disciplina. Meriterebbe di essere più in alto? “Ci proveremo. Sarebbe bello poter tornare in A2 già nei prossimi anni. Ha una tradizione, un’eccellenza e anche un’organizzazione che meriterebbe di più. Mi spiace, perché già lo scorso anno sarebbe stato un obiettivo raggiungibile, poi a causa del Covid-19 si è ripartiti da zero”. Una squadra per lo più di marchigiani. È un valore aggiunto o un limite? “Credo che la squadra si misuri dai professionisti che mette in campo. Il bomber straniero può cambiare le sorti di una squadra? Forse, ma le squadre sono fatte anche di altri fattori. Noi abbiamo saputo crearsi una chimica e un’unione interna che ci ha permesso di affermarci col tempo. Sarebbe bello poter proseguire su questa strada”. LEGGI TUTTO

  • in

    Mauro Sacripanti: “Fin da piccolo sono innamorato della pallavolo”

    Di Roberto Zucca I primi passi pallavolistici li ha mossi in un campo, quello di piazza Mancini, che è stato croce e delizia per tutti quegli appassionati che, nei primi anni 2000, hanno vissuto la storia della M.Roma Volley. È lì che Mauro, che di cognome fa Sacripanti, ha capito quale fosse il suo destino: “Chiedevo a Roberto Fant, il secondo allenatore, di giocare con me a fine partita o con chiunque si trovasse nel mio raggio di azione. Ero innamorato della pallavolo già da piccolo, perché è l’aria che si è sempre respirata a casa mia e farlo in quel contesto era davvero bellissimo. Papà ogni volta in cui poteva mi portava agli allenamenti ed era lì che magari facevo il raccattapalle di fronte a Savani, Mastrangelo, Hernandez”. Vittorio, suo padre, è stato definito l’architetto dello scudetto Piaggio. Che papà è stato? “Eccezionale. Un papà con cui ho avuto il piacere tanti anni dopo di condividere la conquista della Coppa Italia a Civita Castellana, quando anche io ero parte della squadra. È il ricordo più bello che possiedo, anche perché è un titolo che abbiamo vinto assieme”. Civita Castellana per tanti anni, ora in campo con la Normanna Aversa Academy, in A3. “Stiamo risalendo la china, dopo aver iniziato l’anno non come avremmo voluto. Qualche assenza per il Covid, come quella di Alfieri, ci ha portato a dover re-impostare alcuni schemi di gioco e abbiamo perso qualche punto prezioso per strada”. Ora la situazione appare diversa. Aversa ha battuto anche Grottazzolina, una delle favorite del girone. “Una bella affermazione di tutta la squadra. Loro sono una squadra ben assortita in ogni reparto, con alcuni giocatori giovani ma di esperienza. Noi siamo una squadra fresca, che gioca per il primo anno assieme, e dobbiamo mantenere l’entusiasmo di queste ultime settimane. Così facendo potremmo toglierci qualche bella soddisfazione”. Grottazzolina, Galatina, subito dopo ci sarà Aversa? “Per ora siamo quinti. Niente è escluso, ma è un campionato nel complesso difficile. Ci sono ancora tanti incontri da giocare. Lasciamo al campo la possibilità di rispettare o ribaltare i pronostici”. Subito dopo la stagione, proseguirà col Beach? “Io e Manuel (Alfieri, n.d.r.) dobbiamo capire che tipo di campionato si potrà giocare quest’estate. Ma è sicuramente in agenda il fatto di disputare la stagione assieme. Lo scorso anno ci siamo trovati davanti coppie come Lupo-Nicolai o Abbiati-Andreatta, con cui abbiamo voglia di continuare a darci battaglia”. Foto 4Vele Beach Volley Academy Quanto è casuale il fatto che lei giochi in squadra con Alfieri anche in indoor? “(ride, n.d.r.) Non pensi che sia solo strategia! Manuel è arrivato ad Aversa e gli è stato chiesto se aveva in mente qualche nome per assortire la rosa e ha pensato a me. Spero non sia solo un gesto di amicizia. Certo, stare in campo tutto l’anno assieme permette di affinare il lavoro di intesa e di trovare anche solo un momento libero per pensare sul campo, o semplicemente nella stessa stanza, alla pianificazione della stagione”. Il suo cuore è diviso a metà. Mi dica dove è direzionato per il futuro? “Non posso dirglielo. È un cuore ancora troppo diviso. Dalla pallavolo vorrei avere il massimo, e aspiro a fare un percorso e a giocarmi tutte le mie carte. Amo il Beach Volley e una vita sulla sabbia non mi dispiacerebbe. Ma voglio prendermi del tempo per poter decidere, è ancora troppo presto”. LEGGI TUTTO

  • in

    Gabriele Nelli è tornato dalla Russia: “Caratterialmente ne esco migliore”

    Di Roberto Zucca A Monsagrati, pochi km da Lucca, c’è un’aria diversa oggi. Gabriele Nelli è tornato ufficialmente in Italia, dopo una stagione lunga (e complicata dalla pandemia) con la maglia del Belogorie Belgorod. Il giocatore, in accordo con la società russa, ha deciso di risolvere anticipatamente il contratto che lo legava al club: “Con i vertici della società abbiamo parlato della stagione regolare, che era iniziata con aspettative diverse in tema di risultati. Ci si attendeva qualcosa di più ed ora loro disputeranno una sorta di seconda fase che ai fini della classifica non cambierà nulla. Da qui la decisione di svincolarmi in accordo con la dirigenza”. È stata una stagione difficile? “Io direi una stagione complessa. Giocare in queste circostanze lo era per tutti, non solo per noi. Personalmente è stata un’occasione di crescita personale. Ho detto qualche settimana fa, e continuo a pensarla fermamente così, che caratterialmente ne esco migliorato. Certe esperienze il carattere, lo forgiano proprio”. Ed ora in Italia in isolamento, così ha scritto su Instagram? “Eh sì, come da prassi per chi torna dall’estero, ma felice di passare alcuni giorni con il mio cane e nel mio giardino, con un clima spettacolare che solo la Toscana può regalarmi!” Non posso non chiederle se c’è stato qualche contatto con qualche club italiano… “Per ora no. Devo ancora finire di disfare i bagagli. Poi, in queste due settimane di isolamento, avrò bisogno di riequilibrarmi un pochino e di ritrovare anche mia moglie e la mia famiglia. Non dimentichi che non li vedo da otto mesi”. Si allenerà? Tra un mese si parlerà di nazionale e VNL. “Mi allenerò, appena potrò tornare in palestra, certo. Al resto ci pensiamo più avanti”. LEGGI TUTTO

  • in

    Matteo Paris, regista con la valigia: “Mi piace incontrare culture diverse”

    Di Roberto Zucca
    Dei suoi viaggi e delle sue esperienze internazionali, Matteo Paris ne ha fatto un valore aggiunto. E in quell’essere costantemente con il trolley sempre pronto per qualcosa che non è solo pallavolo, l’esperto palleggiatore trasferitosi recentemente a Dubai ha trovato una casa, una nuova terra:
    “Ne ho trovate tante di nuove terre, ma sicuramente la mia casa ora è realmente la Grecia. Vivo nell’isola di Syros, volley permettendo, con la mia compagna Asimina e mia figlia. Ora mi trovo ad Al Ain, negli Emirati, tra qualche settimana porto a termine una bella esperienza in questo campionato“.
    Al Ain, perché questa scelta?
    “Volevo qualcosa che mi desse più tempo da poter trascorrere con la mia famiglia. Il campionato arabo è un impegno che mi porta a stare lontano dalla Grecia meno mesi rispetto agli altri tornei. Le offerte non mi mancavano, sia dalla Superlega che dalle altre serie, ma devo dire di aver fatto la scelta giusta”.
    La motivi.
    “È un campionato interessante, che cresce stagione dopo stagione. Trovo poi che più ci si allontana dal proprio paese, più si diventa esterofili. Mi piace avere a che fare con altre culture, proprio per la loro diversità. Sono arrivato qui da pochi mesi e all’inizio rimanevo sempre stupito dal fatto che ad esempio qui si blocchi la partita per effettuare la preghiera”.
    Il campionato volge quasi al termine. Che stagione è stata?
    “Discontinua dal punto di vista dei risultati. Da straniero non riesco a giocare tutte le partite per il tema della quota massima di tre da inserire a referto, ma quando sono stato chiamato a dare il mio contributo è andata molto bene. Siamo quasi matematicamente fuori dai play off, ma contiamo di poter disputare delle buone Coppe, che qui sono il fiore all’occhiello nella seconda parte della stagione”.
    Foto Instagram Matteo Paris
    La stagione finirà ad aprile. Poi? Non le piacerebbe tornare in Italia?
    “Per ora mi piacerebbe tornare a Syros, perché sono da parecchi mesi che non vedo Asimina e mia figlia. Ho delle attività imprenditoriali da gestire con la mia famiglia in Grecia e credo che dedicherò a questo la maggior parte del mio tempo nei prossimi mesi. Penso sia arrivato il tempo di pensare anche al futuro”.
    In Grecia ha giocato parecchie stagioni. Sono pochi gli italiani che in quel campionato hanno lasciato il segno.
    “Ho avuto diversi riconoscimenti come miglior giocatore. Non lo dico per vantarmi, ma perché mi ha fatto piacere ricevere queste attestazioni di stima. È un campionato in cui mi sono trovato molto bene. E spero di concludere la mia carriera proprio lì”.
    Nel campionato italiano è sempre stato considerato un giocatore amato dallo spogliatoio.
    “Ho fatto diversi anni molto belli. Non hanno contato solo i risultati ma anche le persone che ho trovato sulla mia strada. Penso alla stagione a Perugia, arrivata per caso, dove ho avuto il piacere di condividere il ruolo con il mio amico Luciano De Cecco, alle stagioni con Sabbi, Tondo e Fanuli a Piacenza, Cavaccini a Castellana, che è stato un anno intenso e importante”.
    Nella massima serie Paris ci arriva a 30 anni. La gavetta è stata importante?
    “È servita. Anche perché nessuno mi ha regalato nulla. Ogni anno facevo il mio e piano piano salivo la china, fino al 2013 quando sono arrivato a Latina e ho trovato Daniele Sottile con cui ho subito instaurato un buon rapporto. Diciamo che sono rimasto il ragazzo di Anguillara che è entrato con umiltà e rispetto a dare il suo contributo nelle squadre in cui ha militato”.
    È stata un’intervista nostalgica, Paris. Ora non mi dica che lascerà la pallavolo.
    “(ride n.d.r.) No, ancora no, se mi proponessero una nuova stagione qui negli Emirati la farei subito. Ma se mi richiamassero dalla Grecia sarei ancora più felice perché potrei stare vicino alla mia famiglia. Se così non fosse, il progetto è di fare comunque qualcosa nel mondo dello sport, magari mettere in piedi una società a Syros e proseguire in questo mondo. Mi prendo ancora un po’ di tempo per decidere!”. LEGGI TUTTO

  • in

    Daniele Lavia: “Essere parte del futuro di Modena è una grande responsabilità”

    Di Roberto Zucca
    Sembrano passati secoli da quando, tre stagioni fa, il diciannovenne Daniele Lavia si affacciava per la prima sul palcoscenico della Superlega in quel di Ravenna. E invece, tre anni orsono, Daniele ha cominciato con determinazione e consapevolezza un percorso di formazione e affermazione che oggi lo portano ad essere considerato un elemento cardine di una delle società più ambiziose della Superlega, Modena Volley, e dagli addetti ai lavori uno dei giocatori su cui puntare per il futuro delle spedizioni tricolori:
    “Io ringrazio sempre quando si parla di strada fatta, nonostante sia solo l’inizio di un cammino. Sono contento che dietro il percorso si veda, come dice lei, il sacrificio compiuto”.
    Modena, una piazza non semplice. Esperimento riuscito?
    “È un esperimento che purtroppo non mi ha visto sempre disponibile a causa di qualche acciacco fisico, che fortunatamente è stato risolto. Tenevo e tengo molto a Modena, che è una piazza affascinante e complessa per la storia e i risultati che ha ottenuto. Ci accingiamo ad affrontare l’avventura dei play off, che ci vedranno di fronte a Civitanova, e che sicuramente non ha bisogno di presentazioni”.
    Foto Lega Pallavolo Serie A
    Arrivano da un cambio tecnico importante.
    “Sono comunque una grande squadra, che alle chiamate importanti risponde sempre presente con determinazione. Noi dal canto nostro, non siamo una squadra che si sottrae, anzi, ci metteremo tutto il nostro impegno per poter andare avanti nella corsa per lo scudetto”.
    Capitolo Lavia. Quando legge le parole piene di stima del suo presidente, si sente più lusingato o più responsabilizzato?
    “Responsabilizzato in primis perché fa parte del mio carattere. Sono uno che è abituato a mettere la faccia in tutto ciò che fa. Essere definito parte di un progetto futuro e ambizioso è importante, e sì, anche molto lusinghiero”.
    Modena Volley
    La Modena del futuro come la immagina?
    “La vorrei vivere, magari! Vedere il palazzetto vuoto mi spiace perché fa un effetto davvero strano. Mi è capitato in passato di vederlo gremito di pubblico ed è alienante ora che le partite vengono disputate con le voci dei soli giocatori. E poi è una città molto viva, interattiva. Ecco, mi piacerebbe poterla vivere presto nella sua interezza”.
    La lontananza dalla sua famiglia l’ha avvertita?
    “Sì, tanto. Non vedo mamma e papà quanto vorrei. Noi meridionali viviamo in generale molto il tema della distanza e con il Covid-19 sono mesi che i protocolli, giusti ma severi, ci permettono di vederci tanto ma solo attraverso il telefono. Il ritmo casa-palestra-casa posso però dirle che è scandito talvolta dai famosi ‘pacchi da giù’, anche perché la cucina di mia madre manca molto!” LEGGI TUTTO

  • in

    Michele Baranowicz: “Sono rimasto in piedi grazie a famiglia e amici”

    Di Roberto Zucca
    Per comprendere in fondo chi mi trovo davanti, cerco Michele Baranowicz tra le sue certezze e i suoi affetti più cari. Ci sono Tatiana, Mila, i loro amati animali. Trovo in quel contesto una sorta di mondo protetto, privato e davanti al quale il lato più inedito del palleggiatore della Gas Sales Bluenergy Piacenza viene fuori:
    “È il mondo che proteggo, del quale parlo poco perché mi piace viverlo da solo senza interferenze esterne. È il mondo nel quale mi rifugio e dal quale vengo fuori più forte, rigenerato. Non posso descrivere quanto questo mondo sia cambiato dopo l’arrivo di mia figlia Mila. Ma sicuramente posso dirle che lo ha migliorato e reso ancora più bello con la sua presenza”.
    Osservare Baranowicz in quel contesto significa venire a contatto con un Michele che pochi comprendono. Mi dica come la vedono i suoi amici, ad esempio.
    “In realtà chi mi ha vissuto al di fuori del campo sa che sono molto diverso da quello che poi si trova in campo. Dovrebbe chiedere a loro cosa vedono di quel Michele, non ne ho idea. Ma sicuramente è una persona leale e presente”.
    Foto Lega Pallavolo Serie A
    Quello che mi ha sempre colpito di lei è il suo senso di responsabilità. Ha saputo assumersene nel bene e nel male.
    “Sono un atleta che deve assumere le responsabilità per ruolo, e poi l’ho sempre fatto per carattere. Ho sofferto negli anni il giudizio di molti che non mi conoscevano e che sparavano a zero su di me e sul mio operato. Anche perché non mi sono mai nascosto dietro gli alibi e dietro gli insuccessi”.
    Ad un certo punto mi è sembrato che lei abbia imparato a non curarsi del giudizio altrui. È stato difficile?
    “Ci ho fatto un lavoro, anche grazie a mia moglie Tatiana, con cui mi sono spesso confrontato e che ha saputo restituirmi delle riflessioni corrette e senza pregiudizi. Ora vivo tutto ciò che mi accade professionalmente molto meglio”.
    Baranowicz sembra aver avuto tre vite. Come si riesce a stare in piedi?
    “Con le persone giuste. Una famiglia, alcuni amici che nel momento del bisogno mi sono stati accanto, come ad esempio quando ho vissuto le vicissitudini del cartellino e delle ingiustizie di questo mondo. E poi con il senso del dovere. Questo è il mio lavoro. Questa è l’unica cosa che mi permette di mantenere la mia famiglia. Anche questo ti tiene in piedi”.
    Foto Lega Pallavolo Serie A
    Per alcuni anni ha scelto l’estero. Come ha visto il mondo italiano da fuori?
    “Con un po’ meno di pressione, diversamente da quando giocavo in Italia. È stata un’occasione di crescita ma anche un bel sacrificio che chi mi stava vicino ha vissuto. Bello, non semplice e sicuramente un contesto sfidante”.
    Ora Piacenza. E un sesto posto in regular season.
    “Che, aggiungerei, non ci soddisfa. Sono arrivato a stagione avviata, quindi ho avuto meno tempo rispetto a un atleta che magari è presente da inizio anno e ha modo di impostare un certo tipo di gioco, di trovare le intese con i compagni durante la preparazione. Serve continuità, la cerchiamo ancora e adesso diventa cruciale nella seconda parte della stagione”.
    L’organico non vi manca. Cosa si aspetta?
    “Non faccio pronostici, ma sicuramente dobbiamo lavorare tanto per trovare le conferme che cerchiamo. Dobbiamo fare sì che in tutte le fasi di gioco e in tutti i set si possa dare il 100%, così come è successo nelle ultime settimane in alcuni momenti delle partite. Con quella continuità di gioco potremo essere in grado di toglierci delle buone soddisfazioni”. LEGGI TUTTO