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    L’estate speciale di Matteo Piano: “La mia vita è una strada sterrata”

    Di Roberto Zucca Milano è speciale. È questo l’aggettivo che Matteo Piano ha deciso di dedicare alla città che ha scelto e alla squadra, l’Allianz Milano, alla quale si è legato per la quinta stagione di fila, confermandosi nel ruolo di capitano: “È una città che mi ha dato tanto, che scopro col passare del tempo, e nella quale vivo come in pochi altri posti. Powervolley è una casa, una famiglia alla quale mi sento particolarmente legato, che mi ha regalato delle stagioni importanti e con la quale ho scelto di essere qui anche in questa stagione“. “La mia vita è stata una strada sterrata”… “Una frase di Irene Grandi che ho riscritto quest’estate e che appartiene al mio percorso. Mi piacciono le strade sterrate, quelle dove non basta una bici da corsa o un paio di infradito per camminare. Ma che devi vivere intensamente, e in cui devi sudare ogni passo che fai“. Foto FIVB Due mesi fa tornava da Tokyo. Si riferiva a quello? “Tokyo me la sono goduta. Avevo già fatto un’Olimpiade e sapevo cosa sarei andato ad affrontare. Quindi ho cercato di vivere delle emozioni e di sentirmi a mio agio con i cinque cerchi e con tutto il contesto che mi stava attorno. Quando sono entrato in campo per la prima volta ho capito che si trattava di un regalo, ed è stato quello lo spirito che mi ha accompagnato per tutta l’avventura“. Quello spirito è figlio di un percorso fatto con Cecilia Morini, la sua terapista. È l’essere pronto a tutto, in tutte le situazioni della carriera. “(ride, n.d.r.) Non so se sono pronto a tutto. Sicuramente ho imparato a non scacciare ogni cosa che è capitata in senso negativo, ma a viverla e accettarla per quello che è o che è stata. Poi forse sono uno che, vivendo molto intensamente la vita, ha capito esattamente la misura che può avere ogni momento negativo“. Foto Instagram Matteo Piano Tornato dall’Olimpiade, ha deciso di partire da solo per un viaggio in Italia. “Solitamente sono un esterofilo. Dopo Tokyo però ho avuto bisogno di staccare e di partire per stare nel mio paese, in posti poco turistici e lontano dalla confusione. Ho visitato Abruzzo, Puglia, Molise. Ho visto posti bellissimi, conosciuto persone altrettanto belle e mi sono goduto ciò che mi hanno restituito settimane di mare e di terra“. E soprattutto ciò che le ha restituito la gente. “Mi sono ritornati indietro un affetto e una delicatezza che mi hanno molto colpito. Certi incontri umani ti arricchiscono, ti fortificano. Ma soprattutto nei confronti di certi incontri esprimo una profonda gratitudine. Credo sia una delle parti più belle del mio lavoro“. Foto Instagram Matteo Piano Anche il suo lavoro è stato una strada sterrata. Franco Baresi ha scritto che gli infortuni lo hanno reso un giocatore migliore… “Sono avvenimenti che ognuno vive in maniera intima. E che ti aiutano a dare un senso più ampio a tutto il resto della carriera. Anche a me credo che gli infortuni siano serviti per migliorare alcuni aspetti della tenuta mentale del mio lavoro. Non sono stati facili, penso all’infortunio che ho vissuto durante il lockdown, quando oltre alla forza di volontà per la guarigione, serviva una maturità superiore per capire il momento e per vivere bene il ritorno“. Per Baresi è stata importante la vicinanza della famiglia. “Fondamentale. Nel mio caso ne parlo anche nel libro. Io ho avuto la fortuna di ritrovarmi quella famiglia che spesso racconto, fotografo, condivido. Quest’estate ho avuto il bisogno di ritrovarmi in mezzo alle persone che davvero mi vogliono bene, per cercare di ritornare ad essere presente dopo questo ennesimo viaggio“. Foto Powervolley Milano Molti suoi colleghi alla fine del viaggio vengono cercati dalla televisione. Lei prenderebbe in considerazione l’idea di una trasmissione o di un reality? “Guardi, io non ho nemmeno il televisore. In più non potrei mai prendere parte a trasmissioni televisive come i reality, Ballando con le stelle o cose simili. Sono cose e contesti che non mi appartengono“. Ho pensato alla sua esperienza radiofonica. Nemmeno il veejay di MTV, un po’ anni 90? “(ride, n.d.r.) Ah sì, quello tutta la vita. Stare in radio mi diverte, è un altro contesto. Posso esprimere delle idee, parlare di me e della mia carriera in un certo modo o raccontare la musica che ascolto“. LEGGI TUTTO

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    Francesco Recine: “In azzurro è stato facile trovare la chimica giusta”

    Di Roberto Zucca Stanza 1016. Ovvero lo spazio in cui, nella notte del 20 settembre, Francesco Recine e Alessandro Michieletto si ritrovano, da campioni d’Europa a scattare una foto simbolo dei Campionati Europei che solo qualche ora prima l’Italia di Fefè De Giorgi si era aggiudicata. A spiegarci com’è nato quello scatto è proprio Recine: “È stata un’idea nata per caso. Era notte, avevamo festeggiato ed eravamo quasi in partenza, perché alle 4 del mattino abbiamo lasciato l’hotel per poter tornare in Italia. Eravamo carichi, elettrizzati del momento, e a me e Alessandro è venuto in mente di ripetere lo scatto di Bonucci e Chiellini agli Europei di calcio“. Dato che siete stati compagni di stanza, mi spiega le ragioni del successo di Michieletto? “Abbiamo condiviso la stanza sin dall’inizio e tra noi c’è una bella amicizia. Posso dire che è un ragazzo che ha un incredibile talento, mischiato a una dedizione e a una voglia di fare bene che ho visto in pochi atleti nella mia carriera“. Fonte Instagram Alessandro Michieletto Il giorno di quella foto, comunque, ne hanno parlato tutti. “Ci ho riso su perché mi sono ritrovato su alcuni siti e non me lo aspettavo. Però l’immagine è bella, racconta una notte in cui l’emozione mia e di tutti era al massimo“. Si aspettava di essere convocato per l’Europeo, Recine? “Non mi aspetto mai che le cose accadano. Le lascio succedere, e in quel caso non le nego che la gioia e la commozione per la chiamata di De Giorgi sono andate di pari passo. L’Italia nel mio reparto è davvero molto competitiva e quindi non è stato scontato il fatto di ricevere quella telefonata“. Si capiva però dalla VNL che in questa Italia lei è uno dei fiori che è sbocciato con rapidità. “La ringrazio. Ho lavorato molto e sin dai primi giorni della famosa bolla volevo far parte di qualcosa di più di una semplice parentesi estiva. Mi sono trovato in un gruppo con cui praticamente sono cresciuto ed è stato semplice trovare la chimica, l’entusiasmo e lo spirito giusto“. Foto FIVB Si capiva dai primi giorni che quello era un gruppo giusto? “Si respirava una bella atmosfera anche fuori dal campo. Lo capisci quando il tempo vola durante la preparazione e nelle settimane successive. Tanto che, a parte la nostalgia classica per le persone che non puoi vedere a causa della bolla, tutto il resto, cioè l’estate e il riposo ad esempio, passa in secondo piano. Sei lì, con i tuoi compagni e stai bene, perché è esattamente per stare lì che hai lavorato tutta la vita“. La prima telefonata dopo il trionfo di Katowice. “A papà. Che piangeva, emozionato. E io con lui“. Suo padre è una persona emozionale. Mamma? “Mamma è una persona che mi ha insegnato l’importanza dei gesti, più che delle parole“. Foto Lega Pallavolo Serie A Le piace esserci per gli altri. “Mi piace vivere le emozioni con il gruppo che si va a creare. A Ravenna ho trovato un bel gruppo di persone e amici e per me è e resterà sempre casa. Ora a Piacenza vorrei si ricreasse lo stesso ambiente. I primi giorni sono stati rivelatori del fatto che non farò fatica a trovarmi bene anche qui“. Cosa rappresenta Piacenza per lei? “Una stagione importante in cui proseguire un percorso iniziato in questi anni“. Quest’anno la sfida in famiglia con Perugia non avrà un esito scontato… “La squadra di papà è una bella macchina da guerra. Ma noi non siamo da meno. Saranno delle belle partite“. LEGGI TUTTO

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    Il ritorno di Matteo Paris: “Un anno sperimentale, ma sarà un bel test”

    Di Roberto Zucca Il suo ritorno in Italia, in Serie A3 con la Omi-Fer Palmi, è stato salutato come un piacevole avvenimento. Anche perché Matteo Paris è rientrato, dopo alcuni anni all’estero, sostanzialmente per vincere: “Non potevo rifiutare la bella proposta che Palmi mi ha fatto per la prossima stagione. È stato un pochino duro lasciare la Grecia perché la mia compagna e mia figlia non potranno stare con me tutto l’anno per via delle attività che abbiamo sull’isola. Mi mancheranno molto, ma avevamo messo in conto che questi anni questo genere di sacrifici sarebbero potuti essere all’ordine del giorno“. Però è tornato in Italia. Immagino una scelta felice. “È il mio campionato, quello in cui sono cresciuto professionalmente e, nonostante mi sia trovato molto bene negli Emirati, sono molto felice di essere tornato. È un anno sperimentale, perché l’A3 è un campionato che non conosco, ma sarà un bel test perché mi hanno detto che è un torneo interessante sotto molti punti di vista“. Foto Instagram Matteo Paris Palmi è una squadra ambiziosa. Lei e Gitto i nomi di punta? “Non solo. La pallavolo non si fa con i nomi, ma costruendo delle squadre che in campo funzionino. Questa, dai primi giorni trascorsi assieme, mi è sembrata una squadra che può fare bene“. Le sfide più attese? “Aspetto di giocare con tutte le squadre campane perché sono delle belle compagini e perché conosco alcuni amici che giocano in alcune di queste. Mi ricorderanno i tempi della serie B, quando quelle zone le vivevo quasi tutte le domeniche e mi divertivo parecchio a giocare in certi palazzetti“. Foto Instagram Matteo Paris Lei sottolinea sempre l’importanza della gavetta. È cambiato qualcosa rispetto al passato? “Ci sono dei giovani interessanti, che sicuramente in palestra si fanno il mazzo per emergere. Forse nei miei periodi era più difficile ottenere qualcosa. Penso alla serie B, che era un campionato con gente veramente di livello con tanti giocatori di grande esperienza. Io credo di aver lavorato parecchio perché dal CSI, al misto, alle serie minori, ho giocato ovunque. E negli occhi di quei ragazzi e nei loro sogni mi ci ritrovo parecchio“. E quindi si merita di stare in serie A. Mi dica però se la Grecia potrebbe rientrare nei suoi radar. “Ci provo ogni anno, perché mi consentirebbe di stare vicino a casa. È un campionato che cerca di riprendersi ogni anno e di tornare ai livelli del passato. Spero ci siano più imprenditori onesti e coraggiosi che abbiano voglia nei prossimi anni di investire in questo sport in Grecia. Ora però la testa è qui a Palmi. Dobbiamo fare un bel campionato“. LEGGI TUTTO

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    Alberto Elia riparte da Ortona: “Ho riscoperto la voglia di giocare”

    Di Roberto Zucca Il suo nome è sempre collegato a qualche sorpresa, a qualche “mission”. Lo scorso anno, quando scelse di andare in A3 a Galatina, si pensava che la scelta fosse l’inizio di una discesa verso una seconda vita, più tranquilla, più quieta. Niente di più sbagliato: Alberto Elia ora risale in A2, in quella Moaconcept Impavida Ortona che in alcune annate è stata anche la regina del campionato. “Ortona è davvero una bella piazza. Ci sono arrivato perché noi pallavolisti sondiamo sempre il terreno prima di fare una scelta. Di Ortona mi hanno parlato come di una società un po’ vecchio stile, a conduzione familiare; una società onesta, fatta da chi davvero ama la pallavolo e fa stare bene i propri atleti“. L’anno scorso la scelta di scendere in A3 fu un po’ spiazzante. “Per me è stato un insieme di sensazioni. Avevo bisogno di ritrovare il piacere di giocare, che avevo un po’ perduto. Volevo una situazione che me lo permettesse e la società mi ha offerto tutto ciò di cui avevi bisogno. È stato un anno in cui ho riscoperto la voglia di giocare e nel quale ho avuto modo di arrivare ancora più convinto a riprendere un viaggio che poi, quest’anno, mi ha condotto ad Ortona“. Foto Lega Pallavolo Serie A Diciassette stagioni dopo, la voglia è sempre la stessa? “Anche di più. Quest’anno sarò per la prima volta il più anziano della squadra, ed è strano perché non avrò più la possibilità di nascondermi dietro i più senior! Scherzi a parte, le responsabilità che mi sono preso nell’aiutare anche i più giovani sono un grande stimolo per cercare di portare a compimento un buon ritorno in Serie A2“. A quali anni resta più legato? “Ce ne sono tanti, mi fa un domandone. Sicuramente gli anni di Monza, nei quali ho trascorso un bellissimo periodo sia in squadra che fuori dallo spogliatoio, mi rimangono davvero impressi. Sono uno che, e non lo dico per modestia, si è sempre portato a casa qualcosa da ciascuna stagione. Le amicizie costruite sul campo in primis“. Pochi sanno che lei giocò a Catania con Hugo e Facundo Conte, quest’ultimo tra le star delle ultime Olimpiadi di Tokyo. “Che ricordi! A Catania non fu subito amore con Hugo Conte. Ci siamo scontrati all’inizio, ed è servito ad entrambi per conoscersi. Al disaccordo è seguito un grande rispetto e una stima che, negli anni successivi, hanno fatto sì che, ovunque ci incontrassimo, Hugo non dimenticasse il buon rapporto che si era creato. Facundo era veramente giovane. Ma ricordo avesse già un grande talento“. È vero che la sera del bronzo ha ricevuto una telefonata dagli spogliatoi? “Sì, da Palacios. Con Ezequiel siamo diventati molto amici a Latina, e la sera in cui l’Argentina ha ottenuto il terzo posto mi ha subito chiamato e abbiamo festeggiato assieme. Ecco, quando le parlo della bellezza delle amicizie costruite sul campo mi riferisco ad episodi come questi“. Quello che si dice da sempre di lei è che fa bene allo spogliatoio. “Chi lo dice mi fa un’ottima pubblicità e mi fa piacere saperlo. Credo che tutto quello che si crea dentro il campo e soprattutto nello spogliatoio sia prezioso per un giocatore. Io ho sempre cercato di essere professionale, ma dentro lo spogliatoio capita di essere decisamente più sciolto e gioviale. Sono una persona estroversa. Il gruppo per me è giusto che si crei e che si coltivi nel corso della stagione. Una cena in più con i compagni di squadra è un’occasione per conoscersi e questo nel corso della vita professionale ti ritorna indietro positivamente“. LEGGI TUTTO

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    Iacopo Botto ritrova Cuneo: “Torno dove tutto è iniziato”

    Di Roberto Zucca Il suo arrivo alla BAM Acqua S.Bernardo Cuneo è stato accolto da un mix di sorpresa ed entusiasmo. Iacopo Botto torna nel luogo in cui, poco più che maggiorenne, esordì nella massima serie, in una piazza sempre viva nella memoria di tutti gli appassionati di pallavolo: “Sono contento di ritornare qui perché da qui è iniziato tutto. Cuneo ha rappresentato l’inizio di un percorso che poi mi ha portato in altre piazze a cui sono legato. L’esordio in A è avvenuto in una squadra che ricordo molto bene“. Chi ricorda più di tutti? “Forse Giba e Wijsmans, due grandi campioni. Qualcuno diceva che avevo gli stessi gesti tecnici di Giba, e sicuramente per il personaggio che ha rappresentato è un bel complimento. Ricordo anche tutto il periodo delle giovanili, passate con Parusso, Parodi, Baranowicz. E ora sono qui per scrivere un’altra pagina della mia carriera“. Da lei si aspettano molto. Torna qui da capitano. “Sicuramente è una responsabilità che cercherò di onorare al meglio. La squadra mi piace, si respira una bella atmosfera e abbiamo tutti fame di fare bene quest’anno“. Foto Cuneo Volley A Cuneo per? “Giocare e vincere. Ho deciso di scendere di categoria perché ho chiesto fortemente di giocare. Gabriele Costamagna mi ha parlato di questo progetto e ho accettato subito quando me lo ha proposto. Nelle ultime stagioni ho sofferto un po’ il non poter entrare in campo quando serviva“. Cosa mancava a Piacenza? “Tante volte ero pronto, ma mi rendevo conto che non venivo mai opzionato per sostituire magari qualcuno che aveva un po’ di difficoltà in determinati incontri. Onestamente mi è spiaciuto. Col senno di poi ho la presunzione di pensare che avrei potuto giocarmela in tante gare lo scorso anno“. Tanti ottimi anni a Monza. Mi dica se è pentito di averla lasciata. “No, era un percorso che, dopo tanti belli anni trascorsi con persone che col tempo sono diventate amiche, era da considerarsi concluso. Avevo bisogno di stimoli nuovi e di fare delle esperienze diverse“. Foto Instagram Iacopo Botto Si parlò di lei per Perugia. “Quell’anno non mi lasciarono andare. È un rimpianto, perché avrei potuto giocare in una società così prestigiosa e così vincente. Mi sarebbe piaciuto. Ora però voglio guardare avanti, e qui a Cuneo vorrei davvero vincere“. Le manca? “Non sono uno che ha vinto così tanto in carriera, quindi non mi dispiacerebbe giocare questi anni per cercare di ottenere qualcosa di soddisfacente dalla pallavolo. Per il resto sono contento. Le soddisfazioni sono arrivate anche da altro“. La sua famiglia, Martina. Il suo mondo si è riempito di molte cose. “La mia famiglia mi è sempre stata accanto e ho cercato dagli scorsi anni di poter stare in ogni momento libero a casa. Martina, poi, sulla felicità ha sicuramente inciso e quest’anno mi spiace essere un pochino lontano da lei. Rimedieremo incontrandoci a La Spezia, dove abbiamo casa e dove mi piacerebbe vivere in futuro. Sassuolo e Cuneo sono esattamente a metà strada da lì…“. LEGGI TUTTO

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    Jacopo Larizza riparte da Bergamo: “Adesso voglio giocarmela fino in fondo”

    Di Roberto Zucca Il suo arrivederci a Civitanova è figlio di una volontà di avviare un percorso di maturazione professionale che nel campo e nell’esperienza vede la sua massima espressione. Jacopo Larizza ha chiesto proprio questo all’Agnelli Tipiesse Bergamo, l’ambiziosa formazione di Serie A2 che ha deciso di avvalersi delle prestazioni del centrale marchigiano: “I presupposti per fare una buona stagione ci sono tutti. Bergamo è una bellissima società, nella quale già da questi primi giorni ho percepito una grande professionalità e un forte entusiasmo per il campionato che ci accingiamo a disputare“. Lo scorso anno Bergamo ha vinto tanto. Quest’anno? “Troppo presto per sbilanciarsi, ma una società così ambiziosa ha puntato su nomi come Padura Diaz come opposto e Finoli al palleggio solo per fare un esempio. È inoltre una squadra che lo scorso ha ottenuto la Coppa Italia e la Supercoppa. Quindi proveremo sicuramente a fare ancora meglio“. Foto Ufficio Stampa Cucine Lube Civitanova Lei arriva a Bergamo da campione d’Italia. “Lo scudetto cucito sulla maglia di Civitanova è una bella responsabilità, ma sogno di poter arrivare a un traguardo del genere giocandomelo in campo. È per questo che ho scelto Bergamo, perché voglio iniziare a fare il mio percorso in campo e giocarmela fino in fondo“. Le mancherà più Civitanova o casa? “Civitanova era praticamente a pochi passi da casa. Ed è stata casa per tanti anni, perché pallavolisticamente sono nato alla Lube. Ma sono davvero felice di essere qui, anche perché ho lasciato la società con un arrivederci e con la promessa di portare il buon nome della Lube nel mio gioco e nella mia persona. Poi certo, casa mi mancherà molto“. Foto Ufficio Stampa Cucine Lube Civitanova È stato un anno molto particolare per lei. Come si sente? “Ho trascorso l’estate a casa perché sapevo di dover mancare per molti mesi. Tornerò quando posso, ma la scomparsa di papà a marzo ha portato con sé delle responsabilità da assumersi e alcune cose da sistemare. In più volevo stare vicino alla mia famiglia e godermi gli amici. Era giusto così. Ora sono pronto per un nuovo inizio“. LEGGI TUTTO

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    Leonardo Puliti torna in Serie A: “La pallavolo non è mai uscita dalla mia vita”

    Di Roberto Zucca “Non so cosa farò il prossimo anno“. Era il 2016 e Leonardo Puliti aveva giocato una stagione non proprio esaltante dal punto di vista dei risultati. Capita, nella vita di tanti atleti, di non girare per una stagione o di affidare al fato la propria carriera in attesa di una telefonata, che, nel suo caso, è arrivata qualche anno dopo. Non si fa tanto caso ad una dichiarazione del genere a fine campionato, ma per risentire la sua voce e per capire cosa ne è stato di quell’eccellente schiacciatore che tanto aveva lasciato il segno qualche anno prima a Monza, ho atteso ben cinque anni: “Vuole sapere cosa è successo? Sono tornato a casa, a Terni, avevo bisogno di dedicarmi ad altro che non fosse la pallavolo di alto livello. Mi sono messo in testa anni fa di completare gli studi in giurisprudenza e ho utilizzato il tempo che avevo per lo studio. Tra qualche settimana avrò 30 anni, ho una laurea in tasca e il progetto di frequentare un Master a Milano. Oltre all’obiettivo di giocare una bella stagione in Serie A“. Torniamo al 2016, Leonardo. Cosa non è andato? “Diciamo che non è tanto quello che è andato, ma una questione di scelte, di priorità. Ho scelto di darla allo studio. Ma la pallavolo non è mai uscita dalla mia vita perché non sarei mai stato in grado di rinunciare ad essa. Ho giocato a Terni, a San Giustino, in serie B, e sono state delle stagioni stupende, che mi porterò sempre nel cuore“. Foto Pallavolo San Giustino Ha sempre avuto una famiglia molto presente. Sono stati loro a guidarla nella scelta? “Sono stati a loro a non giudicarla e a riaprirmi la porta di casa. Mi hanno lasciato libero, dandomi il tempo per completare gli studi e seguendomi sempre durante le partite in serie B. Papà ora sarà contento di poter tornare allo stadio a vedere la Juve di sabato e poi la domenica venire a vedere la partita a Garlasco!“ Posso chiederle cosa le hanno dato quegli anni? “Una laurea, un sacco di amici a cui voglio molto bene. E la gioia pallavolistica di giocare in un ambiente che mi piaceva. Mi sono sentito utile alla squadra e responsabile tante volte della buona riuscita di una gara. Sono state stagioni emozionalmente forti dal punto di vista dei risultati. Quest’anno ho lasciato per andare a Garlasco“. Ritorna in Serie A. Dopo cinque stagioni. Paura? “No, intanto tengo molto a raccontare che il contatto è avvenuto grazie a Claudio Bonati del Vero Volley, che saputa la mia esigenza di trovare squadra al nord ha subito diffuso la voce. Marco Fumagalli, con cui per anni ho lavorato a Monza, mi ha chiesto assieme a Mario Motta, che è stato mio allenatore in Svizzera, di giocare a Garlasco“. Foto Lega Pallavolo Serie A Squadra neopromossa in A3. Con quale obiettivo? “Siamo una squadra giovane e ci daremo da fare per poter dire la nostra in questo campionato. Per me è un’esperienza totalmente nuova in un campionato in cui non ho mai giocato. Ma sono molto carico per questo nuovo impegno“. Oltre al campionato, è vero che si specializzerà nell’ambito del management sportivo? “Farò un master alla Business School del Sole 24 ore in Sport Business and Management. Il progetto è quello di aprire un’agenzia che tuteli gli atleti nel loro percorso di vita sportivo. Ho avuto modo di studiare legge e con una specializzazione nel mondo dello sport penso potrei essere utile alla causa“. Foto Pallavolo San Giustino Cosa le è mancato di più dei suoi anni passati? “L’adrenalina delle partite che giocavo in A. Oltre a questo tanti amici che ho trovato sul campo. A Monza stavo veramente bene. Ricordo gli anni assieme a Iacopo Botto, Thomas Beretta, Alberto Elia, Simone Tiberti. Anni belli dal punto di vista dei risultati, anni divertenti dal punto di vista della squadra che avevamo formato. Abbiamo ancora una chat in cui scriviamo praticamente ogni giorno“. A Garlasco tornerà schiacciatore dopo anni da opposto. “Dovrò scordarmi i punti che mettevo a segno in B! Ma sono nato schiacciatore, sarà bello tornare al primo ruolo“. LEGGI TUTTO

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    Francesco Margaritelli, il Beach Volley a tempo di rock

    Di Roberto Zucca Vincere ha un sapore autentico. E a volte non solo è frutto di sacrifici ma, come spesso accade nel Beach Volley, è il risultato di un lavoro che viene svolto nelle pause di una prima professione, o a distanza. La bella favola di Francesco Margaritelli inizia in Italia, tra Roma, Bologna e attualmente Perugia, città nella quale Francesco si allena da qualche tempo con Alessandro Marta: “Qualche consiglio poi ce lo manda il buon Gianni Mascagna, con il quale io e Alessandro abbiamo passato un periodo, mentre Alessandro era ancora a Roma per gli studi, ad allenarci con lui alla Beach Volley Academy. Adesso qui a Perugia mi sono attrezzato costruendo un campo da Beach a casa mia e togliendomi dall’impossibilità di allenarmi“. A Perugia per? “Lavoro. Mi sono laureato in Ingegneria Meccanica e ora lavoro nell’azienda di famiglia, nel settore della componentistica ferroviaria. Ho investito nello studio e fare ciò che faccio mi piace molto. Ho dovuto fare delle scelte ad un certo punto in ambito sportivo. Non avrei potuto dedicarmi al Beach al 100%, ma sono molto felice dei risultati che abbiamo raggiunto finora“ State affrontando il campionato di Aibvc. Che aria si respira? “Di grande professionismo. Si nota subito che dietro vi è un lavoro fantastico di tante società e di tanti esperti che si preoccupano di ogni dettaglio. L’atleta è al centro e siamo davvero trattati molto bene. Una bella organizzazione“. L’ultima tappa di Bellaria vi ha visto vincere. “È stata una bella soddisfazione per noi e siamo molto felici di aver ottenuto il primo posto. Ci sono atleti molto in gamba che giocano in indoor in inverno e altri che fanno il campionato per società. Il livello è alto. Ora ci piacerebbe continuare anche con qualche tappa del campionato italiano“. Foto Facebook Francesco Margaritelli Ha già un’idea delle tappe? “No, ancora no. Agosto ha ancora qualche tappa prima delle finali di Caorle e quindi decideremo strada facendo“. Ho letto che una sua passione è la musica. “(ride, n.d.r.) Sì, è verissimo. Diciamo che suono, canto, la musica per me ha un significato molto importante sin da quando ero più piccolo. Ho preso anche qualche lezione di chitarra, ma non ho fatto nessuna scuola. In questo sono rimasto un autodidatta“. La colonna sonora della sua carriera di beacher qual è? “Un rock classico. Potendo scegliere direi ‘Start me up’ dei Rolling Stones“. LEGGI TUTTO