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    Matteo Coggiola: “Fa male vedere Roma senza impianti sportivi”

    Di Roberto Zucca La SMI Roma Volley è balzata all’onore della cronaca qualche sera fa, durante la messa in onda della trasmissione Le Iene. Si parlava tristemente della condizione degli impianti sportivi romani, vittime dell’incuria e dell’abbandono (si veda il caso del PalaTiziano, inagibile ormai da anni), nonostante in città ci siano società coraggiose, che si spostano in tutta l’Urbe e spesso anche fuori città per coltivare la passione propria e dei propri atleti. Matteo Coggiola, centrale della SMI Roma Volley, è uno degli intervistati che nel servizio di Filippo Roma ha raccontato questa ormai famigerata situazione: “Noi stiamo giocando a Fonte Meravigliosa, un impianto bello ma credo non omologato per una serie superiore alla B. Ho visto anche io il servizio, e vedere come lo sport a Roma venga maltrattato in questo modo da moltissimi anni fa male. Mi creda, le società che lavorano con passione, come la nostra, sono tante. Non ci meritiamo una situazione simile“. Secondo lei servizi come quello delle “Iene” servono allo sport? “Potrebbero. Ovviamente la speranza è che queste immagini arrivino a chi a Roma si occupa di sport a livello politico. Un messaggio del genere non può assolutamente passare. Non si possono avere così pochi impianti funzionanti in una città come Roma“. Tra le altre cose, la SMI Roma Volley è attualmente in testa alla classifica. “Abbiamo strappato matematicamente il pass per i playoff promozione dopo aver lottato con altre quattro o cinque compagini. La stagione sta andando molto bene e siamo soddisfatti del lavoro fatto. La voglia di giocarci la vittoria in campionato è tanta“. E poi? “Mi chiede se Roma andrà in A3? Non mi so spingere così avanti…“. Sulla questione palazzetto? “Si spera che il PalaTiziano possa tornare molto presto ad essere agibile, ad esempio. È una struttura bellissima, in cui ha militato per tantissimi anni la M.Roma. Sarebbe bello poter disputare un campionato in un impianto del genere“. Coggiola, lei si vede in A3? “Pensiamo a finire il campionato. Poi capiamo quali saranno le intenzioni della società. A 25 anni mi piacerebbe molto, ovviamente, ritornare in Serie A3“. Lo scorso anno ha completato gli studi alla Luiss. Con quale obiettivo? “Mi sono laureato in marketing. Attualmente lavoro nel mondo del marketing sportivo, dove mi piacerebbe più avanti potermi costruire una carriera“. LEGGI TUTTO

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    La doppia vita di Andrea Coali: ricercatore universitario e pallavolista in Serie A

    Di Roberto Zucca Quando si parla di dottorandi e addottoramenti nel mondo della pallavolo, l’immagine del passato che viene alla mente è quella tra genio e follia di Leo Morsut, il grande pallavolista dell’Itas Trentino che all’apice della carriera lasciò tutto per amore dello studio e della ricerca universitaria. Tanti anni dopo siamo ancora a Trento, ma solo nelle origini, e non si parla di una storia di scarpette che si stanno per appendere al chiodo, ma della scelta di un presente in cui portare coraggiosamente avanti due carriere, quella di ricercatore universitario e di pallavolista “professionista”. Quella di Andrea Coali è una bellissima testimonianza, di sport e ricerca, che dalla Bocconi di Milano si irradia fino al Volley 2001 Garlasco, in Serie A3: “Sto per conseguire il dottorato in Management all’Università Bocconi di Milano. Alla Bocconi tengo due corsi di Business Analytics e Innovation Management. È il mio ultimo anno di dottorato. Poi forse ci sarà l’estero perché, purtroppo, in Italia la carriera universitaria è un grosso punto interrogativo“. Foto Roberto Peli L’eccezionalità del portare avanti due carriere così impegnative rende la sua storia unica. “La ringrazio, ma non è questione di eccezionalità, bensì di organizzazione. Effettivamente l’impegno della A3, ossia di cinque giornate in cui l’università è alternata al volley, è sfidante. Ma gli orari serali degli allenamenti, dopo una giornata trascorsa in Bocconi, mi consentono di conciliare tutto. Certo, sto meditando rispetto a ciò che sarà la mia carriera dopo la fine del dottorato. Ma devo ancora capire come muovermi“. La sua carriera è molto curiosa. L’avevo lasciata a Verona circa otto anni fa. “Poi ci sono stati anni di serie B, un anno di serie C, la serie A in Svezia quando mi trovavo lì per il mio anno di ricerca all’estero e uno scudetto in Lussemburgo quando ero un consulente alla Banca Europea degli Investimenti prima del dottorato. Successivamente sono tornato a Garlasco, e dalla B lo scorso anno ci siamo ritrovati in A3. Ho messo subito le cose in chiaro, dicendo che l’università avrebbe avuto un impegno totalizzante, che mi avrebbe portato anche all’estero per delle settimane, ma la società ha accettato questo mio impegno e, tra l’altro, vista la pandemia, le assenze per motivi accademici sono state evitate“. E con Garlasco state per raggiungere una storica salvezza. “Ce la meritiamo. Spero arrivi perché è frutto di un bell’impegno da parte di tutti. Siamo stati una scommessa, fatta da tante provenienze, tante storie diverse e tante vite differenti. All’inesperienza di molti di noi nelle serie maggiori abbiamo compensato un po’ con l’entusiasmo e un po’ con l’incoscienza“. Foto Roberto Peli I suoi precedenti illustri la portano a Trento, Altotevere e Verona. “A Trento sono stati gli anni della formazione, poi sono arrivate le stagioni di San Giustino e Verona. È servito tutto. Anche per capire dove volevo stare“. Cioè? “Ho capito subito che volevo essere altro oltre la pallavolo. Questo sport per me è sicuramente un grande antistress, dalle pressioni del lavoro e dalla vita in generale. È passione, è entusiasmo, ma ho capito da giovane che non sarebbe potuto essere l’unica strada da percorrere. Ero molto diverso dalle persone con cui mi ritrovavo a condividere il campo. Quelli con cui ho condiviso maggiormente una casa, o un’amicizia, poi hanno fatto delle scelte simili alla mia, ossia non dedicare l’intera vita solo al volley“. Era un pesce fuor d’acqua? “No, non direi. Però magari, quando arrivava il momento della Playstation, io avevo altro a cui pensare. Non è un giudizio di superiorità, ma una considerazione sul fatto che ho trovato forse anche in altri gruppi di persone ciò che mi faceva sentire più a mio agio“. Foto Roberto Peli Mi dica quali sono i suoi amici nel volley. “Ricordo con affetto Andrea Cesarini con cui ho condiviso la casa a San Giustino, o Alessandro Blasi, il palleggiatore di Verona, o Marco Lo Bianco, sempre a San Giustino, che ha scelto di lasciare per dedicarsi agli studi“. Pistola alla tempia. Garlasco sale in A2. Coali cosa fa? “Non saliremo, o almeno penso che statisticamente non ci sia alcuna possibilità. Detto questo, se accadesse, sarei sicuramente ad un bivio. Ma le dico che per esperienza, a 30 anni, mi sono reso conto che forse il massimo del mio gioco e del mio potenziale posso esprimerlo nella categoria attuale“. La vedremo ancora in qualche campionato estero? Magari in qualche League Americana? “Se dovessero chiamarmi dagli Stati Uniti per insegnare sarei felicissimo, ma punto più all’Europa, ad esempio l’Olanda o la Spagna, perché alla fine sarei a qualche ora da Trento. Arrivarci da Milano o da Amsterdam o Barcellona sarebbe più o meno la stessa cosa“. A cosa si deve rinunciare per una carriera come la sua? “Agli amici dell’infanzia che non ho tanta occasione di vedere. Per il resto, cerco sempre di organizzare una vita in cui lo spazio per la mia ragazza e per la mia famiglia non manca mai. Non sono uno di quelli che manda mail alle 7 del mattino pur di guadagnare tempo sulla vita. Penso si possa fare tutto nei limiti della giornata lavorativa“. Un supereroe. “(ride, n.d.r.) No, solo un sano work-life balance“. LEGGI TUTTO

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    Leonardo Colli, bandiera di Santa Croce: “Lascerei solo per la Superlega”

    Di Roberto Zucca Di fedeltà, di attaccamento alla maglia, nel mondo dello sport se ne parla sempre troppo poco. Nel caso di Leonardo Colli, non si possono utilizzare parole migliori per spiegare le sue sette stagioni con la maglia della Kemas Lamipel Santa Croce, una squadra dalla grandissima tradizione pallavolistica, in cui lo stesso Leonardo è praticamente cresciuto e sbocciato: “Abito a mezz’ora da Santa Croce e pallavolisticamente parlando sono cresciuto in questa società, che ha saputo sempre soddisfare ogni richiesta, e mi ha sempre dato ciò che cercavo dalla pallavolo. È una società storica, che meriterebbe il salto in Superlega per la tradizione, il lavoro fatto e l’affetto che questa città ha nei confronti del volley“. Le carte per sbancare quest’anno ci sono tutte. “Ma è un anno molto difficile, dove non puoi permetterti nemmeno per una domenica la benché minima distrazione. Ogni partita è determinante. Noi siamo riusciti a mettere in ordine quei piccoli problemi che ci attanagliavano ad inizio stagione, e prima del passo falso di Ortona avevamo totalizzato nove successi consecutivi. Una bella soddisfazione“. Foto Lega Pallavolo Serie A Qual è il valore aggiunto di questa squadra? “A Santa Croce il collettivo ha sempre avuto grande importanza. Quest’anno ognuno ha saputo mettere da parte il proprio individualismo, e siamo riusciti ad esprimerci molto meglio come squadra. Ci siamo guardati in faccia, ci siamo confrontati, parlati e tutto poi è andato per il verso giusto“. Dovere di capitano, per lei. “Anche io ho lavorato sul maggior senso di responsabilità. La società e l’allenatore hanno voluto affidarmi questo ruolo di capitano e per fare sì che tutto andasse per il verso giusto ho lavorato sull’ascolto, sulla relazione con tutti i componenti della squadra. Siamo persone e personalità completamente diverse, quindi ci sono modi di porsi e parole diverse per ognuno e con ognuno“. Foto Lega Pallavolo Serie A Play Off. Da chi si dovrà guardare Santa Croce? “Da tutti, onestamente. Da Bergamo che ha Padura Diaz e Larizza con cui ho giocato proprio qui a Santa Croce, a Reggio Emilia che come abbiamo visto si è aggiudicata la Coppa, a Cuneo. Ma potrei fare davvero tantissimi nomi“. Lei finora ha disputato un campionato da protagonista. “Per me è un anno importante, non è il primo, forse anche qualche anno fa lo è stato, ma quest’anno ho un ruolo più pieno, più importante. Sarebbe bellissimo concluderlo magari col pensiero di dover ripartire da una serie superiore il prossimo anno“. foto Kemas Lamipel Santa Croce Mai tentato dal lasciare Santa Croce gli scorsi anni? “No, anche se le offerte ci sono state. Mi trovo molto bene qui. La mia famiglia è accanto a me, studio a Pisa, Santa Croce è una bel posto in cui crescere pallavolisticamente. Avevo tutto, non aveva avuto senso cambiare. Certo, nei prossimi anni mi piacerebbe provare un anno in Superlega, quindi naturalmente spero di arrivarci con Santa Croce, ma se così non fosse penserei di lasciare solo per provare la sensazione di dovermi giocare il massimo campionato, qualora me lo offrissero“. Nel frattempo sta completando gli studi. Per fare cosa? “Studio Strategia, Management e Controllo all’Università di Pisa. Per ora senza un’idea chiara di ciò che mi piacerebbe fare. Ho sicuramente un’aspirazione: un giorno mi piacerebbe essere Amministratore Delegato di una grande realtà“. LEGGI TUTTO

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    Matteo Bortolozzo, emozioni da MVP: “La Coppa Italia, un momento stupendo”

    Di Roberto Zucca Le storie come quella di Matteo Bortolozzo sono ciò che più si spera di ottenere da un momento vincente come la conquista di una Coppa Italia, per ragioni che la nostra penna scava, più che scrivere, all’interno della vicenda personale del giocatore. Sabato 5 marzo Matteo ha conquistato la prima Del Monte Coppa Italia di Serie A3 insieme alla Tinet Prata, dopo aver avuto la meglio sull’attuale capolista Grottazzolina. Non solo, ma da quella partita il centrale è uscito con il premio per il miglior giocatore: “Non sono ancora capace, dopo giorni, di pensare a quei momenti senza emozionarmi. È stato un momento stupendo, che ho condiviso con un gruppo di ragazzi speciali, che assieme a me hanno cercato, voluto e lottato per conquistare quel titolo“. Foto Lega Pallavolo Serie A Festeggiato con i “passerotti”, i tifosi di Prata. “A Bologna erano 350. È una città che ti vuole bene, che si muove per te, che ti segue, che ti fa sentire importante ogni gara. Era un dovere per noi cercare di fare del nostro meglio per regalare quel trofeo ad una tifoseria così. E a una società come Prata“. Che ha creduto in lei. “Decisamente. Da due anni crede in me, ma soprattutto quest’anno ho sentito la loro volontà forte, decisa, di avermi ancora dentro questo progetto. È stato importante, e mi ha dato la spinta per decidere di continuare a credere in questo sogno“. Foto Lega Pallavolo Serie A Mi dica chi non ha creduto in lei, invece. “Non ho mai parlato di una vicenda che mi ha toccato diversi anni fa e lo dico a lei per la prima volta. Durante il mio secondo anno in A2, a Città di Castello, a metà stagione sono stato ceduto ad Isernia. Non c’era più fiducia in me, nel mio lavoro. È stato un salto nel vuoto terribile, perché per la prima volta non avevo più la fiducia di una società. Mi sono rimboccato le maniche, ho finito la stagione lì e poi sono ripartito da Sant’Antioco, dalla Sardegna in B“. Sardegna “refugio peccatorum”? “Sardegna è famiglia. Un periodo bellissimo, con una società che mi ha aiutato a ricominciare, e col tempo, a ritrovare le mie certezze. Con quelle certezze ho risalito la china, e sono arrivato fino alla Superlega, a Ravenna“. Foto Lega Pallavolo Serie A Molti di quei compagni di squadra, parlo di Lavia e Cavuto, le hanno regalato parole molto belle dopo la conquista della Coppa. “Il bene e l’affetto che nutrono per me è ampiamente ricambiato. Hanno fatto parte di un bellissimo anno, che è quello trascorso a Ravenna, e vederli adesso vestire quella maglia di Trento, e mietere uno dopo l’altro tanti successi, mi riempie di grande orgoglio“. E ora? In A3 si ha più paura di sedersi dopo un trofeo o si fa più paura a chi adesso vi ritrova in cima? “Torno in palestra con la volontà di guardare negli occhi quei ragazzi e di chiedere di proseguire, per fare sì che i nostri momenti magici non si fermino solo alla Coppa Italia. È un periodo di entusiasmo, in cui bisogna tenere la barra dritta e non mollare“. Ph.-Franco-Moret Mi dica, quando si gira verso la panchina, cosa prova a trovare Dante Bonifante e Samuele Papi come allenatori. “Eh, provo a spiegarglielo. Dante è un allenatore davvero in gamba, e lo è stato anche come giocatore. È una persona che ha vinto tanto e che ogni giorno cerca di trasmetterti qualcosa con l’umiltà che lo contraddistingue. Prima della finale ci ha aiutato a rilassarci e ad entrare in campo con la consapevolezza di ciò che era il nostro obiettivo. Non dimentichiamo che lui ha vissuto prima di noi certi momenti. Papi è Papi, è stato mio compagno alla Sisley Treviso quando ho militato lì nelle giovanili e in prima squadra. La sua eccezionalità è nel saper stare un passo indietro. È lì per te, ma non te la fa mai pesare. È un bel sodalizio“. Vada come vada, chiude un biennio importante. Nel 2022 la Coppa, nel 2021 ha conseguito la laurea. “In Scienze motorie. Cerco di destreggiarmi tra l’impegno della pallavolo e l’impegno del lavoro in una palestra che ho messo su con il mio socio Mauro. Non è semplice, anche perché in A3 ci si allena esattamente come nelle categorie superiori. Su questo ringrazio sempre la società che ha un’attenzione anche verso la nostra vita extrapallavolistica“. LEGGI TUTTO

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    Fabio Balaso tra la Lube e il matrimonio: “Il 30 luglio sposerò Sara”

    Di Roberto Zucca Il libero azzurro Fabio Balaso rappresenta oggi il prototipo del giocatore a cavallo tra il perfezionismo e la totale assenza di edonismo. Sempre un passo indietro rispetto ai riflettori, sempre pronto a minimizzare ciò che ha ottenuto come atleta e pallavolista di successo, Fabio è oggi l’uomo simbolo della nuova Cucine Lube Civitanova che ha deciso di blindarlo con un contratto non per una, ma per ben cinque future stagioni: “Sono molto felice per la proposta della Lube. È una società molto seria, che vuol bene agli atleti, molto professionale. Insomma, non potevo fare una scelta migliore“. Foto Lega Pallavolo Serie A Civitanova per lei è casa? “Quando penso a qualcosa che mi fa sentire in un luogo bello, protetto, sì. Sono nato pallavolisticamente a Padova, che è stata la mia casa per moltissimi anni. Poi è arrivata la proposta della Lube e in questi primi quattro anni ho deciso di acquistare una casa in cui vivere con Sara, la mia compagna. Se dovessi pensare a un progetto di vita più lungo, le direi che non mi dispiacerebbe restare qui“. Con Sara quest’anno coronerà il sogno delle nozze. “Ebbene sì, dopo nove anni, abbiamo deciso di fare questo grande passo. Ci sposeremo a Padova il 30 luglio, una cerimonia a cavallo tra la fine della stagione e la nuova stagione da programmare“. Foto Scatti Speciali/Instagram Fabio Balaso Testimone di nozze? “Mio fratello. È una persona che è stata sempre al mio fianco, e a cui voglio davvero un gran bene. Era naturale che fosse lui la persona da avere accanto a me e Sara quel giorno“. La pallavolo è sempre sullo sfondo. Riesce mai a staccare? “Capita raramente, ma ogni tanto ne ho bisogno anche io. Sono una persona abituata a portare avanti ogni impegno con il massimo del sacrificio ed è difficile per me non pensare alla mia vita in campo, visto quanto impegno richiede sette giorni su sette. Qualche momento libero riesco a ritagliarmelo, ma sono felice con poco. Basta un giorno libero, da passare con le persone care, e mi ricarico totalmente“. Difficile digerire la tabella di marcia dei prossimi mesi. “Beh, non è facile, ma è nostro dovere inseguire ogni traguardo e giocare al 100% ogni singolo incontro. È un anno molto particolare, lo è per tutti, ma siamo la Lube, e siamo chiamato a garantire il massimo per questa maglia“. Molte sfide, altrettante pressioni. “Proveremo a farcela. Sicuramente il campionato che inizia con i play off azzera ciò che è stato tutto il resto dell’anno. Poi, una volta terminato il tutto, per me inizierà la seconda stagione in azzurro“. Viaggio di nozze? “(ride, n.d.r.) Per ora abbiamo fissato solo la data delle nozze. Al viaggio non abbiamo ancora pensato, ma per ora ci saranno gli impegni pallavolistici. Poi, quando sarà il momento di uno stacco, ci penseremo. Magari prenderò davvero una settimana per andare al mare e rilassarmi un po’ con Sara“. LEGGI TUTTO

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    Giuseppe La Rosa: “Giocare sulla neve, una novità piacevole e divertente”

    Di Roberto Zucca Era una domenica di febbraio quella in cui, sulle nevi alle pendici dell’Etna, è andato in scena il primo torneo della storia dello Snow Volley siciliano. Una bellissima occasione non solo per vedere 18 fortunati atleti cimentarsi con la palla e la neve in una location mozzafiato, ma per dare a tutti il forte messaggio che lo Snow Volley è una disciplina che tutti possono svolgere e soprattutto che la pallavolo arriva in qualsiasi luogo e a qualsiasi temperatura. A vincerlo – con i compagni di squadra Andrea Di Salvo e Riccardo Garofalo – è stato un veterano del volley italiano, nonché protagonista del movimento siciliano, come Giuseppe La Rosa: “Il torneo si è svolto sull’Etna, a 1800 metri, precisamente a Piano Provenzana. Immaginate una location stupenda, con il vulcano sullo sfondo, una giornata di sole e quasi venti gradi di temperatura. Il tutto con un panorama mozzafiato. Si è svolto in un’unica giornata e ha visto la partecipazione di sei squadre per la parte professionisti, più un torneo amatoriale che si svolgeva in parallelo nei campi adiacenti“. Foto Federazione Italiana Pallavolo Prima volta sulla neve? “Sì. Non avevamo mai giocato sulla neve, quindi è stata una piacevole novità per tutte le squadre. Anche perché lo stavamo facendo in Sicilia, un luogo in cui è la spiaggia il posto scelto per questo genere di discipline. Comunque una volta che ognuno di noi ha preso confidenza con la neve ci siamo divertiti moltissimo“. Foto Federazione Italiana Pallavolo E avete vinto. “Bella soddisfazione. Era una formula 3×3, in cui la parte relativa alla difesa è stata tanta. La nostra squadra era composta da me, Riccardo Garofalo e Andrea Di Salvo che gioca con noi in indoor. In finale abbiamo avuto la meglio su una squadra che fa capo al Masterball di Catania, una bella scuola di beach, composta da Federico e Giuliano Andronico e Simone Lombardo“. Foto Federazione Italiana Pallavolo Catania e Palermo nuove capitali del beach volley in Sicilia? “Parlo per noi come Beach Volley Gala a Palermo, e non posso che dirmi soddisfatto, perché non immaginavamo di avere tutto questo seguito. In inverno per ora abbiamo circa 25 corsisti, tra amatori, semi pro, e mini beach. In Sicilia non pensavo di poter allenare appassionati con otto gradi di temperatura e sotto la pioggia, ma ho dovuto ricredermi e sono davvero orgoglioso dei risultati raggiunti“. Il Gala è una realtà messa in piedi da lei e..? “Riccardo Garofalo. Ci alterniamo, ma è stato un progetto fortemente voluto da entrambi. Ci aspettiamo inoltre che dopo la fine di tutti i tornei invernali di volley e con l’arrivo dell’estate i numeri crescano in parallelo. Ovviamente puntiamo a fare una grande estate, con eventi, tornei. Vorremo portare più atleti possibili nei vari tornei regionali e nazionali. Per ora è work in progress!“ Lei, oltre al beach, è anche un atleta del Mam Provenzano di Partinico. “Una società che tra i suoi esordienti ha avuto il grande Roberto Russo. Si, gioco e alleno anche qui con Riccardo e Franco Lunetto, che è un presidente con una grande passione per la pallavolo. È una stagione in divenire, nella quale dobbiamo lottare per trovare più continuità in trasferta, ma soprattutto dobbiamo centrare l’obiettivo salvezza. Sono fiducioso. Ce la faremo. Il nostro motto è ‘A qualunque costo’“. LEGGI TUTTO

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    Mauro Sacripanti: “Ho capito subito che Aversa poteva fare bene”

    Di Redazione Per tutti quelli che negli anni 2000 affollavano le tribune del Pala Tiziano di Roma, nonna Silvana Sacripanti era una certezza. Un po’ tifosa, un po’ osservatrice, un po’ dispensatrice di sorrisi, e soprattutto amata mamma di Vittorio, dirigente che ha attraversato la storia del volley italiano, e adorata nonna di Mauro, attuale schiacciatore della Wow Green House Aversa. Che con emozione e col suo stile, educato e silenzioso l’ha ricordata qualche giorno fa in un post di Instagram: “Nonna non mancava mai in tribuna. Ho postato una foto di un Natale in cui lei è venuta a vedermi a Civita Castellana e per l’occasione ho sfoggiato anche un cappello da Babbo Natale. Una tifosa, una sostenitrice, una presenza che porto dentro sempre“. Foto Instagram Mauro Sacripanti Quanto c’è di nonna Silvana nel carattere di Mauro oggi? “Direi molto. Nei modi, nel carattere. Io sono uno molto determinato, so dove voglio arrivare, so cosa voglio dalla vita. Sono uno che pensa e ripensa a come affinare il tutto per renderlo migliore la volta successiva. Sono un metodico“. Quasi laureato magistrale in Management dello Sport. Poi verso cosa è orientata la sua vita? “All’università tengo molto, ho quasi concluso gli esami della magistrale e cerco sempre di tenere il passo. Sicuramente il far parte di un polo universitario che ospita molti sportivi mi agevola, nel senso che non c’è bisogno di spiegare un’assenza data dalla distanza o dagli impegni che questa carriera porta con sé“. Gli impegni ad Aversa, in testa alla classifica della A3. “Lei è sorpreso? Io, le devo dire la verità, non più di tanto. Ho capito subito che potevamo fare bene. È una squadra di tante anime, di esperienza, ma anche di quella gioventù che ha voglia di emergere. Ci sono atleti, che come nel mio caso, sono stati un investimento e una scommessa. Ed io ho cercato di ripagare la fiducia con il massimo dell’impegno“. Foto Lega Pallavolo Serie A Sacripanti non è una scommessa. È una certezza di questo campionato. “La ringrazio per questa considerazione, ma c’è ancora molto da lavorare. La società ci ha chiesto chiaramente ad inizio stagione di fare bene. Mi dispiace solo di non aver proseguito con il percorso della Coppa Italia. L’eliminazione a tavolino l’ho trovata ingiusta. I tempi per giocare si potevano trovare, così come si sono trovati per recuperare le gare di campionato“. Nei giorni successivi ha detto di avere il fuoco che bruciava dentro. “Sì, ci ho sofferto, ero dispiaciuto. Non solo per l’ingiustizia, ma perché io ad ogni piccolo traguardo tengo molto per me e per i compagni di squadra. Sono uno testardo, convinto che potevamo e dovevamo esserci. Avremo avuto anche la semifinale da giocare in casa. E in quelle competizioni da dentro o fuori, sono ancora convinto che il fattore casalingo sia un fattore determinante“. Non a caso per quell’occasione ha scelto una foto di lei in spiaggia. “Penso spesso al mare. Al 4 Vele, a Manuel e al Beach Volley. Mi rifugio in quei ricordi, mi fa bene ed è una passione che brucia, anche quella“. Con Manuel Alfieri è nata una coppia molto affiatata. “Cercheremo anche la prossima estate di fare meglio della scorsa. Manuel è come un fratello. Ci siamo ritrovati avversari in campo quest’anno ed è stato strano, se vogliamo, perché siamo stati compagni di squadra fino allo scorso anno anche nel volley. Stiamo pianificando l’estate, e questo è sempre molto entusiasmante“. Finiamo col volley. Aversa conquista la A2. Sacripanti parte verso altri lidi o resta? “Domandona. Riparliamone a fine stagione, e prima arriviamo al traguardo“. LEGGI TUTTO

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    Alberto Pol, rivelazione della A2: “Non potevo fare scelta migliore di Porto Viro”

    Di Roberto Zucca La Delta Group Porto Viro ha salutato l’arrivo di Alberto Pol come un lieto evento durante il mercato di inizio stagione. E lo ha fatto pensando che, all’interno di un mazzo di carte più blasonate come quelle di Vedovotto o Fabroni, con Alberto l’investimento in termini di talento sarebbe stato proficuo. Mai profezia fu più azzeccata. Oggi lo schiacciatore classe 2001 è una delle novità più interessanti della A2: “Faccio sempre fatica ad immagazzinare gli attestati di stima, ma sono contento, perché è vero il fatto che non potevo fare scelta più azzeccata nello scegliere Porto Viro. È una bellissima realtà, e mi trovo molto bene sia a livello di spogliatoio che a livello societario“. Un anno da dentro o fuori per lei? “È un anno sicuramente di grande investimento sul futuro, un anno in cui mi sono affacciato sulla A2 per la prima volta e in cui mi interfaccio con un campionato interessante. È il primo anno anche per Porto Viro e fino ad ora siamo soddisfatti del rendimento. La seconda parte del campionato sarà interessante e noi dovremo mantenere la lucidità in tutte le gare e giocare con l’entusiasmo che ha contraddistinto la prima parte“. Foto Lega Pallavolo Serie A La sua carriera parte da Treviso. Che aria ha respirato? Quella del tempio del volley? “Sono arrivato alla pallavolo della Ghirada subito dopo l’uscita della Sisley dal grande volley. Ma l’aria era sempre quella di una grande società che ha fatto la nostra pallavolo. I simboli erano sempre presenti, si sentiva che la Ghirada e il palazzetto di Treviso avevano vissuto degli anni di grande gloria. E molte persone di quelle che facevano parte della storica società le ho trovate ancora lì“. Poi il passaggio a Trento. Gli anni di A3 servono per sviluppare la tempra? “Sono stati anni importanti per la mia formazione. A Trento ho fatto la A3 con persone come Magalini, Michieletto, e tutti i miei compagni di ruolo e mi sono serviti molto per crescere. Io ero tra quelli più giovani e mi sono impegnato per emergere. Poi in parallelo ho avuto la possibilità di vestire la maglia della prima squadra. Ed è stato importante ed emozionante condividere in campo con atleti come quelli della Itas“. Foto Lega Pallavolo Serie A Del suo privato si sa poco. Tutto casa e pallavolo? “(ride, n.d.r.) In realtà non condivido molto perché ho una dimensione privata che reputo giusto tenere per me. Faccio fatica a condividere anche le serate tra amici, magari bastano le foto del volley. Attualmente sono concentrato sulla pallavolo. È vero, sono uno che alterna la casa all’allenamento, perché penso che questi siano anni fondamentali da investire più in palestra che fuori dal campo“. La nazionale. Continui lei… “Ne ho fatto parte, poi quest’anno ho partecipato al collegiale ma non sono stato tra le scelte finali. Il rammarico c’è stato, non lo nego. Ma non sono uno che si piange troppo addosso. Ho ripreso a lavorare in palestra, con Porto Viro e ho messo le energie non tanto nel curare il dispiacere quanto a fare sì che potesse essere una stagione importante per me. La nazionale non deve essere un’ossessione, almeno non per me. Vorrei farne parte come vorrei tanto altro dalla mia carriera. Mi prendo il tempo giusto per ottenere tutto“. LEGGI TUTTO