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    Ljubo Travica: “Ecco perché non alleno più in Italia”

    Di Roberto Zucca La notizia del terzo titolo consecutivo in Tunisia, con la squadra dell’Espérance Sportive de Tunis, l’ha celebrata con uno dei suoi pochi post su Instagram. A testimonianza di quanto conti per il grande Ljubo Travica, che da campione in campo e da allenatore in panchina ha costruito in Italia la sua decennale carriera, il lavoro avviato all’estero: “È stata una bella soddisfazione, anche perché ho lavorato duramente con questo gruppo di ragazzi e non è stato semplice confermare questi risultati da un anno all’altro, specie in un periodo come questo“. Tre scudetti consecutivi. Il rinnovo sarà cosa certa? “No, nella mia carriera di allenatore non ho mai dato nulla per scontato. Devo ancora incontrarmi con la società e capire se ci sono i presupposti per fare un’altra stagione con questa squadra. Vorrei migliorare alcuni aspetti e far crescere la squadra. Vedremo“. Foto Instagram Ljubo Travica Mi risponda con sincerità: perché Ljubo Travica non allena più in Italia? “È una bella domanda, che presuppone una risposta che tocca tante variabili. Credo di non averne mai parlato, ma su di me per molto tempo è pesato una sorta di pregiudizio, ossia che fossi un allenatore difficile, pretenzioso. In realtà sono un allenatore che ha sempre cercato di svolgere il suo lavoro con professionalità. Superati questi primi anni, in cui sicuramente le offerte dall’estero erano più interessanti sia per chi andavo ad allenare, sia per le categorie che mi ritrovavo a gestire, ultimamente qualche telefonata è arrivata, ma avevo sempre già dato la mia disponibilità altrove“. Tornerebbe a lavorare nel nostro paese, quindi? “Dipende dal progetto e dalle condizioni. Alla mia età non si accetta la prima proposta che arriva, tanto per esserci. Però tendenzialmente, perché no“. Non ha mai voglia di un po’ di tranquillità, senza valigie e traslochi? “Con Mara, mia moglie, diciamo che tra qualche anno prenderemo una casetta in campagna, e coltiveremo il nostro orto. Magari in Croazia, magari in Italia, chi lo sa. Per adesso non mi pesa allenare e lavorare. Sono sempre stato così. Infatti in estate non stacco praticamente mai e mi dedico al mio camp“. Che riparte. Ho saputo che allenerà per la prima volta sua nipote Mia, nata dal matrimonio di sua figlia Mihaela e Cristian Savani. “In realtà sarà la seconda volta, perché l’ho già allenata lo scorso anno ed è diventata la mascotte del camp di Porec“. Le piacerebbe che i suoi nipoti continuassero la tradizione nel volley? “Non sono uno di quei nonni che vogliono a tutti i costi vedere i propri nipoti giocare a pallavolo. L’importante è che scelgano lo sport, che lo pratichino, perché qualsiasi sport è prezioso nella vita di un essere umano. Poi non mi vedrà di certo applaudire o fare il tifo sfegatato per i miei nipoti in un palazzetto. A quello ha sempre pensato mia moglie, io sono uno che sta sempre defilato in tribuna (ride, n.d.r.)”. Mi dica quanto è rimasto colpito dalle accuse di razzismo mosse a suo figlio Dragan qualche settimana fa. “Mi hanno colpito, sì, perché se c’è una cosa che è lontana anni luce da mio figlio è l’essere tacciato di essere razzista. Ha ricevuto un’educazione, è sempre stato una persona corretta in campo e fuori dal campo. Magari ha una personalità forte, ma mai in grado di sconfinare in episodi di quel tipo“. Cosa si dice in quei momenti? “Sono con lui, sempre. Con i miei figli e la mia famiglia ci sono sempre stato, nonostante la lontananza. Basta questo“. Non ha mai parlato del fatto di suo figlio e del suo non essere più parte della nazionale nel dopo Berruto. È il momento di farlo? “Non voglio scoperchiare nessun vaso di Pandora. Dico solo che ha pagato più degli altri, questo è oggettivamente vero. Non è stato più convocato. Poi non ne faccio una questione di merito. Ma credo che abbia pagato troppo e più di tutti. Va bene così, non aggiungo altro“. LEGGI TUTTO

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    Giacomo Raffaelli: “L’azzurro è sempre un’emozione e un privilegio”

    Di Roberto Zucca Nei playoff valevoli per la Challenge Cup è venuta fuori la sua migliore caratteristica: la capacità di farsi trovare sempre pronto. Con la maturità e l’incoscienza, ma soprattutto la forza di chi si gioca la sua chance, Giacomo Raffaelli ha dimostrato di meritare un posto in Superlega, contribuendo a far arrivare la Top Volley Cisterna alla finale per il quinto posto assoluto. E a notare il contributo di Giacomo è stato anche Fefè De Giorgi, che lo ha aggregato nel gruppo nazionale proprio negli scorsi giorni: “Sono contento di questa chiamata, arrivata a margine delle convocazioni per la VNL. L’azzurro è sempre un’emozione, e indossare questa maglia sempre un privilegio. Cercherò di dare il mio contributo e dimostrare il carattere e la voglia di far parte di un gruppo così“. Raffaelli in nazionale nel 2018 (Foto Federazione Italiana Pallavolo) La convocazione arriva dopo una seconda parte dei play off da protagonista. “Sono molto felice di aver raggiunto questo risultato, e soprattutto di averlo raggiunto giocando. Quest’anno mi sarebbe piaciuto giocare qualche gara in più, ma ho approfittato dell’occasione di questi play off per dimostrare il mio valore“. Lei è un giocatore da Superlega, Raffaelli. Diciamolo. “Questa cosa mi lusinga. Certo giocare questa Superlega è sempre bellissimo. Arrivavo da un’esperienza francese in cui ho giocato in un bel campionato, ma questo è stato sicuramente diverso“. Foto Lega Pallavolo Serie A Cosa è andato bene, a parte lei, in questi play off? “Credo il fatto di essere scesi in campo senza nulla da perdere. Qualche squadra aveva qualcosa in più da lasciare sul campo. Noi abbiamo trovato la forza forse nel giocare senza particolare pressione“. Il momento della svolta? “La gara contro Monza nel girone. Un risultato importante contro un’ottima squadra, arrivato grazie a una prova corale. Da lì in poi ci siamo sempre mantenuti bene, fino a sconfiggere di nuovo Monza e centrare l’accesso alla finale“ Troppo presto per parlare della prossima stagione? Cisterna pensa di rinnovare il suo contratto? “È ancora presto per parlare sia del mio mercato che di quello di Cisterna. Non so nulla, la stagione si è appena conclusa e se devo essere onesto, ho pensato solo di concluderla bene e non a dove andrò a giocarla durante il prossimo anno. Se Cisterna dovesse chiedermi di restare, mi farebbe molto piacere. Mi sono trovato benissimo sia in squadra che in questa città“. LEGGI TUTTO

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    Matteo Bortolozzo: “Dobbiamo dare il 100%, il fattore campo può essere decisivo”

    Di Roberto Zucca

    Le storie a lieto fine sono sempre graziose, ma quelle che hanno un sapore fiabesco, come la favola della Tinet Prata di Pordenone di questa stagione, sono di gran lunga le migliori. La squadra di Dante Boninfante e Samuele Papi si giocherà domenica alle 18, sul campo dell’Abba Pineto, la possibilità di salire in Serie A2 senza passare da un eventuale Gara 3 (comunque da disputare in casa). Reduce da un esaltante Gara 1, il giocatore simbolo di questa annata, il capitano Matteo Bortolozzo, si dimostra pacato ma intenzionato a difendere il vantaggio su un campo molto difficile:

    “La gara di sabato è stata davvero bellissima, non solo per la vittoria ottenuta, ma perché ha registrato un emozionante palazzetto sold out. Giocare davanti alla nostra gente una gara così ci ha davvero fatto tanto piacere“.

    L’arma in più?

    “Abbiamo giocato molto bene in battuta, tanto che a fine gara abbiamo portato a casa 16 ace. Numeri così possono davvero determinare una partita e quindi proveremo a riconfermarci su questo fronte. Dobbiamo invece migliorare sul muro e sulla difesa, perché Pineto tornerà in campo pronta a non lasciare nessuno spazio e riportare il risultato sull’1-1“.

    foto Franco Moret

    Un palazzetto difficile.

    “Il fattore campo in una finalissima è determinante, lo abbiamo visto in gara 1. Loro sono una bella corazzata, credo che in casa non abbiano mai perso, o comunque hanno sempre fatto punti. Quindi adesso che abbiamo avuto modo di vederli e conoscerli anche noi dobbiamo dare il nostro 100%“.

    L’altra gara vedrà di fronte Grottazzolina e Aci Castello.

    “Ho avuto modo di vedere la prima gara: Aci Castello è davvero una squadra con la esse maiuscola. Sembra giochino insieme da una vita. Il loro allenatore ha davvero fatto un importante lavoro, e questa squadra è davvero difficile da battere. Dall’altra parte c’è Grottazzolina, che è sempre un’ottima squadra e sicuramente domenica non ha fatto la sua miglior gara. Sarà davvero una Gara 2 interessante anche per loro“. LEGGI TUTTO

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    Roberto Cominetti e l’impresa di Reggio: “Siamo sereni, la serie è ancora lunga”

    Di Roberto Zucca

    La partita perfetta. Nella tana di un lupo, ovvero Cuneo, famelico come non mai nei confronti della Superlega in cui crede sin dall’inizio della stagione, avendo allestito una squadra ambiziosa e molto ben assortita. A lasciare a bocca asciutta in Gara 1 della Finale Play Off i ragazzi di Serniotti e la stupenda cornice di pubblico è stata ancora una volta la Conad Reggio Emilia, la squadra magica della Serie A2, che quest’anno ha saputo incantare una città e adesso fa sognare tantissimi tifosi.

    L’appuntamento a Gara 2, in programma giovedì 19 maggio alle 20, lo dà Roberto Cominetti, un posto quattro che quest’anno ha dato lustro a un reparto di attaccanti davvero ottimo e in generale ha saputo brillare come pochi in questo campionato di A2:

    “Siamo sereni, e le dico la verità, mi rasserena il fatto che domenica sera, quando è caduta l’ultima palla, ci siamo guardati con la tranquillità e la pacatezza di chi ha vinto una partita, ma pur sempre una Gara 1 di una serie che è ben più lunga di un inizio fuori casa“.

    Il pensiero le ritornerà la notte. Cosa dice a se stesso?

    “Che dobbiamo giocare come abbiamo sempre fatto, scendendo in campo e facendo tutto per arrivare ad un buon risultato. Abbiamo vinto 11 tie break su 14, giocando proprio sul fatto che può accadere tutto, ma che sicuramente si deve dare il massimo da parte nostra. È successo anche con Bergamo. Loro sono entrati al tie break consapevoli del proprio valore, noi non abbiamo perso la testa e abbiamo fatto il nostro gioco, puntando sulla nostra resistenza“.

    Gara 1 con Cuneo: la partita perfetta.

    “Abbiamo impostato un buon attacco, raggiungendo delle buone percentuali e facendo meglio di chi ci trovavamo davanti. Su questo bisognerà insistere anche per Gara 2“.

    Cosa teme di più?

    “Sicuramente la loro reazione. Arriveranno da noi con il dente avvelenato e con una pressione non indifferente. Poi, non nascondiamoci dietro un dito: hanno giocatori di esperienza che hanno già vinto tanto, penso ad uno su tutti, cioè Iacopo Botto, che di finali come queste ne ha giocate e vinte“.

    Si prevede il sold out?

    “(ride, n.d.r.) Così dicono. Riuscendo a riempire il nostro impianto, avremo forse 1200 sostenitori. Sarà bello giocarci questo appuntamento. Non aggiungo altro“. LEGGI TUTTO

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    Simone Baldari: “Casarano si è meritata un finale importante”

    Di Redazione

    Quando una buona stella assiste il cielo di una città, nella pallavolo nascono belle storie come quelle della Leo Shoes Casarano. La storia di una società che, al primo anno di Serie A3, è arrivata alle semifinali dei Play Off Promozione, eliminando ai quarti la corazzata Palmi e cadendo solo davanti a Prata, già vittoriosa in Coppa Italia. Protagonista di questo piccolo trionfo è il ventiquattrenne Simone Baldari che, dopo anni di A2 e di molto altro, in Puglia è ritornato per vincere:

    “La vittoria contro Palmi ci aveva dato una bella carica, lo ammetto. Loro erano una squadra costruita per fare un passaggio verso la serie A2, noi una squadra inizialmente con ambizioni più modeste, che si è comunque trovata alla fine del girone di andata al secondo posto del proprio girone. È stata una bella serie nei quarti, una serie in cui abbiamo giocato con la testa libera da pressioni e ci siamo ritrovati vittoriosi“.

    Poi però con Prata non siete riusciti a ripetervi:

    “La delusione c’è, assolutamente. Quando inizi a gustare il sapore di una vittoria così importante come quella dei quarti, e cadi un passo prima della finale, ovviamente ti dispiace. Ma è stato davvero bellissimo lottare in Gara 2, contro una squadra molto forte, davanti al proprio pubblico“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    In quella partita c’è stata una bella cornice, vero?

    “Sono venuti in tantissimi a vederci ed è stato bellissimo rivedere il palazzetto così. Abbiamo il rammarico del quinto set, ma ce la siamo giocata alla pari fino all’ultimo. Non so cosa sarebbe successo in Gara 3, ma va bene così. Questa società si meritava un finale comunque importante“.

    Lei è un ex del campionato in A2 e immagino che il desiderio di tornare sia forte.

    “Bisogna pensare prima ad arrivarci, e in ogni caso capire quali sono le intenzioni della società. Certo, mi piacerebbe tornare. A 24 anni sarebbe bello fare il salto di categoria, ma le confesso che vorrei provare anche un anno a misurarmi con la Superlega“.

    Ad attenderla poi ha già un lavoro abbastanza tosto.

    “Lavoro come Business Developer in una società di consulenza. Sviluppiamo modelli per banche e clienti con l’ausilio dell’intelligenza artificiale. Un lavoro appassionante, ma molto faticoso. Sto conseguendo una seconda laurea in Business Management alla Sapienza. Sicuramente l’ambizione di ottenere qualcosa di più sul lavoro c’è“.

    È una scelta complessa, credo.

    “Me lo chiedono sia lato volley, sia lato lavoro. È sicuramente un bivio, in cui non voglio ancora definire una scelta netta. È faticoso, ma per ora riesco a conciliare gli impegni, soprattutto perché in A3 è difficile vivere di solo volley. Più avanti capirò, per ora tengo il piede in entrambe le scarpe“.

    Se domani la chiamassero dalla Superlega, lo sa che dovrebbe mettere da parte il lavoro?

    “(ride, n.d.r.) Non si fanno queste domande! Comunque partirei un’ora dopo. Mi piacerebbe provare l’ebbrezza e l’emozione di giocare una partita contro Ngapeth o contro Zaytsev. Per me rimangono ancora dei modelli, che nella carriera sogno di sfidare“.

    Per due anni ha diviso il campo con Matej Cernic. Vuole respirare di nuovo quell’aria?

    “Beh, Matej è stato un compagno eccezionale, un consigliere, un supporto, un amico. Mi auguro di ritrovarmi in generale in futuro con esempi simili con cui condividere il mio percorso. Elementi come Matej hanno un enorme valore aggiunto perché sanno donarsi agli altri. Sono degli esempi“. LEGGI TUTTO

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    Oreste Cavuto tra il sogno europeo di Trento e l’abbraccio alla piccola Zvlata

    Di Roberto Zucca

    Sono gli occhi di Oreste Cavuto a rivelare la profondità del suo animo. Sono occhi così empatici che si rischia di rimanere immersi nelle sue storie e nella sua vita, e di essere trascinati all’interno di un mondo che non ha mai lo stesso ritmo. In quegli occhi, anche Zvlata, una persona per lui molto speciale, di cui sceglie di parlare per la prima volta, deve aver visto qualcosa di molto speciale.

    “Ne parlo sempre con molta emozione. Zvlata è una bambina ucraina di cui la famiglia della mia amica Caterina ha deciso di occuparsi, da quando lei ha conosciuto l’orrore di questo conflitto. Sono persone alle quali sono molto legato a Trento, tanto che appena ho qualche minuto libero dagli impegni della pallavolo, vado a trovarli“.

    Da dove è nata questa storia?

    “Dal fatto che anche i miei genitori in Abruzzo abbiano ospitato due famiglie con dei bambini, e il fatto di non poter essere lì con loro a dare una mano mi ha toccato molto. Mi creda, sono cose che gratificano, soprattutto in una giornata in cui magari sei stato occupato da altro o non sei dell’umore migliore, e trascorrere del tempo con queste persone ti fa svoltare proprio la quotidianità“.

    Di lei dicono che ha il potere di rendere speciale un momento o di far sentire speciali le persone.

    “Se così fosse è il più grande complimento che mi si possa fare. Forse è per il fatto che faccio parte di un gruppo di persone speciali in questa squadra“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    È vero che Trento ha un’arma in più, ossia è una squadra nel vero senso del termine?

    “È una famiglia. Sono persone con le quali vivo dei momenti importanti, da giocatore in campo e con molti di loro al fuori del campo. Con molti di loro ho vissuto anche l’emozione della maglia azzurra, e adesso riprenderò tra qualche settimana quel cammino“.

    Cosa si aspetta da questo ritorno?

    “Ne ho parlato con De Giorgi, il quale ha saputo trasmettermi degli stimoli importanti attraverso degli obiettivi relativi al mio ruolo in campo e all’interno dello spogliatoio“.

    Mi dica di più.

    “Abbiamo parlato del ruolo di universale, che mi si richiede di avere, dato che in questi anni ho cercato di lavorare proprio sull’essere così malleabile. Sotto l’aspetto comportamentale, mettiamola così, De Giorgi apprezza il fatto, così come lo ha apprezzato Angelo, di avere una predisposizione a fare gruppo“.

    A Trento dimostra sempre di avere una parola e un gesto per tutti.

    “È la mia natura, non è un qualcosa su cui ho necessità di lavorare. Sono così anche fuori dal campo perché così mi è stato insegnato. Se vedo qualcuno in difficoltà o qualcuno che di quella parola ha più bisogno sono pronto a darla“.

    Ha scritto che Trento è casa. Cosa c’è dentro quella parola?

    “C’è una squadra di amici con cui trascorro il tempo, ci sono luoghi in cui mi rifugio quando mi manca la mia vera casa, ci sono persone al di fuori del campo e situazioni che si creano che mi aiutano a crescere al meglio. C’è il profumo del palazzetto, che è unico, o i cori dei tifosi che mi ricordano quanto sia legato a questa città“.

    Della sua vera casa, la terra d’Abruzzo, cosa le manca di più?

    “La montagna, il mare e questo trait d’union che si crea e che è unico. Casa mia è un posto così. E poi la famiglia. Sono venuti a Civitanova per tutte le gare a tifarmi, e sarei voluto tornare qualche giorno a casa con loro. Anche solo per stare qualche giorno con i miei nonni, i miei zii e mia cugina“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    A casa ha una tifosa molto speciale.

    “Nonna Fernanda. È una nonna giovane e tecnologica, che guarda le partite in tv o in rete e mi segue sempre. Poi mi manda i messaggi per commentare le partite. È una persona unica. Sono fortunato ad avere una famiglia come la mia, anche se ho perso qualcosa perché per inseguire i sogni legati alla pallavolo. Ma li sento sempre molto vicini“.

    Dicevamo di Civitanova. Uscire in Gara 5 tra gli applausi come è stato?

    “Difficile, perché era quasi fatta. Soprattutto perché eravamo avanti anche in quella gara. Loro hanno fatto vedere la squadra che sono, e abbiamo giocato contro un Simon che ha dimostrato di essere il giocatore più forte del mondo. Siamo arrivati ad un passo dalla finale, giocandocela alla pari. È un peccato non aver raggiunto anche l’obiettivo di una finale scudetto, ma abbiamo dato tutto ciò che avevamo“.

    Non è finita. C’è il 22 maggio. Una data per lei importantissima.

    “Per tutti. Giocare la finale di Champions sarà l’ultimo obiettivo della stagione e ci stiamo preparando al massimo per arrivare pronti a quella data. Ci troveremo di fronte una squadra molto forte. Lo Zaksa sta dimostrando anche in Polonia il suo valore e per questo dovremo essere al massimo della condizione. Teniamo tutti moltissimo a questo trofeo, anche perché sarebbe davvero un bellissimo modo di finire questa stagione“. LEGGI TUTTO

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    Matteo Sperandio: “Anche le stagioni negative possono servire”

    Di Roberto Zucca Matteo Sperandio è un po’ il termometro, il misuratore dello stato di salute della Delta Group Porto Viro, e di una storia che negli anni ha contribuito a plasmare sia a livello di squadra che dietro le quinte. Non si offenderà alcuno se si scriverà che la stagione appena passata non è stata all’altezza delle aspettative iniziali. Tantomeno la cosa imbarazza il protagonista del colloquio odierno, che traccia con la sua solita sincerità il bilancio della stagione appena trascorsa: “Partiamo da un dato, ossia che la salvezza, che abbiamo rincorso con molta preoccupazione nelle ultime settimane di campionato, è arrivata. E non era scontata. Poi sì, la stagione non è andata come si sperava all’inizio. C’è stato un girone di andata nel quale le sconfitte ci sono state, ma la classifica non ci poneva di fronte all’emergenza. Il girone di ritorno, complice un po’ il Covid, un po’ il fatto che il rendimento è calato, è stato un po’ più difficoltoso“. Cosa non fa funzionato, Sperandio? “Io credo che la squadra, pur composta da ottimi elementi, non abbia semplicemente girato come doveva. Può capitare, quando si mettono assieme dei tasselli diversi insieme, che non si riesca a comporre un puzzle perfetto. Non si è trovata la quadra in generale. Penso però sia servito. Io sono una persona che crede al fatto che dalle stagioni negative si possa solo ripartire con presupposti migliori, soprattutto quando si fa tesoro degli insegnamenti“. Foto Delta Volley Porto Viro Lei ha già detto sì per il prossimo anno? “No, ma non perché non lo voglia, anzi. Semplicemente non si è ancora parlato concretamente della prossima stagione. Però se me lo chiede, con la storia degli ultimi anni, non mi vedo lontano da una società come Porto Viro. Qui ho trovato una realtà nella quale ho un ruolo anche all’interno della società. Ho dato una mano e imparato delle cose, così come ho messo a disposizione la mia esperienza universitaria e mi è piaciuto molto farlo“. Bocche cucite anche sul mercato? “Per ora posso dirle che sono contentissimo che arrivi sulla panchina di Porto Viro Matteo Battocchio. Lo ricordo a Cisano, perché fu l’unico allenatore che in quella stagione riuscì a sconfiggere la mia squadra. E poi perché con l’Under 20 nazionale ha iniziato a fare un bellissimo percorso. Penso sia una persona con le carte in regola per fare davvero bene a Porto Viro. Sul resto non so altro, giuro“. foto Delta Volley Porto Viro Parliamo del suo rilancio. Immagino che dalla prossima stagione, indipendentemente dove, si aspetterà di più? “Sì, assolutamente. È stata una stagione con un fastidio fisico che mi ha accompagnato e che fortunatamente spero di risolvere entro poche settimane. L’estate la utilizzerò anche per rinforzare il ginocchio e tornare al 100% nella prossima stagione. Sono scaramantico e non dico nulla. Ma da me stesso il prossimo anno pretenderò moltissimo“. Alcuni avversari si stanno contendendo la Superlega. Mi faccia un pronostico. “Credo che alla fine sarà una lotta tra Bergamo e Cuneo. Due squadre che si sono distinte durante tutta la stagione. Certo, c’è ancora in gioco anche Reggio Emilia, che ha dimostrato di potercela fare con qualsiasi squadra“. LEGGI TUTTO

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    Simone Parodi: “Ho pensato di smettere, ma la salvezza mi ha dato nuove energie”

    Di Roberto Zucca Forse quella che è appena passata è stata non tanto la stagione più difficile della sua carriera, ma quella del giro di boa. Complessa, iniziata troppo tardi rispetto ai suoi ritmi. Tuttavia, Simone Parodi ne è uscito ancora una volta vincente con la Emma Villas Aubay Siena, con in tasca una salvezza che, a qualche giornata dalla fine del torneo, sembrava irraggiungibile: “È stata una stagione complessa, è vero. È partito tutto dal mercato, in cui all’inizio, ho vagato per Cisterna, poi la parentesi di qualche giorno in Francia, fino all’approdo di Siena. È stato strano all’inizio, non ero abituato. Ma come me, tutta la squadra ha risentito di una stagione in cui il problema non è stato individuato. Ci siamo spenti, e poi improvvisamente riaccesi. Fino ad una salvezza per la quale ho cercato di lottare con tutto me stesso fino alla fine“. Sono stagioni da dentro o fuori. “Sì. Ammetto per la prima volta nella mia carriera di aver pensato di smettere. Non era una questione solo fisica, ma anche una condizione psicologica. Sono abituato a chiedere 100 a Simone Parodi e ad ottenere 120. Non sono l’atleta che non dà tutto sé stesso. Sono così da sempre“. Foto Lega Pallavolo Serie A E ora? “La salvezza mi ha dato una nuova energia. Credo di essere uscito da questa stagione con maggiori consapevolezze sul presente e sul futuro. Ho ancora voglia di esserci. Nell’ultima partita ho pianto, sono crollato. Le lacrime sono una cosa che non mi appartengono nella vita in generale. Ma ero così contento, così felice del traguardo raggiunto che emotivamente ho spinto fino alle lacrime. C’era tutta la stagione dentro quel finale. Forse anche di più. Ma mi lasci dire una cosa“. Prego. “Ho trovato un gruppo bellissimo qui a Siena. Abbiamo vissuto al nostro Casale, la residenza in cui abitano molti di noi, e si è creato un rapporto quotidiano che mi ha ricordato i bei tempi del passato. Il presidente ha saputo mettersi a disposizione, comprendere la situazione. C’è stato un momento in cui ho capito quanto uomini come lui investono in questo sport e quanto credono nelle squadre che allestiscono. Anche con Paolo (Montagnani, n.d.r.) mi sono trovato bene. È un anno che porterò nel cuore“. Foto Lega Pallavolo Serie A Siena è una squadra che negli anni ha cambiato molto. “Sì, credo si voglia andare su una strada diversa. Ossia mantenere l’ossatura di questa stagione e ripartire da alcune conferme. Io, nel mio piccolo, penso che i risultati vadano costruiti anche sulle buone cose fatte nelle stagioni precedenti“. È un invito a chiederle di restare? “(ride, n.d.r.) No, intendevo dire che sicuramente la base della fiducia è fondamentale. Cambiare tutto spesso è più un rischio che un’opportunità. Certo, se mi arrivasse una proposta per un bel progetto, considererei l’opzione di restare ancora a Siena. Anche se è aprile, è troppo presto in questo senso per pensare alla prossima stagione“. Foto Emma Villas Aubay Siena Cosa la aspetta? “Un po’ di vacanza, ma riprenderò subito ad allenarmi, perché voglio arrivare carico alla prossima stagione“. Quindi ha scacciato via la possibilità di smettere? “Assolutamente“. LEGGI TUTTO