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    Gianluigi Quinzi: “Ringrazio tutti coloro che in questi anni mi sono stati vicini con il loro interesse ed affetto, la mia famiglia, i miei amici e tutti coloro che mi hanno supportato”

    Gianluigi Quinzi ha confermato nella giornata di ieri il suo ritiro dal tennis. Il vincitore del torneo di Wimbledon 2013 dichiara sui social: “Qualche volta nella vita siamo chiamati a prendere decisioni importanti e irreversibili. Oggi è il mio turno. Lascio il tennis giocato con la serenità di chi sa di aver dato sempre il […] LEGGI TUTTO

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    Gianluigi Quinzi appende la racchetta al chiodo: “Entrare in campo era diventata una sofferenza”

    Gianluigi Quinzi ha deciso ufficialmente di interrompere la propria carriera da tennista professionista: il venticinquenne marchigiano, capace di raggiungere la posizione n.142 del ranking ATP nell’aprile 2019 e conosciuto anche per aver vinto il torneo Juniores di Wimbledon nel 2013, ha comunicato la scelta nel corso di una recente intervista rilasciata a “La Nuova Sardegna“. Fermo dal […] LEGGI TUTTO

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    Dolgopolov annuncia il ritiro, un suo ricordo (di Marco Mazzoni)

    Sasha Dolgopolov

    Alexandr Dolgopolov ha annunciato il ritiro dal tennis Pro. Lo comunica il sito ATP, con un ricordo del 32enne ucraino, che da moltissimo tempo era costretto ai box per colpa in un problema al polso destro, purtroppo mai superato. L’articolazione ha ceduto nella primavera 2018, e nonostante tanti tentativi di recupero (due operazioni) il suo ultimo match ufficiale sul tour maggiore risale agli Internazionali BNL d’Italia di quell’anno, quando perse nettamente all’esordio contro Djokovic. Tre mesi dopo il primo intervento al polso, poi un secondo, riposo e fisioterapia, tentativi di rientro agli allenamenti, mai sul tour per partite ufficiali. Lascia con 3 titoli vinti (Umag 2011, Washington 2012 e Buenos Aires 2017) e un best ranking al n.13 toccato il 16 gennaio 2012. Negli Slam vanta i quarti di finali agli Australian Open 2011. Ricordare “Dolgo” con i freddi numeri è quasi inutile. Non perché questi non contino, tutt’altro, ma l’ucraino, classe 1988, più che un giocatore è stato un “giocoliere”, un sorta di illusionista con racchetta, pronto a stupire gli avversari, il pubblico (…e forse anche se stesso) con colpi particolari, estemporanei, totalmente istintivi e creativi.
    Dotato di un fisico da normotipo e un incedere a volte buffo, “Dolgo” è esploso nel grande tennis quasi all’improvviso, dopo una veloce gavetta nei Futures e Challenger. Ancora lo ricordano bene a Roma, dove esordì nel 2007 al Challenger che si disputava appena prima degli IBI. Con quel gioco spumeggiante, senza ritmo, colpendo in salto totalmente decontratto, arrivò nei quarti, sconfitto dal solido rumeno Victor Hanuecu dopo averlo quasi “umiliato” sul piano tecnico in un primo set vinto 6-0. Nello stesso anno vinse il Challenger di Sassuolo e poi semifinale a Mantova. L’esplosione nel 2010, con ottimi risultati nei Challenger ad inizio anno, l’ingresso nella top100 e quindi l’approdo nei tornei maggiori, dove valeva sempre il prezzo del biglietto. Al 1000 di Madrid passò le quali, sconfisse Andy Seppi e poi gioco una partita splendida contro il “tiranno” Nadal, sorpreso più volte dalle accelerazioni in salto, improvvise e perentorie di Sasha. Fu il suo vero “ingresso in società”, dopo quel match il suo nome era spesso cercato nei tabelloni e schedule giornalieri, perché ammirarlo (soprattutto nelle giornate sì) era un’esperienza diversa, appagante. Il suo momento magico resterà la corsa a Melbourne 2011, quando superò prima Tsonga (allora n.13 del mondo) e poi Soderling (quello vero, era n.4 in quel momento) con due partite splendide in 5 set. Perse da Murray in 4, ma giocando un’altra bella partita, con momenti di tennis notevoli.
    Momenti è la parola esatta che descrive “Dolgo”. Oggi che annuncia il ritiro, posso dire che di Dolgopolov non ricordo tanto un match, una partita, un torneo, ma momenti del suo gioco. Perché lui alla fine giocava nel senso vero del termine, si divertiva a divertire se stesso e gli altri. Mai due colpi uguali, non uno schema rigido. Mai l’efficacia piegata alla vittoria, vincere era la conseguenza di uno stato di flusso tecnico che accompagnava la sua visione. Perché lui vedeva il campo in modo diverso. Quel rettangolo così ortogonale per lui era come una tela, da dipingere con palle una diversa dall’altra. Sentiva il momento, sentiva il rivale, lo osservava e quindi sparava palle lente, poi lunghe, quindi forti e velocissime, e infine di nuovo tagli e arrotate. Il tutto neanche per “fargli male” quanto per imporre il suo tennis. Non che non si difendesse, ma lo faceva a suo modo, senza forza bruta, senza palle a far sbagliare. Non ne aveva nemmeno il fisico per calarsi nei panni del pedalatore. Lui era diverso, in tutti sensi. E dice oggi nel momento del ritiro, “spero di aver divertito chi mi ha seguito”. Eccome se hai divertito… e proprio per questo ci mancherai, e già mancava il tuo estro, quel modo di porsi così differente in un mondo estremizzato su tutto, dall’atletismo all’agonismo.
    Lo ricordo distintamente in un’edizione del torneo di Umag, edizione 2010. Pioveva a dirotto quella settimana, e appena il sole faceva capolino, tutti in campo ad allenarsi per preparare al meglio i match. Lui no. Quella mattina se ne stava a passeggio sulla laguna di Katoro, osservando le barche e sentendo il vento nei capelli con il suo fido coach Jack Reader, e sorseggiando una bibita. Il campo poteva aspettare perché era finalmente spuntato il sole, il panorama era splendido e quello era il momento di goderselo. Per la cronaca poi in campo ci andò, dopo un breve allenamento, e vinse giocando da Dio, strapazzando Skugor tra palle corte perfette ed accelerazioni di rovescio micidiali.
    Del resto, quando hai un tennis così fondato sulle sensazioni, solo con un buon “mood” lo puoi esprimere. “Avevo bisogno di essere di buon umore per giocare il mio miglior tennis”, ammette oggi Dolgopolov, “Era così semplice. A volte ero stanco o di cattivo umore e non avevo davvero bisogno di competere. In generale avevo bisogno di essere sano, ma anche di lottare e competere, e a volte non è successo. Tutto era basato sulla sensazione”.
    Molti gli hanno rimproverano, nei suoi anni migliori, di non aver espresso il massimo del suo potenziale. Lo pensa anche Reader, che oggi dichiara: “Una volta abbiamo avuto una conversazione che “mi ha ucciso”… Era nel momento migliore, gli dissi ‘Sei arrivato al numero 13 con talento, ma se tratti meglio il tuo corpo e la tua dieta possiamo andare oltre’. Sascha mi ha risposto: ‘Quindi devo lavorare di più Jack?’ guardandomi come se gli avessi detto chissà cosa. Quello fu come un calcio nel volto… Se avesse iniziato a fare le cose come fanno i ragazzi più forti, sarebbe potuto andare più in alto, aveva i mezzi per farcela”.
    In un tennis sempre più spinto verso l’estremo per competizione, fisicità, intensità, la leggerezza di palla e di pensiero di Dolgopolov manca e mancherà terribilmente. Buona vita, genio.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    “Il ritiro di Federer? Non lo sa nemmeno lui, e non gli importa molto come accadrà”

    Roger Federer

    Uno degli argomenti più discussi dai fan negli ultimi anni è il ritiro di Roger Federer, giocatore leggendario e amatissimo in tutto il mondo. A detta di Simon Graf, giornalista svizzero delle testate Tagesanzeiger e Sonntags Zeitung e biografo del campione (ha pubblicato un interessante libro nel 2019), Roger non ha minimamente idea di quando smetterà, e non sembra aver intenzione di programmarlo con una sorta di “tour di addio”, come è capitato ad altri campioni in passato.
    “Il ritiro? Non sappiamo quando Roger Federer si ritirerà“, ha dichiarato Graf recentemente in programma in Svizzera, “non credo che Roger stesso lo sappia. In questo periodo l’unica certezza è che Federer è lontano da dove vorrebbe essere, pronto a tornare in campo in Australia. In termini di forma, solo lui sa a punto si trova. Vuole assolutamente ritornare in campo, ma lo farà solo quando sente davvero di poter giocare a un certo livello”.

    “Non credo sia importante per lui dove dirà addio al gioco. Gli ho fatto un’intervista dopo aver vinto l’Australian Open 2017, in montagna a Lenzerheide, dove ha la sua seconda casa. Mi ha detto: ‘La mia carriera è stata così ricca di momenti alti, ricca di sentimenti, tutto è stato così sorprendente. Non ho bisogno di un addio sdolcinato, non importa come accadrà’. Roger ama il tennis, ama stare in campo ad allenarsi, e continuerà a giocare finché si sentirà in grado di produrre un ottimo livello. Questo è quel che gli interessa, non credo sia importante per lui dove terminerà la carriera”.

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Caroline Wozniacki: “Non posso dire che non tornerò mai più a giocare”

    Caroline Wozniacki

    La ex n.1 del mondo Caroline Wozniacki ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano iberico Marca. Ha parlato della sua carriera, della sua vita attuale e pure lasciato la porta aperta ad un possibile, clamoroso, ritorno alle competizioni. Ecco alcuni passaggi dell’intervista
    “Cosa ho fatto subito dopo il ritiro? Eravamo in Australia, abbiamo deciso con mio marito di visitare la Nuova Zelanda. Abbiamo trascorso lì alcune settimane. Ho sempre voluto esplorare quel paese e non sapendo quando sarei tornata in quella parte del mondo, abbiamo pensato che era ora di farlo. Siamo tornati a Monaco e poi siamo ripartiti, con tutta la famiglia, verso il Kilimangiaro. Mentre eravamo impegnati nell’ascesa alla vetta, è esplosa la pandemia globale. Siamo arrivati giusto ​​in cima e siamo tornati negli Stati Uniti, a Saint Luis, la città natale di David, mio ​​marito. Siamo rimasti lì per undici settimane prima di tornare in Europa per tre mesi. In pratica ho approfittato del periodo immediatamente seguente al mio ritiro per godermi per un po’ le cose che non potevo fare mentre giocavo”.
    “Se ho sentito il richiamo dei tornei? Sinceramente quest’anno no. Ho guardato gli US Open in televisione, il Roland Garros per niente, ma forse a causa del tennis nella bolla o dell’assenza dei fan, in nessun momento ho sentito l’esigenza di dover essere lì. Amo il tennis, ma con gli stadi pieni”.
    Le ricordano come molte tenniste hanno abbandonato il tour Pro per metter su famiglia, e quindi rientrare alle competizioni. La risposta di Caroline lascia la porta aperta: “Tornare a giocare? Mai dire mai. Oggi non credo, ma nella vita succedono le cose più pazze, quindi non dirò mai “mai più”. In questo momento quello che voglio è vivere in modo rilassato“.

    “Il momento più bello della mia carriera? Ce ne sono stati tanti, e vittorie speciali. Ovviamente, il giorno in cui sono diventata il numero uno al mondo e quando ho vinto in Australia. Ma ho molti ricordi: il primo torneo a Stoccolma, la vittoria dopo aver combattuto tanto a Montreal … Mi sono divertita anche con piccoli eventi come a Charleston, per citarne uno”.
    Molti dicono che nel tennis rosa le vere amicizie non esistono, Caroline la pensa un po’ diversamente (forse anche perché lei è sempre stata una ragazza davvero serena e disponibile, a differenza molte altre ex colleghe…): “Amiche tenniste? Mi sento fortunata nel poter dire che ne ho un bel po’. Sono in contatto con molte di loro, penso che sia una bella cosa costruire buone amicizie quando viaggi così tanto e giochi così tanti tornei. Sono ancora in contatto con le sorelle Aga e Ursula Radwanska, con Kerber, Vekic o Karolina Pliskova, che vedo spesso quando si trova a Monaco (le due si sono allenate insieme poche settimane fa, ndr). L’ultima con cui ho parlato è stata Carla Suárez quando ho saputo della sua malattia. È una persona fantastica e volevo assicurarmi che stesse bene. Siamo come una piccola famiglia e siamo sempre disponibili se l’altro ha bisogno di noi”.
    L’artrite reumatoide che l’ha colpita è stata prima uno shock, quindi decisiva nel cambiare la vita e la carriera della danese. “Scoprire di avere questa malattia ha cambiato la mia vita. Sono diventata una nuova Caroline. Un giorno provi ad alzarti dal letto e non riesci nemmeno muoverti. Sei una delle migliori tenniste del mondo, famosa per le tue capacità atletiche e ora non ti muovi. È stato uno shock non riuscire nemmeno a muovere le braccia. Ho trovato un buon reumatologo e ora vivo una vita normale entro i miei limiti. A volte la malattia mi blocca, ma altre riesco a domarla. Sono felice di aiutare le persone a conoscere esattamente cosa sia l’artrite reumatoide. Ci è voluto così tanto tempo per trovare una vera diagnosi, così ho deciso che avrei aiutato in qualsiasi modo chi ne avesse bisogno, la malattia può colpire chiunque, giovane o vecchio che sia. Se è stato un handicap alla fine della tua carriera? Non l’ho mai visto come un handicap. Ho vinto il titolo a Pechino e ho giocato molto bene al Masters. Devi imparare a conviverci. Come giocatrice di tennis vuoi essere sempre al tuo livello più alto, ma volte non è possibile. Lo vedevo come un modo per migliorare me stessa. Tuttavia ci sono stati giorni in cui non potevo allenarmi o giocare tornei. Ho dovuto ascoltare il mio corpo. A volte mi alzavo e non mi sentivo bene. La soluzione era riposare per un giorno. Alla fine ho imparato a gestirlo. Farmaci?  Ogni persona è diversa ed è il medico che mi dice cosa fare, ma nelle mie iniziative e conferenze sul tema ricordo a tutti la gravità della malattia e di non sottovalutarla mai”.
    In chiusura, chiedono a Caroline chi considera il più forte tra Federer, Nadal e Djokovic: “È una risposta complicata. Adesso direi Federer. Dobbiamo vedere cosa accadrà nei prossimi anni. Penso Nadal, Djokovic e Roger meritino di essere considerati i migliori. Al tennis mancheranno quando si ritireranno”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Julia Goerges annuncia il ritiro

    Julia Goerges

    La tedesca Julia Goerges ha annunciato di aver appeso la racchetta al chiodo. L’ha fatto un po’ a sorpresa, attraverso una bella lettera pubblicata nei propri canali social. Ecco il suo addio:
    “Caro Tennis,
    Ti scrivo perché sono pronta a dirti “Addio”. Quando ho iniziato a giocare a tennis all’età di 5 anni, non avrei mai pensato che avremmo fatto tanta strada insieme.
    Mi hai dato così tanti diversi tipi di emozioni durante il nostro viaggio e sono molto grato per tutto ciò che mi hai mostrato e insegnato. Ho imparato come affrontare le sconfitte più dure ma anche godermi le vittorie più incredibili della mia carriera, a reagire molte volte quando stavo lottando con te e attraverso tutto questo non abbiamo mai perso di vista i nostri sogni.

    Ho sempre saputo come mi sarei sentita nel momento di salutarti, e quel momento è arrivato. Sono pronta a chiudere il capitolo del tennis della mia vita e aprirne uno nuovo, di cui sono davvero entusiasta.
    Grazie per tutto quello che mi hai dato. Rimarrai per sempre nel mio cuore.
    Tua, Jules
    P.S. Un enorme grazie alla mia famiglia, ai miei amici, alla mia squadra, agli sponsor e ai fan per avermi sempre sostenuto e creduto in me, non ce l’avrei ma fatta senza di voi”.
    Goerges si ritira poco prima di spegnere le 32 candeline, con 7 titoli WTA in carriera ed un best ranking al n.9 nel 2018. LEGGI TUTTO

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    Pauline Parmentier dice addio al tennis: “E’ il momento giusto per ritirarmi”

    Pauline Parmentier nella foto

    Quella contro Veronika Kudermetova al primo turno del Roland Garros è stata l’ultima partita nel circuito professionistico per la trentaquattrenne francese Pauline Parmentier, che ha deciso di appendere la racchetta al chiodo con qualche mese d’anticipo rispetto a quanto aveva previsto in precedenza. La nativa di Cucq, infatti, aveva espresso il desiderio di interrompere la sua carriera da “Pro” al termine del 2020, ma qualcosa è cambiato nella mente dell’ex numero 40 WTA che ha deciso di dire addio al tennis nel torneo di casa, nel quale si è spinta al massimo fino al quarto turno nel 2014 (miglior risultato a livello Slam): “Sono felice di poter cominciare una nuova vita, sono sicura di aver scelto il momento giusto per smettere di giocare. Il lockdown mi ha permesso di capire che il ritiro sarebbe stata la decisione migliore perché i tanti viaggi e le settimane trascorse interamente negli hotel in giro per il mondo stavano diventando un peso. Ho giocato gli ultimi tornei con una decisione ben chiara in testa, ma resterò per sempre legata a questo sport e sicuramente ne sentirò la mancanza“.

    Parmentier, che ha conquistato 14 titoli in singolare (4 a livello WTA e ben dieci nel circuito ITF), è stata tra le principali protagoniste della cavalcata che ha portato la Francia a conquistare la Fed Cup nello scorso novembre in Australia: “Il successo in Fed Cup rientra tra i momenti più belli della mia vita da giocatrice perché ho sempre sognato di conquistare un trofeo con la maglia della mia Nazionale“, ha commentato. LEGGI TUTTO

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    Serena Williams si ritira da Roland Garros

    E’ appena arrivata la notizia del ritiro di Serena Williams da Roland Garros. La 39enne campionessa americana ha accusato un problema al tendine d’achille. Serena avrebbe dovuto affrontare Tsvetana Pironkova nel suo match di secondo turno. Ecco le parole della ex n.1: “Credo di aver bisogno di quattro o sei settimane, o almeno due settimane […] LEGGI TUTTO