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    Nadal: “Federer sarà irripetibile, per quel che ha fatto e come lo ha fatto”

    Roger e Rafa

    L’immagine di Roger e Rafa piangenti sulla panchina alla Laver Cup lo scorso venerdì, con i due che ti tenevano per mano in un momento di grande emozione, resterà scolpita nella memoria dello sport. Rafa ne ha riparlato a freddo nel corso del programma radiofonico “Onda Cero”, nel quale è tornato sulla propria amicizia e rivalità con Roger. Ecco alcuni passaggi delle sue dichiarazioni, nelle quali conferma l’infinita stima per il grande rivale e la sintonia tra i due, che col passare degli anni è diventata così profonda da rendere ogni loro match qualcosa di speciale, portandola oltre al puro fatto sportivo.
    “Sono stati momenti molto belli ed emozionanti, ma allo stesso tempo anche un po’ tristi. Una combinazione di sentimenti molto forti. Da un lato c’era l’entusiasmo e la motivazione per giocare, anche il nervosismo per vivere un momento speciale, e infine la soddisfazione di aver potuto giocare e far parte di quel momento storico. Se ne va una delle più grandi icone della storia dello sport, qualcosa che si vive con tristezza. Se ne sta andando qualcuno che ha intrattenuto, emozionato e ispirato molte persone in tutto il mondo, me compreso”.
    “Le lacrime? Non ho visto le immagini, ma sono stati momenti intensi. Non volevo piangere, era il suo momento, ma sono una persona sensibile, vederlo così emozionato ha reso tutto davvero difficile. È sempre stata una rivalità molto sana, sin dalla prima partita che abbiamo giocato a Miami nel 2004, dove non ero ancora alla sua altezza. Da quel momento abbiamo avuto un buon feeling. Roger oltre ad essere una parte molto importante della mia carriera professionale, è soprattutto una persona che mi ha sempre ispirato, uno da cui ho imparato molto e che mi ha aiutato a progredire. Smette un giocatore che, negli ultimi dieci anni, ha creato con me un legame fortissimo. Abbiamo vissuto tante cose insieme, centinaia di momenti condivisi sia dentro che fuori dal campo. Il ricordo di qualcuno resta irripetibile, per tutto quello che ha fatto e per come lo ha fatto, maestoso ed elegante, anche a livello umano”.
    “Abbiamo avuto una rivalità sportiva molto importante ma, con il passare degli anni, soprattutto con persone che sentono una certa affinità, per le tante cose che abbiamo vissuto insieme, è sbocciata una vera sintonia. In questo senso, invecchiando, abbiamo apprezzato tutte le cose che stavamo vivendo, ci siamo goduti la rivalità più ora che all’inizio, dove l’ambizione di vincere era più feroce. Chiaro vuoi ancora vincere ed essere migliore dell’altro, ma all’interno di quell’idea, abbiamo apprezzato il fatto che le nostre partite fossero qualcosa di diverso dal resto. Ciò che si respirava nell’atmosfera ogni volta che scendevamo in campo per giocare erano sensazioni diverse da quelle che normalmente accade in un’altra partita. Lo abbiamo percepito così, ecco perché erano momenti così speciali, ecco perché abbiamo saputo vivere bene la rivalità, capire che il rapporto personale era più importante di ogni altra cosa”.
    “Sapeva che mi trovato in una situazione difficile, che la mia presenza in Laver Cup sembrava quasi impossibile. Ha annunciato il suo ritiro il 15, ma dieci giorni prima mi ha chiamato per dirmi cosa sarebbe successo. È stata una conversazione difficile, abbiamo passato un quarto d’ora a parlare, mi ha spiegato come erano andati i suoi ultimi mesi ed è stato onesto con me spiegandomi il motivo della sua decisione. Da quel momento mi ha detto che gli sarebbe piaciuto se fossi potuto essere presente a Londra per giocare la sua ultima partita insieme, purché la situazione me lo permettesse. All’epoca nemmeno lui era convinto di essere in forma per la partita, finché non abbiamo parlato di nuovo e mi ha detto che sarebbe stato felice di giocare in doppio. Alla fine sono riuscito ad essere presente, per lui è stato un momento importante e per me è stato un grande onore. Se era importante per lui, diventava ancora più importante e speciale per me”.
    Ultima nota sul proprio futuro ritiro: “Le cose spesso non si possono preparare con molto tempo, non credo che la vita ti permetta di avere una visione così chiara. Adesso non ci penso, è qualcosa che, quando dovrà essere, sarà. Dico sempre la stessa cosa, non puoi preparare le cose così tanto, devi vivere le cose in modo naturale, non credo che neanche Roger l’avesse preparato. Ha avuto l’addio che meritava, poteva essere in campo, cosa che sembrava difficile qualche settimana fa, ma questo per lui era fondamentale. Sono felice che sia riuscito a salutare tutti giocando, lo vorrei anche io. Ma non ci penso, perchè quando inizi a pensarci vuol dire che qualcosa non va, in questo momento la mia testa mi dice che voglio ancora che questo continui”. LEGGI TUTTO

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    Laver Cup: Roger saluterà in doppio con Rafa Nadal

    Torna per l’ultima volta la coppia dei sogni Roger-Rafa

    È arrivata la ufficialità: l’ultimo match in carriera di Roger Federer sarà un doppio in coppia con l’amico rivale di sempre, Rafael Nadal. I due sfideranno nell’ultimo match di domani sera, venerdì 23 settembre, la coppia del team world formata dagli americani Jack Sock e Frances Tiafoe.
    La giornata si aprirà con il singolare Ruud vs. Sock, quindi l’incontro tra Tsitsipas e Schwartzman, e ultimo singolare (alle 19 di Londra) Murray vs. De Minaur.
    Il gran finale riservato all’addio di Federer. LEGGI TUTTO

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    Federer alla stampa svizzera: “L’ultimo set contro Hurkacz a Wimbledon è stata l’ora peggiore della mia carriera”

    Roger Federer

    Roger Federer ieri sera ha rilasciato ad alcuni colleghi della stampa svizzera alcune dichiarazioni in cui ha parlato della scorsa estate, come ha maturato la decisione del ritiro, lanciando qualche spunto per il prossimo futuro. Lascia la porta aperta a possibili esibizioni se il ginocchio glielo consentirà, con l’ipotesi di diventare anche commentatore, magari al suo Wimbledon. Ecco alcuni passaggi dell’intervista, raccolta dal collega Rene Stauffer.
    “Nelle settimane precedenti al ritiro la tensione mi ha fatto sentire poco bene, avevo un continuo mal di pancia, rimandavo la decisione. Tony (Godsick, il suo manager, ndr) è andato su tutte le furie perché mi sono preso così tanto tempo. Dopo che tutto è uscito, sono stato molto meglio. Scrivere la lettera ha richiesto molte energie. È stato commovente, soprattutto per i miei genitori e Mirka. Dopo di questo ora posso parlare tranquillamente del ritiro, non credo che ce l’avrei fatta ad essere così sereno”.
    “Ho deciso di smettere pochi giorni dopo Wimbledon, a luglio. Il ginocchio non stava più progredendo. Mi sono chiesto: che senso ha? Eravamo sul filo del rasoio da molto tempo. So che è la decisione giusta, l’unica buona decisione possibile”.
    “Sono piuttosto sorpreso di come sto giocando bene qui a Londra in allenamento. Ma era già chiaro in anticipo che avrei potuto giocare solo in doppio, probabilmente venerdì sera. Ecco perché giocare agli Swiss Indoors a Basilea purtroppo non era più un’opzione e mi fermo prima”.
    Sulle reali condizioni del ginocchio Roger non si è sbottonato, anche a domanda precisa ha tagliato corto affermando solo che “Si spera che stia abbastanza bene per i doppi. A luglio ho iniziato a ridurre sempre di più gli allenamenti, ma volevo comunque tenermi in forma”.
    La frase più dolorosa è relativa al suo rientro nel 2021. Ha cercato in tutti modi di farcela, ma se le sue condizioni sono state al limite in ogni match disputato: “È stata dura, l’intera ripresa è stata estremamente difficile. Ero così lontano dal 100% ogni volta che sono sceso in campo. Raggiungere i quarti di finale a Wimbledon è stato incredibile per me viste le mie precarie condizioni. Ma l’ultimo set contro Hurkacz è stato difficilissimo, una delle ore peggiori della mia carriera”. In quel set probabilmente Roger ha capito che la sua carriera era al capolinea.
    Il futuro? Forse ancora in campo qualche volta: “Mi piacerebbe continuare a fare alcune partite di esibizione se me lo potrò permettere, credo che ho ancora la possibilità di riempire gli stadi. Non devono essere sempre 52.000 persone come a Città del Capo, ovviamente”.
    Roger apre alla possibilità di diventare commentatore: “Non avrei mai pensato di dirlo, ma sei mesi fa all’improvviso ho pensato: commentare il tennis un giorno? Anche se ho sempre detto che non l’avrei mai fatto, potrebbe essere interessante. Commentare alcune partite di Wimbledon… chissà”.
    L’ultimo periodo della sua vita è stato complicato, vedendo la difficoltà di recuperare dall’infortunio, non solo per lui ma anche Mirka: “Sono sicuro che i ragazzi e Mirka saranno al centro del mio futuro. Gli ultimi anni sono stati duri per me, ma penso che lo siano stati ancora di più per lei. Non le piaceva più guardarmi soffrire contro tutti i miei infortuni nelle condizioni in cui trovavo. Mi è dispiaciuto molto anche per lei, ha sofferto la mia situazione”.
    La reazione dei ragazzi al ritiro: “Si sono emozionati molto, tre su quattro hanno pianto. Hanno chiesto: non andremo più a Halle, a Wimbledon, a Indian Wells? Ho detto: non proprio, se volete, certo che potremo tornarci”. LEGGI TUTTO

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    Laver Cup: per la “ultima” di Roger, biglietti sul mercato secondario a oltre 7mila sterline

    Roger Federer si allena a Londra

    Follia Laver Cup? L’imminente ritiro di Roger Federer, per l’ultima volta in campo alla O2 Arena, ha scatenato un vero inferno nel mercato secondario dei biglietti. I tagliandi per l’accesso alla tre giorni londinese sono andati esauriti da mesi, appena è stata annunciata la composizione del team Europe con i celeberrimi “Fab4” tutti insieme nella squadra blu capitanata da Bjorn Borg. Ma adesso, per l’ultima apparizione ufficiale del campione svizzero, si è scatenata una vera e propria ondata di richieste che ha portato i prezzi dei biglietti in rivendita su canali non ufficiali a cifre da capogiro.
    Basta fare un giro sul web, cercare sui più noti siti del settore – estremamente osteggiati dagli organizzatori degli eventi, inclusi i concerti musicali delle più note star, ma ancora non vietati – per rendersene conto. Per la giornata finale, domenica 25, quella in cui è più probabile la presenza in campo di Roger, si arriva fino a 7mila sterline, e leggendo commenti sui social la cifra sale ogni giorno e non di pochi pound, euro o dollari. Qualcuno ha scritto che alcuni possessori privati di biglietti hanno “sparato” oltre 15mila dollari per un biglietto in trattative private.
    Federer intanto si è allenato sul campo, con Tsitsipas, molto sereno. Da fonti svizzere, sembra difficile che possa scendere in campo per un intero match di singolare. Si scommette su di un doppio in coppia con Rafael Nadal. Vedremo (ma non dagli spalti, a quei prezzi…). LEGGI TUTTO

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    Paganini (preparatore di Federer): “In campo sembrava tutto facile per lui, ma dietro c’era un lavoro enorme”

    Pierre Paganini con Roger Federer

    Il preparatore atletico Pierre Paganini è stato un uomo chiave nella carriera di Roger Federer, uno dei suoi segreti che l’ha portato giocare un tennis bellissimo per oltre 20 anni, con relativamente pochi infortuni. A pochi giorni dal suo ritiro alla prossima Laver Cup di Londra (23-25 settembre, Londra, O2 Arena), Paganini ha rilasciato alcune dichiarazioni al magazine svizzero Blick. Sempre molto riservato, è interessante conoscere il punto di vista di una delle persone che in questi anni è stato più vicino al campione svizzero. Ecco alcuni estratti della sua intervista.
    “La decisione di smettere non è venuta da un giorno all’altro, quelli di noi che sono nella sua cerchia ristretta lo sanno da tempo. Nel mese di luglio ha iniziato a fare blocchi di allenamento più intensi, unendo vari elementi, e si è reso conto che serviva molto impegno per riuscire a raggiungere un’intensità relativamente bassa, insufficiente per poter competere ai massimi livelli. Ho lavorato con lui per 22 anni, mi sento tremendamente privilegiato di aver accompagnato uno dei migliori atleti della storia e una persona straordinaria. Mi sembra un miracolo che sia durato fino a questa età e quello che ha realizzato tra il 2017 e il 2019 è incredibile. Roger ha sottoposto il suo corpo a uno stress estremo e prolungato, quindi fermarsi ora mi sembra una scelta intelligente“.
    Quello che ha spinto Federer a giocare così a lungo è solo l’amore per lo sport: “Roger ha una grande passione per il tennis e fermandosi ora penso che si assicurerà di poter continuare a godere di questo sport per il resto della sua vita, in qualsiasi forma sceglierà di farlo in futuro. La sua decisione è stata un sollievo per me perché avevo molta paura che il ginocchio potesse danneggiarsi di nuovo e c’era il rischio concreto di subire una lesione così grave che avrebbe condizionato il resto della sua vita fuori dal campo. Come atleta d’élite, devi essere abbastanza intelligente da sapere dove sono i limiti che non possono essere superati. È una persona molto sensibile ed emotiva, quindi il momento in cui ci ha detto che si sarebbe ritirato è stato carico di emozione. Un atleta lo decide una volta nella vita, da quello che so ci ha pensato molto prima di arrivare a questa scelta”.
    Il rapporto tra i due è di lunghissima data. Paganini ha visto diventare quel ragazzino un uomo, senza perdere il suo spirito: “Come persona è maturato molto, ma è ancora quel giovane dal cuore enorme che ho conosciuto a 14 anni. In questo non è cambiato affatto, per come scherza, è sempre positivo e affronta le cose. Dal mio punto di vista professionale, quello di preparatore fisico, non ha mai smesso di stupirmi più e più volte per la sua capacità di fatica e sacrificio. È stato incredibile vedere la dedizione con la quale ha affrontato ogni sessione di allenamento. La cosa più spettacolare della sua carriera è che in campo ha fatto sembrare tutto semplice, ma la gente non può immaginare il lavoro che c’è dietro. Ha talento, certo, ma i suoi successi sono frutto di un lavoro enorme, sostenuto dalla passione che l’ha sempre accompagnato in questi lunghi anni”.
    Chi ha potuto assistere alle sessioni di allenamento di Federer, alla presenza di Paganini, ha potuto notare il dettaglio con cui erano allenate alcune fasi motorie specifiche, come lo scatto sul primo passo, la posizione dei piedi in risposta dopo l’impatto, l’approccio alla palla, come “scivolare” lateralmente per la difesa e quindi tagliare il campo per recuperare posizione. Tutti hanno ammirato la velocità di braccio e classe di Roger, ma senza quella rapidità, anticipo e capacità di approccio alla palla, quel tennis così rapido e spettacolare sarebbe stato impossibile. In questo, il lavoro di Paganini è stato determinante, ha affinato ed esaltato le qualità motorie innate dello svizzero.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Luthi: “L’aspetto umano di Federer è più importante delle sue vittorie”

    Severin Luthi con Federer

    Interpellato dal giornalista Simon Graf, il capitano svizzero Severin Luthi ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito al ritiro imminente di Roger Federer. Secondo il coach rossocrociato, era giunto il tempo per appendere la racchetta al chiodo per Roger, e più delle vittorie resterà nell’ambiente la grande considerazione dell’uomo Federer.
    “Semplicemente non ha fatto abbastanza progressi (con il ginocchio, ndr). Ha 41 anni, è in tour da così tanto tempo, ha giocato più di 1500 partite. Il suo ritiro è una combinazione di questi fattori”.
    “Roger ci rende le cose facili, anche in questo caso. Ovviamente per lui è stata una decisione emotivamente molto forte, ma lui è altrettanto forte. Altrimenti, non sarebbe mai stato in grado di ottenere così tanto a questo livello. C’è molta passione dietro. Ma è sempre così positivo su tutto, anche in questo caso. Non è un momento facile per lui comunicare il ritiro ma sarebbe ancor più difficile, per me e per tutti, se fosse completamente devastato dalla propria decisione. Anche il modo in cui elabora l’intera faccenda aiuta me e chi gli sta intorno. Roger mi ha chiamato due o tre volte oggi per chiedermi come sto. Pensa sempre agli altri. Lui sta bene, è con la sua famiglia, molto sereno”.
    “Penso che ora dovremmo concentrarci non solo sulla fine della sua carriera ma soprattutto su tutto quello che ha ottenuto. Tutti questi bei successi. Le persone non dovrebbero essere solo tristi, ma anche felici per tutte le cose che hanno potuto vivere con Roger”.
    “La prossima Laver Cup? Proverà a giocare. Che sia in singolo o in doppio, vedremo. Vuole essere in squadra e provare a giocare. Roger non vuole mettersi al di sopra della Laver Cup ma penso che le emozioni del pubblico e di tutti saranno intense. Ci saranno momenti da pelle d’oca”.
    “I migliori ricordi? Per quanto mi riguarda direi l’ultimo titolo a Wimbledon (2017), il suo ritorno in Australia (2017) quando nessuno si aspettava che vincesse, la vittoria della Coppa Davis a Lille (2014), e l’oro olimpico nel doppio con Stan Wawrinka (2008 a Pechino). E Parigi (2009)”.
    “La sua eredità? Penso che molti lo ricorderanno principalmente come una persona perbene, simpatica. È più importante che vincere un titolo in più o in meno. La sua gentilezza, come si è comportato verso gli altri giocatori. Roger ha contribuito al fatto che i giocatori si trattano con più rispetto. Parla con tutti nello spogliatoio, non importa chi sia l’altro. È attento alle persone. Certo, i suoi successi non saranno dimenticati presto. Ma penso che l’aspetto umano sia ancora più importante. Inoltre sono sicuro che non girerà le spalle al tennis d’ora in poi”. LEGGI TUTTO