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    F1, Perché la Red Bull RB19 è la monoposto più veloce?

    MIAMI, FLORIDA – MAY 07: Sergio Perez of Mexico driving the (11) Oracle Red Bull Racing RB19 on track during the F1 Grand Prix of Miami at Miami International Autodrome on May 07, 2023 in Miami, Florida. (Photo by Jared C. Tilton/Getty Images) // Getty Images / Red Bull Content PoolDopo avervi parlato di tutti i vantaggi che la Red Bull RB19 ha rispetto alla concorrenza [ LEGGI QUI ], in questo articolo andremo ad analizzare nel dettaglio la capacità della monoposto austriaca di sviluppare una velocità massima superiore a tutte le altre monoposto.
    Come per il primo approfondimento tecnico, anche in questo caso abbiamo ripreso l’ottimo lavoro di analisi realizzato da Vanja Hasanović.
    Nell’articolo “The Secrets of Red Bull RB19 F1, part II – Speed Demons“, l’ingegnere di Belgrado ha individuato i seguenti cinque punti:
    – resistenza aerodinamica del telaio molto bassa (se non minima);– elevato camber e angolo del flap che porta a una resistenza aerodinamica (e a una deportanza) relativamente elevata dell’ala posteriore con il flap chiuso;– sia le ali a media che a bassa deportanza sono caratterizzate da un basso angolo del piano principale per una resistenza minima con il flap aperto;– possibile influenza sul campo di pressione all’uscita dell’estrattore con il flap aperto, che porta a una minore resistenza aerodinamica;– il miglior PU con una possibilità di utilizzo più lunga della concorrenza.
    Analizziamo ora tutti questi punti.
    1. Bassa resistenza aerodinamica del telaio
    Questo primo punto è discutibile, ma il consenso generale degli esperti tecnici di F1 (e anche di tutti i Team Principal sulla griglia) è che la RB19, così come la RB18, abbia il telaio con la minore resistenza aerodinamica sulla griglia. Ci sono alcuni elementi chiave, tutti collegati tra loro, e inizieremo escludendo l’ala posteriore che sarà oggetto di un’analisi dedicata più avanti. La resistenza aerodinamica degli pneumatici sarà completamente esclusa da questa analisi, poiché si tratta di un argomento molto complesso. Tuttavia, le regole per le vetture di F1 del 2022 e per quelle future prevedono che la carrozzeria sia modellata in modo da avere una bassa influenza sul flusso d’aria intorno agli pneumatici – in un linguaggio tecnico molto contorto – quindi possiamo ipotizzare una resistenza aerodinamica degli pneumatici più o meno uguale per tutte le vetture in griglia.
    Partendo dal frontale, la Red Bull ha finora utilizzato un’ala anteriore molto scarica, chiaramente più bassa dei diretti concorrenti. Sebbene il campo di pressione sia diverso su tutte e tre le ali, l’area frontale è un fattore importante nella resistenza aerodinamica complessiva, quindi si può tranquillamente affermare che l’ala anteriore della RB19 non è sicuramente ad alta resistenza aerodinamica e probabilmente è un progetto a bassa resistenza.
    Front wing analysis by The Race
    Passando al centro, la forma delle pance della RB19 è un’evoluzione del design della RB18, ancora più strette di prima e più aerodinamiche. Rispetto all’ingombrante sottoscocca della Ferrari e alla presa d’aria della Mercedes che arriva fino al pavimento, è lecito pensare che la RB19 generi una bassa resistenza aerodinamica anche in quest’area.
    Sidepod analysis by The Race
    La prima versione delle pance della RB18 sono state analizzate con la CFD. Il modello di base è stato fornito da jjn9128 e Vyssion nel forum F1Technical, dove l’autore è riuscito a ridisegnare le pance e ad eseguire un caso di studio al CFD molto semplice. L’analisi ha evidenziato interessanti flussi aerodinamici sia all’anteriore che al posteriore, grazie alla pendenza delle pance a scendere verso il diffusore. Entrambi questi aspetti hanno un impatto molto positivo sulla resistenza aerodinamica complessiva della vettura.
    Infine, il design delle carrozzerie posteriori e dei cofani motore sembra essere convergente nel 2023, con l’unica eccezione delle vetture Ferrari e Haas. Queste due vetture hanno prese d’aria molto piccole e coperchi motore molto, molto stretti, il che significa una resistenza aerodinamica molto bassa. Tuttavia, entrambe le vetture hanno le fiancate più larghe della griglia, il che indubbiamente annulla la bassa resistenza aerodinamica complessiva del cofano motore. Detto questo, la RB19 ha il secondo airbox più piccolo della griglia, quindi anche in questo settore il team Red Bull ha apportato dei miglioramenti.
    In conclusione, tutti i principali aspetti del telaio indicano una resistenza aerodinamica molto bassa per la RB19.

    2. Design dell’ala posteriore e del DRS
    La RB19 è considerata un “razzo” sui rettilinei, con il DRS attivato. Il DRS è il sistema di riduzione della resistenza aerodinamica (Drag Reduction System), utilizzato in F1 dal 2011 e consiste in un ala posteriore mobile, che si apre e riduce la resistenza aerodinamica, tanto da garantire un aumento della velocità massima fino a 25-30 km/h. Si tratta di una cifra enorme che richiederebbe circa il 25-30% in più di potenza del motore (quindi circa 300 CV con le moderne Power Unit ibride di F1) per essere raggiunta senza DRS.
    La Red Bull ha un sistema DRS particolarmente efficiente, che le consente di aumentare la velocità massima di circa 5, ma a volte anche di 10 km/h rispetto alle altre vetture. Questi 5 km/h non sembrano molto e di per sé non lo sono in termini di tempo sul giro. In gara, però, fanno la differenza tra sorpassare alla prima occasione e perdere un giro dopo l’altro dietro a un’auto più lenta. Inutile dire che la RB19 non è rimasta bloccata nel traffico nemmeno una volta nelle 5 gare disputate finora.
    2023 Miami GP Qualifying session, comparison of Ferrari and Red Bull top speeds, courtesy of f1-tempo.com
    Per valutare al meglio l’efficacia del DRS, si dovrebbero prendere in considerazione solo i giri di qualifica. In gara, le manovre di sorpasso comportano un notevole aumento della velocità di slittamento (ulteriore riduzione della resistenza aerodinamica mentre si segue da vicino la vettura che precede) e tendono a falsare facilmente i numeri. Confrontiamo quindi le ali posteriori utilizzate dalla Red Bull e dalla Ferrari nel GP di Miami.
    Gp Miami F1 2023 – Le ali posteriori di Red Bull e Ferrari
    A Miami, la Red Bull ha utilizzato un’ala posteriore a bassa deportanza, mentre la Ferrari ha utilizzato un’ala a media deportanza e questo confronto mostra davvero la differenza. La parte più evidente è l’area arancione dell’ala Ferrari: questa parte del piano principale dell’ala genera una buona quantità di deportanza, ma anche una buona quantità di resistenza aerodinamica. Poiché il piano principale è fisso, questo genera resistenza anche con il flap del DRS aperto.
    Ma non è tutto. L’angolo di incidenza del flap DRS (linee verdi) e l’area frontale del flap – apparentemente uguale, ma in realtà leggermente più grande sulla Red Bull – sono i fattori più importanti per l’efficacia complessiva del DRS. In questo caso, la Red Bull ha impostato il flap con un angolo molto più alto rispetto alla Ferrari e il flap stesso utilizza alettoni con una campanatura maggiore (linea bianca al centro). Tutti questi fattori aumentano la deportanza e la resistenza aerodinamica generate dall’ala Red Bull con il flap chiuso, il che significa che l’impatto sulla riduzione della resistenza aerodinamica è maggiore quando il flap si alza. Finora la RB19 ha utilizzato anche un’ala posteriore a media deportanza (nelle gare in Bahrain e in Australia) e il suo design è identico a quello dell’ala a bassa deportanza, con l’unica differenza di una maggiore curvatura del piano principale per una maggiore generazione di deportanza.
    In breve, la Red Bull ha progettato un’ala posteriore che utilizza un flap DRS aggressivo per generare deportanza con il flap abbassato, mentre il piano principale è mantenuto a un angolo di incidenza molto basso per ridurre la resistenza complessiva in tutte le condizioni. Possiamo persino affermare con certezza che il design dell’ala posteriore della RB19 ha una resistenza aerodinamica molto maggiore rispetto ai concorrenti con il flap chiuso. Perché? Durante la gara, quando il DRS non è attivo, la RB19 raggiunge gli stessi valori di velocità massima dei suoi concorrenti più vicini. Il vero vantaggio in termini di velocità massima si ottiene solo con il flap del DRS aperto.
    3. Sfoghi di raffreddamento al posteriore
    La RB19, come la RB18, presenta uno sfogo per il raffreddamento al posteriore molto grande, situata appena davanti all’ala posteriore. Questa soluzione non era molto frequente in griglia nel 2022, mentre quest’anno 8 vetture su 10 utilizzano questo design. Solo la Ferrari e la Haas sono rimaste fedeli alle uscite di raffreddamento completamente all’interno delle feritoie laterali.
    Questa caratteristica progettuale ha un piccolo effetto sulla riduzione della resistenza aerodinamica quando il flap del DRS è aperto. Con il flap chiuso, l’ala posteriore genera un campo di bassa pressione (aspirazione) molto forte al di sotto di essa e questo campo di pressione si propaga a monte, a vantaggio del raffreddamento con la grande uscita a cannone. Quando il flap DRS si apre, l’aspirazione si riduce e quindi la pressione all’interno della carrozzeria aumenta leggermente. Ciò comporta una piccola riduzione della resistenza aerodinamica interna, che migliora anche la velocità massima.
    4. La potenza della Power Unit Honda
    La Red Bull utilizza la PU Honda con la quale ha vinto due titoli piloti. La PU in sé è tecnologicamente molto avanzata, come lo sono tutte e quattro le Power Unit oggi presenti di F1. Ciò che la distingue è la capacità di utilizzare la potenza ibrida più a lungo e per quasi tutto il giro rispetto agli altri concorrenti. Questa caratteristica è meglio visibile nel grafico delle qualifiche di Miami qui sopra: la PU Ferrari inizia a scendere ancor prima che il pilota inizi a frenare, mentre la Red Bull e la PU Honda continuano ad andare avanti per tutto il giro. Non si tratta di un vantaggio essenziale della vettura RB, ma contribuisce alla velocità massima della RB19.
    Sfatiamo ora un falso mito
    La supremazia delle vetture Red Bull nella velocità massima per il secondo anno consecutivo ha spinto molti esperti tecnici di F1 a trovare una spiegazione a questo fenomeno, individuando trucchi e scappatoie che la Red Bull potrebbe utilizzare. Il più famoso è la teoria del Triple-DRS. In breve, la teoria sostiene che l’apertura del flap del DRS sulla RB19 crea un campo di flusso che blocca la beam wing (l’ala posteriore bassa, sopra il diffusore) che blocca anche il diffusore per una grande riduzione della resistenza aerodinamica.Triple-DRS phenomena proposal
    Sebbene questo fenomeno sia possibile in teoria, è quasi impossibile da applicare in pratica:– gli elementi delle beam wing dovrebbero essere posizionati a più di 70° con il bordo d’uscita quasi perpendicolare – e non c’è una sola beam wing in griglia progettata in questo modo– le fessure tra gli elementi e il diffusore stesso dovrebbero essere molto più piccole di quelle consentite dalle regole perché questo fenomeno si verifichi – e la FIA sta facendo molta attenzione a non consentire dispositivi aerodinamici mobili diversi dal DRS;– far funzionare la beam wing in questa condizione “a lama di coltello” la renderebbe vulnerabile a qualsiasi interruzione del flusso anche con il flap del DRS chiuso, poiché sarebbe progettata per andare in stallo a una minima variazione del campo di pressione – e questo creerebbe sicuramente ogni sorta di problema per il diffusore e il pavimento mentre la vettura è in curva. LEGGI TUTTO

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    F1, Tutti i segreti della Red Bull RB19

    La stagione 2023 di Formula 1 si è aperta con cinque vittorie Red Bull, quattro delle quali sono coincise anche con altrettante doppiette.

    Le prestazioni della RB19 sono davvero impressionanti. Entrambi i piloti del Team austriaco si sono subito trovati a loro agio con una monoposto veloce e facile da guidare.
    Un po’ come lo scorso anno, anche in questi mesi si è parlato molto di tutte le soluzioni possibili e immaginabili che la RB19 ha rispetto alla concorrenza. In questo nostro articolo – grazie al lavoro di Vanja Hasanović (articolo originale: Uncovered: The Secrets of Red Bull RB19 F1 – part I) – vedremo qualche dato specifico e cercheremo di capire quale siano i “segreti” o meglio i vantaggi della Red Bull RB19.
    Per prima cosa andremo ad analizzare le differenze effettive nel design della monoposto di Adrian Newey, rispetto ai suoi più diretti concorrenti e valuteremo quali soluzioni possono portare un effettivo vantaggio competitivo. Mentre il mondo della F1 è circondato da fantomatiche speculazioni sui dettagli tecnici delle vetture, Hasanović si è attenuto ai fatti, per offrire un contesto e un’interpretazione delle diverse caratteristiche distintive della Red Bull RB19.
    Il vantaggio della Red Bull RB19
    Durante la stagione 2022 di Formula 1, la monoposto vincitrice del campionato del mondo, la Red Bull RB18, aveva già mostrato diverse caratteristiche distintive che poi, gli ingegneri di Milton keynes hanno mantenuto e ulteriormente perfezionato sulla RB19.
    Ci sono anche caratteristiche in cui le due monoposto sono diverse e questo può far pensare ad un cambiamento nel concetto di alcuni elementi specifici della vettura. Tuttavia, i vantaggi fondamentali di entrambe le vetture rimangono per lo più gli stessi e Hasanović li riassume nei seguenti cinque punti:
    – velocità massima, soprattutto con il DRS aperto– eccellente carico aerodinamico, ovvero deportanza– stabilità in curva del telaio: una cosiddetta piattaforma aerodinamica stabile– lunga durata degli pneumatici in gara– ottima affidabilità

    Alta deportanza, bassa resistenza aerodinamica
    Nel 2024 la Red Bull sarà in F1 da 20 anni e, dal 2009, ha dimostrato di essere al top quando si tratta di deportanza, ovvero di carico aerodinamico generato da una vettura in movimento, trasferito alle ruote per fornire maggiore aderenza e velocità in curva. Non è una sorpresa che la RB18 e la RB19 eccellano in questo senso, anche se è sorprendente vedere quanto grande sia il loro vantaggio sui rettilinei.
    Se ricorderete, proprio questo aspetto è stato un punto dolente nell’era del dominio di Sebastian Vettel con la Red Bull in F1 quando, tra il 2010 e il 2013, ha conquistato 4 titoli mondiali.
    Nel suo interessante articolo, Vanja Hasanović ha analizzato proprio questa caratteristica con grande attenzione, sfatando alcuni miti (in particolare quello del famigerato “triplo DRS”). Per molti versi, per quanto il telaio sia a bassa resistenza aerodinamica, va detto che la presenza della Red Bull nelle zone altre delle classifiche delle velocità massime non sarebbe possibile senza la potente power unit Honda che equipaggia le vetture austriache.
    Una super-stabilità in curva
    Con il regolamento tecnico del 2022, la F1 ha riportato il fondo ad effetto suolo, sostituendo i quelli piatti, introdotti e resi obbligatori all’inizio degli anni ’80. Questo ha comportato un radicale cambiamento per tutti per tutti i team ed è proprio questo un aspetto che non può essere ignorato. Ciò che è cambiato maggiormente sono le caratteristiche aerodinamiche del fondo, dal momento che l’aggiunta di profili e canali specifici ha consentito di migliorare le prestazioni della vettura in curva e di ridurre la sensibilità aerodinamica quando si segue un’altra vettura.
    Questi nuovi fondi con canali venturi funzionano meglio quando l’altezza da terra è ridotta, il che è completamente l’opposto di come la Red Bull ha progettato e gestito le sue auto dal 2009. Ricorderete il cosiddetto assetto rake, con monoposto “puntate” sull’anteriore e più alte da terrà al posteriore.
    Un’altra differenza importante è la stabilità al rollio, che è maggiore su tutte le vetture dal 2022 e la RB19 ha particolarmente impressionante sotto questo aspetto. La precedente generazione di vetture non richiedeva una tale rigidità delle sospensioni. È evidente che la RB19 presenta un eccellente design delle sospensioni e, di conseguenza, anche la durata degli pneumatici in gara è ai massimi livelli. Questo aspetto è molto importante da molti anni nella F1 moderna, poiché un pit stop in più può far perdere più di 20 secondi e diverse posizioni in pista.
    L’affidabilità della RB18 non era a prova di bomba, ma era molto buona. Nelle prime 5 gare del 2023, entrambe le Red Bull hanno terminato ogni gara, lasciando sul “piatto” solo pochi punti rispetto al massimo bottino possibile. Poiché l’affidabilità complessiva della vettura dipende soprattutto dall’affidabilità della Power Unit e del cambio, Hasanović non ha esaminato questa caratteristica, anche perché non si dispone di informazioni chiare né di immagini dei dettagli di progettazione della Power Unito Honda e del cambio Red Bull.
    Le altre caratteristiche della RB19 che l’ingegnere di Belgrado ha analizzato riguardano in particolare il design dell’ala posteriore e del DRS, insieme all’analisi della resistenza aerodinamica complessiva del telaio; il design del fondo della RB19 e le poche differenze visive con la RB18; il design delle sospensioni e le interazioni con l’aerodinamica di altre parti della monoposto che riprenderemo poi in altri nostri articoli.
    Articolo originale: Uncovered: The Secrets of Red Bull RB19 F1 – part I LEGGI TUTTO

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    Una Formula 1 a due facce, verso un’Imola che non c’è

    MIAMI, FLORIDA – MAY 07: Race winner Max Verstappen of the Netherlands and Oracle Red Bull Racing celebrates with the Red Bull Racing team after the F1 Grand Prix of Miami at Miami International Autodrome on May 07, 2023 in Miami, Florida. (Photo by Jared C. Tilton/Getty Images) // Getty Images / Red Bull Content Pool // SI202305080173 // Usage for editorial use only //Il mondiale di Formula Uno 2023 è morto. Il decesso è stato accertato da addetti ai lavori e tifosi alle 23:03 (ora italiana) di domenica 7 maggio. Niente da aggiungere. Max si è ripresentato al max e ha pensato di dare una bella mazzata all’autostima di Checo Perez (unico possibile contendente al titolo).
    Quel Perez lì, che post qualifica aveva dichiarato: “Max mio unico avversario domani? In una gara normale no, perché a quel punto non dovrebbe avvicinarsi troppo a me, ma con le Safety Car e tutte le situazioni che possono verificarsi lo aiuterebbero sicuramente, così come accaduto a Jeddah. Quindi con una gara normale non mi aspetto di avere problemi con Max”. Ahi Checo, dichiarazioni invecchiate male, anzi malissimo. Perché questa è brutta, questa è dura da digerire. Quello di Max è un colpo perentorio, mortifero, di quelli che restano indelebili. La cavalcata di Miami è forse il frutto di una delle migliori gare nell’ormai lunga carriera del giovane olandese.
    E gli altri? A parte Alonso che gongola come un bambino al parco giochi, agli altri non resta che leccarsi le ferite.Ferite profonde, quanto incomprensibili. Sì perché in Ferrari si è tornati al tormentone del “dobbiamo capire” e in Mercedes si prega che la W14-versione B tanto attesa ad Imola finalmente funzioni, “ma non aspettatevi miracoli“, come ha dichiarato Toto Wolff.
    Ed ecco che, per un mondiale che non c’è, quello della domenica, esiste un mondiale irreale, ma realmente avvincente che si gioca di sabato. Lo show quindi si consuma ben prima delle presentazioni da wrestler dei piloti, delle ragazze pon pon e ben prima anche dei sorpassi e dei punti in gara. Mai infatti si era vista in Formula 1 una griglia così ravvicinata. Per capirci, al termine del Q1 di Miami il gap tra il primo, Max Verstappen, e l’ultimo, il padrone di casa Logan Sargeant era di soli 1.214 secondi. Parliamo di una qualifica in cui Kevin Magnussen, con la Haas, ha chiuso al quarto posto, in seconda fila. Stesso discorso vale per l’Australia in cui la differenza tra primo e ultimo, sempre nel Q1 era di 1.3 secondi.

    Poi però si va in gara la domenica, il giorno in cui si fanno i punti e non c’è partita, non c’è competizione.La Red Bull fa uno sport a parte in Formula 1 e Max fa uno sport a parte in Red Bull. Il team di Newey vola, mentre le altre arrancano, chi per problemi di set up, chi per gestione delle gomme e chi per entrambi. Morale: tranne la Red Bull, Max e Alonso sono tutti tristi. Wolff è nervoso, Vasseur non capisce, la Mclaren è sparita, l’Alpine è inaffidabile e le altre non esistono proprio. In più gli appassionati sono depressi, per capirci, quando parlo di appassionati non intendo quegli esseri indegni che affollano la finta spiaggetta di Miami. E in tutto questo, mi chiedo ancora per quanto Liberty Media e Stefano Domenicali riusciranno a far passare, nelle trattative con gli sponsor, la Formula Uno per uno sport competitivo.
    Suvvia amici, non ci resta che pregare in vista della prossima tappa, la nostra tappa, o meglio ancora cantare, storpiando Bennato:
    Seconda stella a destra, questo è il camminoE poi dritto fino al mattinoNon ti puoi sbagliare, perchéQuella è l’Imola che non c’è. LEGGI TUTTO

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    Gp Miami F1 2023, le pagelle: Verstappen inarrivabile, Ferrari impresentabile!

    Il fine settimana in terra americana, sul circuito di Miami, va in archivio per la Formula 1. Un appuntamento che, ancora una volta, ha confermato lo strapotere di Max Verstappen e della Red Bull, dominatori incontrastati nonostante qualche intoppo in qualifica. Conferme anche dall’Aston Martin di Fernando Alonso, ad oggi l’unico vero antagonista, mentre è notte fonda per la Ferrari e un irriconoscibile Charles Leclerc. Questo e tanto altro nelle pagelle del Gp di Miami.
    VOTO 10 A VERSTAPPEN E RED BULL, DI UN ALTRO MONDO
    Anche a Miami va in scena il Max Verstappen show: gli errori inusuali che lo costringono al nono posto in griglia vengono cancellati da una gara incredibile, più che nella rimonta nel ritmo. Già, perché vedere un pilota fare giri veloci in successione dopo 40 giri, rimanda a domini di era britannica, non così lontani. Imbarazzante, in più, anche la ferocia con cui rimette Perez al suo posto, che dopo l’exploit di Baku e la pole di sabato, si ritrova di nuovo a semplice ruolo di “finto rivale”. Perché, in verità, non esiste nessuno capace di battere Max Verstappen.
    VOTO 9 AD ALONSO, VECCHIA VOLPE ANCHE IN AMERICA
    Il primo degli umani, che forse tanto umano neanche è. Fernando Alonso regala un’altra lectio magistralis di come essere una leggenda senza tempo della Formula 1: astuzia, visione della corsa ad ampio raggio, concretezza nella guida e, per ultimo, una comunicazione pungente come nessun’altra. A 42 anni da compiere si diverte come quel ragazzino di 24 che vinceva il suo primo mondiale. Ma soprattutto, continua il suo magic moment anche in termini di risultati: 4 podi e un quarto posto in 5 gare. Più di quanto raccolto negli ultimi 9 anni. El Plan.
    VOTO 8 A MAGNUSSEN, L’INCUBO DI LECLERC
    Quarto in griglia di partenza e, per 40 giri, davanti (e con merito) alla Ferrari di Charles Leclerc. Kevin Magnussen si ritrova a Miami, dopo un inizio di stagione complicato, trascorso perlopiù alle spalle del compagno Nico Hulkenberg. In Florida K-Mag ritrova fiducia nei propri mezzi e ottime capacità di guida, mettendosi dietro il monegasco per lunghissimi tratti della corsa, dopo duelli corpo a corpo che l’hanno visto quasi sempre vincitore. Alla fine porta a casa anche un punticino prezioso, giusto premio di un fine settimana solidissimo del danese.

    VOTO 7 A ALPINE, (REDI)VIVA E VEGETA
    L’appannamento delle ultime due gare ha lasciato spazio in casa Alpine a qualche riflessione spazzata via dall’ottima gara di Miami. E stavolta con entrambi i piloti; sì, perché sia Esteban Ocon che Pierre Gasly hanno offerto una prestazione di tutto rispetto, con un gran bel passo e una voglia di giocarsela anche con chi sta davanti. Al resto ci ha pensato il muretto con una strategia ben studiata. Ora l’obiettivo è continuare a crescere.
    VOTO 6 A MERCEDES, DR JEKYLL E MR HYDE
    Non è facile esprimere un giudizio sul week-end della Mercedes. In difficoltà irreversibili sin dal venerdì, in qualifica tira fuori il peggio di sé, relegando Lewis Hamilton addirittura al 13° posto in griglia. Un risultato durissimo da accettare, ma che nascondeva qualcosa: la “potenza della domenica” delle Frecce Nere. Già, perché in gara le cose cambiano in meglio: ritmo costante, soprattutto nell’ultima parte, superiore anche a quello della Ferrari. E alla fine, il quarto e sesto posto di Russell e Hamilton pone rimedio (parzialmente) a un week-end nato malissimo. Ma è chiaro che ci si attende molto di più.
    VOTO 5 A STROLL, IMPANTANATO NELLE RETROVIE
    Se l’anno scorso poteva essere una consuetudine uscire nel Q1, con l’Aston Martin di quest’anno sembra inaccettabile pensare per Lance Stroll di non entrare almeno nei primi 15. Una qualifica sottovalutata che, di fatto, ha compromesso tutto il week-end. Perché, poi, in gara non sono arrivati particolari sussulti; vero, il ritmo non era malvagio, ma tutti erano sullo stesso livello. E alla fine la zona punti non arriva. Con il compagno sul podio…
    VOTO 4 ALLA FERRARI, DI NUOVO NEL BARATRO
    Alla fine quella di Baku è stata una parentesi. Perché il reale valore della Ferrari è quello di Miami. Macchina incomprensibile, capace di stare al passo dei primi in alcuni momenti e incapace di superare una Haas in altri. Un rendimento talmente altalenante da far venire dubbi anche su quanto fatto dai piloti. Che, a onor del vero, ci hanno messo del loro per compromettere ulteriormente la corsa: Carlos Sainz con una sciocca penalità per eccesso di velocità nella pit-lane, Charles Leclerc con un week-end imbarazzante, costellato di errori in qualifica e mediocrità in gara. Non è tutto da rifondare ma poco ci manca: Imola non ammette figuracce.
    VOTO 3 ALLA MCLAREN, SPARITA NEL NULLA
    Melbourne e Baku sembravano aver riportato la McLaren almeno in una posizione più adeguata. Tuttavia Miami ha riportato tutti gli uomini di Woking con i piedi sottoterra, a scontrarsi con una realtà disastrosa. Quart’ultimo Norris e penultimo Piastri, una coppia di piloti a cui la qualità di certo non manca. Ma che questa macchina non è assolutamente capace di mettere in mostra, rischiando di far deprimere due talenti puri del Circus. LEGGI TUTTO

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    Horner e la battuta ironica sulla Ferrari dopo il flop di Miami: “Qualcuno le ha viste?”

    Horner e la stoccata alle rivali

    “Abbiamo ottenuto cinque gare in altrettante gare, più quella nella sprint race e quattro doppiette. Un avvio di stagione senza precedenti, che ci fa chiedere dove siano finite le altre squadre. Dove sono Ferrari e Mercedes? Qualcuno le ha viste? Sicuramente sono al lavoro per migliorare e nel corso dell’anno ci saranno degli aggiornamenti, ma per ora non si sono viste. Noi abbiamo una vettura che è partita nel miglior modo possibile, per questo non dovremo effettuare grandi cambiamenti”, ha spiegato il team principal della Red Bull Christian Horner durante un’intervista concessa a Sky Sport. LEGGI TUTTO

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    Miami FP3, Ferrari 2° con Leclerc tra le Red Bull. Sainz 4°

    MIAMI – Max Verstappen ha fatto segnare il miglior tempo nelle FP3 del GP di Miami, ultima sessione prima delle qualifiche del quinto appuntamento stagionale di F1. Il pilota della Red Bull ha fermato il cronometro in 1:27.535, chiudendo davanti alla Ferrari di Charles Leclerc per circa quattro decimi; Leclerc e Sainz (quarto nella tabella dei tempi) sono stati gli unici piloti a misurarsi con il long run. Il terzo posto della sessione è andato a Sergio Perez, mentre sono sembrate più in difficoltà le Mercedes, con George Russell 10° e Lewis Hamilton addirittura 13°.   LEGGI TUTTO

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    Formula 1, Red Bull: ecco perché Max non è al max

    BAKU, AZERBAIJAN – APRIL 30: Race winner Sergio Perez of Mexico and Oracle Red Bull Racing and Second placed Max Verstappen of the Netherlands and Oracle Red Bull Racing celebrate in parc ferme during the F1 Grand Prix of Azerbaijan at Baku City Circuit on April 30, 2023 in Baku, Azerbaijan. (Photo by Mark Thompson/Getty Images) // Getty Images / Red Bull Content PoolDal weekend di Baku tanto rivoluzionario nel risultato quanto rivoluzionato nel format, un fattore è subito saltato all’occhio: Max non è al max.Per capirci, i punti raccolti con la terza piazza della Sprint del sabato e quelli ottenuti con la seconda della domenica garantiscono al due volte campione del mondo un bottino, che potrebbe portarlo, già in piena estate, a festeggiare il terzo titolo mondiale. Né il doppio successo di Perez né la doppia pole position di Leclerc hanno di certo minato le certezze del leone olandese.Ma Verstappen negli atteggiamenti, nei modi e nelle interviste ha lasciato trasparire un leggero senso di scoramento, forse frutto di una giustificata stanchezza, ma i cui fattori sono riconducibili anche ad altre situazioni.
    È DAVVERO UNA BELLA VITA?
    “Mi piace correre e mi piace vincere. Lo stipendio è buono, quindi sotto questo aspetto ovviamente hai una bella vita in Formula 1. Ma devi chiederti: è davvero una bella vita? Ho un contratto fino al 2028 e fino ad allora rimarrò, ma poi mi porrò di nuovo la domanda: se a un certo punto diventa troppo, allora forse è il momento di cambiare“. 
    Questo è l’interrogativo che si è posto Verstappen alla vigilia della tappa azera.Certo, rileggendo queste parole viene da pensare a piloti come Leclerc, Russell e Norris, cavalli di razza di quella categoria lì, ai quali piacerebbe vincere o per lo meno correre al pari di Verstappen.
    Ma il dubbio di Max, ci fa riflettere sul fatto che l’olandese non sia stimolato al massimo dalla Formula 1 attuale, un Circus che lo stesso campione in carica si è sentito più volte di criticare negli ultimi tempi. Prima ponendo molti dubbi sull’aumento annuale del numero delle corse, poi valutando i nuovi format di gara come “caotici e pericolosi”.
    Insomma questa Formula 1 è la casa della Red Bull di Newey, ma non quella di Max Verstappen, che giorno dopo giorno si dimostra sempre più scettico nei confronti del carrozzone dorato trainato da Stefano Domenicali.

    DA CACCIATORE A LEPRE
    Chiaro, non si può essere sempre al 100%, ma non è la qualità di guida il problema di Max, quanto le motivazioni. Quelle di chi, abituato da sempre a fare da cacciatore, ora si trova nei panni della lepre. Una lepre che però può vagare indisturbata da una parte all’altra del globo senza essere preda di nessuno.
    Il suo antagonista ad oggi non è né Perez, né Leclerc, ma i record dei grandi dominatori del passato, su tutti Lewis Hamilton e Michael Schumacher.
    Verstappen di record ne ha già demoliti molti, tuttavia l’attitudine da dominatore non sembra parte del suo DNA.Verstappen infatti è figlio di un nuovo concetto di corse, che tra kart, simulatori e console stimola una diverso approccio alla categoria, fatto di duelli e sfide al limite, incentivate anche da un notevole aumento del grado di sicurezza nel motorsport. Max ci ha dimostrato da sempre di esaltarsi nel ruota a ruota, nell’antagonismo, nel cinismo, nel fare e distruggere tipici del suo carattere. Ma ad oggi ciò che resta all’olandese è “solo” il “semplice” compito di gestire…
    TROVARE IL NEMICO
    Questa attitudine al combattimento e all’agonismo si è vista tutta nel diverbio occorso con George Russell al termine della gara sprint. Lo squarcio sulla RB19, che ha condizionato la performance della Red Bull numero 1, non è andato giù all’olandese.
    Ma visto il risultato e la condizione di classifica di Red Bull, questo scatto di rabbia è apparso se non imbarazzante, per lo meno fuori luogo. Solo la ricerca perenne di un nemico da sconfiggere giustifica gli improperi lanciati al povero George Russell, che già di beghe ne vive abbastanza tra le mura di Brackley.
    Però Max è così, vive di questo. Anche dietro un semplice diverbio con Russell si nasconde la necessità di chi ha bisogno di rinvigorire lo spirito da combattente, da guerriero, ma di chi non lascia trasparire alcuna propensione al dominio. LEGGI TUTTO

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    Gp Azerbaijan F1 2023, le pagelle di Baku: Perez il migliore, Leclerc rialza la Ferrari

    BAKU, AZERBAIJAN – APRIL 29: Sprint winner Sergio Perez of Mexico and Oracle Red Bull Racing celebrates in parc ferme during the Sprint ahead of the F1 Grand Prix of Azerbaijan at Baku City Circuit on April 29, 2023 in Baku, Azerbaijan. (Photo by Mark Thompson/Getty Images) // Getty Images / Red Bull Content Pool // SI202304291074 // Usage for editorial use only //Il Gran Premio di Azerbaijan va in archivio con l’ennesimo dominio della Red Bull, che firma un’altra doppietta con Sergio Perez e Max Verstappen. Una gara, quella sul circuito di Baku, che lascia in eredità diversi spunti interessanti, come ad esempio il ritorno sul podio della Ferrari, grazie a Charles Leclerc. O la conferma ad altissimi livelli dell’Aston Martin e di Fernando Alonso. Per entrare più nel dettaglio, ecco i voti del week-end in terra azera.

    VOTO 10 A PEREZ, RE DEI CIRCUITI CITTADINI
    Non scopriamo di certo oggi il feeling particolare di Sergio Perez con i circuiti cittadini. In particolare con Baku, dove coglie la seconda vittoria nella sua carriera. E lo fa in maniera netta, senza discussioni o problemi ai danni di Max Verstappen. Più veloce e più costante nel ritmo, trovandosi a suo agio sin dalle prove libere. Gestione ineccepibile, che rilancia le ambizioni iridate di Checo: 6 punti dalla vetta non sono molti.
    VOTO 9 A LECLERC, LUCE DELLA SPERANZA FERRARI
    Il fine settimana in Azerbaijan restituisce una Ferrari e un Charles Leclerc ad alti livelli. Il monegasco fa il fenomeno per due giorni in qualifica, mettendo il muso davanti anche alle Red Bull. La gara, però, è un’altra storia; impossibile resistere al team campione del mondo. Ma l’intelligenza nella gestione gomme porta Charles a dare il meglio nella parte finale di corsa, trovando un ritmo che gli permette di difendersi da Alonso. Ma soprattutto, dare il primo podio stagionale alla Rossa, che ritrova sorrisi e speranze.
    VOTO 8 AD ALONSO E ASTON MARTIN, OLTRE I LIMITI
    Quella di Baku era una prova d’esame per l’Aston Martin, su un circuito non favorevole, sulla carta. E l’esito è ampiamente positivo. Il quarto posto finale è frutto della bontà della vettura e del talento di Fernando Alonso, mortifero nel sorpasso su Sainz che lo porta a lottare per il podio. Alla fine Leclerc non gli permette occasioni di attacco, ma la prestazione e il risultato restano. Tutto fuorché un fuoco di paglia questa macchina.
    VOTO 7 A VERSTAPPEN, BATTUTO E INCAVOLATO
    Gran Premio non semplice per il campione del mondo, battuto a più riprese. Prima da Leclerc in qualifica, poi da Perez in gara. Nel mezzo la mezza lite con Russell dopo il contatto al via della Sprint. Insomma, non il massimo della tranquillità. A cui si aggiunge un feeling non particolarmente positivo con la vettura. Se non altro, limita i danni e mantiene la leadership della classifica.
    VOTO 6 A HAMILTON, INDOMITO E SFORTUNATO
    A Baku la Mercedes si trova ad essere la quarta forza in pista. Però, sulla corsa di Lewis Hamilton si abbatte una certa dose di sfortuna: la Safety Car dei primi giri, a sosta già fatta, condiziona particolarmente la sua gara. Da lì, però, il campione inglese è fenomenale nel recuperare ben 4 posizioni, fino ad arrivare alla coda di Carlos Sainz. Non basta, però, per andare oltre uno scialbo sesto posto.
    VOTO 5 A SAINZ, RUSSELL E STROLL, SEMPLICI SECONDE GUIDE
    Non che ci fossero dubbi, ma dall’Azerbaijan emergono certezze concrete a riguardo. Soprattutto in casa Ferrari: Carlos Sainz non può essere prima guida. 8 decimi da Leclerc in qualifica, oltre 20 secondi in gara. Numeri freddi che racchiudono tutto il week-end mediocre dello spagnolo. Sullo stesso livello l’inglese della Mercedes e il canadese dell’Aston Martin: il primo paga una pessima qualifica (11°, inaccettabile), il secondo un ritmo mai realmente vicino a quello del compagno.
    VOTO 4 A DE VRIES, RESPINTO DAI MURI DI BAKU
    La pista di Baku non concede seconde possibilità: i muri così vicini possono compromettere un’intera corsa. Ne sa qualcosa Nyck de Vries, estromesso dalla gara nei primi giri proprio per un contatto con le barriere. Il culmine di un fine settimana molto negativo, costellato di problemi e generali difficoltà di adattamento al circuito. Ma risalta, soprattutto, la netta sconfitta rispetto al compagno di squadra, che addirittura finisce in zona punti.

    VOTO 3 ALL’ALFA ROMEO, IN CADUTA LIBERA
    Sembrano lontani anni luce i tempi d’oro dell’inizio della scorsa stagione, in cui l’Alfa Romeo sembrava addirittura in odore di sorpasso sulla Mercedes. Quest’anno il rendimento è horror: al di là dei 6 punti raccolti, le prestazioni fanno riflettere parecchio. Ultimo Bottas (in crisi, gara compromessa per un contatto a inizio gara), ritirato Zhou: così le cose non possono andare.
    VOTO 2 AL REGOLAMENTO TECNICO, FALLITO DOPO UN ANNO
    Le nuove vetture a effetto suolo dovevano garantire maggior spettacolo e più possibilità per i piloti di seguirsi da vicino. In appena un anno, sembra di essere tornati indietro di tre stagioni: sorpassi minimi, gomme in surriscaldamento se le macchine sono vicine tra di loro, monotonia dettata dal dominio di una scuderia. Tanto rumore per nulla: avanti l’ennesima finta rivoluzione.
    VOTO 1 AL FORMAT SPRINT, SEMPLICEMENTE RIDICOLO
    La Formula 1 è anche lavoro metodico sui dati. Soprattutto nei week-end di gara, dove sono essenziali le prove libere. La voglia spasmodica di spettacolo da baraccone incentivata da Stefano Domenicali ha portato al pessimo risultato del nuovo format della Sprint: una sola sessione di free practice, due sessioni di qualifiche per due gare distinte (di cui una altamente inutile). Risultati: zero possibilità per i team di lavorare a eventuali miglioramenti sull’assetto. La voglia di entertainment a stelle e strisce dovrebbe migrare altrove. LEGGI TUTTO