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    Ducati, ufficiale il rinnovo di Pirro: sarà collaudatore fino al 2026

    ROMA – La Ducati blinda Michele Pirro. Il collaudatore della Rossa, infatti, ha firmato un rinnovo di contratto triennale fino al 2026, che gli garantirà di svolgere i vari test stagionali e di partecipare anche a qualche gara come wild card. L’annuncio del prolungamento di Pirro è arrivato direttamente dalla casa di Borgo Panigale: “Ducati Corse ha il piacere di annunciare che Michele Pirro continuerà ad essere il pilota collaudatore della casa di Borgo Panigale per altri tre anni, fino alla fine del 2026”. LEGGI TUTTO

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    MotoGP, Pirro in pista con Ducati: date e protagonisti shakedown Sepang

    ROMA – Lo shakedown di Sepang sancisce il primo passo verso il via ufficiale alla nuova stagione di MotoGP. In Malesia, infatti, dal 5 al 7 febbraio, andranno in scena i primi test ufficiali della stagione: in pista, come di consueto, ci saranno i piloti di riserva e i rookie, anzi il rookie, perché quest’anno l’unico volto nuovo nella classe regina sarà quello di Augusto Fernandez, vincitore della Moto2 nel 2022. Il programma prevede una sessione dalle 10:00 alle 18:00 locali ogni giorno. Per vedere i piloti “titolari” in pista bisognerà attendere il prossimo weekend, con la seconda sessione di test ufficiali previsti sempre a Sepang, dal 10 al 12 febbraio. Per la Ducati sarà quindi Michele Pirro a scendere in pista con la nuova Desmosedici GP23, mentre per l’Aprilia ecco Lorenzo Savadori.
    Ecco chi scenderà in pista
    La Yamaha, uscita dalle ossa rotte nel confronto con Ducati nel 2022, saranno ben tre i test riders in pista: Cal Crutchlow, Katsuyuki Nakasuga and Kohta Nozane. Invece per Honda, altra scuderia in cerca di riscatto dopo anni decisamente complicati, ecco Stefan Bradl. Altre due vecchie conoscenze del motomondiale saranno protagoniste con la KTM: Dani Pedrosa, che avrà una wild card durante la stagione, e Mika Kallio, oltre al dubbio su Jonas Folger, iscritto per il 2023 ma la cui presenza non è certa.  LEGGI TUTTO

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    Pirro esclusivo: “Ferrari, con Vasseur e Coletta hai scelto gli uomini giusti”

    Pirro, l’appassiona di più il percorso a ostacoli della Ferrari in Formula 1 o l’imminente debutto di una hypercar rossa a Le Mans?
    «In Formula 1 il cambio di management accende in tutti un’attenzione speciale, ma il programma GT mi tocca in modo profondo per il mio legame con Le Mans e perché rappresenta un ritorno al passato. La convinzione con cui John Elkann fin dall’inizio si è impegnato su Le Mans è un importantissimo segnale e penso che con Antonello Coletta faranno grandi cose. Certo questa sfida su due fronti è un bel modo di entusiasmare la platea planetaria dei tifosi ferraristi».  In Formula 1 si sovrascrive, mentre per Le Mans la Ferrari è partita dal foglio bianco.
    «Nel Mondiale è andata meno bene di quanto avrebbe potuto, per problemi più gestionali che tecnici: credo che Vasseur porterà positività e concretezza, al netto della politica, rimettendo ordine nelle straordinarie risorse umane della Scuderia. Rivoluzioni non servono: un cambio di allenatore può liberare quel potenziale in grado di dare alla squadra l’ultimo slancio verso il Mondiale».  Al titolo piloti si arriva con la punta unica o lasciando libera la coppia? E’ il caso di Senna-Prost per cui lei lavorava nell’ombra.
    «Dipende dai piloti che hai a disposizione. In Red Bull il problema neanche si pone, con Verstappen troppo più forte di Perez. Con compagni che possono essere messi a confronto, come oggi Hamilton-Russell o Leclerc-Sainz, il team principal deve sostenere chi è più in difficoltà, come un genitore col figlio più debole. Tanto, poi, nei momenti decisivi il fuoriclasse ha il guizzo in più e fa la differenza».  La ritroveremo team principal, magari nell’Audi?
    «Diventarlo in una squadra importante è il mio sogno (ride) anche se pensare alla Formula 1 sarebbe presuntuoso. Dal 2009 quando smisi di correre, ho vissuto una continua formazione, ma non è un assillo». 
    Sarà ancora nel panel giudicante della Formula 1?
    «Sì, in quattro o cinque gran premi. E’ un impegno che mi onora e mi coinvolge molto».  Il problema della direzione di gara è rimasto irrisolto dopo il caso Masi a fine 2021: manca la persona giusta o il nodo è il sistema?
    «Situazione difficile perché arriviamo da un lungo periodo in cui un uomo solo, Charlie Whiting, era al centro di tutto: direttore di gara, delegato per la sicurezza, referente di piloti e team principal… Scomparso lui, è andato in crisi il sistema: Laurent Mekies che avrebbe dovuto rimpiazzarlo è stato preso dalla Ferrari, Masi è finito sappiamo come. Wittich e Freitas erano i migliori disponibili, ma l’alternanza non può funzionare. Bisogna creare una panchina lunga perché il direttore di gara può solo crescere in quella stanza, non lo puoi reclutare all’esterno».  La convince questa Formula 1 che tra Miami e Las Vegas strizza l’occhio allo show?
    «Sì perché show non è un termine negativo: uno sport deve attrarre la gente, altrimenti non regge economicamente. Domenicali sta lavorando benissimo: esplora nuove strade ma rispetta il passato».  Dunque le piacciono le Sprint, che quest’anno raddoppiano (da tre a sei).
    «Molto: tengono in tensione per l’intero weekend, proprio come Q1, Q2 e Q3 hanno ravvivato ogni fase della qualificazione. D’altronde se mi piace una gara di 250 chilometri, perché dovrei storcere il naso a una di cento?»  Segue la serie Drive to Survive su Netflix?
    «Ho visto solo una puntata, ma riconosco che ha reso popolare una Formula 1 che amava mostrarsi incomprensibile. Esibire il dietro le quinte ha aperto a un pubblico nuovo, che è sempre benvenuto».  LEGGI TUTTO

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    Basta con l'odio online, la Fia lancia un'iniziativa

    TORINO – I leoni da tastiera non sono certo una novità e non si può ragionevolmente pensare che la Formula 1 sia esente da questo fenomeno. Però c’è un confine che non si può oltrepassare. Le minacce di morte – non è nemmeno il caso di dirlo – sono oltre questo confine. Molto oltre. L’anno scorso, dopo il controverso finale di Abu Dhabi, a riceverle fu Nicholas Latifi (e in molti sostengono che ne sia stato così toccato che il suo rendimento deludente quest’anno sia legato anche a questa pressione psicologica extra). Ora è la volta di Silvia Bellof, personaggio molto noto nel mondo della Formula 1, spesso nel collegio dei giudici di gara. A lei è toccato dopo Austin, perché qualcuno non ha gradito com’è stata gestita la vicenda della penalizzazione di Alonso. In passato, al tempo della diatriba che riguardò il duello tra Vettel (allora in Ferrari) e Hamilton (accadde in Canada) fu Emanuele Pirro a essere preso di mira.
    Se ne parlerà ad Abu Dhabi
    La misura è colma e la Fia ha deciso di muoversi. Il presidente Ben Sulayem ha avuto parole molto ferme: «Non è accettabile che una volontaria come Silvia o uno qualsiasi dei nostri commissari e ufficiali di gara sia oggetto di un tale odio. Negli ultimi anni anche alcuni membri del personale della Fia sono stati oggetto di molestie e messaggi di odio. Non c’è posto per questo nel nostro sport». Per questo verrà lanciata una campagna in occasione dell’ultima gara ad Abu Dhabi, che si chiamerà “Drive It Out”. «Abbiamo avviato un dialogo con le piattaforme dei social media e stiamo iniziando a lavorare con i governi». Anche il fronte Liberty media, insieme con le squadre, sta operando per ridurre questo fenomeno e ogni tipo di abuso (non solo online, ma anche dal vivo da parte dei tifosi). Una svolta, ci si augura, che ponga un argine a una fenomeno divenuto non più tollerabile.
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    MotoGP, Pirro su Bagnaia: “Merita il mondiale, è lui il più forte”

    VALENCIA – Un inizio di weekend soft a Valencia per Francesco Bagnaia, che dopo il diciassettesimo posto delle prime prove libere ha concluso la seconda sessione del pomeriggio in nona posizione dietro il rivale Fabio Quartararo. Per il collaudatore della Ducati Michele Pirro questa prima giornata non deve destare nessun allarme per la gara di domenica. “C’erano condizioni particolari – spiega a Sky Sport – anche vento, poi credo sia normale che dalla parte di Quartararo non c’è niente di perdere, al contrario di Pecco che è partito con calma, ma non credo ci siano problemi”
    “La svolta? Silverstone”
    Dopo essersi trovato addirittura in svantaggio di 91 punti dalla vetta, Bagnaia è stato autore di una seconda parte di stagione fenomenale. Secondo Pirro la svolta è arrivata in Inghilterra. “Pecco è sempre stato uno che se non partiva davanti o era veloce nelle prove poi non aveva tutto sotto controllo e un po’ si perdeva. A Silverstone non era velocissimo, ha vinto una gara di gruppo e da lì preso consapevolezza. Su tutte le voci riguardanti gli aiuti in casa Ducati – aggiunge – c’è da dire che Bagnaia merita il mondiale, è stato il più forte, il più veloce. Bisogna fare gli sportivi a 360 gradi, senza essere tifosi e dargli merito”. LEGGI TUTTO

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    Ducati segna il secondo gol e contrattacca su tutti i fronti

    TORINO – Il secondo tassello, quello più piccolo ma non meno importante, è al suo posto. Il terzo quasi, il quarto (e più agognato) dipenderà molto da quanto succederà domenica in Australia. Dopo aver incassato il terzo titolo mondiale Costruttori di MotoGP con largo anticipo, la Ducati festeggia quello italiano del suo factotum (collaudatore e wild card mondiale, titolare nel CIV) Michele Pirro, al quale basta un quinto posto in Gara-2 nel finale di Imola per conquistare il 9° trofeo personale, diventando il terzo pilota italiano più titolato dopo Giacomo Agostini (16 tricolori oltre ai 15 Mondiali…) e Tarquinio Provini (11).Contemporaneamente in Portogallo nella stessa categoria ma mondiale e sulla stessa moto, la Panigale V4 R alata che fa impazzire molti appassionati che le esibiscono anche in strada, Alvaro Bautista stoppa la rimonta del campione in carica Toprak Razgatlioglu (vincitore di Gara-1 e della Superpole Race) e con l’ennesimo capolavoro di gestione in Gara-2 (12° successo stagionale) si porta a +56 sul turco della Yamaha e +82 su Jonathan Rea (sempre terzo a Portimao) quando mancano tre round al termine (tutti fuori Europa: Argentina, Indonesia e Australia). Ma soprattutto lo spagnolo tornato di più solido e pronto a Borgo Panigale dopo il Mondiale “buttato” nel 2019 mette a tacere un po’ tutti.Anche in Superbike infatti va di moda sparare sulla Ducati, definita troppo superiore per la potenza e velocità di punta. Insuperabile, insomma. Solo che aspetto alla MotoGP, dove essendo prototipi non ci si può troppo appellare ai regolamenti per frenare i rivali (oddio, tra divieti ad ali e abbassatori in realtà gli avversari l’hanno già fatto…), tra le “derivate” (si chiamano così proprio perché lo spirito è correre con supermoto molto simili a quelle acquistabili in concessionario) invece è tutto un lamentarsi. «La Ducati è troppo avvantaggiata in rettilineo. Per il bene della Superbike tutte le moto dovrebbero avere la stessa potenza, anche attraverso una nuova regola» afferma Razgatlioglu, che come Fabio Quartararo chiede velocità alla Yamaha. «È frustrante, ma non ho mai pensato al Mondiale. Bautista sta gestendo meglio la situazione rispetto al 2019, ma la differenza la fa con il suo peso: lui 66 chili, io 84» accusa Rea, che vuole anticipare il limite di peso moto+pilota.Bautista (come la Ducati) ovviamente non ci sta. «Gli altri si lamentano delle nostre prestazioni? Sono Kawasaki e Yamaha a dovere migliorare, non noi ad essere penalizzati» ribatte lo spagnolo, che però ha anche un moto d’orgoglio personale. «Non è tutto merito della Ducati. In MotoGP vincono in tanti, in Superbike solo io» sostiene. Giustamente. Come Pecco Bagnaia, che continua a non volere (e i dirigenti Ducati dovrebbe smetterla di non fare chiarezza a proposito) aiuti di squadra e che da venerdì a Phillip Island andrà di nuovo all’attacco della leadership di Quartararo, che a tre gare dalla fine ha appena 2 punti di vantaggio ma un trent devastante contro. E addosso una frustazione ancora più forte. LEGGI TUTTO

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    MotoE: primi test per Ducati con Michele Pirro

    ROMA – La Ducati si prepara all’ingresso in MotoE a partire dal 2023. La casa di Borgo Panigale ha messo in pista il primo prototipo del veicolo pronto a gareggiare tra meno di due anni. Per l’occasione, il collaudatore Michele Pirro è salito in sella alla V21L, per dare le prime impressioni sulla moto. “Provare il prototipo della MotoE in pista è stato un grande stimolo, perché segna l’inizio di un capitolo importante della storia di Ducati” – ha detto il tester Ducati al termine della sessione in pista.
    Le parole di Pirro
    “La moto è leggera e ha già un buon equilibrio – ha poi aggiunto Pirro -. Inoltre, la connessione tra l’accelerazione nella fase di apertura e l’ergonomia è molto simile alla MotoGP. Se non fosse per il silenzio e per il fatto che in questo test abbiamo deciso di limitare l’erogazione della potenza al 70% della performance, potevo pensare di stare guidando la mia moto”. LEGGI TUTTO