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in TennisViktor Galovic si racconta, da tennista a direttore del Challenger di Verona. “Sogno un ATP 250”
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Viktor Galovic a Verona
Viktor Galovic è un nome assai noto agli appassionati italici della racchetta. Il croato da anni ha fatto base in Italia, navigando sul tour Pro con discreti risultati e vincendo a Recanati l’edizione 2017 del Challenger svolto nella città marchigiana. Il suo miglior risultato è del 2018, quarti a Gstaad, dove sconfisse tra gli altri Haase, allora n.38 del ranking. Risultati ottenuti in mezzo a tanti, troppi, problemi fisici.
Lo scorso luglio Galovic è stato costretto al ritiro per il persistere di problemi alla schiena ed all’anca, ma dopo aver appeso la racchetta al chiodo si è subito immerso in una nuova avventura, diventando il direttore del nuovissimo Challenger presso l’Associazione Tennis Verona disputato la scorsa settimana. Viktor ha organizzato con successo questa prima edizione del torneo, facendo tornare il grande tennis nella città scaligera dopo oltre 30 anni (si disputò un Challenger dall’88 al 90), ed ora non ha intenzione di fermarsi. Con la “Vk Events” ha idea di organizzare altri eventi simili in Italia già dall’anno prossimo.
Non è il solo ad aver fatto di recente questo passo. Arnaud Clement lavora al Challenger di Aix-en-Provence, Andres Gomez nella sua Guayaquil come Luis Horna a Lima, mentre Nicolas Escude dirige il torneo di Brest.
Galovic ha rilasciato una interessante intervista al sito dell’ATP, in cui parla della sua nuova avventura, iniziando da come è passato, in poco tempo, da giocatore e direttore di torneo.
“Negli ultimi anni stavo giocando un buon tennis sul tour, mi stavo divertendo, ma sono rimasto bloccato da un infortunio alla schiena e ho avuto ben quattro ernie, fino a dovermi operare all’anca. Ora ho quasi 31 anni, non voglio dover subire un altro intervento chirurgico, quindi ho deciso che era l’ora di fermarsi. Ho giocato il mio ultimo torneo a Todi lo scorso luglio. D’ora in avanti resterò nel mondo del tennis, ma in modo diverso, penso che finirò per divertirmi di più adesso rispetto a quando dovevo allenarmi e sudare tutto il giorno! Il torneo a Verona? In realtà è iniziato quasi per scherzo. Pensavo che fosse pazzesco che un club come questo di Verona (dove Galovic risiede da tempo, ndr) non abbia un Challenger. Per gioco ci siamo detti con un amico ‘Dai, contattiamo l’ATP e facciamolo’. È così che tutto è iniziato. L’idea mi frullava in testa all’inizio dell’anno, abbiamo iniziato a fine aprile, quindi non abbiamo avuto molto tempo per organizzare il tutto. Alla fine credo che siamo riusciti a fare uno dei migliori Challenger in Europa, siamo molto soddisfatti”.
L’impegno è stato importante, perché il tutto è nato letteralmente da zero. “Sono stato direttore del torneo, ma anche l’organizzatore. Con i miei tre colleghi abbiamo organizzato tutto dall’inizio, in pratica abbiamo fatto tutto questo dal niente. Abbiamo fatto un lavoro straordinario in pochi mesi. I campi sono completamente nuovi e abbiamo un ottimo hotel e ottimo cibo per i ragazzi. Avere una squadra che sa di cosa hanno bisogno i giocatori è importante per il risultato finale. Abbiamo coinvolto Elena Marchesini (co-fondatrice di MEF Tennis Events) per il player desk. Nei primi giorni abbiamo dovuto pensare a mille piccole cose, come spiegare ai ragazzi il corretto modo di pulire i campi, formare i raccattapalle e alcuni membri dello staff, ma non appena hanno saputo cosa fare, è andato tutto liscio, sono stati tutti bravissimi”.
Galovic sottolinea come l’esser stato giocatore l’abbia aiutato moltissimo nel nuovo ruolo. “Essere un ex giocatore aiuta molto. Conosco tutto ciò di cui i giocatori hanno bisogno. Ero io a lamentarmi a volte in alcuni Challenger… quindi abbiamo fatto di tutto per i giocatori che sono arrivati a Verona. Ad esempio, avremmo potuto prendere un hotel meno costoso, ma volevamo optare per il Crowne Plaza per rendere il soggiorno più confortevole. Con il personale del ristorante abbiamo spinto affinché il cibo fosse ottimo. Abbiamo messo delle luci sul campo centrale per migliorare l’atmosfera per il pubblico. Non ci aspettavamo di avere così tanta gente, già al martedì eravamo al completo. Le persone presenti dovevano essere vaccinate o avere dietro un test covid negativo, tutto si è svolto in grande sicurezza. La settimana ci ha aiutato, molta gente era in vacanza a Verona, quindi sono stati liberi dal lavoro e hanno scelto di venire al torneo. Inoltre erano passati 31 anni dall’ultima volta che Verona aveva ospitato un Challenger, c’era curiosità, ha funzionato anche la scelta di non richiedere un biglietto per l’ingresso”.
Proprio per attirare il pubblico, Viktor si è ispirato al 250 di Umag, un torneo che ogni sera diventa una sorta di “party”. “L’obiettivo principale era farlo sembrare simile al torneo ATP 250 di Umag. Abbiamo deciso che sarebbe stato un evento oltre al tennis, con ottimo cibo, musica e tennis. È un torneo di tennis, ma anche un grande evento per la città e la gente. Il campo centrale ha luci lampeggianti per creare l’ambiente da show, e dopo le partite abbiamo avuto feste nel club. Anche prima delle partite notturne abbiamo organizzato un’ora di aperitivo. Era interessante anche per coloro che sono venuti al torneo con la moglie e magari lei non era così interessata al tennis, ma in un contesto del genere ci si può divertire e restare per i concerti dopo che le partite sono finite”.
Il croato parla della sua nuova società e dei programmi, ambiziosi, per il 2022: “La nuova società di gestione, VK Events, per ora è focalizzata solo tennis, l’anno prossimo abbiamo in programma di organizzare tre Challenger. La cosa principale per noi è creare un evento, un’esperienza di intrattenimento, un torneo ideale non solo per chi vuol andare a vedere delle partite. L’anno prossimo proveremo ad andare al Lido di Venezia, e l’altro che stiamo cercando di fare è a Murano. Vogliamo anche fare qualcosa che nessuno ha fatto a Verona, ovvero portare qui un ATP 250. Nell’arena? Sarebbe un sogno”.
Galovic è molto coinvolto in questa nuova carriera, tanto che guarda avanti con fiducia, non rimpiangendo più di tanto gli anni da giocatore. “I miei ricordi sul tour? Non ho così tanti ricordi che mi vengono in mente dalle partite vinte. L’aspetto più bello della mia carriera Pro è che mi ha insegnato a gestire la pressione e a coinvolgere le persone per organizzare qualcosa. Mi ha insegnato molto perché il tennis è stressante. Viaggiare in aereo due volte a settimana è già uno stress e poi c’è lo stress in campo. Il tennis è una disciplina in cui risolvere i problemi è tutto, per questo mi ha aiutato molto a risolvere i problemi nell’organizzazione di un Challenger”.
Un progetto chiaro, ambizioso, partito assai bene visto l’enorme successo del Challenger di Verona da poco concluso. Holger Rune, il giovanissimo vincitore, continua a fare passi da gigante verso il grande tennis. Galovic ha esordito con altrettanta qualità da dietro la scrivania. Viste le nuove date ATP nate in Italia tra 2020 e 2021, chissà che il suo sogno non possa diventare realtà molto presto…
Marco Mazzoni LEGGI TUTTO0 Condivisioni
in TennisUn tour di 36 eventi Challenger e Futures sarà lanciato in America Latina (di Marco Mazzoni)
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La città di Conception, in Cile, ospiterà il primo nuovo Challenger
L’ATP sta seguendo una politica “prudenziale”, vista l’incertezza della pandemia ancora in corso, tanto che il calendario 2021 è stato rilasciato solo fino a tutto marzo, con possibili ulteriori spostamenti, cancellazioni e novità. Ancor più ristretta la lista dei Challenger, che si ferma a febbraio. Tuttavia qualcosa di importante si sta muovendo nel circuito minore, con una novità molto interessante in procinto di essere lanciata. Il collega argentino Sebastan Torok ne ha parlato sulle colonne de La Nacion: il 2021 vedrà la nascita di un circuito di 36 tornei in America latina (escluso il Venezuela, troppi problemi politici al momento per investire nel paese). È confermato il lancio di un nuovo torneo in Cile a Conception: nella bella località marina sarà organizzato un Challenger su terra battuta dal 15 febbraio. Questo sarà il primo evento di una serie di tornei nel continente, 12 Challenger, 12 ITF Futures (oggi chiamati M15) e 12 W15 (ITF femminili), con un Masters finale per i migliori del mini-tour.
L’iniziativa è nata grazie all’idea dell’ex giocatore argentino Horacio De La Pena (vincitore di 4 tornei e best ranking al n.31 nel 1987), da anni attivo in Cile con un’accademia da lui fondata e diretta. I tennisti latino americani da tempo sono in difficoltà per la scarsità di tornei nel continente, soprattutto quelli di seconda fascia necessari ad accumulare esperienza e punti per la scalata al “piano di sopra”. Una situazione che li costringe a lunghissime trasferte tra nord America, Europa o Asia, con altissimi costi e difficoltà logistiche che spesso scoraggiano all’avventura, ritardando o addirittura bloccando la crescita dei talenti della regione. Da questa considerazione è arrivata la spinta che ha portato De La Pena ad impegnarsi per costruire questo tour, che sta per esser lanciato grazie al sostegno economico del gigante Unilever (multinazionale titolare di 400 marchi tra i più diffusi nel campo dell’alimentazione, bevande, prodotti per l’igiene e per la casa).
Dopo una lunga serie di contatti in più paesi sud americani tra ex giocatori, club e associazioni, e visto che tutti concordavano sulla bontà dell’idea per rilanciare il movimento del continente, De La Pena ha presentato il suo progetto in Cile a un dirigente dell’azienda main sponsor dell’ATP 250 di Santiago, che aveva anche sponsorizzato – con enorme successo – l’esibizione di Roger Federer e Alexander Zverev nel novembre 2019. Pochi giorni dopo, De la Peña ha ricevuto la risposta che sperava: la divisione regionale di Unilever si farà carico del progetto e contribuirà con oltre un milione di dollari per finanziare il tour, che dovrebbe chiamarsi “Circuit Dove Men + Care South American Legion”.Trovata la copertura finanziaria, De la Peña ha iniziato a contattare i personaggi più influenti del settore in sud America per creare una sinergia e dirigere il tour, ottenendo un riscontro molto positivo all’ATP e presso l’ITF relativamente alle date.
I tornei partiranno su terra battuta – classica superficie in America latina, ma è allo studio la possibilità di organizzarne anche su altre superfici. La firma del contratto con Unilever dovrebbe essere di due anni, con l’intenzione di prorogarlo nel tempo. Inoltre, verrà aggiunto un accordo con la COSAT (South American Tennis Confederation) per istruire i giocatori su di un protolocco che regola la sicurezza nei tornei, ma anche istruzioni in merito alle politiche antidoping, scommesse, rapporti con la stampa e con gli sponsor.
L’intenzione è quella di creare un vero e proprio tour nei minimi dettagli, con una struttura che coordini gli eventi anche a livello di produzione e distribuzione dei contenuti, per dare più forza commerciale alla nuova realtà. Infatti pare sia stato creato un consiglio di amministrazione in cui, oltre a De la Pena, figurano il paraguaiano Camilo Pérez (presidente del COSAT), l’uruguaiano Rubén Marturet (vicepresidente), il brasiliano Guga Kuerten con la sua Fondazione, il capo dell’Associazione argentina di Tennis di Agustin Calleri e Mariano Zabaleta, Rafael Westrupp (presidente della Confederazione brasiliana del tennis), il colombiano Santiago Giraldo, l’ecuadoriano Nicolás Lapentti, il peruviano Luis Horna, il boliviano Hugo Dellien, l’uruguaiano Pablo Cuevas e l’argentina Mercedes Paz (capitano della squadra Billie Jean King Cup, ex Fed Cup), tra gli altri. Tutti personaggi ancora attivi e molto influenti, a conferire ulteriore credibilità al progetto.
Ancora non si conoscono i dettagli a livello di calendario degli eventi. Le scelte verrano effettuate tenendo conto degli aspetti geografici, per minimizzare spostamenti (e costi). Una serie di tornei dovrebbe svolgersi ininterrottamente in Argentina, Uruguay e Cile; e poi tra Colombia, Ecuador e Perù, quindi in Brasile. Stesso schema per i Futures: almeno due nella stessa sede in settimane consecutive, per ottimizzare la gestione sanitaria e mantenere le stesse persone (giocatori, staff). Pare sicuro che i primi eventi andranno in scena senza pubblico, in attesa di vedere gli sviluppi dei contagi nei vari paesi, visto che la presenza o meno degli spettatori dipenderà dalle decisioni dei governi locali.
Il progetto sembra quindi ben fondato, solido dal punto di vista economico e ben strutturato in tutta l’America latina. Esattamente quello di cui c’era bisogno per dare una spinta ai molti giovani promettenti del continente, ma in estrema difficoltà nel muovere i primi passi visti i costi elevati per sostenere lunghe trasferte.”I giovani tennisti argentini devono affrontare non solo la competizione globale, oggi durissima, ma anche la crisi economica nel paese, che ha messo in difficoltà tutti. Qualche anno fa era più facile trovare un club o uno sponsor locale che sosteneva la tua attività per qualche anno, e così riuscire a viaggiare con il tuo coach senza dover contare ogni spesa. E poi c’erano delle serie di tornei dove poter competere a buon livello per crescere di esperienza e racimolare punti. Oggi è diventato tutto assai più complicato” aveva dichiarato qualche tempo fa Jose Acacuso. Infatti nel passato in Argentina si svolgeva la “Copa Ericson”, con sette tornei Chellenger all’anno tra 1997 e 2001, e poi la Copa Petrobras, attiva con uno schema simile dal 2004 al 2011.
L’augurio è che il main sponsor creda nel progetto a lungo termine, per dare la continuità necessaria ai vari eventi per crescere e radicarsi nel tessuto sportivo dei vari paesi, ed allo stesso tempo permettere alle nuove generazioni di tennisti latini di giocare con continuità e crescere.
Marco Mazzoni LEGGI TUTTO