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    Gli organizzatori del torneo di Monte Carlo confermano che Novak Djokovic potrà giocare senza essere vaccinato

    Novak Djokovic classe 1987, n.2 del mondo

    A Novak Djokovic è stato impedito di giocare nei Masters 1000 di Indian Wells e Miami perché non vaccinato, ma il programma del numero due del mondo dovrebbe essere molto più semplice per la stagione europea sulla terra battuta. Per esempio, le porte si sono definitivamente aperte a Monte-Carlo, con il torneo monegasco che ha rivelato che non ci saranno più restrizioni, permettendo al serbo di giocare anche senza essere vaccinato.
    “L’allentamento delle misure sanitarie attuato dal governo francese a partire dal 14 marzo ci permette di informarvi che nessun certificato di vaccinazione sarà richiesto per accedere al Rolex-Monte Carlo Masters e che l’uso delle mascherine sarà consigliato solo in alcune aree del torneo che saranno indicate”, si legge in un comunicato dell’organizzazione del torneo.
    Ricordiamo che Djokovic è residente proprio a Monaco, quindi se nulla cambierà drasticamente, tutto indica che giocherà al Masters 1000 di Monte-Carlo, proprio come ci si aspetta che accada a Roma e Madrid. Tutto da confermare però all’approssimarsi di ogni torneo, tenendo conto dell’evoluzione della pandemia di Covid-19 e le regole di ogni paese. LEGGI TUTTO

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    Djokovic out anche a Miami. “Ho aspettato per vedere se qualcosa poteva cambiare sull’entrata negli USA”

    Novak Djokovic salta la trasferta americana

    Dopo Indian Wells, Novak Djokovic conferma l’impossibilità di giocare anche al 1000 di Miami. Il serbo ha scritto un breve post sui propri social, spiegando la situazione. Fermo sulla propria posizione contraria al vaccino, non può entrare negli USA, ma ha aspettato fino all’ultimo poiché le normative sono in continua evoluzione. Ecco le parole dell’ex n.1.
    “Nonostante sia iscritto automaticamente nei tabelloni di Indian Wells e Miami, sapevo, date le condizioni di ingresso negli Stati Uniti, che poter viaggiare lì sarebbe stato davvero complicato. Ho voluto aspettare per vedere se qualcosa poteva cambiare, dal momento che le normative internazionali in materia di Covid e permessi sono in continua evoluzione. Il CDC (Centro di controllo e prevenzione sulle malattie, ndr) ha confermato oggi che non ci saranno modifiche alle regole attualmente in vigore, il che significa che non potrò giocare negli Stati Uniti. So che i miei fan stanno aspettando di vedermi di nuovo in campo, spero di tornare presto in torneo così da poter giocare per loro. Buona fortuna a tutti quelli impegnati in questi grandi tornei negli Stati Uniti!”.

    While I was automatically listed in the @BNPPARIBASOPEN and @MiamiOpen draw I knew it would be unlikely I’d be able to travel. The CDC has confirmed that regulations won’t be changing so I won’t be able to play in the US. Good luck to those playing in these great tournaments 👊
    — Novak Djokovic (@DjokerNole) March 9, 2022
    Una spiegazione plausibile, ma resta un danno al torneo, visto che il sorteggio era già stato effettuato e la cancellazione last-second ha di fatto sbilanciato le teste di serie.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Novak Djokovic potrebbe essere multato e sospeso dal prossimo torneo se si ritirerà da Indian Wells senza avere problemi fisici

    Novak Djokovic classe 1987, n.2 del mondo

    Il numero due del mondo Novak Djokovic rimane nel tabellone dell’ATP Masters 1000 di Indian Wells nonostante sia in attesa di un permesso (molto improbabile in un paese dove non ci sono eccezioni mediche) per entrare negli Stati Uniti senza essere vaccinato. Il 34enne serbo potrebbe affrontare conseguenze negative per il fatto che ha ritardato il suo ritiro fino all’ultimo senza essere infortunato.
    Il regolamento ATP indica che essendo all’interno della top 10 mondiale e ritirandosi da un torneo dopo il limite senza alcuna giustificazione di infortunio verrà multato di 20.000 dollari e possibilità di essere interdetto alla partecipazione al torneo successivo, che in questo caso sarebbe l’ATP Masters 1000 di Miami, per il quale Djokovic non si è ancora ritirato nonostante si tenga proprio nello stesso paese. LEGGI TUTTO

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    Novak Djokovic ed il ritiro ad Indian Wells. Le due possibilità dopo il forfait

    Novak Djokovic classe 1987, n.2 del mondo

    Il numero due del mondo Novak Djokovic è presente formalmente nel main draw del torneo Masters 1000 di Indian Wells, ma la sua presenza nel torneo è altamente improbabile. Al 34enne serbo è vietato l’ingresso negli Stati Uniti perché non è vaccinato, quindi è importante capire cosa succederà se si ritirerà nei prossimi giorni. Ci sono due possibilità.
    Se si ritira prima che il primo ordine di gioco del main draw ATP sia noto (mercoledì sera)…– Djokovic è sostituito nel tabellone da Grigor Dimitrov, che diventa testa di serie– Dimitrov sostituito dal qualificato/lucky loser, che affronterà Tommy Paul al primo turno
    Se dovesse ritirarsi dopo che il primo ordine di gioco del tabellone principale ATP è noto (mercoledì sera)…– Djokovic verrà direttamente sostituito nel tabellone da un lucky loser, sbilanciando (ancora di più…) il main draw.
    Dichiarano gli organizzatori: “Novak Djokovic è nell’entry list del torneo e perciò oggi stato inserito nel tabellone. Al momento siamo in contatto con il suo team; in ogni caso, non è ancora stato deciso se parteciperà all’evento dopo aver ottenuto l’approvazione di ingresso nel Paese da parte del CDC [Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie]. Forniremo aggiornamenti quando ne sapremo di più.” LEGGI TUTTO

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    Novak Djokovic offre aiuto finanziario a Sergiy Stakhovsky per la guerra Russia-Ucraina

    Novak Djokovic classe 1987, n.2 del mondo

    Novak Djokovic ha scritto all’ex giocatore ucraino Sergiy Stakhovsky, che si è unito alle truppe per combattere l’esercito russo. “Sto pensando a te…, spero che tutto si calmi presto. Dimmi dove posso mandarti aiuto finanziario o qualsiasi altro tipo di aiuto”, ha scritto il serbo in una conversazione WhatsApp pubblicata dall’ucraino su Instagram. L’ex numero 31 del mondo aveva chiuso la carriera all’età di 36 anni dopo gli Australian Open prima di tornare a Kiev per poi arruolarsi. LEGGI TUTTO

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    Vajda: “Ero contrario ai giochi di Tokyo, lì abbiamo iniziato a separarci con Novak”

    Marian Vajda

    La separazione tra Novak Djokovic e Maria Vajda è uno dei fatti più importanti accaduti nel 2022 tennistico. Dopo i ringraziamenti di rito, lo slovacco ha parlato al media nazionale Sport.sk, spiegando il suo punto di vista sulla rottura con l’ex n.1 del mondo. Una frattura inaspettata che ha interrotto un percorso incredibile, fatto di 20 Slam e record inimmaginabili quando i due hanno iniziato a lavorare assieme. A detta di Vajda, la miccia che ha provocato la frattura è stata la decisione di Novak di giocare alle Olimpiadi di Tokyo, scelta che l’ex coach non ha affatto condiviso.
    “Abbiamo raggiunto un accordo ufficiale dopo le ATP Finals di Torino, anche se le cose si erano già guastate dopo la finale degli US Open contro Medvedev. Novak non è riuscito a vincere il suo 21esimo Slam e il Grande Slam nello stesso anno. Mi aveva promesso che sarebbe venuto a Bratislava per parlare con me e che in qualche modo avremmo finito tutto bene, ma ci sono stati momenti difficili e alla fine mi ha invitato a Torino dove abbiamo terminato il rapporto. Non era giusto che la decisione fosse comunicata nel corso dello scorso dicembre, piuttosto burrascoso, e con il suo viaggio sbagliato in Australia in seguito. Ma il giornalista Sasa Ozmo lo ha scoperto e pubblicato, quindi Novak non ha avuto altra scelta che rilasciare la nostra dichiarazione congiunta”.
    Ecco il passaggio in cui spiega i veri motivi dell’addio: “Le cose non andavano bene già da luglio. Agli US Open aveva esaurito gran parte delle sue forze dopo la fatica fatta alle Olimpiadi. Non ero favorevole alla sua partecipazione ai Giochi, i tempi erano troppo ristretti, troppo poco per prepararsi a vincere a New York visto lo sforzo psicofisico enorme che lo attendeva. Ovviamente ho capito il suo obiettivo, dare alla Serbia un oro. Questo ci ha portato a una frizione. E poi è arrivata la questione della non vaccinazione, il fatto che non giocherà molti tornei da non vaccinato e che ha già una squadra potente con Goran Ivanisevic a suo fianco. Dopo aver valutato tutte le circostanze, abbiamo deciso di comune accordo di interrompere la nostra collaborazione professionale”.
    Vajda è molto modesto quando gli chiedono sul proprio contributo ai successi di Djokovic: “Non è stato un percorso facile. Mi sono sempre fidato di Novak, devo dire che sono stato in grado di aiutarlo nella sua carriera e quindi c’è del mio merito nei suoi successi. È una soddisfazione enorme dopo tanto sacrificio. Anche se devo sottolineare che giocatori come lui non escono esattamente tutti i giorni. Oggi posso affermare di aver allenato il miglior tennista di sempre”.
    Si era scritto che Marian aveva scelto di lasciare Djokovic per starsene finalmente a casa dopo anni e anni sul tour. In realtà, dalle parole dello slovacco traspare la voglia di trovare un’altra sfida dopo una pausa: “Dopo tanti anni di viaggio, vuoi riposarti e trascorrere del tempo a casa. Ma so che non ci starò per sempre. Mi piacerebbe sperimentare qualcosa di nuovo più avanti, una nuova sfida con un altro giocatore, anche se l’asticella è molto alta. I migliori allenatori non sono sempre fortunati con i loro allievi. Lendl ha trionfato con Murray ma non si è adattato a Zverev o anche Agassi ha ottenuto quasi niente con Djokovic”.
    Vajda è sempre stato un porto sicuro per Djokovic. L’ha seguito per mano fin dai primi anni di carriera, assistendolo nel completamento tecnico (diritto e servizio, diventati colpi incredibili nel tempo) e agonistico. Da grande talento poco resistente nella lotta, Novak è diventato un muro, senza punti deboli, dominante. Il lavoro con il coach slovacco ha portato dividendi stellari. Vajda è stato certamente un coach attento e discreto, mai in prima pagina, dedito al lavoro e alla compattezza del team, accettando anche l’ingresso in squadra di personaggi ingombranti come Becker prima e Ivanisevic poi. È impossibile attribuire una percentuale della “mano del coach” ai successi di un giocatore, tuttavia appena Vajda vorrà rimettersi in pista, la sua esperienza, calma e serietà potrebbe far terribilmente comodo a tantissimi giocatori, giovani e non. Anche di casa nostra…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO