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    F1, riflettori sul futuro incerto di Max Verstappen e Lewis Hamilton

    Ultimamente un po’ in ombra, sbiadito da una vettura non sempre brillante e da eccessi di aggressività, Max Verstappen è però il pilota-protagonista della F1 attorno a cui ruota il maggior interesse in chiave futura. L’altro è Lewis Hamilton. Per entrambi la domanda è ricorrente: cosa fa… L’articolo F1, riflettori sul futuro incerto di Max […] LEGGI TUTTO

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    GP Bahrain F1 2020: Orari TV Sky e TV8, programma e diretta web

    Lewis Hamilton ha vinto il settimo titolo mondiale, raggiungendo così Michael Schumacher nella classifica di tutti i tempi, ma mancano ancora 3 gare prima di terminare questo campionato e la Formula 1 continua la sua trasferta in Medio-Oriente con il Gran Premio del Bahrain F1 2020.

    GP BAHRAIN F1 2020: ORARI TV
    Il Gp del Bahrain F1 2020 sarà trasmesso interamente dalle reti Sky, in diretta e in esclusiva per gli abbonati Sky Sport. Qualifiche e gara saranno visibili poi in chiaro, anche se in differita, sul canale TV8.
    Tuttavia potrete seguire la nostra diretta su CircusF1, dove avrete a disposizione tutti i tempi (Live Timing), il commento (scritto e in audio, grazie alla web radio LiveGp), le classifiche aggiornate minuto per minuto, le foto e molto altro.

    VENERDI’ 27 NOVEMBRE 2020
    ORA ITALIANA | Evento | Diretta TV* | Diretta Web
    12:00 – 13:30 | Prove Libere 1 | SKY Sport F1 HD | CircusF1 LIVE
    16:00 – 17:30 | Prove Libere 2 | SKY Sport F1 HD | CircusF1 LIVE
    * Prove Libere 1 e 2: nessuna differita su TV8

    SABATO 28 NOVEMBRE 2020
    ORA ITALIANA | Evento | Diretta TV* | Diretta Web
    12:00 – 13:00 | Prove Libere 3 | SKY Sport F1 HD | CircusF1 LIVE
    15:00 – | Qualifiche | SKY Sport F1 HD | CircusF1 LIVE
    * Qualifiche: differita TV8 ore 21.00. Prove Libere 3: nessuna differita su TV8

    DOMENICA 29 NOVEMBRE 2020
    ORA ITALIANA | Evento | Diretta TV* | Diretta Web
    15:10 – | Gara | SKY Sport F1 HD | CircusF1 LIVE
    * differita su TV8 alle 21:00

    GP BAHRAIN F1 2020: LA DIRETTA WEB, GRAZIE AL NOSTRO LIVE
    Anche quest’anno potrai seguire gratis e in tempo reale su CircusF1 la diretta di prove libere, qualifiche e gara con aggiornamenti in real time su ciò che avviene in pista e non solo.
    GP BAHRAIN F1 2020: IL CIRCUITO

    Nome: Bahrain International CircuitLocalità: Sakir, BahrainLunghezza: 5.412mNumero di curve: 15Giri: 57 con un totale di 308,238 kmPrimo GP: 2004Podio 2019: 1° Lewis Hamilton (MER), 2° Valtteri Bottas (MER), 3° Charles Leclerc (FER).

    GP BAHRAIN F1 2020: LE CARATTERISTICHE DELLA PISTA
    La pista costruita nel deserto presenta lunghissimi rettilinei e un secondo settore molto guidato, ma che presenta lo stesso un lungo rettilineo.
    Sarà molto importante la velocità di punta nei rettilinei, quindi vedremo vetture molto scariche di alettoni, ma il grip sarà recuperato con sospensioni più morbide che migliorano l’aderenza soprattutto sull’anteriore per mantenere la percorrenza nei lunghi curvoni. Al posteriore invece sarà importante la trazione per sfruttare le ripartenze dalle curve lente e in particolare bisogna citare curva 10, che ogni anno con la sua frenata mette a dura prova i piloti.
    Saranno presenti 3 zone DRS: la prima sul rettilineo principale, la seconda tra curva 3 e curva 4 e la terza tra curva 10 e curva 11.
    GP BAHRAIN F1 2020: LE SCELTE DI PIRELLI
    La Turchia ha rappresentato una grossa sfida per le gomme, poiché l’asfalto depositato poche settimane prima ha messo in crisi le mescole Pirelli che ormai aveva deciso di portare i set più duri. Questo week-end rappresenterà una nuova sfida per gli pneumatici, perché la pista del Bahrain, non solo si trova nel deserto e quindi è molto sporca, ma si correrà di notte quindi particolare attenzione alle temperature.
    La Pirelli ha deciso quindi di portare le mescole: C2 (Hard-Fascia Bianca), C3 (Medium-Fascia Gialla) e C4 (Soft-Fascia Rossa) e i set disponibili per i piloti saranno: 8 set di Soft, 3 set di Medium e 2 set di Hard.
    Queste saranno le stesse gomme che vedremo anche settimana prossima su questa pista, quando però si correrà con un layout di circuito completamente diverso.
    GP BAHRAIN F1 2020: ALBO D’ORO

    Maggior numero di Vittorie per pilota: Sebastian Vettel (4)Maggior numero di Vittorie per team: Ferrari (6)Maggior numero di Pole-Position per pilota: Sebastian Vettel (3)Maggior numero di Pole-Position per team: Mercedes e Ferrari (5)Maggior numero di Podi per pilota: Lewis Hamilton e Kimi Raikkonen (8)Maggior numero di Podi per team: Ferrari (14)

    GP BAHRAIN F1 2020: CURIOSITA‘Questa pista è stata la seconda ad ospitare una gara completa in notturna (2014) dopo il Gran Premio di Singapore (2008), ma soprattutto, la prossima settimana, quando si disputerà il secondo Gran Premio stagionale su questo tracciato, la pista verrà percorsa per la terza volta con un layout diverso dopo quello standard e quello endurance provato nel 2010.
    Su 15 Gran premi disputati hanno sempre vinto piloti che in carriera sono stati campioni del mondo oppure vice-campioni del mondo. Inoltre per 10 volte chi ha vinto il GP del Bahrain ha poi vinto il titolo quello stesso anno: Michael Schumacher (2004), Fernando Alonso (2005-2006), Jenson Button (2009), Sebastian Vettel (2012-2013), Lewis Hamilton (2014-2015-2019) e Nico Rosberg (2016). Mentre per 4 volte, chi ha vinto si è poi classificato al secondo posto in classifica quello stesso anno: Felipe Massa (2008), Fernando Alonso (2010) e Sebastian Vettel (2017-2018).
    Soltanto nel 2007 vinse Felipe Massa che poi quello stesso anno nella classifica finale si piazzò al 4° posto, mentre nel 2011 il Gran Premio fu annullato per motivi politici e di sicurezza.
    Kimi Raikkonen ha il maggior numero di podi su questa pista senza mai averci vinto e ha partecipato a 14 delle 15 edizioni disputate andando a podio ben 8 volte (57,14% dei GP disputati su questa pista). LEGGI TUTTO

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    Perché alla F1 servono i team privati: viaggio tra passato, presente e futuro

    Noi di CircusF1 abbiamo più volte toccato questo argomento. Un tema più che mai attuale: la presenza dei team privati in Formula 1.

    In questo articolo vogliamo toccare alcuni punti, tra storia ed attualità, e rilanciare un’idea di F1. E partiamo proprio dalle parole di Stefano Domenicali, il quale — lasciato l’incarico di Presidente ed Amministratore Delegato della Lamborghini — andrà a sostituire, dal 2021, Chase Carey nel ruolo di Presidente ed Amministratore Delegato della Formula 1.
    L’ex Team Principal Ferrari, tuttavia, ha debuttato nel peggiore dei modi. Le sue dichiarazioni di intenti, infatti, hanno lasciato perplessi i puristi della F1. Se da un lato è bene dare ai piloti piste migliori (e per migliori intendiamo più “da pelo” e vecchio stile), dall’altro occorre che la F1 contempli regolamenti tecnici che consentano una marcata libertà progettuale anziché vetture più simili tra loro.
    Un altro punto che la F1 dell’immediato futuro dovrebbe affrontare è il ritorno alle scuderie private. Per scuderie private intendiamo autentici team clienti i quali, eventualmente, possono provvedere ad elaborare ulteriormente la propria vettura.
    I massimi campionati a due e quattro ruote, laddove contemplino la presenza di scuderie ufficiali, consentono ancora oggi la presenza di scuderie clienti: dal World Endurance Championship alla MotoGP, passando per il World Superbike. Ed è proprio la MotoGP a costituire un esempio lampante circa la vitale importanza ricoperta dai team privati.
    In questo 2020, infatti, i team clienti hanno particolarmente brillato: Franco Morbidelli e Fabio Quartararo hanno portato al successo la Yamaha YZR-M1 del Petronas Yamaha SRT, Jack Miller e Francesco Bagnaia (Ducati Pramac Racing) e Johann Zarco (Ducati Esponsorama Racing) hanno sovente dato la paga alle Ducati Desmosedici ufficiali di Andrea Dovizioso e Danilo Petrucci, Takaaki Nakagami (Honda RC213V LCR Honda Idemitsu) ha sbaragliato le “ufficialissime” (e raramente competitive grazie al solo Alex Marquez) Honda Repsol di Alex Marquez e Stefan Bradl.
    La stessa KTM RC16 gestita dal Red Bull KTM Tech 3 è riuscita a vincere e a ben figurare grazie a Miguel Oliveira.
    Anche oggi, dunque, i team clienti possono recitare un ruolo da protagonista nella classe regina del Motomondiale. Anzi, è proprio la presenza dei team privati a tenere in vita campionati altrimenti circoscritti a poche unità ufficiali. Perché tutto ciò non può nuovamente verificarsi anche in Formula 1?
    È bene, pertanto, che FIA e Formula 1 aprano a veri team clienti, i quali possano acquistare telai e motori dai costruttori, grandi o piccoli che siano. Va da sé che il numero dei partecipanti al Mondiale di F1 debba essere allargato e liberalizzato.
    Possiamo solo immaginare: Mercedes, Renault e Williams, Aston Martin, Red Bull private, magari gestite da team di Formula 2 o da nuove entità. In tal senso, i più blasonati team di F2 potrebbero impegnarsi anche in F1. Si tratta di  autentici colossi quali DAMS, Prema Racing, Carlin, Hightech, ART Grand Prix, Sauber Junior Team by Charouz, UNI Virtuosi Racing, Trident, Campos Racing, team impegnati su più fronti e già legati alle scuderie presenti in F1.
    Tutto ciò, in passato, era realtà anche in F1. Non solo semplice presenza: i team privati vincevano, davano filo da torcere ai team ufficiali, facevano debuttare piloti divenuti, poi, campioni del mondo o mettevano a disposizione le proprie vetture a campioni già fatti.
    Tra i clienti più illustri vi è, senza dubbio, il team RRC Walker Racing Team. La compagine, fondata nel 1953 da Rob Walker, scrive memorabili pagine di motorsport. È, di fatto, la prima scuderia privata a vincere in F1. Tra gli Anni ’50 e ’60, la RRC Walker Racing Team è costantemente in lotta con le squadre ufficiali.
    Nel 1958, grazie a Stirling Moss e Maurice Trintignant, si aggiudica rispettivamente i GP di Argentina e Monaco. Le auto sono la Cooper T43-Coventry Climax gommata Continental e la Cooper T45-Coventry Climax gommata Dunlop. Nel 1959, è ancora Moss a regalare alla scuderia del Surrey due splendide vittorie: il campione senza corona trionfa, al volante della Cooper T51-Coventry Climax, in Portogallo (circuito del Monsanto) e in Italia (Monza).
    Dalle Cooper alle Lotus. Il RRC Walker Racing Team continua, tuttavia, a incantare. Moss, al volante della Lotus 18-Coventry Climax, fa suo il GP di Monaco del 1960. Moss cala il bis in quel di Riverside, in occasione del GP degli USA: vince e sbaraglia la concorrenza delle tre Lotus 18 ufficiali del Team Lotus, condotte da Jim Clark, John Surtees e Innes Ireland (2° al traguardo).
    Monaco 1961. Il GP inaugurale della nuova stagione non cambia le carte in tavola: la Lotus 18-Coventry Climax del RRC Walker Racing Team condotta da Stirling Moss (ora azionata dal 4 cilindri aspirato di 1500cc) trionfa sulle strade del Principato. In quel GP, presenti altre Lotus 18: le due ufficiali condotte da Clark e Ireland (non partito), le due del UDT Laystall Racing Team affidate a Cliff Allison e Henry Taylor (non qualificato) e quella della Scuderia Colonia condotta da Michael May.
    Il Nürburgring vede trionfare Moss e la sua fida Lotus 18/21-Climax del RRC Walker Racing Team. Siamo ancora nel 1961.
    Per tornare a vedere un team privato vincere un GP di F1 occorre attendere il 1968. Zandvoort, GP dei Paesi Bassi. Il Matra International di Ken Tyrrell sbaraglia la concorrenza grazie a Jackie Stewart e la Matra MS10-Cosworth DFV. Il team ufficiale, il Matra Sports, non tiene il passo della scuderia cliente inglese: Jean-Pierre Beltoise, al volante della MS11 spinta dal V12 Matra, giunge 2° alle spalle dello scozzese.
    Nel 1968, Stewart porterà al 1° posto la Matra MS10-Cosworth DFV in altre due occasioni: al Nürburgring e a Watkins Glen. In entrambi i GP, le Matra MS11 ufficiali condotte da Beltoise e Henry Pescarolo ne usciranno con le ossa rotta.
    Nel medesimo anno, inoltre, la scuderia Rob Walker/Jack Durlacher Racing Team torna al successo. Lo fa in occasione del GP di Gran Bretagna (Brands Hatch) grazie a Jo Siffert, vincitore al volante della privata Lotus 49B-Cosworth DFV. Una vittoria storica, canto del cigno di un team che, a fine 1970, chiude i battenti.
    Nel 1969, la compagine di Ken Tyrrell è campione del mondo. Quelle gestite dal team inglese sono le uniche Matra presenti, data la momentanea “pausa di riflessione” del team ufficiale francese. Quest’ultimo, infatti, rientrerà in F1 nel 1970 (Equipe Matra ELF). Dopo un 1969 trionfante ed uno Stewart straripante (le vetture sono le MS10, MS80, MS84), Matra e Ken Tyrrell si separano. Tyrrell vuole continuare ad impiegare il V8 Cosworth, Matra (nell’orbita Chrysler) cerca di imporre al team britannico i propri V12 in luogo dei V8 inglesi, di proprietà Ford. Si giunge al divorzio.
    Nel 1970, Ken Tyrrell passa ai telai March, quindi diventa egli stesso telaista; l’Equipe Matra ELF/Equipe Matra Sports, invece, impiegherà i modelli MS120, MS120B, MS120C e MS120C sino al 1972. Il risultato, tuttavia, non cambia. Il Tyrrell Racing Organisation piazza la sua March 701-Cosworth DFV al 1° posto in occasione del GP di Spagna (Jarama). In quella occasione, sono ben quattro le March 701 al via: le due del Tyrrell Racing Organisation affidate a Stewart e Johnny Servoz-Gavin, le due ufficiali del March Engineering affidate a Chris Amon e Jo Siffert, infine quella privata STP Corporation (scuderia fondata dal CEO di STP, Andy Granatelli) condotta da Mario Andretti.
    Le scuderie private resistono sino ai primi Anni ’80. La F1 “ecclestoniana” sancisce la morte delle scuderie private comunemente intese. Team privati — ossia non diretta emanazione di costruttori — hanno potuto continuare ad operare in F1, ma gestendo in esclusiva le monoposto fornitegli da un costruttore. È il caso, ad esempio, della BMS Scuderia Italia, team italiano che, a cavallo tra gli Anni ’80 e la prima metà degli Anni ’90, ha dapprima gestito le Dallara (1988-1992), quindi la Lola T93/30-Ferrari (1993), infine, nel biennio 1994-1995, le Minardi M93B, M194 e M195 sotto le insegne del Minardi Scuderia Italia.
    Altro esempio illustre è il Team Haas, scuderia che nel biennio 1985-1986 gestisce le Lola THL1-Hart e THL2-Cosworth V6 Turbo. 
    Tanti, inoltre, i campioni del Mondo di F1 che hanno militato in scuderie private, anche a carriera inoltrata e con già in tasca titoli iridati.
    Juan Manuel Fangio, dopo aver conquistato i suoi titoli iridati nelle più blasonate scuderie ufficiali dell’epoca, termina l’avventura in F1 con la Scuderia Sudamericana (1958, Maserati 250F) e, in occasione del suo ultimo GP (Francia 1958), al volante di una 250F iscritta personalmente.
    Mike Hawthorn debutta in F1, nel 1952, al volante della Cooper T20-Bristol del LD Hawthorn e AHM Bryde.
    Jack Brabham, nel 1956, iscrive a proprio nome una Maserati 250F al GP di Gran Bretagna; l’anno seguente (quando inizia a militare nel team ufficiale Cooper Car Company), partecipa al GP di Gran Bretagna al volante della Cooper T43-Climax del RRC Walker Racing Team.
    Tre i GP disputati nelle fila di team privati da Phil Hill: Francia 1958 (Maserati 250F, scuderia Jo Bonnier), USA 1960 (Cooper T51-Climax, Yeoman Credit Racing Team), Francia 1963 (Lotus 24-BRM, Scuderia Filipinetti).
    Da Phil a Graham. Un altro Hill campione del mondo con un trascorso in scuderie private. Nel 1970, “baffo” milita nel rinomato Rob Walker Racing Team/Brooke Bond Oxo Racing, portando in gara le Lotus 49C e 72C motorizzate Cosworth DFV. Anche lo stesso reparto corse fondato da Graham Hill — l’Embassy Racing with Graham Hill — è un team privato a tutti gli effetti: nel 1973 impiega la Shadow DN1, quindi il passaggio alla Lola T370 sino al 1975.
    John Surtees è un altro “world champion” impegnato in team privati. Nel biennio 1961-1962, milita nelle fila dello Yeoman Credit Racing Team (sponsor del Reg Parnell Racing), dapprima al volante delle Cooper T53-Climax, quindi delle Lola MK4 e MK4A-Climax.
    Anche Jochen Rindt può esibire una partecipazione ad un GP iridato al volante di una monoposto di un team privato: lo fa in occasione del GP d’Austria 1964. Il team è il ricorrente RRC Walker Racing Team, la vettura una Brabham BT11-BRM.
    James Hunt inizia la propria avventura in F1 in seno ad uno dei più stravaganti team privati di sempre, l’Hesketh Racing. Prima di trasformarsi in telaista, infatti, il team fondato da Lord Alexander Hesketh impiega i diffusi e sinceri telai March 731 (1973-inizio 1974).
    Nel 1975 è Alan Jones a debuttare in F1 grazie all’impegno di team privati. Il merito è dell’ex pilota Harry Stiller, il quale mette a disposizione una Hesketh 308-Cosworth per il futuro campione del Mondo australiano (Custom Made Harry Stiller Racing). Iconica la vettura inglese nella livrea blu notte con strisce bianche e rossa.
    Nelson Piquet si aggiunge a questa speciale lista. Nel 1978, il promettente brasiliano debutta in F1: oltre ai team ufficiali Ensign e Brabham, Piquet partecipa a tre GP al volante della privatissima McLaren M23 messagli a disposizione del team BS Fabrications.
    La Formula 1 va arricchita, non depauperata. Un arricchimento tecnico e sportivo che passa anche attraverso una rinnovata apertura agli autentici team privati. LEGGI TUTTO

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    F1, Mondiale di centro gruppo: in Turchia la Racing Point si prende la scena

    Nel weekend turco il midfield si è preso non poco la scena. Approfittando delle condizioni singolari in cui si sono trovati a correre i piloti nella tre giorni di Istanbul, le sorprese e i colpi di scena ci hanno regalato riscontri a dir poco inaspettati. Una su tutti la pole position targata Lance Stroll e Racing Point, spezzando così l’egemonia in qualifica dei tre top team nell’era turbo-hybrid. Parlando di top team, cinque delle sei monoposto hanno concluso in top ten. Nel mondiale di centro gruppo, che assegna punti escludendo proprio Mercedes, Red Bull e Ferrari, anche chi ha concluso in posizioni arretrate, ottiene quindi lunghezze utili.
    È proprio la scuderia di Mr. Stroll a mettere il luce le performance più brillanti, prendendosi la scena nelle fasi più importanti del fine settimana. Se infatti nelle sessioni di libere non erano state ottenute prestazioni interessanti, le condizioni di qualifica e gara hanno premiato i due piloti che si sono ben destreggiati in condizioni non proprio solite. Al sabato è emerso un ottimo Lance Stroll che ha compiuto un giro perfetto sul bagnato, ritrovando la pole che gli mancava dai tempi della F3. Si è ben adattato alle condizioni di bagnato, dove aveva già espresso il tuo talento in qualifica a Monza nel 2017, anche nei primi due terzi di gara, dove dopo una buona partenza ha mantenuto la leadership e costruito un solido gap sul compagno Sergio Perez. La scelta di farlo sostare ai box per sostituire le intermedie non lo ha aiutato, in quanto dopo la sosta non è più riuscito a ripetere le stesse performance della prima parte di gara. La squadra ha tenuto a precisare però come un danneggiamento alla parte inferiore destra dell’ala abbia causato un degrado anomalo dello pneumatico anteriore. Situazione differente invece per il Messicano, che dopo aver sopravanzato Max Verstappen in partenza, ha mantenuto la seconda posizione fino alla bandiera a scacchi, gestendo alla perfezione le gomme e tenendo alle proprie spalle i due arrembanti Ferraristi.
    Arrivano buoni segnali anche da casa McLaren, dopo che al termine della qualifica i riscontri non erano stati così incoraggianti. Un assetto forse volto più al regime di GP, non ha aiutato i piloti al sabato, quando non erano riusciti a piazzare le loro macchine in Q3. Carlos Sainz al termine della gara si è poi detto soddisfatto per il passo mantenuto, un ottimo start gli ha permesso di guadagnare diverse posizioni nelle prime fasi gara. Un buon ritmo gli ha poi consentito di arrivare alla bandiera a scacchi a ridosso delle Ferrari, non lontano quindi dal podio generale. Anche Lando Norris può dirsi soddisfatto, perché dopo una partenza dalle retrovie che non lo ha favorito, ha preso il ritmo e recuperato terreno, un ritmo culminato con la conquista del giro veloce assoluto in gara.
    È accaduto invece l’opposto in casa Renault che dopo un buon sabato, dove il team transalpino aveva raggiunto l’ultima fase della qualifica con entrambe le monoposto, non ha capitalizzato il risultato alla domenica. La partenza ha in parte condizionato la loro gara. Daniel Ricciardo dopo un buono spunto iniziale ha colpito la monoposto del compagno Esteban Ocon in curva 1, nell’intento di evitare la W11 di un Lewis Hamilton protagonista di un ottimo scatto al via. Il francese, finito in testacoda, si è trovato a dover ricostruire la sua gara dal fondo della griglia. Protagonista di un testacoda anche Ricciardo, nella seconda parte di gara, dove si è trovato a faticare non poco con le gomme intermedie.
    È accaduto qualcosa di molto simile anche all’Alfa Romeo Racing che dopo aver brillato in qualifica, disputando la migliore della stagione, con una doppia qualificazione per il Q3, ha avuto non poche difficoltà alla domenica. Antonio Giovinazzi, fortunato per essere riuscito a piazzarsi in griglia dopo essere finito in ghiaia nel giro di uscita dai box, ha dovuto parcheggiare la sua C39 a bordo pista dopo pochi giri per un problema al cambio. Kimi Raikkonen ha invece faticato nel suo secondo stint di gara, ovvero quando è passato dalla gomma wet all’intermedia.
    Dopo gli ottimi riscontri di Imola, è stato invece un weekend anonimo per l’AlphaTauri. Il team faentino ha infatti faticato ad interpretare le condizioni di bagnato, non riuscendo ad ottenere buone performance, a discapito di un venerdì in cui entrambi i piloti si erano piazzati fra i primi dieci della griglia nelle due sessioni di libere.
    Classifica piloti
    Daniel Ricciardo Renault 217
    Sergio Perez Racing Point 197
    Lando Norris McLaren 174
    Carlos Sainz McLaren 150
    Lance Stroll Racing Point 140
    Pierre Gasly Alphatauri 133
    Esteban Ocon Renault 109
    Daniil Kvyat Alphatauri 92
    Kimi Raikkonen Alfa Romeo Racing 52
    Antonio Giovinazzi Alfa Romeo Racing 35
    Nico Hulkenberg Racing Point 28
    Kevin Magnussen Haas 24
    Romain Grosjean Haas 24
    George Russell Williams 21
    Nicholas Latifi Williams 18
    Classifica costruttori
    Racing Point 365
    Renault 326
    McLaren 324
    Alphatauri 225
    Alfa Romeo Racing 87
    Haas 48
    Williams 39
    Classifica giri più veloci
    Daniel Ricciardo Renault 5
    Lando Norris McLaren 3
    Carlos Sainz McLaren 2
    Lance Stroll Racing Point 1
    Nicholas Latifi Williams 1
    Romain Grosjean Haas 1
    Pierre Gasly Alphatauri 1 LEGGI TUTTO

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    1950-2020: le auto più vincenti della storia della Formula 1

    XVI Bahrain Grand Prix, I Sakhir Grand Prix, XII Abu Dhabi Grand Prix: sono questi gli ultimi tre appuntamenti che decreteranno la fine di questa strana ma interessante stagione di Formula 1. Un campionato che, come accade ininterrottamente dal 2014, ha visto trionfare la Mercedes.
    Lewis Hamilton centra il suo settimo sigillo, eguagliando, così, Michael Schumacher; parimenti, la Mercedes conquista il suo settimo titolo Costruttori consecutivo.
    Sinora, la Mercedes F1 W11 — monoposto azionata dalla power unit Mercedes M11 EQ Performance — ha ottenuto 12 vittorie (10 Hamilton, 2 Bottas). Un bottino a dir poco eccelso, considerati i “soli” 17 Gran Premi in calendario. Un dominio che, nelle ultime 3 gare, può essere ulteriormente amplificato: la F1 W11, infatti, può facilmente raggiungere quota 15 vittorie.
    Quali sono, dunque, i modelli di vetture Formula 1 più vincenti nella storia?
    Al primo posto, con 19 vittorie complessive, troviamo ancora una Mercedes. L’anno è il 2016, la vettura in questione è la Mercedes F1 W07. La vettura, nata sotto la direzione tecnica di Paddy Lowe ed azionata dalla power unit PU106C, consente a Nico Rosberg e Lewis Hamilton di dominare la stagione. Rosberg — campione del Mondo — ottiene 9 vittorie, Hamilton 10. Si tratta dell’ultima monoposto iridata prima dell’introduzione dei nuovi regolamenti tecnici entrati in vigore nel 2017.
    Una vettura pressoché perfetta, priva di punti deboli, la quale consente ai due alfieri del Mercedes AMG Petronas F1 Team di marcare punti in ogni gara, salvo tre battute d’arresto: il doppio zero a seguito della collisione al via tra Rosberg ed Hamilton (GP di Spagna) e lo zero marcato dall’inglese in Malesia (rottura motore).
    Al secondo posto, con 16 vittorie, troviamo tre monoposto che hanno scritto la storia della F1: la McLaren M23, la Mercedes F1 W05 e la Mercedes F1 W06.
    La McLaren M23 costituisce un lampante esempio di monoposto F1 longeva. Facilmente adattabile ai vari — ma sufficientemente stabili e, soprattutto, liberi e snelli — regolamenti tecnici, la M23 debutta in occasione del GP del Sudafrica del 1973. Disegnata da Gordon Coppuck, fa il proprio esordio in quel di Kyalami nelle fila dello Yardley Team McLaren affidata a Denny Hulme: pole-position e 5° posto in gara. Le prime vittorie arrivano già nel 1973: Hulme trionfa ad Anderstorp, Peter Revson a Silverstone e Mosport Park.
    Nel 1974, grazie alla M23 spinta dall’altrettanto celeberrimo Cosworth DFV (V8 di 90°, 3000cc, aspirato), la McLaren conquista i suoi primi titoli Piloti e Costruttori. Emerson Fittipaldi — vittorioso in tre GP — si laurea campione del Mondo. Il bis arriva nel 1976. La M23, aggiornata e profondamente modificata in alcune aree, consente a James Hunt (6 vittorie) di laurearsi campione del Mondo.
    La sedicesima ed ultima vittoria della M23 si concretizza in occasione del GP USA Est 1976: James Hunt trionfa a Watkins Glen. Con l’introduzione dei nuovi modelli McLaren tra il 1977 ed il 1978, la M23 viene destinata soprattutto ai team privati, quali il Chesterfield Racing, l’Iberia Airlines e il Centro Aseguredor F1 (team facenti capo a Emilio De Villota), il Liggett Group/B&S Fabrications (poi BS Fabrications), il Melchester Racing. L’ultima apparizione della M23 in F1 è datata 10 settembre 1978: a Monza, è Nelson Piquet a portare in gara la M23-Cosworth DFV iscritta dal BS Fabrications.
    Appaiate a 16 vittorie vi sono anche le Mercedes F1 W05 e F1 W06, rispettivamente risalenti al 2014 e 2015. Sin dagli albori della nuova era delle motorizzazioni V6 di 1600cc Turbo-ibride, la Mercedes ha imposto il proprio dominio tecnico. La F1 W05, spinta dalla power unit PU106A, si dimostra vettura pressoché impareggiabile: Hamilton vince 11 GP, Rosberg 5. Hamilton e Rosberg si rivelano straripanti anche nel 2015, al volante della rinnovata F1 W06-Mercedes PU106B. L’inglese trionfa in 10 GP, il tedesco in 6, a testimonianza di una supremazia tecnica merito di una monoposto eccelsa ed equilibrata sotto ogni profilo.
    A quota 15 vittorie troviamo altre iconiche vetture: la McLaren Mp4/4, la Ferrari F2004 e la Mercedes F1 W10. La McLaren Mp4/4 è, senza dubbio, tra le monoposto di F1 più significative di tutti i tempi. Bellissima, tecnicamente perfetta. Progettata da Gordon Murray e Steve Nichols, è azionata dall’Honda RA168E (V6 di 80°, Turbo, 1500cc). Ayrton Senna ed Alain Prost dominano in lungo e in largo la stagione 1988: su 16 GP in calendario, 15 sono vinti dalla Mp4/4-Honda (7 Prost, 8 Senna).
    La Ferrari F2004 è artefice di una annata storica: la vettura di Maranello, tra le massime espressioni dell’era Ross Brawn e Rory Byrne, domina la stagione: Michael Schumacher si aggiudica 13 GP su 18 in calendario, Rubens Barrichello trionfa a Monza e in Cina. Siamo all’apice dell’era dei V10 aspirati di 3000cc ed il Ferrari 053 rappresenta uno dei migliori compromessi tra potenza ed affidabilità.
    15 trionfi anche per la Mercedes F1 W10. È cronaca di questi anni, di questi mesi. Si tratta, infatti, della monoposto campione del Mondo 2019. 11 vittorie Hamilton, 4 Bottas e la doppietta (l’ennesima) è servita.
    A quota 14 vittorie troviamo altre tre vetture altamente rappresentative: la Ferrari 500, la Lotus 25 e la Ferrari F2002.
    Con la Ferrari 500 si ritorna al biennio 1952-1953, quando il Mondiale Piloti viene assegnato con le vetture di Formula 2. Alberto Ascari firma una storica doppietta iridata, dimostrandosi il miglior interprete di questa splendida vettura. Il campione italiano, infatti, si aggiudica 11 vittorie al volante della Ferrari 500 tra il GP del Belgio 1952 ed il GP di Svizzera 1953. Piero Taruffi, Mike Hawthorn e Giuseppe Farina sono i nomi (illustri) degli altri autori di vittorie al volante della mitica 500, partorita dal sommo ingegno di Aurelio Lampredi.
    Con la Lotus 25, invece, si torna ai mitici Anni ’60. È in questi anni che nasce ed esplode il mito di Colin Chapman, della sua Lotus e di Jim Clark. La Lotus 25, nella fattispecie, incarna la pura essenza della autentica Formula 1: una vettura tecnicamente all’avanguardia, emulata e ammirata, longeva, sempre competitiva. La Lotus 25 debutta in occasione del GP dei Paesi Bassi del 1962, condotta da Clark. La prima vittoria arriva già sul circuito di Spa-Francorchamps.
    Nel 1962 sarà Graham Hill ad imporsi al volante di un’altra monoposto mitica, la BRM P57. Ma è la Lotus 25, tuttavia, a sbalordire. Nel 1963, Clark monopolizza il campionato: 7 vittorie in 10 gare in calendario! Nelle mani di Jim Clark, La Lotus 25 — azionata dal V8 Coventry-Climax (siamo nell’era dei 1500cc aspirati) — non ha rivali. Sarà, infatti, il pilota scozzese il solo a portare al successo la iconica Lotus 25.
    Nel 1964, la Lotus 25 inizia ad essere affiancata dalla nuova Lotus 33. Il Team Lotus non è la sola scuderia ad usare il modello 25: dopo il Brabham Racing Organisation nel solo GP di Monaco 1963, ecco aggiungersi il Reg Parnell Racing, compagine che impiegherà le Lotus 25 motorizzate BRM P56 (dal 1966, la cilindrata di questi V8 è maggiorata sino a 2000cc, in ogni caso 1000cc in meno rispetto ai “canonici” 3000cc aspirati in vigore a partire dal 1966) sino al GP d’Olanda del 1967. L’ultima vittoria della Lotus 25 risale al GP di Francia 1965: in quell’occasione, sul tracciato di Clermont-Ferrand, è ancora Jim Clark ad imporsi.
    14 trionfi anche per la Ferrari F2002, monoposto che ha segnato un’epoca: quella di Michael Schumacher e di annate letteralmente dominate dal Cavallino. La F2002, tuttavia, debutta (affidata al solo Schumacher) in occasione del GP del Brasile, terzo GP dell’anno. In Australia e Malesia, infatti, la Ferrari schiera ancora la valida e vincente F2001.
    Affidata a Schumacher, la F2002 trionfa in 10 occasioni; Barrichello, dal canto suo, fa suoi 4 GP, tra cui il GP d’Italia a Monza.
    Williams, Red Bull e Renault sono scuderie — ancora attive — che possono vantare un invidiabile curriculum.
    La Williams più vincente è la FW18, a quota 12 vittorie. È il 1996: Adrian Newey e Patrick Head sfoderano la FW18. Azionata dal V10 di 67° Renault RS8 (3000cc aspirato), questa monoposto consente a Damon Hill di vincere il titolo Piloti. Il figlio d’arte inglese si aggiudica 8 Gran Premi, il debuttante Jacques Villeneuve (vicecampione), invece, trionfa in 4 occasioni.
    La Red Bull con più successi all’attivo è la RB9: 13 trionfi per la monoposto curata da Adrian Newey. Siamo nel 2013. Sebastian Vettel, al suo quarto e sinora ultimo titolo iridato, impone un dominio imbarazzante. Vince 13 GP dei 19 in calendario; ben 9 le vittorie consecutive (dal GP del Belgio al GP del Brasile). Ad azionare la vettura, l’ultimo V8 di 90° aspirato di 2400cc iridato: il Renault RS27-2013.
    Renault, infine, piazza due sue auto a quota 8 vittorie: sono la R25 e la R26, rispettivamente risalenti al 2005 e 2006. Stiamo parlando, pertanto, delle monoposto grazie alle quali Fernando Alonso ha conquistato i suoi due titoli Piloti.
    La R25 è azionata dal V10 aspirato Renault RS25, ultimo 10 cilindri iridato di F1 prima dell’era dei V8. Alonso si impone in 7 GP, Giancarlo Fisichella in un solo GP, al debutto in Australia. La R26, invece, inaugura la stagione dei V8 di 90° aspirati di 2400cc, era terminata nel 2013. Nata ancora sotto la direzione tecnica di Robert Bell, la R26 si aggiudica 7 corse con Alonso ed una con Fisichella.
    Dal 2021, si riapre la caccia al record di vittorie detenuto dalla Mercedes F1 W07. E con ben 23 GP in calendario, la Mercedes ed i suoi più accreditati avversari possono cercare di scalfire tale primato.
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