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    Peugeot, hypercar in cantiere per la 24 Ore di Le Mans 2022

    A volte ritornano. E se ritornano, non ritornano per partecipare, come avrebbe desiderato il loro connazionale De Coubertin. La storia di Peugeot nel motorsport, parla chiaro: quando corrono, quelli del Leone, lo fanno per vincere e se non ci riescono – cosa peraltro rara – ci vanno sempre molto vicino. Ora poi che hanno al comando un manager- pilota come Carlos Tavares, c’era solo da capire quando sarebbe scattato il piano “back on the track” dopo quello “back on the race” e non a caso sarà proprio Tavares a dare il via all’edizione 2020 della 24 Ore di le Mans, rinviata a settembre e senza pubblico, causa Covid-19.
    Primo teaser dell’hypercar
    In un mondo, quello dell’Endurance, dove ancora non c’è grande chiarezza sulle regole complessive, Peugeot torna a correre a rivendica l’esperienza e il grande palmares (tre vittorie 1992, 1993 e 2009) e sfrutta proprio il palcoscenico di Le Mans per annunciare il suo ritorno, non più insieme alla Rebellion, ma con il suo storico partner, Total.
    Ancora è tutto molto fumoso, ma qualcosa si comincia a intravedere. Intanto l’anteriore e il posteriore, evidenziati dal percorso luminoso che vale come firma ed evidenzia alcune forme, qualche colore della nuova libera di Peugeot Sport, verde acido e nero, parte del design ma si sa poco o niente di tutto il resto.
    210 anni di storia e di vittorie
    Però colpisce la soddisfazione e la gioia del management, rappresentato dal CEO, Jean Philippe Imparato che proprio sulla pista de la sarte ha spiegato il senso di questa sfida rinnovata.
    “Le Mans è il Santo Graal delle corse, una pista fantastica, il primo motivo per cui siamo tornati. L’altro è il team che stiamo costruendo insieme a Total, con cui collaboriamo da 25 anni. Infine il rispetto dovuto alla nostra storia, alle nostre tre vittorie ottenute qui. E noi sappiano quanta fatica, quanto lavoro e sudore ci sono voluti per vivere la gioia di quelle lacrime”.
    Una storia lunga, visto che quest’anno Peugeot compie 210 anni, di cui almeno 100 passati a progettare e migliorare il motorsport:
    “Da Indy a Le Mans, dal Mondiale Rally alla Dakar fino alla Pikes Pike – continua Imparato – noi ci siamo sempre. Ma dietro al programma endurance c’è molto di più, c’è una filosofia nuova. Quella che integra le esperienze sportive ai modelli di serie. Partecipare alla categoria LMH unisce infatti l’identità, le tecnologie e le caratteristiche delle auto di serie che produciamo Con questo impegno, Peugeot apre un nuovo capitolo, quello che racconta il nuovo concetto di neo performance, figlio il Peugeot Sport Engineering che qui a Le Mans presentiamo con il primo concept di un’intera gamma, la 508 Sport Engineering. Torniamo alle gare di durata perché abbiamo l’opportunità di lavorare nello sport in modo diverso, grazie alla nostra tecnologia ibrida. Peugeot Sport cambia la sua identità e lancia il brand di veicoli elettrificati ad alte prestazioni e questo programma endurance ci consente di integrarci perfettamente nel concetto di transizione energetica, coniugando le alte performance a emissioni di CO2 molto basse (43 g/km ndr)”.
    I dettagli noti
    Tornando alla macchina, quel poco che si sa, lo spiega Olivier Jansonnie, direttore tecnico di Peugeot Sport WEC.”L’auto sarà a trazione integrale e, come da regolamento, avrà un motore elettrico della potenza massima di 200 kW sull’assale anteriore. La potenza totale sarà identica a quella di un’auto termica al 100% a 2 ruote motrici (500kW, circa 680 cv) che sarà distribuita tra i 2 assi. Rispetto a quanto attualmente c’è in LMP1, la vettura sarà più pesante in modo da essere compatibile con i veicoli stradali, oltre che più lunga (5 metri contro 4,65 metri) e più larga (2 metri contro 1metro e 90 cm)”.
    E qui sta il vantaggio che ha convinto, tra tutte le altre cose, a tornare in pista, ad accettare la sfida e la scommessa.“E’ un regolamento diverso, perché il WEC ha un Balance of Performance che regola le prestazioni. Pone sicuramente dei limiti, ma lascia anche spazio a molte possibilità tecniche nel nostro sviluppo, in particolare sul design generale, a patto che non venga superata una certa efficienza aerodinamica complessiva. Tutto ciò verrà verificato in galleria del vento con un modellino in scala 1:1 per rispettare anche anche il BoP, Ad oggi abbiamo definito parte del concetto aerodinamico, è stata decisa la struttura del motore e abbiamo scelto la funzionalità del sistema ibrido e il suo design fondamentale. Ci restano ancora diversi passi da compiere prima del nostro debutto nel 2022; parlo di studi, produzione di prototipi e, infine, la verifica al banco e in pista”.
    Opportunità storica
    Matthias Hossann, Direttore del design Peugeot, commenta: “La nuova categoria Le Mans Hypercar offre un’opportunità storica e senza precedenti alle squadre di lavorare sul design. Il regolamento risponde pienamente alla necessità e alla voglia di Peugeot di incarnare la sua visione del futuro nella sua prossima vettura da competizione: quella delle prestazioni elettriche. Il look dei veicoli non sarà più solo il risultato delle prove in galleria del vento, avremo uno spazio dedicato per creare un prodotto unico e iconico, che combina prestazioni ed espressività. Intendiamo sfruttare al massimo lo spazio di manovra offerto e siamo molto entusiasti di questo progetto! Siamo attualmente nella fase di pre-progettazione, quella degli studi e dell’ideazione. Abbiamo discusso diverse possibilità di regolamentazione con Peugeot Sport per assicurarci di essere pienamente consapevoli di ciò che è permesso fare e cosa no. Il resto del progetto sarà realizzato in stretta collaborazione tra le squadre di lavoro. Questi disegni che vedete sono le prime bozze di progetto che ci aiuteranno a individuare i segmenti importanti su cui dobbiamo concentrarci. I tre artigli e i colori sono simboli che vogliamo produrre sulla nostra Hypercar, una firma che si trova già nei fari dei mezzi di serie che produciamo e che vogliamo riproporre in gara”. LEGGI TUTTO

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    Mercedes, il garage di Roger Federer parla tedesco

    Un infortunio non gli ha permesso di essere presente agli Internazionali BNL d’Italia, ma Roger Federer, attuale numero 4 al mondo, è riuscito comunque a essere “presente” al Foro Italico della Capitale. In maniera abbastanza buffa: durante la sfida dei quarti di finale tra Novak Djokovic e Dominik Koepfer, l’arbitro ha infatti assegnato un game al tennista serbo esclamando però “Game, Federer”, attirando le risate dei presenti e la rabbia di un visibilmente infastidito Djokovic.
    Ma, al di la di game e set tennistici, Federer potrà consolarsi della mancata presenza al torneo romano a bordo di una delle sue Mercedes. Sì, perché lo svizzero, uno degli sportivi più pagati al mondo, è ambasciatore nel mondo del Marchio di Stoccarda. Uno status quo che gli permette in pratica di neanche dover acquistare un’auto, dato che ogni sei mesi Mercedes-Benz gli fornisce un nuovo modello.
    E così, Federer ha potuto costruirsi una collezione di supercar targate Mercedes caratterizzata da eleganza, sportività, tanti cavalli e prezzi elevati. Ecco le sue preferite, più una piccola ma potente eccezione. LEGGI TUTTO

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    Abarth 595 Monster Energy Yamaha, passerella a Misano con Valentino

    Il motore turbo benzina, 165 cavalli dall’1.4 litri, buoni per prestazioni da hot-hatch con i 6,5 kg/cv del rapporto peso potenza, è l’elemento comune a entambe le auto. In un corpo vettura ultracompatto. Abart 595 Scoropioneoro e Abarth 595 Monster Energy Yamaha interpretano in modo diverso la sportività, esclusiva per la tiratura limitata dei 2.000 esemplari per ciascuna versione.

    Sfumatore da MotoGP per una citycar sportiva
    Da un lato c’è l’incarnazione della performance nello stile, il richiamo alla collaborazione con il team Yamaha di MotoGP, che va avanti dal 2015 e nell’ultima nata dello Scorpione ha il graffio Monster Energy sul cofano motore, le grafiche e colori ispirati alla M1 di Rossi e Vinales.
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    Poggia su ruote da 17 pollici, dietro i quali si fa spazio un impianto frenante di serie con dischi anteriori forati, da 284 mm di diametro – abbinati ai 240 mm posteriori –. Non si esaurisce nel look esterno la personalizzazione esclusiva Monster Energy Yamaha, visti i sedili sportivi specifici, in tessuto con finiture blu e logo Monster e Yamaha ricamato sui poggiatesta.
    Dal volante, basta un tocco al tasto Sport e cambiano le mappaturelegate alla risposta del servosterzo, dell’acceleratore, l’erogazione della coppia e la tonalità dello scarico Record Monza. Dal volante, in alternativa al cambio manuale 6 marce, si può guidare con le palette del sequenziale.
    Il focus sulla tecnica motoristica porta a dire delle molle e ammortizzatori Koni, del tipo FSD, mentre in chiave connettiivtà, il sistema Uconnect HD con schermo da 7 pollici offre l’interfaccia Apple CarPlay e Android Auto, inoltre, la possibilità di analizzare la prestazione con l’Abarth Telemetry.
    Infotainment: caratteristiche
    Infotainment che, su Abarth 595 Scorpioneoro replica la dotazione, introduce l’impianto Beats da 480 watt, e interpreta il tema in un’ottica differente. Il richiamo è maggiormente rivolto allo stile, a un oggetto di culto tra gli appassionati, come la A112 Gold Ring: 150 esemplari nel 1979, ricercatissima.
    595 Scorpioneoro, sportiva e sinuosa
    L’eleganza sportiva è nella colorazione Nero Scorpione (sebbene si possa optare anhce per un Blu Podio, Grigio Record o Bianco Gara) abbinata ai cerchi da 17 pollici color oro, anche qui con la possibilità di un set nero con inserti coloro oro.
    L’abito nero è interrotto dai richiami oro, lo Scorpione Abarth sul cofano, il liner perimetrale tra cofano e fiancate, il tetto a scacchi nero-grigio. A dispetto di un look più sobrio se confrontato alla 595 Monster Energy Yamaha, anche Scorpioneoro sa graffiare sulla performance: 7”3 il tempo in accelerazione, da zero a cento orari.
    A bordo, i sedili vestono i rivestimenti in pelle con il mix del tessuto tecnico sugli schienali e le scritte Abarth Scorpioneoro ricamate sui poggiatesta, insieme al tricolore. Ad accompagnare la serie speciale, poi, un cronografo Breil realizzato appositamente.
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    Nelle concessionarie Abarth dal 19 settembre, i prezzi di listino in fase promo partono da 24.200 euro per 595 Monster Energy Yamaha e 26.700 euro per 595 Scorpioneoro, entrambe proposte con soluzioni finanziarie e rate da 249 euro al mese. LEGGI TUTTO

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    Neopatentati alle prime prese con l'auto: solo disagi o benefici?

    Considerati i troppi incidenti causati da guidatori giovani e inesperti, l’idea di impedire un facile accesso alla guida di auto veloci e potenti non era sbagliata. Purtroppo, come spesso accade, le norme di legge introdotte dall’articolo 117 del Codice della Strada nell’ormai lontano 2011 hanno alla fine creato più disagi che benefici alla circolazione e, soprattutto, alla vita dei più giovani automobilisti e delle loro famiglie. La limitazione in base al rapporto tra peso e potenza (55 kW per tonnellata), oltre che in fatto di pura potenza (massimo 70 kW), riduce la forbice di auto che i neopatentati possono guidare. L’arrivo di una nuova patente in famiglia rende necessario procurarsi un mezzo adeguato alle norme del Codice della Strada.
    Le problematiche non si fermano qui, le analizziamo in queste pagine. LEGGI TUTTO

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    Le auto d'epoca per il turismo: arriva il nuovo piano di Asi e Anci

    Incentivare il turismo in Italia tutelando le auto storiche. È questo l’obiettivo comune che ha portato Asi, l’Automotoclub Storico Italiano, e l’Anci, l’Associazione Nazionale dei Comuni italiani, a siglare un inedito protocollo d’intesa. Il documento, firmato il 16 settembre a Bari, punta anche a ottenere provvedimenti legislativi che garantiscano la libera circolazione delle auto e moto d’epoca all’interno del territorio nazionale.
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    Turismo in auto
    Il protocollo d’intesa firmato dalle due associazioni nazionali nasce per rilanciare due mondi popolari in Italia, quello delle auto storiche e dei raduni, e quello del turismo interno al Paese, tra città e borghi. Concretamente, verrà data vita a una rete di collegamento tra le territorialità che agevoli il turismo automobilistico, connettendo viaggi e raduni a eventi e attrattive locali, dai punti d’interesse storico e naturalistico fino a quelli enogastronomici.

    Lo stesso legame tra marchi automobilistici e le loro località d’origine verrà valorizzato, attraverso quelli che vengono definiti “archivi di comunità”. Ma i progetti che vedranno coinvolte le due associazioni sono numerosi, e prevedono anche la formazione di personale specializzato nell’ambito automobilistico e turistico. A dare un ulteriore spunto all’iniziativa ci sarà anche Città dei Motori, l’associazione che raggruppa i comuni del Made in Italy motoristico.
    Oltre alle attività promosse da Asi e Anci, il protocollo ratifica l’impegno delle due associazioni per garantire le dovute tutele alle vetture storiche da parte dello Stato. Per questo, verranno avanzate proposte per provvedimenti legislativi e normativi volti ad assicurare la libera circolazione delle auto e moto d’epoca nelle province e nelle città, in deroga alle limitazioni anti inquinamento.
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    Grandi opportunità
    Le due associazioni hanno commentato con grande entusiasmo la sigla dell’accordo. “La bellezza dell’Italia – ha spiegato il presidente dell’Anci Antonio Decaro – è nella ricchezza dei suoi scorci, nell’unicità dei suoi borghi, nei paesaggi mai uguali a se stessi. Chi viaggia a bordo dei veicoli storici può goderne da una posizione privilegiata e l’accordo con chi rappresenta gli amanti di questi mezzi può rappresentare un’occasione per scoprire i mille angoli italiani e irrobustire il turismo esperienziale”.
    “Il protocollo d’intesa siglato con Anci – ha aggiunto il presidente dell’Asi Alberto Scuro – rappresenta una tappa fondamentale nel percorso virtuoso che la Federazione sta portando avanti in ambito sociale e culturale. Il motorismo storico non è solo passione, ma è un settore che può offrire grandi opportunità per lo sviluppo del Paese: fa parte delle eccellenze italiane riconosciute in tutto il mondo e come tale sposa alla perfezione missione e obiettivi di Anci”.
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    Acura NSX Zanardi Edition, è in vendita il 51° esemplare dedicato ad Alex

    Proprio mentre stiamo scrivendo, si sta chiudendo l’asta del 51° esemplare (su 51) dell’Acura NSX Zanardi Edition, l’auto dedicata al campione Alex Zanardi. Mancano poco più di 8 ore e l’offerta, al momento, è di 215.051 dollari (182mila euro). A mettere la vettura in vendita è stato la casta d’aste statunitense Bring A Trailer.

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    Per celebrare Alex
    Costruita nel 1999 per celebrare le imprese dell’icona italiana nei campionati cart del 1997 e 1998, la supersportiva fa sentire tutto il suo fascino soprattutto su collezionisti e appassionati. Ultimo esemplare di una serie di 51 unità, la Acura NSX Zanardi Edition monta, in posizione centrale, un DOHC V6 da 3,2 litri che eroga 290 CV e 224 Nm di coppia massima. Al motore è stato abbinato un cambio manuale a sei rapporti di velocità.
    Dettagli e unicità
    L’esemplare numero 51 ha una speciale livrea New Formula Red, oltre a tutta una serie di dettagli che catturano l’attenzione, non solo dei più esperti. Qualche esempio? I fari pop-up a scomparsa, il leggero spoiler posteriore oppure i cerchi BBS forgiati in Dark Grey da 16” sull’asse anteriore e 17” su quella posteriore. La Acura NSX Zanardi Edition ha anche alcuni aggiornamenti in edizione limitata studiati diminuirne il peso.
    Dando un’occhiata agli interni, troviamo lo stereo a cassetta di serie che sta nella consolle centrale, l’aria condizionata, gli alzacristalli elettrici, il volante rivestito in pelle il pomello del cambio in titanio. Pochi i chilometri precorsi: poco più di 12.300. L’unico ed ex proprietario è stato il campione AMA Superbike Miguel Duhamel, a cui l’auto è stata regalata da Honda.
    BMW al fianco di Obiettivo 3athlon di Alex Zanardi LEGGI TUTTO

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    Monopattini elettrici,130 incidenti da giugno: servono regole

    Forse si sono accorti del problema. Il post del sindaco di Milano Beppe Sala che, dopo l’ennesimo incidente grave di ieri – il 130esimo da giugno – scrive relativamente ai monopattini elettrici: “…ciò che io vedo sono comportamenti tutt’altro che esemplari nell’utilizzo di questi veicoli…il codice della strada non può essere sottoposto ad interpretazioni, né a deroghe… i monopattini sono veicoli utili ed ecologici per gli spostamenti in città, ma devono essere usati in modo consapevole, con prudenza e rispetto”.

    I pericoli dell’assenza di regole
    Non discutiamo sulla obiettiva utilità dei monopattini elettrici ma nelle velate parole di Sala c’è un chiaro allarme sulla loro pericolosità e per un utilizzo fuori dalle regole. Un rischio su cui il Governo, quando ne ha liberalizzato l’uso sulle strade con limiti fino a 50 km/h, doveva riflettere. L’Onorevole Luciano Nobili di Italia Viva promotore dei monopattini elettrici forse era meglio che inserisse nelle norme per il loro uso anche l’obbligatorietà del casco e un’assicurazione.
    L’ultimo incidente di Milano con una persona in coma è la conferma che utilizzando determinati sistemi di prevenzione – leggi un casco – si limiterebbero i danni, almeno fisici.
    Fare una legge e poi lasciare alle autorità locali il compito di applicare le regole quando queste sono difficili o meglio impossibili da far rispettare è una mancanza di una corretta visione della realtà.
    Cosa che troppo spesso sfugge ai nostri politici che pensano da “Paese modello” quale purtroppo non siamo. Abbiamo riempito le nostre auto di sistemi di sicurezza attivi e passivi per evitare incidenti e poi lasciamo che senza regole i monopattini possano sfrecciare – dovrebbero avere una velocità limitata ma basta un app per aumentarla – senza il minimo rispetto del codice della strada.
    Onorevole Nobili, ci ripensi e faccia un passo indietro modificando la legge e imponendo casco e assicurazione: questi incidenti non le sono bastati? LEGGI TUTTO

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    Nuovo codice della strada, automobilisti messi all'angolo

    L’hanno approvato definitivamente in legge alla Camera, il Decreto Semplificazione che si portava dietro alcune modifiche sostanziali al Codice della Strada. Pochissime corrette, quasi tutte distorte e  senza senso. Novità che complicheranno invece di semplificarla la vita degli automobilisti. Per quella tendenza punitiva nei confronti dei cittadini che utilizzano l’auto per vivere, lavorare, muoversi.
    Caos multe
    La modifica al Codice della Strada che sa tanto di demonizzazione è quella che prevede l’autorizzazione – soggetta al parere del Prefetto – di installare apparecchi fissi per il controllo della velocità, cioè gli autovelox, sulle strade urbane, nei quartieri delle nostre città. E anche in quelle locali dove il limite è di 30 km/h. Una norma che rischia di generare valanghe di multe e ricorsi. Ma l’art. 12 bis riesce a fare ancora peggio, perché consente ai dipendenti dei Comuni e delle società per la gestione della sosta di accertare le violazioni in ambito urbano con “poteri speciali” estesi anche ai dipendenti delle municipalizzate (come trasporti urbani o imprese per la raccolta dei rifiuti) solo nei casi “connessi all’espletamento delle predette attività”. Accertamento possibile con ‘’tecnologia digitale e strumenti fotografici’’ da parte di persone senza precedenti penali e dopo il superamento “di una adeguata formazione’’. Allucinante.
    Bici contromano, i rischi
    La dimensione integralista del decreto riemerge ancora più evidente nell’articolo che consente alle bici di circolare contromano! Lo faranno unicamente su strade urbane con limite a 30 km/h o nelle Ztl e “indipendentemente dalla larghezza della carreggiata, dalla presenza e dalla posizione di aree per la sosta veicolare e dalla massa dei veicoli autorizzati al transito’’.
    In più, oltre alla ridefinizione della corsia ciclabile – che potrà essere impegnata anche da altri veicoli come i bus o attraversata – debutta la cosiddetta strada urbana ciclabile. Ha un’unica carreggiata, banchine pavimentate e marciapiedi, con limite di velocità non superiore a 30 km/h. In questa situazione, manco a dirlo, la priorità è per i velocipedi. Precedenza alle bici anche nelle strade urbane a senso unico in cui è consentita la circolazione a doppio senso ciclabile.
    Tra tante nefandezze, qualche cosa giusta: ammessa la circolazione alle targhe straniere, la regolamentazione della sosta negli spazi per la ricarica delle auto elettriche, da liberare un’ora dopo il termine dell’operazione, mentre è caduto il divieto per Taxi e NCC che ora potranno utilizzare anche vetture a noleggio a lungo termine e non solo quelle in leasing. Altra cosa positiva, l’abolizione del divieto di circolare in autostrada con moto a tre ruote da 250 cc. Troppo poco.
    Pioggia di critiche
    Che sia una situazione che va ben oltre il paradosso, lo confermano le parole del Presidente dell’ACI, Angelo Sticchi Damiani, critico su tutta la linea. “L’ACI è sempre soddisfatta quando il Legislatore si occupa di sicurezza stradale soprattutto se teso a semplificare. In questa occasione, però, purtroppo così non è. Anzi: ci si muove nella direzione opposta. Riteniamo un errore scrivere nel Codice della Strada che la durata del giallo debba essere almeno di 3 secondi, perché può creare malintesi. L’individuazione della giusta durata del giallo semaforico deriva da un calcolo complesso e unico per ogni incrocio. Non ci sembra corretta anche la possibilità di installare autovelox perfino sulle strade locali con limite orario di 30 Km/h. L’autovelox è un utile strumento per controllare e limitare la velocità degli utenti nei punti più critici o pericolosi e guidare in sicurezza. È, viceversa, diseducativo l’autovelox diffuso, magari installato per far cassa e nemmeno correttamente segnalato, come previsto dalla legge”.    
    Ancora più negativo Sticchi-Damiani sulla deriva… ciclistica della mobilità cittadina: “Restiamo infine, fermamente contrari alle bici contromano ed alla possibilità che possano transitare sulle corsie riservate al trasporto pubblico. I dati di incidentalità ci dicono che si tratta di pratiche estremamente pericolose, anche in considerazione dell’esposizione al rischio del ciclista rispetto ai veicoli a quattro ruote: più di 50 volte superiore. Inoltre, sembrerebbe che, in città, basti imporre il limite di 30 km/h e la bicicletta possa fare tutto: avere sempre la precedenza, andare contromano, appaiati e magari sorpassare. Questa sorta di “deregulation” della mobilità ciclabile ha un forte effetto diseducativo. Alle biciclette tutto è permesso e, per conseguenza, anche ai monopattini elettrici, che sono equiparati ai velocipedi, mentre è evidente che, nella mobilità metropolitana, l’anarchia non va assolutamente d’accordo con la sicurezza stradale!”.
    Chiusura con i fuochi d’artificio: “Ci auguriamo non sia vero che da domani anche gli operatori ecologici possano emettere multe o far rimuovere i veicoli. E che la proposta riguardi solo l’ampliamento delle funzioni degli ausiliari del traffico. Non ci si può sostituire alla Polizia Municipale”.
    A quando la rivoluzione? LEGGI TUTTO