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    Arona, passa al casello 34 volte senza pagare: condannato a 9 mesi di carcere

    Un trucchetto che poteva sembrare perfetto, ma invece è risultato troppo banale: posizionarsi in coda a pochi centimetri dall’auto davanti per riuscire a superare la sbarra del casello prima che la stessa tornasse ad abbassarsi. Proprio per questo stratagemma – diciamolo, non troppo furbo – un bergamasco di 47 ora dovrà scontare una pena di 9 mesi e 12 giorni per truffa aggravata. Condanna emanata dal Tribunale di Verbania. 
    Incidente da brividi: BMW finisce contro il muro di una casa ed entra in salotto
    Dovrà risarcire Autostrade 
    I fatti, secondo quanto trapelato in queste ore, risalgono al 2017, nel periodo tra giugno e settembre. Per l’accusa, l’uomo avrebbe evitato di pagare il pedaggio per ben 34 volte al casello di Arona sulla A26. Per ben quattro mesi, quindi, il “furbetto” è riuscito a transitare senza pagare neanche un singolo euro. Un comportamento, però, che le telecamere di sicurezza sono riuscite facilmente a registrare.
    Ora, dunque, il 47enne dovrà scontare una pena molto più salata rispetto all’importo dei pedaggi che in quei mesi ha evitato di pagare. Autostrade per l’Italia, infatti, si è costituita parte civile e quindi dovrà essere rimborsata delle spese processuali.
    Guida senza patente: la collezione di multe arriva a 27mila euro LEGGI TUTTO

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    Spostamenti in zona rossa, in moto con la tuta non ti credo: 580 euro di multa

    Colpa della tuta “poco credibile”
    Che sulle prime, detto così, potrebbe sembrare un assurdo. Ma è quanto accaduto, in soldoni. Intendiamoci, il verbale comminato a Marco Zerbinati, di Trecenta (provincia di Rovigo) non andava contro le più basilari norme di sicurezza dei motociclisti con abbigliamento tecnico indossato, ma veniva usato come elemento probante (ma senza un reale riscontro) che contestava uno spostamento per fare visita ad un amico – consentito entro i limiti della zona rossa -, che in realtà, secondo quanto poi sollevato dagli agenti che hanno elevato la contravvenzione, era una ‘scusa’ per farsi due pieghe tra i colli.
    “Ero andato a Padova da un amico, a pranzo, come mi consentiva il regolamento in deroga per i giorni pasquali. Al ritorno, invece di passare per l’autostrada sono passato dai colli Euganei che – spiega Marco Zerbinati – non è un allungare ili percorso (non è vietato e la differenza tra un percorso e l’altro è di circa 6 chilometri, 72 autostrada e 78 colli,nda). Nei pressi di Teolo sono stato quindi fermato da Carabinieri, insieme ad un altro ragazzo in moto arrivato a distanza di un paio di minuti. Io indossavo una tuta completa, lui giubbotto (da moto) pantaloni e stivali”.
    E poi cosa è successo?
    “Secondo l’agente che mi ha fermato, avendo io indosso una tuta completa, ero su quella strada per fare un giro sui colli. Io ho mostrato l’auto-certificazione con la via di Padova dove mi ero recato e ho specificato che avevo letto bene le FAQ del Ministero a riguardo. Ma lui non mi ha creduto, proprio perché indossavo la tuta da moto e ‘davo poca credibilità’ a quel che dichiaravo”.
    Ma una verifica è stata fatta?
    “No, si sono basati semplicemente sul fatto che avessi la tuta. Ero vestito da biker e quindi la mia non era una semplice visita ad un amico. E senza comunque accertare se fosse così realmente”.
    E l’altro motociclista?
    “A lui nessuna multa, e mi ha poi scritto dispiaciuto su Instagram per solidarietà dopo che aveva letto la notizia. Lui era andato a fare visita alla sua fidanzata”.
    Hai deciso per il ricorso o pagato subito?
    “Volevo fare subito ricorso ma parlando con l’avvocato mi aveva preventivato circa 200 euro per le spese legali. Alla fine ho pagato subito la multa che nei cinque giorni era di 372 euro a fronte dei 580 euro. Avessi perso il ricorso per qualunque motivo avrei dovuto pagare il doppio. Quindi ho preferito lasciare perdere”.
    “La cosa che mi spiace – Marco conclude amareggiato – è che alla fine non è stata fatta una verifica su quel che dicevo, ho avuto una multa per il semplice fatto che, con indosso la tuta, non ero credibile riguardo un semplice spostamento per andare a fare una visita, ma stavo facendo un giro. Bastava verificare, ma lì sono anche stato anche ingenuo io: avrei potuto chiamare il mio amico ma in quel momento non sono stato lucido nel pensarlo”. LEGGI TUTTO

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    Col Fiat Fiorino a 983 km/h, autovelox impazzisce ma la multa maxi rimane

    Un Fiat Fiorino ha fatto registrare una velocità di ben 983 km/h! Se vi dicessero una cosa del genere non credereste alle vostre orecchie. Eppure, sull’assurda multa fatta recapitare ad un automobilista nella provincia di Rovigo c’è scritto esattamente questo… neanche fosse stato a bordo di un jet. Andiamo a scoprire insieme cosa è successo.

    Automobilista a 85 km/h, ma l’autovelox lo beffa e segna il doppio
    745 EURO DI MULTA!
    La notizia è stata riportata nei giorni scorsi dai colleghi di polesine24.it, i quali hanno confermato la veridicità dal verbale fatto recapitare allo sfortunato automobilista, con su scritto che il limite di velocità era stato superato di circa 893 km/h. Una cifra impossibile da raggiungere su quattro ruote, tanto meno su un furgone da 70 cv!
    Nonostante l’incertezza iniziale dell’uomo, il verbale della Polizia risulta compilato in maniera impeccabile in ogni sua parte, con l’automobilista che – salvo ricorso, cosa che con tutta probabilità deciderà di fare – si è ritrovato davanti una bella multa di 745 euro, annessa sospensione della patente di guida e detrazione di 10 punti. Insomma, tutto quello che naturalmente capita a chi supera di oltre 60 km/h il limite consentito.
    Ovviamente, si è trattato di un enorme errore da parte dell’autovelox in questione, che sicuramente avrà bisogno di un periodo di manutenzione o di alcune verifiche di funzionalità e taratura.
    Auto rubata, ritrovata dopo mesi per le infrazioni commesse dai ladri LEGGI TUTTO

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    Troppe straniere in campo: arriva una supermulta per Scandicci

    Foto Savino Del Bene Volley Scandicci

    Di Redazione
    Un errore che costerà carissimo alla Savino Del Bene Scandicci quello commesso nel secondo set della sfida persa ieri contro l’Imoco Volley Conegliano: per l’esattezza 2.600 euro. La squadra toscana, infatti, nel corso del parziale ha schierato cinque giocatrici straniere, riducendo così a due il numero di italiane in campo contro le 3 previste dal regolamento. Il Tribunale Federale ha quindi inflitto la pesante sanzione pecuniaria alla società, ma lo svarione non avrà conseguenze sul risultato, già omologato, poiché gli arbitri non hanno rilevato la violazione durante la gara (e nessuno, ovviamente, ha presentato reclamo).
    Curiosamente, l’allenatore della Savino Del Bene Massimo Barbolini è… recidivo: nei play off della stagione 2018-2019, quando allenava Novara, era incorso nello stesso errore proprio in una gara contro Scandicci, procurando alla sua società di allora la medesima sanzione. Anche le toscane, peraltro, erano state protagoniste di una svista analoga nel corso della stessa serie.
    (fonte: Federvolley.it) LEGGI TUTTO

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    Sam Querrey multato dall’ATP per la fuga da San Pietroburgo

    Sam Querrey, 33 anni n.53 ATP

    Ricordate la fuga di Sam Querrey da San Pietroburgo lo scorso ottobre? Il tennista statunitense, risultato positivo (insieme alla moglie) nei test precedenti all’inizio del torneo russo, fu posto in isolamento in un hotel della città. Quando le autorità sanitarie lo avvertirono di un prossimo test, con possibilità di un ricovero precauzionale in una struttura sanitaria cittadina, Sam pensò bene forzare la quarantena (violando quindi i protocolli di sicurezza sottoscritti con l’ATP per la ripresa dell’attività) scappando alle 5 del mattino grazie all’intervento del suo agente, che aveva preparato in fretta e furia un volo privato da San Pietroburgo verso una destinazione sconosciuta in Europa. Operazione questa facilitata dal fatto che Querrey era stato testimonial di una nota compagna di jet privati.
    Querrey divenne irreperibile per diversi giorni, scomparso nel nulla (probabilmente in una casa affittata in un paese scandinavo), per quella che sembrava una vera spy story con intrigo internazionale, visto il chiaro risentimento da parte delle autorità russe e della stessa ATP, a dire  poco imbarazzata dalla faccenda.

    Dopo oltre due mesi, proprio l’ATP ha comunicato di aver chiuso l’inchiesta a carico di Querrey. Per la chiara violazione del protocollo Covid-19 all’ATP 500 San Pietroburgo, Sam è stato multato di 20.000 dollari ma, a causa del suo comportamento esemplare all’interno del circuito in questi anni, la multa è stata sospesa, e Querrey è stato posto sotto osservazione nei prossimi tornei. Il giocatore ha cinque giorni per presentare ricorso contro la decisione, se lo desidera.
    Pur comprendendo il panico che la situazione provocò in Querrey – esser ricoverato in Russia con moglie e figlio, ignari del trattamento ricevuto, soprattutto in relazione al piccolo – la pena inflitta all’americano sembra fin troppo lieve. Infatti nei protocolli di sicurezza firmati dai tennisti si parla di sanzioni molto severe in caso di violazione, tra cui anche una lunga sospensione dalle competizioni o addirittura la radiazione. Questa faccenda potrebbe rappresentare un precedente tutt’altro che incoraggiante nel caso in cui dovessero verificarsi altre situazioni simili. Resta poi incomprensibile come mai Querrey abbia deciso di andare a San Pietroburgo con moglie e figlio molto piccolo, vista l’eccezionalità del momento e la pericolosità dei viaggi, quando la stessa ATP – oltre al buon senso…- scoraggia di portarsi al seguito accompagnatori.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO