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    Dai vaffa ai rutti in diretta. La MotoGP va fuori pista

    «Poi c’era Silvano Ciriello, detto Wyoming, per una sua particolare abilità…». E giù un rutto potente e finanché geografico. Il problema è che domenica alla tv non davano una replica di Ovosodo, il film di Paolo Virzì che ha sdoganato la fantasmagorica capacità di pronunciare il nome del 44° Stato stelle&strisce in burp gutturali, bensì una staccata all’ultimo fiato di Pedro Abbonati per continuare a leggere LEGGI TUTTO

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    La Ducati dei desideri: Martin più rosso, Marquez più viola

    Tanti ragionamenti e pressione alla stelle per il tormentone stagionale a due ruote, poi arriva Pedro Acosta, più che potenzialmente il vero candidato a stoppare lo strapotere della Ducati (poker anche a Le Mans, 6 Desmosedici nelle prime sette, 7 in top10) anche se per la prima volta va giù e non finisce a punti, e con candida e un po’ perfida (e interessata) freddezza chiude i discorsi di mercato: «Il team ufficiale lo merita Martin che vince ed è nettamente in testa nel Mondiale. Marquez in Ktm? Non credo, Binder ha già il contratto per il prossimo anno e io sono sereno per il mio futuro». Ovvero sa di andarci, forse pure prima. E in effetti, a parte quello che ha (ri)detto la pista, anche le parole dei diretti interessati portano a queste conclusioni nonostante Enea Bastianini dimostri senza concretizzare quando sia forte e la scelta definitiva di Borgo Panigale sia confermata per il Mugello, fra tre settimane, passando prima per Barcellona. Ed è un bene, perché finalmente ci potremo concentrare tutti solo sulle gare, che in questo avvio di campionato (forse proprio per la spinta data dal ballottaggio triangolare in Ducati) sono meravigliose, combattute. E stanno disegnando sempre più una grandissima rivalità a tre per il ruolo di numero 1 delle due ruote, con il nuovo padrone Pecco Bagnaia sempre più assediato e in difficoltà, il vecchio re Marc Marquez sempre più bramoso di riprendersi il trono e il pretendente sempre respinto (e su più fronti) Jorge Martin sempre più lanciato in un’avanzata inarrestabile. LEGGI TUTTO

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    Motomondiale, Gp delle Americhe: gara, data, orari e dove vederlo in tv e streaming

    Motomondiale, Gran Premio delle Americhe: data e orario
    Il Gran Premio delle Americhe, terzo appuntamento stagionale del Motomondiale 2024, è in programma oggi (domenica 14 aprile) sul circuito statunitense di Austin, in Texas. Si parte alle 16:40-16:50 con il Warm-Up della MotoGP. Il programma prosegue alle 18:00 con la gara di Moto3, alle 19:15 la gara di Moto2. L’attesa gara della MotoGp scatterà invece a partire dalle ore 21:00.
    Motomondiale, Gran Premio delle Americhe: dove vederlo in tv e streaming
    La gara sarà trasmessa in diretta televisiva da Sky Sport MotoGP (canale 208), mentre su Sky Sport Uno (canale 201) sarà garantita la copertura delle tre gare delle tre classi, ma non del warm-up della MotoGP. Su TV8, in chiaro, sarà invece trasmessa la diretta delle gare delle tre categorie, ma non del warm-up. La diretta streaming sarà invece disponibile su SkyGo e su NOW.
    Motomondiale, Gran Premio delle Americhe: la griglia di partenza in MotoGp
    Prima fila: M. Vinales, P. Acosta, M. Marquez.
    Seconda fila: F. Bagnaia, E. Bastianini, J. Martin.
    Terza fila: A. Espargaro, F. Di Giannantonio, F. Morbidelli.
    Quarta fila: M. Bezzecchi, J. Miller, A. Marquez.
    Quinta fila: R. Fernandez, M. Oliveira, A. Rins.
    Sesta fila: F. Quartararo, B. Binder, A. Fernandez.
    Settima fila: J. Zarco, J. Mir, L. Marini.
    Ottava fila: T. Nakagami.
    Motomondiale, la classifica piloti della MotoGp
    1. Martin J. Prima Pramac Racing, 67 punti.
    2. Bastianini E. Ducati Lenovo Team, 43 punti.
    3. Binder B. Red Bull Ktm Factory Racing, 42 punti.
    4. Bagnaia F. Ducati Lenovo Team, 39 punti.
    5. Marquez M. Gresini Racing Motogp 36 punti.
    6. Acosta P. Red Bull GASGAS Tech3, 34 punti.
    7. Vinales M. Aprilia Racing, 31 punti.
    8. Espargaro A. Aprilia Racing, 30 punti.
    9. Miller J. Red Bull Ktm Factory Racing, 19 punti.
    10. Di Giannantonio F. Pertamina Enduro VR46 Ducati, 15 punti.
    11. Quartararo F. Monster Energy Yamaha Motogp, 15 punti.
    12. Marquez A. Gresini Racing Motogp, 13 punti.
    13. Bezzecchi M. Pertamina Enduro VR46 Ducati, 12 punti.
    14. Oliveira M. Aprilia Trackhouse Racing, 8 punti.
    15. Mir J. Repsol Honda Team, 7 punti.
    16. Fernandez A. Red Bull GASGAS Tech3, 5 punti.
    17. Zarco J. LCR Honda, 5 punti.
    18. Rins A. Monster Energy Yamaha Motogp, 3 punti.
    19. Nakagami T. LCR Honda, 2 punti.
    20. Fernandez R. Aprilia Trackhouse Racing, 1 punto.
    21. Marini L. Repsol Honda Team, 0 punti.
    22. Morbidelli F. Prima Pramac Racing, 0 punti.
    Motomondiale, la classifica costruttori in MotoGp
    1. Ducati Lenovo Team, 82 punti.
    2. Prima Pramac Racing, 67 punti.
    3. Aprilia Racing, 61 punti.
    4 Red Bull Ktm Factory Racing, 61 punti.
    5. Gresini Racing Motogp, 49 punti.
    6. Red Bull GASGAS Tech3, 39 punti.
    7. Pertamina Enduro VR46 Ducati, 27 punti.
    8. Monster Energy Yamaha Motogp, 18 punti.
    9. Aprilia Trackhouse Racing, 9 punti.
    10. LCR Honda, 7 punti.
    11. Repsol Honda Team, 7 punti. LEGGI TUTTO

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    MotoGP, Rossomondo incorona Marquez: “E’ lui ambasciatore di questo sport”

    ROMA –  Per Dan Rossomondo, manager ex Nba approdato in Dorna come nuovo Chief Commercial Officer della società che detiene i diritti di marketing e promozione sulla MotoGP, non ci sono dubbi: l’unico vero ambasciatore del Circus, nonostante tutto, è ancora lui: Marc Marquez. Lo dice a chiare lettere in un’intervista al giornale spagnolo El Periodico: “Ci sono diversi piloti che possono assumere questo ruolo. Ma quello che meglio rappresenta i valori e lo spirito della MotoGP è Marc. Il miglior ambasciatore del motomondiale e può aiutarci a far salire la MotoGP come un razzo”. LEGGI TUTTO

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    MotoGP, concessioni confermate: dal Circus il “si” per Honda e Yamaha

    ROMA – L’imminente avvio delle concessioni per Honda e Yamaha in MotoGp sembra ormai cosa ufficiale. Almeno secondo quanto annunciato da Carlos Ezpeleta, responsabile sportivo del Circus, che in intervista rilasciata a Catalunya Radio ha confermato, di fatto, le indiscrezioni riportate nei giorni scorsi dal portale specializzato motorsport.com LEGGI TUTTO

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    Petrucci: “Felice per Bagnaia che vince con la mia moto”

    Un anno fa di questi tempi si preparava per un’avventura completamente nuova, con la sabbia al posto dell’asfalto come terreno di gara, dando il via a un 2022 dove Danilo Petrucci ha essenzialmente sperimentato tutto: prima la Dakar, diventando il primo pilota capace di vincere sia una tappa del raid più famoso del mondo che una gara di MotoGP, poi l’esperienza di vita nel Motoamerica con Ducati e infine un ultimo tango – in Thailandia – proprio in MotoGP, in sella ad una Suzuki che di lì a poco avrebbe salutato la top class. Oggi Petrucci si trova nuovamente a sfidare l’ignoto, ma con qualche certezza in più. Il debutto nel mondiale Superbike infatti lo riporta nel paddock che lo ha lanciato, tra l’altro con lo stesso team – Barni – che gli permise nel 2011 di mettersi in luce, spiccando poi il volo verso la MotoGP. Nel presente del ternano c’è l’obiettivo di incrociare le traiettorie con Alvaro Bautista, fresco campione Superbike in sella alla Ducati, dopo aver conosciuto molto bene l’altro ducatista campione nel 2022 ossia Pecco Bagnaia, al quale in due occasioni – Pramac prima e Ducati ufficiale poi – ha lasciato la propria moto.
    Petrucci, il suo 2022 è stato un anno da ricordare. «Il 31 dicembre ho dormito in una tenda a 40 metri dal bivacco, causa Covid. Il primo gennaio è partita la mia prima Dakar, dalla quale sembra passato un secolo (ride ndr): è stata una esperienza fantastica, che mi ha regalato tanto. Dare gas per ore e ore in mezzo al nulla è un qualcosa di incredibile. Ho iniziato l’anno nel deserto e l’ho terminato con una gara di enduro, dopo il MotoAmerica e la MotoGP: è stato un lungo viaggio. L’unico cruccio è non aver vinto il titolo negli Stati Uniti, ma essenzialmente non c’è mai stata una vera lotta tra me e Gagne».
    Quali momenti dell’anno porta nel cuore? «Certamente la Dakar, anche grazie al fatto di essere diventato il primo pilota in grado di vincere una tappa oltre alla MotoGP. Mi porto nel cuore anche le due vittorie di Austin, dopo le quali ho trovato quasi tutto il paddock ad aspettarmi al parco chiuso, cosa che mi ha davvero riempito di gioia. Anche la gara con la Suzuki è da ricordare: fare tutto così in fretta, lavorare con i giapponesi e provare la moto, tutto bellissimo».
    Le manca più la MotoGP o la Dakar? «Tutte e due (ride ndr). Sono due esperienze veramente toste: la Dakar è un campionato in due settimane. Quando ho iniziato a pensarci mi sono detto “sono lunghe due settimane, io mi rompo le scatole anche in vacanza dopo 10 giorni”, quindi il pensiero di guidare la moto per tutto quel tempo è stato impegnativo. D’altro canto anche nell’ultimo quarto d’ora delle gare in MotoGP sei esausto, e non è facile. Sono due manifestazioni al top del panorama motociclistico: mi mancano entrambe, ma la differenza è che nella Dakar potrei ancora essere competitivo, in MotoGP non credo».
    Nel corso dell’anno si è dimostrato un vero catalizzatore di attenzione. Se lo sarebbe mai aspettato? «Assolutamente no, e sono estremamente grato di questo. La MotoGP mi ha dato tanto, ma la Dakar mi ha fatto conoscere da tante persone diverse. Nel motomondiale i piloti diventano spesso personaggi, mentre alle persone piace più vedere il lato vero delle persone: io alla Dakar sono stato senza padroni, dicendo e facendo tutto quello che volevo, cosa che è piaciuta molto al pubblico. Sono contento di aver trasmesso qualcosa alle persone».
    La MotoGP ora celebra il suo nuovo campione Bagnaia. Come giudica la sua vittoria? «Con Pecco ho sempre avuto un bel rapporto: ha preso il mio posto per due volte, meritatamente, quasi scusandosi entrambe le volte anche se non c’ era bisogno. L’ho sempre seguito, sin dai tempi della Moto3, e dall’anno in Mahindra ha spiccato il volo, senza più fermarsi. Ha faticato solo un po’ al debutto: quest’anno ha avuto la miglior moto, è vero, ma lui l’ha sfruttata al massimo vincendo. Sono contento che abbia vinto la Ducati».
    Torniamo a lei. Come è maturata la scelta della Superbike? «Non è stata semplice. Negli Usa è stato bello, anche grazie alle persone che ho conosciuto, e mi dispiace non poco non poter ritentare di vincere il titolo. Ho deciso però di accettare l’offerta del team Barni, che conosco dal 2011, per diversi motivi: ho 32 anni, di conseguenza ho pensato che un’occasione così forse non mi sarebbe ricapitata in futuro. Non potevo rischiare di non disputare nemmeno un anno in Superbike, era qualcosa che mi mancava e che sono curioso di fare, anche perché è il campionato da cui provengo, pur senza aver mai fatto una gara nella top class». LEGGI TUTTO

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    Tardozzi esclusivo: “Bagnaia ci ha dato la forza per non mollare”

    Bagnaia, intervista esclusiva: “Ora so anche vincere”
    Tardozzi, quali sono i pensieri del giorno dopo il titolo? «Sinceramente? È già passato, io penso al 2023 e a provare a vincere nuovamente. Non sono uno che si ferma più di tanto a festeggiare: per me è importante lavorare bene quest’inverno, dato che i rivali non mancheranno. Il 2022 è una bella gioia archiviata».
    L’a.d. di Ducati, Claudio Domenicali, due anni fa vedendo lei e Bagnaia insieme disse: «Questo è un bel punto di partenza». Che significato aveva e ha ora? «Me lo ricordo quel momento. Significa che Claudio come al solito aveva visto lungo, capendo che vi era già una bella relazione tra me e Pecco, nel quale tanti altri credevano. Sono state parole di buon auspicio, ma del resto chi ricopre certi ruoli lo fa perché ha l’occhio lungo». 
    In cosa è migliorato Bagnaia da quel giorno? In cosa può migliorare ancora? «Non c’è dubbio che possa migliorare ancora, ma questo non ci preoccupa, anzi, ci regala soddisfazione. Entrambi siamo consci che ha margini di miglioramento e questo ci fa ben sperare: può crescere sia nella guida che nell’attitudine di gara. È già molto bravo, se rifinisce delle piccole cose può esserlo ancora di più. Lui per primo dice che ha vinto il Mondiale ma c’è da migliorare».  
    Domenica Bagnaia ha detto: «Quartararo è ancora più completo di me». E’ d’accordo? “Questo è un grande bagno di umiltà, che fa parte della sua intelligenza. Lo ha detto anche a noi, dato che studiando Fabio ha capito che gli manca qualcosa: Pecco si sa misurare e valutare, è un ragazzo e pilota molto intelligente». 
    Ha mai smesso di credere nel titolo? Magari dopo la famosa gara del Sachsenring. «Non ti nascondo che io sono stato uno di quelli che ha pensato, dopo la caduta di Pecco in quell’occasione, “anche quest’anno facciamo secondi”. È stato un disastro sul momento, ma dobbiamo ringraziare il signor Francesco Bagnaia per non aver mai perso la speranza. In tanti hanno provato sconforto dopo la Germania, ma già dal giorno dopo abbiamo pensato che “non è finita finché non è finita”. Il team di Pecco lo ha seguito e supportato nel modo giusto». 
    È migliorato Pecco, è migliorata la Ducati, ma probabilmente anche la gestione piloti del team. È d’accordo? «La famosa e super criticata gestione dei piloti di Ducati fa parte di una serie di situazioni ingigantite: spesso chi critica tira delle conclusioni basandosi su informazioni sommarie, o su deduzioni. Ducati può aver fatto degli errori in passato, ma non credo sia stato tutto questo disastro. C’è una ragione se Ducati è più esposta alle polemiche: spesso noi diamo più spazio di altri alla stampa. Non mancano mai le telecamere nel nostro box, o le nostre dichiarazioni, il che ci espone di più. Alcuni dei nostri avversari non permettono tutto questo». 
    Due anni fa avete fatto la coraggiosa scelta di rinnovare il vostro parco piloti. I risultati vi danno ragione. «Esatto. Due anni e mezzo fa abbiamo avuto tutti contro per aver pensato a un futuro diverso, che implicava una visione diversa sia dal punto di vista sportivo che tecnico. Nel cambiare infatti abbiamo valutato anche lo stile di guida dei piloti, che in certi casi aiuta la moto. Ducati quella scelta l’ha fatta in maniera pensata, e oggi si capisce il perché sia stata fatta».
    Ora nel box avete un campione del mondo e un candidato al titolo, Bastianini. Come si gestisce una situazione di questo tipo? «Ducati non fa differenze, come al solito. Non esiste che qualcosa arrivi per un pilota e non per l’altro, e se uno dei due decide di seguire una strada diversa, noi lo seguiamo».
    Con chi si aspetta di lottare per il titolo 2023? «Le altre case sono destinate a progredire. KTM crescerà, la Honda non può restare quella che è e puo contare su un pilota come Marquez, Yamaha è sembrata in crescita già nei test di Misano, mentre Aprilia è già veloce. Piloti? Capiremo i reali contendenti solo a metà campionato, ma certamente vi sono almeno tre o quattro piloti super, che si giocheranno il titolo con i nostri due». 
    Intanto oggi si scende in pista per la prima giornata di test del nuovo anno. Cosa ha in serbo Ducati? «Abbiamo una prima moto 2023, che però al momento non può dirsi completa: diciamo che abbiamo delle evoluzioni che svilupperemo test dopo test. La moto 2023 vera e propria verrà definita la sera dell’ultimo giorno di test. Fino ad allora sarà un laboratorio in crescita».  LEGGI TUTTO