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    Masters 1000 Indian Wells: Musetti travolto dal servizio e potenza di Opelka

    Lorenzo Musetti

    Lorenzo Musetti esce al secondo turno di Indian Wells, sconfitto nettamente da Reilly Opelka. 6-1 6-4 lo score di un match purtroppo a senso unico per l’americano, perfetto al servizio ed estremamente aggressivo in risposta. Male Musetti, non tanto per la sconfitta in sé (Opelka è n.17 del mondo ed adora questi campi), ma per come non sia mai riuscito ad entrare davvero in partita, a mettere in difficoltà l’avversario.
    Si sapeva che il match sarebbe stato difficilissimo, per la forza dell’avversario e soprattutto mentalmente per l’azzurro. Affrontando un servizio del genere, sei costretto a giocare i tuoi turni con la massima attenzione, un solo break può esserti fatale, non recuperabile. Purtroppo oggi Musetti ha giocato con tensione anche i suoi game di battuta, ricavando percentuali modeste e trovando mai il giusto ritmo con il colpo. Infatti per non “rischiare” di dover giocare troppe seconde, ha finito per produrre spesso prime palle non così incisive, che un Opelka oggi molto centrato ha spinto come se fossero seconde, commettendo parecchi errori ma mettendo anche grande pressione sull’azzurro. Era evidente che rispondere per Lorenzo sarebbe stato difficile, per la forza del servizio di Opelka, non solo veloce ma per il rimbalzo altissimo sulle seconde; ma Musetti non è mai riuscito a trovare una misura negli impatti, una posizione difendibile. Nel primo set ha risposto dai teloni, posizione troppo arretrata che non gli ha fruttato alcun beneficio; ha provato ad avanzare un po’ nel secondo parziale, ma i risultati sono stati ugualmente modesti. La palla break a favore non è mai arrivata, è salito ai vantaggi in risposta grazie a qualche errore di Reilly, non per suo merito. Nei rari scambi ha lavorato bene col back di rovescio, uniche fasi in cui è riuscito a spostare il rivale e metterlo in difficoltà, ma si è scambiato poco nei propri turni di battuta, praticamente mai in risposta. Musetti ha un tennis che necessita di qualche scambio, ha bisogno di prendere ritmo, di imbastire, di fare i suoi schemi per poi cambiare ritmo e far valere il suo braccio velocissimo. Oggi non ha mai avuto ritmo, non ha avuto tempo per giocare, poche volte anche nei suoi turni di battuta. Il rimbalzo alto, le bordate di Opelka improvvise, anche i tanti errori dell’americano, l’hanno disarmato. Musetti non è riuscito a trovare una chiave per scardinare il rivale o almeno entrare in partita. È sempre stato costretto ad arginare, subire, rincorrere. Soffrirà sempre questo tipo di avversari (e non è l’unico…), ma si sperava in una resistenza superiore, nel vederlo trovare una reazione, tecnica ed emotiva, ad una partita così difficile. Purtroppo non c’è stata. Una dura esperienza, ma necessaria per crescere.
    Marco Mazzoni

    La cronaca della partita.
    Il match inizia alle 22 ora italiana, con il gigante americano alla battuta. Servizio e rete Opelka. Poi il primo Ace, imprendibile. Musetti deve avere molta pazienza e restare focalizzato in risposta nonostante il bombardamento del rivale. Due Ace, una seconda palla micidiale che salta sopra la testa dell’azzurro. 1-0 Opelka. Serve Musetti, ma è Reilly a mettere il punto esclamativo con una risposta di rovescio micidiale. La difficoltà per “Muso” sarà prendere ritmo, visto che gli scambi saranno ridossi all’osso, ma appena si scambia la bilancia pende per Lorenzo. Molto bene col back, per proporre palle basse al rivale. Musetti è ovviamente in difficoltà in risposta, contro il servizio formidabile di Opelka, ma inizia con una posizione eccessivamente arretrata, praticamente indifendibile. Sul 2-1 Opelka, Musetti serve un brutto doppio fallo sul 30 pari, errore che gli costa la prima palla break del match. Altro doppio fallo, in rete, anche con un lancio di palla eccessivamente arretrato per dare effetto. Due errori che gli costano il BREAK, 3-1 e servizio Opelka… conoscendo la forza al servizio dell’americano, e la relativa debolezza dell’azzurro in risposta, un break è quasi una condanna per il set. Improvvisamente sul 3-1 Opelka regala due diritti, per la prima volta Lorenzo è ai vantaggi in risposta. Non entra la 1a al gigante, ma Lorenzo risponde davvero sui teloni e la palla gli scappa via. Il quarto Ace del match porta Reilly 4-1. Forte del vantaggio, Opelka punge anche in risposta, bravo a venire avanti a prendersi il punto. Musetti sembra frastornato, non forza a tutta il servizio per non essere aggredito sulla seconda, ma così Reilly entra anche sulla prima, non così incisiva. Crolla 0-40 Lorenzo, bassa la percentuale di prime in campo nonostante non forzi nemmeno a tutta. Prova a lavorare la palla col back l’azzurro per spostare il rivale, ma oggi Opelka è davvero centrato nei colpi, sbaglia poco. Un errore proprio col rovescio tagliato costa a Musetti il secondo break. Serve 5-1 Opelka, è una formalità. Chiude 6-1 in 26 minuti. Spiace scriverlo, ma non c’è stata partita nel primo parziale. Il servizio dell’americano ha dominato, ma Musetti l’ha agevolato servendo molto male e non trovando una via anche solo per provarci in risposta.
    Musetti inizia il secondo set al servizio. Trova un buon game, mette la testa avanti. Il problema è però riuscire a giocare in risposta, trovare una posizione da cui impattare senza stazionare a Los Angeles… Non ci riesce, nonostante provi ad avanzare qualche metro rispetto al primo set. 1 pari. La prima di servizio di “Muso” non va nel terzo game, per fortuna Opelka spara a tutta in risposta, e spara fuori. Torna a funzionare anche il back di rovescio di Lorenzo. Il set avanza spedito sui game di battuta. Splendida la volée bassa che porta Reilly sul 2 pari, controllo misterioso con zero equilibrio (e il passante di Lorenzo era ottimo). Sul 2 pari Musetti si complica la vita (dopo 2 Ace) con un doppio fallo e un attacco a rete troppo morbido. Si va ai vantaggi. Si prende un gran rischio Reilly col diritto e poi chiude uno smash micidiale dalla riga di fondo. Si è guadagna una palla break, la prima del set. Rischia un servizio esterno molto carico, che sorprende l’americano. Scappa però il diritto nel punto seguente, è ancora palla break (e si becca pure un warning per aver spaventato fuori dallo stadio una palla…). Rischia un serve and volley, e stavolta la risposta è nei piedi, ingiocabile. BREAK Opelka, 3-2 e servizio. La partita di fatto si è chiusa qua. Sotto 5-3, Musetti serve ma è ancora in difficoltà. Affronta il primo match point, bravo a cancellarlo con un diritto aggressivo. Si salva, resta aggrappato al match, ma deve incidere in risposta e finora non c’è mai riuscito. Nemmeno nel decimo game la musica non cambia. Chiude 6-4 Opelka, meritando il successo. Tutto troppo facile per lui, fortissimo al servizio, tanto da essere poi molto libero di rischiare alla risposta. Esce mestamente dal campo Musetti, incapace di invertire la rotta di un match in cui non è di fatto mai entrato.

    ATP Indian Wells Reilly Opelka [17]66 Lorenzo Musetti14 Vincitore: Opelka ServizioSvolgimentoSet 2R. Opelka 15-0 30-0 ace 40-0 ace5-4 → 6-4L. Musetti 0-15 0-30 df 15-30 30-30 30-40 40-40 A-405-3 → 5-4R. Opelka 15-0 ace 30-0 40-04-3 → 5-3L. Musetti 15-0 30-0 30-15 40-154-2 → 4-3R. Opelka 15-0 30-0 40-0 40-15 df 40-303-2 → 4-2L. Musetti 15-0 ace 30-0 ace 40-0 40-15 df 40-30 40-40 40-A 40-40 40-A2-2 → 3-2R. Opelka 15-0 30-0 ace 40-0 40-15 df 40-301-2 → 2-2L. Musetti 0-15 15-15 30-15 40-151-1 → 1-2R. Opelka 15-0 30-0 40-00-1 → 1-1L. Musetti 15-0 15-15 30-15 40-150-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 1R. Opelka 15-0 15-15 30-15 ace 40-15 40-305-1 → 6-1L. Musetti 0-15 0-30 0-40 15-404-1 → 5-1R. Opelka 15-0 30-0 30-15 40-15 40-30 40-40 ace3-1 → 4-1L. Musetti 0-15 15-15 15-30 30-30 30-40 df df2-1 → 3-1R. Opelka 15-0 30-0 ace 30-15 40-151-1 → 2-1L. Musetti 0-15 15-15 30-15 40-15 40-301-0 → 1-1R. Opelka 15-0 30-0 ace 40-0 ace0-0 → 1-0
    9 ACES 22 DOUBLE FAULTS 427/47 (57%) FIRST SERVE 30/50 (60%)22/27 (81%) 1ST SERVE POINTS WON 20/30 (67%)15/20 (75%) 2ND SERVE POINTS WON 8/20 (40%)0/0 (0%) BREAK POINTS SAVED 3/6 (50%)9 SERVICE GAMES PLAYED 810/30 (33%) 1ST SERVE RETURN POINTS WON 5/27 (19%)12/20 (60%) 2ND SERVE RETURN POINTS WON 5/20 (25%)3/6 (50%) BREAK POINTS CONVERTED 0/0 (0%)8 RETURN GAMES PLAYED 911/14 (79%)NET POINTS WON 2/5 (40%)37 WINNERS 813 UNFORCED ERRORS 1237/47 (79%) SERVICE POINTS WON 28/50 (56%)22/50 (44%) RETURN POINTS WON 10/47 (21%)59/97 (61%) TOTAL POINTS WON 38/97 (39%)233 km/h MAX SPEED 197 km/h214 km/h 1ST SERVE AVERAGE SPEED 171 km/h165 km/h 2ND SERVE AVERAGE SPEED 150 km/h LEGGI TUTTO

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    Andy Murray fa 700

    Andy Murray

    Dopo il bel record segnato da Fabio Fognini, diventato l’italiano più vittorioso sull’ATP Tour, anche Andy Murray raggiunge a Indian Wells un bel risultato statistico. La rimonta su Taro Daniel è stata la sua vittoria n.700 in carriera sul tour Pro. Diventa il quarto tennista in attività con più successi e 18esimo all-time.
    “È un obiettivo che mi sono prefissato dalla fine dello scorso anno e ovviamente sono felice di raggiungerlo”, ha detto Murray a Tennis Channel dopo aver siglato il record. “Non sono molti i colleghi che sono riusciti a farlo, e con tutto quello che mi è successo negli ultimi anni, avrei potuto superare i 700 da molto tempo. Ma ho continuato a combattere e ci sono arrivato. Ora guarderò verso nuovi traguardi. Questo resta uno di quelli buoni”.
    Ecco la lista dei giocatori più vincenti sul tour maggiore nell’era Open (in grassetto i giocatori in attività):
    1,274 vittorie – Jimmy Connors1,251 –  Roger Federer1,068 – Ivan Lendl1,043 – Rafael Nadal (in tabellone ad Indian Wells)991 – Novak Djokovic951 – Guillermo Vilas908 – Ilie Nastase883 – John McEnroe870 – Andre Agassi801 – Stefan Edberg793 – Arthur Ashe779 – Stan Smith762 – Pete Sampras734 – David Ferrer722 – Manuel Orantes713 – Boris Becker702 – Brian Gottfried700 – Andy Murray (in tabellone ad Indian Wells)
    Presto Djokovic entrerà nel ristrettissimo “club dei 1000”, più difficile per Nadal agguantare e superare Federer e Connors, vorrebbe dire per lui giocare – con grandi risultati – altre quattro stagioni. Ci penserà?
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Kostyuk: “Alle russe interessano solo i soldi, nessuna è venuta a chiedermi qualcosa”

    Marta Kostyuk

    Che l’invasione russa all’Ucraina finisse per incendiare anche il mondo sportivo era solo una questione di tempo. La tennista ucraina Marta Kostyuk è letteralmente esplosa nella press conference di Indian Wells, in cui ha accusato senza mezzi termini le colleghe russe. Ecco il passaggio del suo pensiero in merito, insieme alla difficoltà di vivere da lontano ill dramma della sua famiglia e dei suoi connazionali.
    “Non mi sono mai sentita così vicina al mio paese e al popolo ucraino come adesso. Siamo una grande famiglia, un popolo forte, capace di riprendersi da tutto. Tuttavia, è molto deludente quello che succede sul circuito. Nessuna tennista russa è venuta a trovarmi, nessuno ha detto di non sostenere questa guerra o si è scusato con me o con altri tennisti ucraini per quello che sta facendo il loro paese. È scioccante perché sappiamo tutti cosa sta succedendo. Non ho alcuna spiegazione del perché i russi si comportino così. Mi fa arrabbiare arrivare al torneo e vederli lì, il loro unico problema in questo momento è non riuscire a fare bonifici e la cosa scandalosa è che se ne parla. È inaccettabile e non sono d’accordo con il loro permesso di continuare a gareggiare“.
    Difficile per la 19enne vivere da lontano quel che sta accadendo in patria: “Mi sono sentito in colpa per continuare a girare il mondo e giocare a tennis, ma ho capito che pensare questo non è salutare e che ognuno ha il suo ruolo. Questa è la mia professione e devo aiutare il mio paese attraverso il tennis. Mi piacerebbe andare come volontario per aiutare e combattere, ma penso di essere molto più utile rendendo visibile la nostra causa e raccogliendo fondi”.
    “Nei primi giorni della guerra, tutti i miei cari erano nella stessa casa. Se fosse successo qualcosa, avrei perso tutta la mia famiglia in una volta, non voglio nemmeno pensarci. Ho avuto giorni in cui mi sono svegliata e ho pensato solo se le persone che amo fossero ancora vive. Con il passare del tempo ci si abitua a questo stato di tensione, ma quello che provano tutti gli ucraini in circuito è inspiegabile. Puoi impazzire se non provi a disconnetterti un po’”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Fognini con 392 vittorie è diventato l’italiano con più match vinti sull’ATP Tour nella storia

    Fabio Fognini, l’italiano con più vittorie sul tour

    Il successo di ieri contro Andujar a Indian Wells ha un sapore doppiamente dolce per Fabio Fognini. L’azzurro infatti nel dopo partita ha appreso di aver segnato un record storico per il tennis italiano. È stata la sua vittoria n.392 sull’ATP Tour, che lo trasforma nell’azzurro con più match vinti sul circuito professionistico. Il precedente record apparteneva ad Adriano Panatta con 391.
    “È bello, davvero, non sapevo prima della partita, credetemi”, ha detto Fognini ATP Tour.com. “Sono statistiche, ma ovviamente sono felice. Ora mi confrontano con i grandi. Adriano era un idolo quando ero giovane, quindi sono davvero felice. Non è la fine. Continuerò a combattere e vediamo cosa succede”.
    “Si va avanti giorno dopo giorno, torneo dopo torneo, anno dopo anno. Se guardo indietro alla mia carriera, ho fatto qualcosa di grandioso. Probabilmente negli ultimi due mesi, soprattutto dopo l’Australia, ho iniziato a godermi un po’ di più il mio tennis, anche se è difficile viaggiare senza la mia famiglia”, continua Fognini. “Questo lavoro non durerà per sempre, quindi sto cercando di godermi i miei ultimi anni di gare e vedremo. Ma al momento sono molto felice”.
    La classifica dei primi 5 italiani per vittorie sul tour è la seguente:
    1° – Fabio Fognini – 392
    2° – Adriano Panatta – 391
    3° – Andreas Seppi – 386
    4° – Corrado Barazzutti – 317
    5° – Renzo Furlan – 223
    Una carriera lunga, segnata da alti e bassi, ma ricca di grandissimi successi (Monte Carlo, le vittorie in Davis, le imprese contro Nadal e non solo) e soprattutto tanti momenti di tennis bellissimo, divertente e spettacolare. Il talento “maledetto” di Fognini, quel braccio capace di produrre magie tecniche, resterà nel nostro sport ben oltre i numeri. Complimenti Fabio!
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Opelka spara sull’ATP: “Gaudenzi dovrebbe dimettersi. Serve un commissioner non legato al mondo del tennis”

    Reilly Opelka

    Reilly Opelka spara a zero. Non le cannonate micidiali del suo servizio, ma parole al veleno contro l’ATP e la leadership nel mondo del tennis. Per il gigante americano, la gestione dell’ATP è carente, ricca di conflitti di interesse, incapace di valorizzare il prodotto e premiare adeguatamente i giocatori. Ne ha per tutti Reilly in un’intervista a dir poco pirotecnica rilasciata a tennis.com in quel di Indian Wells. Ne riproponiamo i passaggi salienti, che certamente non passeranno inosservati.
    “Oggi sul tour non puoi monetizzare il talento e il nostro tempo è limitato. Guarda Andrey Rublev, per esempio. Rublev avrà 24, 25 o 26 anni solo una volta nella vita e mi dispiace per lui. Quello che ha fatto l’anno scorso è stato impressionante, ma è facile per la gente dire che è un ragazzo fortunato e che sta facendo un sacco di soldi. Quello che fa Rublev è tutt’altro che normale. Lavora a un livello che non ho mai visto fare a nessuno, e lo rispetto moltissimo. So che ha avuto difficoltà, e vedo cosa fa: sei, sette ore di allenamento. È in palestra, colpisce la palla tutto il giorno. Mi sento male nel pensare che non sia ricompensato come dovrebbe. Dovrebbe guadagnare milioni. Dovrebbe guadagnare molto di più di quello che ha, perché si sta “spaccando il culo” per questo. È un peccato. Prendete la MLB (Major League Baseball), è stata in sciopero lottando per una crescita di percentuali molto più piccole di quelle che abbiamo noi complessivamente. Odio la politica, mi piace giocare a tennis. Non mi piace dovermi lamentare, ma questa è la situazione. Non va bene”.
    Le critiche di Opelka vanno direttamente al cuore del funzionamento del sistema, dopo uno scambio polemico di messaggi social con Vallverdù: “Ha fatto su Twitter un commento sulla politica sul conflitto di interessi che è stata approvata dall’ATP la scorsa settimana. Se leggete la posta che ci è pervenuta, afferma che quei conflitti devono essere al di sopra di una certa soglia. La descrizione del sistema è irregolare. Qual è esattamente quella soglia? Permettere a persone come Gavin Forbes, Charles Smith, Herwig Straka, agenti o formatori (come lo stesso Vallverdù) di essere membri del Consiglio (ATP Board)? Dani (Vallverdù) ha recentemente fatto domanda per un posto nel Consiglio, pur essendo anche membro del Consiglio dei giocatori. Il Player Council vota per i membri del Council, è così che funziona il processo, quindi è assolutamente comico. So che è nella natura umana cercare di fare il meglio per se stessi, cercare di avere il più possibile, ma come può il sistema permetterlo? E non incolpo Dani per aver votato per se stesso o altro, ma in pratica non dovrebbe essere in quella posizione”.
    Ecco l’attacco diretto al vertice dell’ATP: “Andrea Gaudenzi deve dimettersi. Abbiamo bisogno di una nuova leadership. Non c’è niente di personale contro di loro. Sono bravi ragazzi. Massimo (Calvelli, amministratore delegato dell’ATP) è un bravo ragazzo. Ma non capisco. Perché scegliamo persone che sono già state nel tennis? Senza offesa per Massimo, non puoi assolutamente passare dall’essere un rappresentante Nike, inviare pacchi o ricevere le giuste scarpe da terra battuta per Rublev, a diventare l’amministratore delegato di uno dei più grandi sport mondiali del mondo. Non succede in nessun altro sport. E non sto solo criticando Massimo, ho detto la stessa cosa di Chris Kermode: era dirigente al Queen’s. Come puoi passare dall’essere un manager al CEO di uno dei più grandi sport del mondo, in un momento in cui hai i tre migliori giocatori nella storia attiva?”
    La soluzione per Opelka, trovare per l’ATP un commissioner di alto profilo, come quelli delle leghe Pro USA, manager che arrivano da alti contesti, non abbiano legami col tennis e siano focalizzati solo al business: “Penso che dovremmo rompere giocattolo e scegliere un visionario. Scegli il braccio destro di Adam Silver (Commissoner NBA), oppure scegli un ragazzo che ha lavorato al fianco di un Adam Silver o di un altro CEO di grande successo, e poi scommetti su di lui, perché il nostro sport non va. Se c’è così tanta trasparenza e tutto va bene, come è possibile che il montepremi ad Acapulco quest’anno sia stato inferiore rispetto al 2019? Hai avuto cinque dei sei migliori giocatori del mondo: Nadal, Zverev, Tsitsipas… un tabellone d’élite, non ci sono limiti di capienza e per di più in un nuovo stadio ancora più grande che si riempie ogni notte. Perché allora stiamo andando indietro? E perché dovremmo scegliere qualcuno al di fuori del regno dell’ATP? Perché l’ATP si comporta come un club chiuso. Dai un’occhiata ai membri del Consiglio: è un club. Qual è l’esperienza di Dani Vallverdú quando si tratta di essere un direttore di torneo? Nessuna. Ma quando un nuovo torneo appare nel calendario ATP, un membro del Players Council, Dani Vallverdú, riesce a essere il direttore di quel torneo (San Diego ATP). Perché lo scelgono? Perché è un club ristretto. E questo deve cambiare, quella cultura deve essere cambiata. Sceglierei qualcuno meno coinvolto nel tennis, perché quando hai qualcuno così vicino a questo, qualcuno abituato al vero pasticcio che è l’ATP, tutto resta com’è, non si faranno mai passi avanti. L’ATP è un circo da molto tempo. Tutti gli altri sport mondiali stanno andando alla grande, ma l’unico che non lo è è il tennis, e penso che sia per colpa della sua leadership.”
    Non è la prima volta che Opelka critica il sistema, ma in quest’intervista è andare dritto al punto, al cuore dei problemi che a suo dire affliggono il mondo del tennis e non gli permettono di generare un giro economico paragonabile a quello di altri sport professionistici. Una presa di posizione netta, che esterna un malumore che cova da tempo tra i giocatori.
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    Zverev: “Mi vergogno, a volta chiedere scusa non basta”

    Alexander Zverev

    Alexander Zverev ha parlato ad Indian Wells dopo la chiusura dell’indagine e sanzione (sospesa con la condizionale) per i gravi fatti che l’hanno visto protagonista ad Acapulco. Le sue parole sono dure con se stesso, non cerca scuse prendendosi la responsabilità per quella scenata inaccettabile.
    “Mi vergogno di quello che ho fatto. Ho una strana sensazione quando cammino nello spogliatoio tra i miei compagni, ma so che tutti commettiamo errori. Da essere umano quale sono, posso garantirvi che non agirò mai più in quel modo, nella mia vita. È stato sicuramente il momento peggiore di tutta la mia carriera, per quello che ho fatto e per come l’ho fatto, a volte chiedere scusa non basta”
    Continua l’autocritica di Sasha: “Spero che la gente mi perdoni, ci sono tante pressioni esterne a cui siamo sottoposti che magari non si vedono dall’esterno, vi assicuro che questo momento che sto attraversando è estremamente complicato. Ma me lo merito, merito di vivere un momento come questo dopo quello che ho fatto. Farò tutto ciò che è in mio potere affinché non accada più, per mantenere la promessa che ho fatto con me stesso e con tutti gli altri”.
    “Nelle ultime settimane ho lavorato sulla meditazione. Penso che ci siano situazioni stressanti nella vita in cui cose del genere possono succedere a chiunque. Non sono il primo a cui succede questo, né sarò l’ultimo . So chi sono come persona e questo non mostra affatto chi sono”.
    Quindi Zverev prova a dare una spiegazione di quel che l’ha portato ad agire così, pur sottolineando di non cercare scuse: “Il giorno prima ho giocato fino alle 05:00 del mattino, lo stesso giorno sono tornato in campo per giocare la partita di doppio. Io sono una persona che dà tutto in campo, penso che molti giocatori di singolare, nella mia posizione, sarebbero scesi in campo nel doppio senza dare il 100%, non gli avrebbe importato molto di perdere la partita, sarebbe stata anche una buona notizia . Ero fisicamente e mentalmente stanco, finché purtroppo ho perso il controllo. A volte accadono cose del genere, sono situazioni molto frustranti, anche se quello che ho fatto non ha scuse”.
    Accetta la sensazione (fin troppo benevola…) e si spinge oltre: “Non potrei mai colpire qualcuno per fargli male. Se faccio di nuovo una cosa del genere, l’ATP ha tutto il diritto di punirmi. Ci sono stati altri episodi simili in passato in cui la decisione presa è stata simile a questa. Ho detto cose che non avrei dovuto dire, i gesti erano terribili, ma alla fine l’ATP ha usato lo stesso metro applicato in altri casi simili. Se qualcosa di simile mi accade di nuovo, significherà che non ho imparato nulla da quanto sopra. Credo che tutti nella vita meritino una seconda possibilità, ma se commetti errori ripetutamente, significa che non hai imparato”.
    Parole ferme, di dura autocritica, che non cancellano il fattaccio ma almeno dimostrano la presa di coscienza di quel che è accaduto. Ora a sta lui cambiare rotta, mostrarsi più sereno e meno aggressivo.
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    Djokovic out anche a Miami. “Ho aspettato per vedere se qualcosa poteva cambiare sull’entrata negli USA”

    Novak Djokovic salta la trasferta americana

    Dopo Indian Wells, Novak Djokovic conferma l’impossibilità di giocare anche al 1000 di Miami. Il serbo ha scritto un breve post sui propri social, spiegando la situazione. Fermo sulla propria posizione contraria al vaccino, non può entrare negli USA, ma ha aspettato fino all’ultimo poiché le normative sono in continua evoluzione. Ecco le parole dell’ex n.1.
    “Nonostante sia iscritto automaticamente nei tabelloni di Indian Wells e Miami, sapevo, date le condizioni di ingresso negli Stati Uniti, che poter viaggiare lì sarebbe stato davvero complicato. Ho voluto aspettare per vedere se qualcosa poteva cambiare, dal momento che le normative internazionali in materia di Covid e permessi sono in continua evoluzione. Il CDC (Centro di controllo e prevenzione sulle malattie, ndr) ha confermato oggi che non ci saranno modifiche alle regole attualmente in vigore, il che significa che non potrò giocare negli Stati Uniti. So che i miei fan stanno aspettando di vedermi di nuovo in campo, spero di tornare presto in torneo così da poter giocare per loro. Buona fortuna a tutti quelli impegnati in questi grandi tornei negli Stati Uniti!”.

    While I was automatically listed in the @BNPPARIBASOPEN and @MiamiOpen draw I knew it would be unlikely I’d be able to travel. The CDC has confirmed that regulations won’t be changing so I won’t be able to play in the US. Good luck to those playing in these great tournaments 👊
    — Novak Djokovic (@DjokerNole) March 9, 2022
    Una spiegazione plausibile, ma resta un danno al torneo, visto che il sorteggio era già stato effettuato e la cancellazione last-second ha di fatto sbilanciato le teste di serie.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Coric torna ad Indian Wells: “Niente racchetta per sette mesi. Dico ai giovani, attenti al proprio corpo”

    Borna Coric, finalmente torna in campo

    Il Masters 1000 di Indian Wells quasi sicuramente dovrà fare a meno di Novak Djokovic, ma di sicuro riabbraccia Borna Coric. Proprio in California il croato ha ottenuto uno dei migliori risultati in carriera, la semifinale del 2018 (sconfitto dopo una dura battaglia da Roger Federer). Nel novembre di quell’anno toccò il best ranking, n.12. Il suo gioco era in piena evoluzione, anche quel diritto che sempre l’aveva fatto penare iniziava a diventare più stabile ed efficace. Poi sono iniziati mille problemi fisici, che l’hanno costretto a continui alti e bassi. A Rotterdam 2021 quasi non riusciva più a servire, per questo ha scelto di sottoporsi ad un delicato intervento alla spalla. Di lui si erano perse praticamente le tracce, ma la sua voglia di tornare è stata più forte del dolore e di una lunga riabilitazione.
    Nel main draw del torneo ha pescato lo spagnolo Davidovich Fokina, uno tosto ed in buona forma, non sarà un rientro agevole. Ma per Borna già esser di nuovo in torneo è un grande successo. L’ha intervistato Tennis Major, una lunga chiacchierata in cui Coric racconta i momenti difficili molto altro. Ecco alcuni passaggi del suo pensiero.
    “Come mi sento? Non posso paragonare questa sensazione a nient’altro, dal momento che questa è la prima volta che sono stato costretto a farsi da parte per un anno intero. La mia ultima pausa così lunga risale a quando avevo 12-13 anni e ho subito un intervento chirurgico al polso. Ho ripreso gli allenamenti il 1° novembre, ancora senza servire. Le cose ora vanno molto meglio, è una sensazione splendida essere qui”.
    Il dopo intervento non è andato liscio come sperava, ma non ha mai avuto davvero paura di non farcela: “Quando un atleta professionista subisce la chirurgia, non è mai garantito che torni come prima. Ho avuto complicazioni dopo l’intervento chirurgico, perché il dolore è stato presente più a lungo del previsto. Parlando da questo punto di vista, forse c’era da aspettarselo, ma in quel momento mi sembrava di essere piuttosto in ritardo con la mia riabilitazione. Non mi sentivo sicuro, stavo servendo con leggerezza e sentivo ancora dolore, insieme a uno spasmo muscolare, che mi era stato detto che a quel punto doveva essere sparito. I dubbi si sono insinuati, ma sapevo che dovevo fare la mia parte ogni giorno in modo da poter tornare al posto in cui ero, fisicamente e dal punto di vista del servizio. Il medico che ha eseguito l’intervento mi ha detto che c’era una possibilità che potessi essere pronto per gli US Open. Quando è arrivato quel momento, non avevo ancora preso in mano una racchetta, quindi era normale avere dei dubbi… ce la farò? Per fortuna, ora sto bene”.
    Il suo fisioterapista è stato fondamentale in tutto il processo, non solo dal punto di vista medico: “Il mio fisioterapista Yiani Louizos, sottolineo sempre il suo contributo. Senza di lui, di certo non sarei qui dove sono ora. È molto devoto, un esperto nel suo campo, e ha sempre scelto le parole giuste da dirmi. Non è stato facile, perché la riabilitazione è durata dagli otto ai nove mesi con molti alti e bassi: faceva male, non faceva male e così via… Yiani ha gestito tutto molto bene e non mi ha abbandonato in un momento in cui non c’erano garanzie per il futuro. È rimasto con me, ha creduto nel nostro lavoro e nella mia capacità di tornare al 100% fisicamente e che la mia spalla sarebbe stata migliore di prima. Anche quando non ci credevo, lui ci credeva, e mi rassicurava, spingendomi a mettermi all’opera anche quando non ne avevo voglia. L’etica del lavoro non è mai stata un problema per me, ma sono abituato alla pratica del tennis e agli allenamenti pesanti. E poi, all’improvviso, tutto ciò che ho dovuto fare per due ore è stato muovere delicatamente la spalla su e giù e avanti e indietro. È stato davvero impegnativo per me mentalmente”.
    Coric rientra con un nuovo team: “Il mio nuovo allenatore è Mate Delic (ex numero 150 del mondo), siamo solo io, Yiani e lui. Mate mi ha aiutato negli ultimi quattro anni, da quando ha smesso di giocare a livello professionistico. Mate ed io ci conosciamo da molto tempo, lui mi conosce davvero nei dettagli: il mio gioco e come sono, la mia personalità. È relativamente nuovo nell’allenamento, ma siamo ottimi amici e ho sentito che era il momento giusto per lavorare insieme”.
    Ecco il passaggio più interessante dell’intervista. Coric si rimprovera di non aver fatto tutte scelte giuste in passato, e ammonisce i giovani a non lasciar correre certe situazioni, soprattutto sul lato fisico, perché possono diventare molto problematiche quando meno te lo aspetti… “Guardandolo dalla mia prospettiva attuale, mi dispiace di non essere stato in grado di formare una squadra migliore quando ero più giovane. D’altra parte, è un circo molto popolato – tante persone, tanti allenatori – quindi è davvero difficile valutare chi sia il vero affare e chi non va bene. Non posso davvero incolpare me stesso, soprattutto perché ero molto giovane, ma me ne pento comunque. Ecco perché ritengo che per i giovani giocatori sia fondamentale essere consapevoli di dove potrebbero nascondersi i problemi futuri. Ad esempio, se avessi fatto una scansione adeguata della mia spalla quando avevo 18 anni, non credo che si sarebbe arrivati ​​a questo. Se avessi saputo cosa stava succedendo alla mia spalla, avrei fatto gli esercizi di conseguenza. Sono quasi sicuro che questo non sarebbe successo, o sarebbe successo in dieci anni, e ho problemi alla spalla da quando avevo 23 anni. Il corpo di tutti ha un punto debole e la mia è sicuramente la spalla. Non me ne sono preso cura nel modo giusto quando ero più giovane. Il tennis è uno sport molto impegnativo in termini di programmazione: ho capito qual era il problema quando avevo 23-24 anni, ma non ho mai avuto il lusso di prendermi 10-12 settimane di pausa per dedicargli tutta la mia attenzione. E poi peggiora”.
    “Ormai non mi pongo più obiettivi. Nel 2018, quando ero arrivato molto in alto, certo che ne avevo. Poi le cose sono girate male, ho rischiato di smettere, ho convissuto col dolore. Quindi, basta programmi di lungo termine. Quello che posso dire è che questa pausa mi ha fatto capire quanto amo il tennis, mi è mancato così tanto. Negli ultimi sette o otto anni mi è sembrato di essere schiacciato, con tutta la pressione e le aspettative. Quindi, in un certo senso, quello che è successo è stato positivo, perché ho avuto la possibilità di resettare, rinnovare la mia passione e rendermi conto di quanto mi godo la mia vita di tennista”.
    Coric compierà 26 anni il prossimo 14 novembre, è ancora un tennista estremamente giovane. Rientrare dopo i suoi problemi non sarà affatto facile, ma gli auguriamo tutto il meglio.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO