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    Pitigliano, Sovana e Sorano, fascino medievale irresistibile

    Quando lo sguardo cade su quelle caratteristiche abitazioni, i cui contorni si fondono con quelli della rocca tufacea, capisci di essere arrivato a Pitigliano. Un colpo d’occhio che lascia senza fiato. Un borgo, quello in provincia di Grosseto, che conquista tutti per il suo fascino magnetico e irresistibile. Percorrendo a piedi il dedalo intricato delle sue viuzze, tra laboratori d’arte, negozietti di artigianato e tutti gli irresistibili richiami enogastronomici, questa cittadina regala innumerevoli scoperte.
    L’imponente Acquedotto Mediceo, che raccoglieva le acque dei vicini torrenti per approvvigionare la città, domina la visuale e introduce al centro storico caratterizzato dal Palazzo-Fortezza nato nel XII come residenza dei conti Aldobrandeschi di Sovana, e passato poi, nel 1313, alla famiglia Orsini. Proseguendo la visita, degno di attenzione è il Duomo di Pitigliano, la cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, le cui origini risalgono all’anno Mille, ma che nei secoli fu più volte ricostruito. All’esterno, sul lato sinistro, troneggia la suggestiva torre campanaria. Una secolare tradizione ebraica tra i vicoli di questo pittoresco centro toscano, gli ha fatto valere il soprannome di “piccola Gerusalemme”. Come testimoniano il ghetto e l’interessante Sinagoga (della fine del ‘500). Qui si possono visitare anche il forno degli azzimi, il bagno rituale, il cimitero, il museo ebraico, la conceria, oltre alla cantina e alla macelleria, per il vino e la carne kasher.

    Ad appena 9 km da Pitigliano, Sorano accoglie chi la visita con la torre dell’orologio, la Fortezza Orsini, il giallo ocra delle sue case, strette l’una sull’altra, e le pittoresche porte d’accesso al borgo, Porta di Sopra e Porta dei Merli. L’atmosfera tipica di un borgo difensivo, che si respira nel centro storico, è davvero unica. Da non perdere una visita alla preziosa Chiesa della Collegiata di San Nicola. Fiorente già nell’antichità, i dintorni dell’abitato di Sorano sono carat- terizzati dalle suggestive vie delle cave, percorsi scavati dagli etruschi nelle colline di tufo (anche sotterranei) e di cui ancora oggi non è chiara la reale funzione.
    Guidando attraverso una stradina che taglia alte pareti di tufo come fossero burro, una decina di chilometri e si raggiunge il borgo di Sovana, anch’esso perso nel tempo tra reminiscenze medievali e un glorioso passato etrusco, come testimonia la necropoli ricca di tombe monumentali. Percorrendo la via del Pretorio, si raggiunge Piazza del Pretorio con la peculiare pavimentazione a spina di pesce e l’omonimo palazzo duecentesco. Suggestiva la vista del Palazzo dell’Archivio del XII secolo con un grande orologio sulla facciata e campaniletto a vela. Da non perdere la bella chiesa tardo-romanica di Santa Maria, l’adiacente Palazzo Bourbon Del Monte, e la chiesa paleocristiana di San Mamiliano, che ospita il cosiddetto tesoro di Sovana, 498 monete d’oro risalenti al V secolo rinvenute nel 2004 durante il restauro dell’edificio. Lasciata la piazza, attraverso via di Mezzo, dove si trova la casa di Ildebrando Aldobrandeschi, che divenne Papa col nome di Gregorio VII, si raggiunge il Duomo in stile romanico gotico, uno dei più importanti di tutta la Toscana, situato dove probabilmente un tempo sorgeva l’acropoli etrusca. LEGGI TUTTO

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    Courmayeur, una pausa tra le nuvole

    Paesaggi che meritano una visita almeno una volta nella vita, ma che possono essere apprezzati ancora di più dopo le lunghe settimane trascorse tra le mura domestiche. I paesaggi in questione vanno da Courmayeur fino a Punta Helbronner: un percorso mozzafiato da godere dall’interno delle cabine semisferiche trasparenti, che ruotano durante tutta la salita, della funivia Skyway. Fresca di riapertura, la struttura posticipa a novembre 2021 la scadenza dei biglietti in corso di validità
    Si parte da La Palud, all’imboccatura della Val Ferret; prima fermata, il Pavillon The Mountain, la stazione a 2173 metri con un’ampia terrazza da cui la vista abbraccia il Monte Bianco e la Val Veny. Al suo interno si trovano il Ristorante Alpino, con il menù firmato dallo chef Agostino Buillas, la boutique con specialità e artigianato locale e la Cave Mont Blanc, produttice dello spumante ad alta quota Blanc de Morgex et de La Salle “Cuvée des Guides”. Ma il vero gioiello, nel periodo estivo, è il Giardino Botanico Saussurea, i cui lavori di rinnovamento si sono conclusi appena prima delle nevicate autunnali. Il giardino, che accoglie 900 specie differenti di piante alpine, è diviso in due zone.

    Nella prima, in aiuole organizzate per area geografica, si può osservare la flora montana di regioni esotiche come il Nord America, la Nuova Zelanda e l’Himalaya. Nella seconda sono stati invece ricreati alcuni ambienti tipici delle Alpi ed è stato realizzato un nuovo percorso di approfondimento interattivo dedicato ad alcune macro-aree come la montagna, i ghiacciai, i vertebrati, gli invertebrati e i licheni, oltre un momento informativo all’interno dello chalet. Il Giardino Botanico Saussurea organizza, inoltre, una serie di attività, tra cui un percorso di trekking foto-botanico, lezioni di natural yoga ed esperienze pensate per i più piccoli.
    Utima tappa, l’avveniristica stazione Punta Helbronner/ The Sky custodisce l’affasciante sala Cristalli, la sala Monte Bianco, per ammirare il panorama anche nelle giornate fredde e ventose, e il Bistrot Panoramic, per una pausa golosa letteralmente tra le nuvole. LEGGI TUTTO

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    Torna campania>artecard, più eco e più smart

    Torna in vendita campania >artecard, il pass storico del turismo culturale promosso dalla Regione Campania che si propone oggi in una versione più smart e più ecologica.
    Dopo una breve sospensione per un aggiornamento della piattaforma digitale su cui si sviluppa, il primo pass turistico d’Italia torna a essere uno degli strumenti più utili e usati nei circuiti turistici culturali della regione.
    Oltre 80 i musei e i parchi archeologici inglobati nel sistema e una serie di suggerimenti e iniziative per trasformare la visita museale in una vera e propria esperienza immersiva.
    Proposte nuove per l’estate 2020 da vivere nella Campania Sicura, legate al trekking e alle passeggiate nei parchi naturali e nelle aree interne a corredo delle visite museali e dei centri storici.
    Meno carta grazie a una versione “smaterializzata” con QRCode di accesso per l’acquisto che saranno scaricabili gratuitamente attraverso l’APP campania >artecard su Apple e Google Store per le due versioni da 7 Giorni e la 365 abbonamento Gold.

    La nuova campania >artecard, gestita e promossa direttamente dalla Scabec, sarà acquistabile anche direttamente in alcuni punti vendita che sono consultabili sul sito  www.campaniartecard.it
    Le novità riguardano anche l’offerta culturale che si arricchisce di alcuni tra i luoghi più suggestivi di Benevento e della sua provincia: tramite campania >artecard sarà infatti possibile visitare il Teatro Romano, l’Hortus Conclusus, il Museo Arcos, il Museo Diocesano e Percorso Archeologico Ipogeo, il Museo del Sannio, il Museo dell’Arco di Traiano e l’ Area Archeologica Arco del Sacramento.
    In aggiunta, una nuova partnership è stata attivata anche con il suggestivo Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, lungo il Miglio d’Oro, gestito dalla fondazione di Trenitalia: i possessori di campania >artecard avranno una serie di sconti e la possibilità di usufruire di servizi speciali, dal biglietto d’ingresso con visita guidata che può essere fatta anche in maniera esclusiva e in più lingue, sino all’esperienza del simulatore di guida e il giro sul trenino Bayardino.
    Inoltre, per la Fase 3 e per coloro che non sono riusciti a usufruire del proprio pass durante il lockdown c’è il “Bonus 365”, con una proroga di 4 mesi di utilizzo dalla prima attivazione.
    Infine, il pass è anche partner delle principali manifestazioni ed eventi che si tengono a Napoli in Campania: i possessori di Campania >Artecard potranno acquistare 2 biglietti al costo di 1 per tutti gli spettacoli del Napoli Teatro Festival, oltre agli eventi della rassegna Un’estate da Re alla Reggia di Caserta. LEGGI TUTTO

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    Il Vesuvio e il suo Gran Cono

    Pochi luoghi al mondo, come il golfo di Napoli, riescono a concentrare tutte insieme un simile patrimonio di ricchezze artistiche, storiche e naturalistiche. Ma c’è solo un luogo, meraviglioso e affascinante, da cui tutto questo può essere ammirato con un unico colpo d’occhio, Il Gran Cono del Vesuvio, la cui sommità è percorribile a piedi, dopo una suggestiva salita lungo il cosiddetto sentiero natura n. 5.

    Un’avventura alla portata di tutti, che inizia dal parcheggio del Piazzale di Quota 1000, nel comune di Ercolano (Na), che si raggiunge al termine della Strada Provinciale Ercolano-Vesuvio. Superata la biglietteria, si parte. La salita inizia dolcemente e dura circa 800 metri. Durante il percorso si cammina costantemente sorvegliati dalle Guide Alpine e Vulcanologiche della Regione Campania. Risalire il sentiero del Gran Cono è un’esperienza unica, per l’emozione di camminare lungo il cratere di un vulcano attivo e per i panorami che si possono godere, via via più suggestivi, lungo i vari tornanti. Una veduta aerea sempre più ampia, che abbraccia il golfo, il casertano, la città di Napoli, Ischia, Procida, Capri, ma anche le isole laziali e i monti Lattari, che troneggiano sulla penisola sorrentino-amalfitana.
    Arrivati in cima, l’itinerario prosegue sulla parte occidentale dell’orlo del cono, con la possibilità di guardare al suo interno, dove alcune fumarole ricordano che il vulcano è attivo, seppur addormentato. Raggiunta una struttura chiamata Capannuccia – chi lo desidera, da qui potrà anche decidere di tornare indietro sui propri passi, fino al piazzale – si prosegue costeggiando il cono in discesa lungo un tratto che si sovrappone al sentiero 6, per poi svoltare a sinistra costeggiando la Valle dell’Inferno (questo tratto è in comune col sentiero 1). Raggiunto un cancello d’accesso, si gira a sinistra per un breve tratto asfaltato, fino a tornare nuovamente al Piazzale di Quota 1000, punto di partenza dell’itinerario.

    Per tutte le info, per scaricare la mappa dei sentieri, e per l’orario aggiornato delle visite, si può consultare il sito ufficiale www.parconazionaledelvesuvio.it (oppure si può chiamare la info-line al numero 081 2395653). LEGGI TUTTO

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    L'Abbazia e il borgo di Fossanova

    Il Borgo di Fossanova sorge nella Valle dell’Amesano, nel basso Lazio, nei pressi di Priverno (LT). Un’area che già sul finire del XVIII secolo aveva suscitato interesse nei nobili europei che intraprendevano il Grand Tour, un viaggio di formazione intellettuale, umana e culturale, che vantava in Italia numerose e imperdibili tappe. Richard Lassels, che ne fu padre fondatore, durante il suo viaggio lungo la Penisola, elesse Priverno e Fossanova come le tappe principali nei territori dell’Amesano.
    L’Abbazia di Fossanova si erge sui resti, che si possono ancora scorgere al suo esterno, di una villa romana, costruita in età repubblicana. L’edificio che oggi conosciamo rappresenta una delle più imponenti testimonianze di arte gotica-cistercense in Italia. La sua costruzione iniziò nel 1163, ma alcuni storici ne datano l’inizio al 1170, altri ancora al 1187. I lavori durarono circa 45 anni, e fu definitivamente sistemata, con i rosoni, solo intorno al 1300.
    L’edificio religioso fa parte del piccolo borgo di Fossanova, che nacque nel VI secolo con un insediamento benedettino, ma nel 1135 passò all’ordine dei cistercensi per volontà di papa Innocenzo II. Qui, tra le altre cose, trascorse i suoi ultimi giorni Tommaso d’Aquino. Vi arrivò nel 1274, mentre era in viaggio con il suo segretario verso Lione per partecipare al Concilio di Gregorio X. Secondo la tradizione, Tommaso, appena entrato nell’abbazia, pronunciò le seguenti parole: questo è il luogo del mio riposo per sempre; vi abiterò perché l’ho scelto; forse prevedendo la sua fine imminente. Infatti, morì pochi giorni dopo.

    L’antico borgo, preservatosi nel tempo, oggi accoglie i visitatori con i suoi angoli pittoreschi e i gli antichi edifici, riadattati alle diverse esigenze odierne. Così, l’antica foresteria è diventata un ristorante in cui sognare atmosfere di altri tempi; mentre nell’infermeria si può assistere a concerti di musica classica. L’antico granaio, invece, dal 2001 accoglie il Museo “Polo Medievale”, dove viene proposta un’interessante ricostruzione della vita di allora. Il museo, insieme al percorso museale, permette di conoscere le abitudini degli abitanti di un tipico borgo antico. Come, ad esempio, quella di seppellire i propri cari all’interno dell’abitato, realizzando i sepolcri in alcune stanze (in questo caso) di epoca romana, o nei butti, spazi in genere destinati all’immondizia.  LEGGI TUTTO

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    Val Menaggio: un giro in bici di lago in lago

    Tra i tanti itinerari ciclabili che negli ultimi anni sono stati ricavati sui tracciati di antiche ferrovie dismesse, tra i più affascinanti c’è quello che collega le cittadine di Menaggio, sul lago di Como, e Porlezza, sulla sponda italiana del lago di Lugano.
    La linea ferroviaria tra Menaggio e Porlezza, inaugurata nel 1884, nacque con lo scopo di incrementare il turismo dal nord Europa verso la regione dei laghi. Arrivati in treno a Lugano, i passeggeri proseguivano con il piroscafo fino a Porlezza e da qui con il treno fino a Menaggio. Tra le due guerre mondiali, fino al 1939, la linea ferroviaria venne sfruttata come sistema di trasporto locale, per poi cadere in abbandono al termine della  secondo conflitto.

    Il percorso ciclabile, lungo poco più di 13 chilometri con un dislivello complessivo di 250 metri, si sviluppa nella Val Menaggio, per lo più su fondo asfaltato con alcuni brevi tratti su strade aperte al traffico automobilistico, e tocca la riserva naturale Lago di Piano. Punto di partenza è la vecchia stazione ferroviaria di Menaggio, nei pressi dell’imbarcadero, oggi a sede del Consorzio Agrario, da cui si porta con poche pedalate all’Ostello della Gioventù per imboccare dopo un breve sterrato la salita che segue il fianco del Monte Crocetta e sbuca sulla statale 340. Proseguendo in salita fino al successivo tornante si arriva infine sulla ciclopedonale, il cui percorso si addentra nella valle passando per  una galleria lunga 90 metri e si interrompe sulla strada provinciale di Grandola. Qui si interrompe la cilabile e occorre fare attenzione al traffico. Passando per via Roma, via Gonte e via Cascinello Rosso si sbuca quindi nuovamente sulla statale 340, che si attraversa seguendo le indicazioni per Bene Lario-Grona fino a riprendere, dopo circa 200 metri, la pista ciclabile.
    Vicino al paese di Grona la pista si interrompe ancora e occorre proseguire per un tratto lungo via Cascine prima di riprenderla seguendo le indicazioni per Lago di Piano. Si entra quindi nel territorio della Riserva Naturale Lago di Piano e superato l’ingresso del campeggio, si prosegue costeggiando la riva del piccolo lago fino ad arrivare alla Casa della Riserva, dove si può approfittare dell’area picnic per una sosta e dove si trova l’ufficio informazioni con piccolo eco-museo (tel. 0344 74961). Sulla sinistra si intravede il Montecchio del Brione, un dosso di formazione glaciale e, più in alto, il borgo rurale di origine medievale di Castel San Pietro, con le antiche case addossate le une alle altre, le murature in sasso e un’unica via d’accesso che attraversa un portale ad arco. Proseguendo sulla pista ciclabile si attraversa un ponte di legno sul fiume Cuccio di cui si segue il corso fino a incrociare la strada provinciale 14 e, dopo un centinaio di metri, il complesso residenziale di Porto Letizia dove si riprende la pista ciclabile che costeggia il lago. Superato il ponticello sul fiume Val Rezzo, si scendono alcuni gradini per arrivare sul lungolago di Porlezza. LEGGI TUTTO

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    Tra Capalbio e il Monte Argentario

    Tradizioni di Maremma e coste frastagliate. Quello che segue è un itinerario panoramico e coinvolgente, tra Capalbio e il promontorio dell’Argentario, lungo località pittoresche e panorami che si imprimono indelebili nella memoria. Raggiungendo Capalbio, attraverso i pochi chilometri che la separano dalla SS1 Aurelia, si respira subito la caratteristica atmosfera maremmana, tra i campi coltivati e il caratteristico bosco di farnetto, tipicità delle colline calcaree che circondano il borgo. Una camminata tra le sue viuzze permette di scoprire tanti piccoli tesori, tra i quali spiccano la chiesetta di San Nicola e la vicina Rocca Aldobrandesca, con la caratteristica torre e forma di L. Una curiosità: nell’attiguo Palazzo Collacchioni, è conservato il pianoforte che veniva suonato da Giacomo Puccini durante i suoi soggiorni qui. Immancabile, poi, una passeggiata lungo l’antico camminamento (su due livelli) posto sulla cinta muraria che circonda il borgo: panorami unici e atmosfera sognante.

    Lasciato il borgo, si prosegue – lungo la ‘strada provinciale Capalbio’ – in direzione Marsiliana. Il nastro d’asfalto, dritto come un fuso, corre veloce nella placida campagna maremmana, tra campi coltivati e vigneti, intervallati da ombrose pinete. Si attraversa il piccolo centro di Marsiliana (frazione di Manciano), fino alla tappa successiva, Porto Santo Stefano, che si raggiunge attraverso il Tombolo della Giannella (lingua di terra, lunga 6 km, che delimita a nord la laguna di Orbetello). Raggiunta la rotonda in prossimità di Porto Santo Stefano, costeggiando il porto ci si arrampica lungo la strada che conduce alla fortezza spagnola del XVI secolo. Da qui, parte la cosiddetta “Via Panoramica” (dal nome inequivocabile) che prosegue, curva dopo curva, veduta dopo veduta, in direzione Cala Piccola, con gli struggenti panorami (soprattutto fuori stagione) sulla minuscola isola Argentarola e sulla costa frastagliata, bagnata da un mare dai colori intensi.
    Il percorso prosegue lungo la via Panoramica fino ad un incrocio posto nel bel mezzo di una curva a gomito. Facendo un po’ di attenzione, si svolta a destra. Una strada intrigante e avventurosa, tra macchia mediterranea, rocce e superbe vedute sul mare, conduce in prossimità di Punta di Torre Ciana, estremo sud del promontorio. Dopo aver goduto dello spettacolo del mare che si infrange sulla scogliera nei pressi della Torre, si torna indietro fino all’incrocio precedente, dove si svolta a destra per tornare nei pressi di Porto Santo Stefano, e da qui raggiungere la bella Porto Ercole.

    Protetta da imponenti fortificazioni, in una baia lambita da acque turchesi, Porto Ercole è di quelle località che non lasciano indifferenti. Dopo una visita tra i vicoli del borgo vecchio, cui si accede attraversando Porta Pisana, il consiglio è di proseguire lungo i tornanti in salita sulla “Strada Panoramica di Porto Ercole”, nastro d’asfalto che percorre il piccolo golfo lungo cui si distendono “Spiaggia Lunga” e “Spiaggia dell’Acqua Dolce”. Prima, però, appena fuori dal centro abitato, una deviazione a sinistra permette di salire alla rocca Aldobrandesca, col vicino faro e la vista mozzafiato sull’isolotto di Porto Ercole, la baia antistante e il tombolo della Feniglia. LEGGI TUTTO

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    L’Istituto per il Credito Sportivo al fianco di Ales e Anci per la salvaguardia del patrimonio culturale pubblico italiano

    Lo scorso 24 giugno è stato firmato un Protocollo d’Intesa Art Bonus tra ICS – Istituto per il Credito Sportivo, ANCI – Associazione Nazionale dei Comuni Italiani e ALES S.p.A., la società MiBACT che gestisce e promuove l’applicazione del credito d’imposta Art Bonus.
    La legge Art Bonus è stata istituita nel 2014 per stimolare il mecenatismo culturale a favore della cultura e dello spettacolo: per ogni erogazione liberale elargita da privati a favore degli interventi previsti dalla norma lo Stato restituisce al donatore il 65% dell’importo donato sotto forma di credito d’imposta. Ad oggi hanno beneficiato di tale misura 1.884 enti e oltre 15.500 mecenati, per un totale di 3.800 interventi e 464 milioni di euro raccolti su tutto il territorio nazionale.
    I Comuni sono stati tra i primi enti destinatari di donazioni Art Bonus ad aprire raccolte fondi destinate ad interventi di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali pubblici da essi posseduti e gestiti. Attualmente sono oltre 1.000 i Comuni registrati sulla piattaforma artbonus.gov.it e hanno raccolto complessivamente oltre 90 milioni di euro.
    Con il nuovo protocollo ICS – ALES e ANCI viene messo a disposizione dei Comuni un plafond di 20 milioni di euro per la concessione di mutui agevolati finalizzati al completamento di interventi su beni culturali pubblici di loro appartenenza già destinatari di erogazioni liberali Art Bonus. Rispetto all’accordo sottoscritto precedentemente, il plafond a disposizione è raddoppiato e le condizioni di accesso al credito semplificate, soprattutto per i Comuni del Sud Italia. Si tratta quindi di un importante strumento finanziario che può consentire in tempi più rapidi l’avvio e l’esecuzione dei lavori programmati dalle amministrazioni comunali per salvaguardare beni culturali importanti per le loro comunità.
    I finanziamenti dovranno essere utilizzati per completare il fabbisogno finanziario necessario all’integrale realizzazione dei progetti, a condizione che questi abbiano ottenuto donazioni con Art Bonus per un importo di almeno il 51% del costo complessivo dell’Intervento. Per i Comuni delle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia la soglia è ridotta al 30%. Ogni Comune potrà ottenere uno o più mutui, fino all’importo massimo di 6 milioni di euro.
    I tre enti, in considerazione del difficile momento attraversato dal settore culturale a seguito della pandemia e nella consapevolezza del valore che i beni culturali pubblici rivestono per le comunità locali, sia a livello identitario sia per la capacità di attrazione turistica, hanno deciso di consolidare la collaborazione già avviata nel 2017, rafforzando l’impegno a favore dei Comuni, soprattutto in quei casi in cui l’importo delle donazioni con Art Bonus non sia sufficiente a coprire tutti i costi per la completa realizzazione degli interventi conservativi e protettivi.
    “L’Art Bonus si conferma una risorsa di grande importanza per il sistema dei beni culturali italiani. Con il nuovo protocollo intendiamo rendere ancora più semplice ed efficace l’utilizzo di questo strumento e dare nuova linfa a una ripartenza che ponga le sue basi sull’immenso patrimonio artistico e culturale diffuso su tutto il territorio nazionale” ha dichiarato Mario De Simoni, Presidente e AD di Ales.     
     “L’Istituto per il Credito Sportivo è pronto ad assumersi nuove responsabilità, coerentemente con le proprie finalità, per sostenere concretamente le esigenze del sistema culturale italiano. Il primo impegno, mettendo a disposizione risorse umane e finanziarie, sarà quello di collaborare con Ales e Anci per contribuire a potenziare lo strumento Art Bonus, non solo attraverso finanziamenti a condizioni fortemente agevolate, ma anche promuovendo e raccogliendo donazioni da soggetti privati.
    In questo modo intendiamo favorire lo sviluppo di progetti, l’apertura di cantieri e la ripresa di attività che potranno contribuire, attraverso la Cultura e la piena fruizione dei suoi beni pubblici, al ritorno alla normalità e alla ripartenza di tutto il Paese” ha dichiarato Andrea Abodi, Presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo.
    “I Comuni sono custodi dell’identità profonda del Paese e di ciò che che lo rende unico a livello internazionale. Con il potenziamento dell’Art Bonus sarà possibile portare a conclusione interventi di salvaguardia del patrimonio culturale che ne consentano una fruizione ampia e diffusa e contribuiscano a rafforzare la capacità di attrattiva turistica delle realtà territoriali italiane” ha dichiarato Roberto Pella, Vicepresidente ANCI.
    Per tutte le condizioni di accesso e la modulistica visita il sito creditosportivo.it LEGGI TUTTO