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in TennisNuria Brancaccio: “Cerco di lottare sempre, finché non finisce puoi sempre vincere”. La tennista di Torre del Greco si racconta ai lettori di livetennis
by admin
Nuria Brancaccio ITA, 24.06.2000
Nomen omen dicevano gli antichi romani, sostenendo che il nome di una persona potesse descriverla e tratteggiare il suo destino. Le origini del nome Nuria riportano ai significati di “illuminazione” e “saggezza”. Dovendo incontrare Nuria Brancaccio, 21 anni a giugno, campana nativa di Torre del Greco, ci siamo chiesti se tali attributi potessero riportarci al carattere ed all’atteggiamento mentale di questa ragazza, una delle tenniste italiane, a livello ITF, che nelle ultime settimane hanno maggiormente catturato l’interesse dei nostri lettori. Ebbene, avendola conosciuta con l’intervista che vi proponiamo, possiamo affermare con sicurezza che Nuria, anche se ancora giovanissima, ci ha colpito per la sua saggezza, la capacità di essere consapevole dei suoi mezzi, la determinazione verso i suoi obiettivi ma anche la capacità di darsi tempo e di crescere gradualmente, senza clamori. Questa mistura di risolutezza e temperanza sta effettivamente pagando con una continuità di risultati che l’ha portata sul punto di infrangere la barriera della 600esima posizione del ranking. Andiamo a conoscerla più da vicino.
Allora Nuria, raccontaci quando hai iniziato a giocare a tennis e quali sono stati i tuoi primi passi. Ho iniziato a giocare tennis grazie ai miei fratelli: sono entrambi più grandi di me e già da quando avevo un anno li accompagnavo con i miei genitori al circolo dove giocavano. Inizialmente ero sempre in braccio al maestro o raccoglievo le palline, poi, all’età di 5 anni, ho iniziato a giocare e sin da subito mi è piaciuto. Da quel momento non ho mai smesso!
Quanto è stata importante la Spagna per l’inizio della tua carriera?Mia mamma è spagnola e ogni estate io e la mia famiglia andavamo in vacanza dai miei nonni a Javea, vicino Valencia. Quando avevo circa 10 anni, io e mio fratello Raùl abbiamo iniziato ad allenarci lì in un circolo di tennis locale, per non stare tre mesi fermi. David Ferrer è proprio di Javea e la sorte ha voluto che nell’estate 2013 ci vedesse giocare nell’Accademia di suo fratello, per poi decidere di offrirci una borsa di studio. Abbiamo accettato questa opportunità anche se la scelta non è stata facile, soprattutto per me che avevo solo 13 anni, e ci siamo trasferiti da soli in Spagna.
Che tipo di giocatrice sei e quali sono i tuoi punti di forza?I punti di forza non te li dico che altrimenti scoprono la mia tattica (ride). Scherzi a parte, mi ritengo una giocatrice con uno stile di gioco particolare, raro da vedere soprattutto nel circuito femminile. Mi piace molto variare il gioco: giocare back, scendere a rete e fare palle corte. Mi adatto sempre a seconda dell’avversaria che ho di fronte. Mentalmente mi ritengo molto forte: indipendentemente dal punteggio cerco di lottare sempre; nel tennis finché non si conclude la partita hai sempre opzioni per vincere.
Chi è il tuo maestro e su che cosa state lavorando?Mi alleno con Alessio Concilio e con Giancarlo Petrazzuolo. Alessio mi ha visto crescere: mi conosce da quando avevo sei anni. Non stiamo lavorando su un aspetto in particolare, semplicemente cerchiamo di portare in partita sempre la stessa continuità e intensità. Ovviamente lavoriamo anche sugli obiettivi tecnici e tattici, lì c’è sempre da migliorare. Infine, c’è il mio preparatore atletico, Mimmo Picardi, che mi sta aiutando molto sia a livello fisico che fuori dal campo; stiamo lavorando da poco più di un anno insieme e crede davvero tanto in me.Quali sono state le tue più belle vittorie da junior e da professionista?A livello juniors non ho nessuna bella vittoria in particolare, ad essere sincera non ho avuto un gran successo. Forse le finali vinte di alcuni tornei G 4 o G 5… A livello professionistico sicuramente non dimenticherò mai la prima vittoria e il primo punto Wta, conquistato a 16 anni.
Quattro finali ad Antalya di cui una vinta, un bilancio niente male! Come hai vissuto la tua prima vittoria ITF? Hai qualche rimpianto sulle altre finali?È stata una trasferta da sogno. Il nostro obiettivo era arrivare in fondo, ma arrivarci in tre tornei di fila è stata un’emozione unica. La prima vittoria è stata entusiasmante, anche perché ero lì con mio fratello e poterla condividere insieme a un membro della mia famiglia è ancora più significativa. Delle tre finali perse ho un rimpianto nella prima: ho affrontato un’ottima tennista ma ho giocato male. Sapevo che potevo dare di più, ho perso al terzo dopo tante occasioni ma sono queste partite che ti fanno ragionare e migliorare. Per quanto riguarda la seconda finale persa non ho rimpianti: venivo da 18 partite di fila, riposando un solo giorno, ed ero esausta; ho cercato semplicemente di lottare fino alla fine ma senza aspettative. (l’ultima finale è stata giocata ad intervista già realizzata nda)
Come hai vissuto il passaggio da junior a pro e perché tante ragazze italiane faticano in questo passaggio?Senza dubbio è uno scalino difficile da salire. L’ambiente Wta è completamente diverso da quello junior. Molte ragazze sono abituate a vincere nella loro categoria, le cose cambiano quando gareggi con tenniste molto più grandi di te; in questo caso devi saper soffrire e continuare a crederci sempre. Molte tenniste non riescono ad accettare il fatto che devi sacrificare molte cose, accettare sconfitte, fare sforzi economici e viaggi da soli. È in questo momento che capisci se davvero vuoi fare il salto oppure no.
Come sei messa con gli studi e in che modo li hai conciliati?Mi ritengo fortunata perché sono riuscita a diplomarmi senza mai aver smesso di giocare e viaggiare. Mi sono diplomata in Spagna: ho fatto le superiori in una scuola privata all’Accademia Ferrer, dove i professori sono riusciti a venirmi incontro nonostante viaggiassi spesso.
Rispetto alle tue coetanee a che cosa pensi di aver rinunciato a causa del tennis?Sicuramente alla “vita normale”: uscire con gli amici i fine settimana o farsi qualche viaggio/vacanza in gruppo ecc. Non so cosa vuol dire “ubriacarsi” o ritornare a casa all’alba, ma ci tengo a dire che non mi pento per niente, anzi, mi ritengo davvero molto fortunata; sicuramente è una vita totalmente diversa rispetto alle mie coetanee, ci sono tanti sacrifici da fare, ma io li prendo nel modo buono, mi ritengo molto fortunata di poter fare ciò che ho sempre sognato di fare.
Quanto è presente la tua famiglia nella tua vita da tennista e che rapporto hai con loro?È molto importante per me, sono una persona molto sensibile e ci tengo tanto alla mia famiglia, per me loro sono tutto. I miei genitori mi hanno sempre supportato e mai messo pressione, credono in me e mi appoggiano qualunque cosa faccia. I miei fratelli che dire… Siamo una sola cosa, sono la mia vita.
Un giudizio su tuo fratello, dove può arrivare e in che cosa vi somigliate?Gli ho sempre detto che può arrivare davvero in alto, ho sempre creduto in lui. Ha giocato molte partite con giocatori che sono ormai tra i primi 100 o 50 ATP e se l’è giocata con tutti. Ha le qualità per poterci arrivare, deve solo crederci e dimostrare a sé stesso che ne è capace. Diciamo che tennisticamente parlando non ci assomigliamo in niente (ride). Abbiamo due giochi e modi di stare in campo completamente diversi.
Che ragazza sei fuori dal campo e quali sono i tuoi interessi?Mi ritengo una ragazza davvero semplice e tranquilla, mi accontento con poco. Ho sempre preferito stare in famiglia anziché vedermi con gli amici, anche perché per il tennis non ho mai avuto tantissimi amici. Qui in Italia ho soltanto una vera amica, ci conosciamo da quando avevamo 5 anni, ma mi basta lei, insieme ci divertiamo e mi sostiene sempre, poi sai, come si suol dire, meglio pochi ma buoni. Quando sono in Spagna, nei giorni liberi, mi piace passeggiare con il mio cane; con lui sono felice. In generale sono molto allegra: cerco sempre di divertirmi e approfittare dei pochi momenti che ho al di fuori del tennis.
A quale tennista ti sei ispirata?Sembrerà strano ma non ho mai avuto nessun punto di riferimento. Guardo poco la TV e non ho mai seguito nessuna giocatrice in particolare. Se ne devo dire una attuale ti dico la Barty: mi rivedo molto nel suo gioco e mi piacerebbe seguire i suoi passi.Come hai vissuto e stai vivendo la pandemia? Ti condiziona più come tennista o come ragazza?Ci ha cambiato totalmente il modo di vivere. Inizialmente non ne ero consapevole, mi sembrava un film. Ora mi sto abituando ma continua a non sembrarmi vero. Purtroppo, vedo gente per strada che non rispetta le regole, non capendo che siamo in una situazione davvero complicata. Comunque, mi ha condizionata di più come tennista: in ogni torneo dobbiamo farci il tampone, mantenere la distanza di sicurezza, vedere gli spalti vuoti o semi vuoti; è tutto un po’ strano…
Credi che questa esperienza mondiale produrrà dei cambiamenti in meglio delle persone? O ne usciremo più arrabbiati, diffidenti, chiusi verso gli altri?A me ha aiutato ad apprezzare di più le piccole cose. È un periodo storico che ha cambiato la vita di tutti noi e mi auguro che le persone, compresa me, diventino più responsabili.
Preferisci avere amiche nel mondo del tennis, e se sì chi sono, o fuori dal campo?Tutti sappiamo che pochissimi tennisti hanno veri amici nel circuito, c’è sempre un po’ di rivalità. A me piace andare d’accordo con tutte, mi piace stare in compagnia fuori dal campo e fare conoscenza. Comunque, ho sempre pensato che amicizie vere nel mondo del tennis ce ne sono poche, soprattutto nel tennis femminile.
Tu sei di Torre del Greco, una località incantevole tra mare e Vesuvio. Che rapporto hai con la tua terra e in che modo queste origini hanno formato il tuo carattere?Per me è un orgoglio poter rappresentare Torre del Greco, sono nata e cresciuta qui. Anche se ho vissuto cinque anni in Spagna e ho doppia nazionalità, mi sento italiana e porto Napoli nel cuore. Ci tengo davvero tanto, ho moltissima gente che mi sostiene e spero davvero un giorno di poter arrivare in alto insieme a loro.
Raccontaci una tua giornata tipo:Mi sveglio verso le 7, faccio colazione, dopodiché vado al circolo per fare la solita routine. Mi alleno 6 ore al giorno più o meno: tennis dalle 8,45 alle 10,45 e dalle 14 alle 16, atletica dalle 10,45 alle 12,15 e dalle 16 alle 17,30. Dopodiché doccia e alcuni giorni dal fisioterapista, altri a casa a incordare le racchette.
Alcune tenniste, penso alle sorelle Turati, dopo la carriera junior decidono di andare al college e da lì poi continuare a giocare per poi riprendere. Che ne pensi di questa scelta?Sicuramente è un’ottima scelta, moltissimi giocatori e giocatrici sono andati al college e ora sono tra i primi 100. Ho avuto tantissime offerte dalle università in USA e c’è stato un anno, forse 3 o 4 anni fa, che stavo iniziando a prenderla sul serio questa idea. Poi, parlando a fondo con il mio allenatore e la mia famiglia, abbiamo deciso di continuare sulla stessa strada lavorando sodo per cercare di avverare quanto prima il mio sogno.
Come è il tuo rapporto con la FIT?Ottimo devo dire, mi aiutano tanto e ho un buonissimo rapporto con tutti i tecnici della Fit. Loro credono in me e mi stanno aiutando molto, sono sempre a disposizione. Quando posso vado al centro tecnico, mi trovo benissimo anche lì. Vorrei approfittare per ringraziare la FIT e spero di continuare a crescere insieme a loro.
Quali sono i tuoi prossimi tornei? E che ranking vorresti raggiungere entro l’anno?Ora farò qualche altro 15K, cercando di accumulare quanti più punti possibili; da metà anno in poi spero di giocare dai 25K in su. Non ho mai pensato alla classifica, credo che quello sia un premio al lavoro quotidiano. Preferisco concentrarmi su me stessa, migliorare partita dopo partita, giorno dopo giorno. Sono sicura che se si fanno le cose nel modo giusto la classifica prima o poi arriverà.
Dimmi tre desideri che vuoi realizzare nel tennis e nella tua vita:Giocare al foro italico davanti a tutti i miei cari. Poter esordire in Fedcup e vincere. E, come ultima cosa, anche se poco realista, vincere un grand slam insieme a mio fratello.Non è vietato sognare Nuria, come ben sa la gente di Torre del Greco, terra di corallo prezioso, che la leggenda vuole nato dalla spuma del mare. Che l’incantesimo si possa compiere anche nel mare di Antalya.
Antonio De Filippo LEGGI TUTTO0 Condivisioni
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