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    Cahill racconta Sinner: “Sorride, è divertente. Lavorare con lui è esaltante, ha ampi margini di crescita. Uno Slam? Lo vincerà”

    Darren Cahill e Simone Vagnozzi (foto welovetennis)

    “Non sono sorpreso del livello raggiunto da Sinner in queste settimane. Conosco il tennis che può esprimere e quello che potremo vedere in futuro. Ha ancora ampi margini di miglioramento e, proprio per questo motivo, lavorare con Jannik è esaltante”. Così inizia la bella e interessante intervista rilasciata da Darren Cahill, coach di Jannik Sinner, al Corriere dello Sport (per i colleghi Nizegorodcew – Ercoli). L’australiano ha maturato in passato esperienze da coach molto importanti, guidando campioni come Agassi, Murray, Hewitt, Halep, e ora sta dando un contributo fondamentale alla crescita di Sinner, trascinatore dell’Italia in Davis nelle finali di Malaga, finalista alle Finals e n.4 del mondo. Cahill nell’intervista ha raccontato molti aspetti del gioco, della crescita e del lavoro con Jannik, che condivide insieme a Simone Vagnozzi, tecnico che stima in modo particolare per la conoscenza del gioco. “Affinché due allenatori lavorino bene insieme è necessario, prima di tutto, che siano disposti a collaborare, a inserire delle regole e a sostenersi a vicenda. E così è stato. Simone è la prima voce, il ‘main coach’, ed è per me un onore lavorare al suo fianco. Credo che tra 20 o 30 anni ne parleremo come di uno dei migliori coach del circuito” racconta Cahill.
    Per Darren sono pochi i giocatori così determinati all’età di Sinner: “Pensando al passato mi vengono in mente gli svedesi Borg e Wilander o alcuni australiani tra cui Cash. La pressione dei grandi palcoscenici non li schiacciava ma, anzi, li spingeva a far meglio. Ed è quello che è accaduto in Coppa Davis a Jannik, che negli ultimi tre mesi, dopo gli US Open, è maturato moltissimo sotto ogni aspetto. Comprende sempre meglio il gioco, conosce ancor di più il proprio corpo, lo ascolta. Sono apparentemente piccoli dettagli che fanno però la differenza. Il lavoro svolto con Umberto Ferrara (il preparatore atletico, ndr) negli ultimi due anni sta dando grandi frutti: Jannik è molto più forte, resistente e anche veloce”.
    “Il trionfo in Canada è stato molto importante, perché si tratta del primo ‘big tournament’, è stato un trampolino di lancio; ma oltre a quel titolo hanno inciso molto i successi su Top10 e Top5. In questo 2023 ha capito tanti aspetti del circuito ATP. Ha imparato molte lezioni. Siamo andati a scuola. Jannik ha preso spunto dalle sconfitte, dalle delusioni. Ha capito cosa migliorare e come. Negli ultimi mesi sta unendo i puntini”.
    Il 2022 è stato un anno di alti e bassi per Jannik, infortuni, qualche delusione, ma per Cahill è stato molto importante: “Il 2022 è stato un anno di insegnamenti, seppur buono sotto il profilo dei risultati. Credo che Vagnozzi sia stata per Jannik manna dal cielo, perché tecnicamente è uno dei coach più preparati che abbia mai conosciuto. Il mio compito, avendo tanta esperienza nel circuito, è stato più quello di capire quale fosse la giusta direzione da intraprendere per il team ed esser sicuro che tutti la seguissero. Alla fine della passata stagione ho anche capito quanto Jannik tenesse alla Nazionale. L’infortunio a Parigi Bercy gli aveva precluso la possibilità di giocare le finali di Coppa Davis e ci era rimasto malissimo”.
    “Piatti? Riccardo ha costruito le basi di Jannik portando avanti un lavoro incredibile. Ho però allenato tanti giocatori e a volte è bello avere a che fare con una nuova voce, opinioni diverse, un paio di nuovi occhi. Una rinnovata ispirazione e direzione. Magari fra tre anni Jannik avrà bisogno di nuovi stimoli e sceglierà un altro allenatore. Il cambiamento spesso è importante per il tennista professionista. Credo che Jannik sia destinato a grandi traguardi a prescindere dai suoi coach, è palese agli occhi di tutti”.
    Ecco dove Jannik è migliorato maggiormente per l’australiano: “Direi lo slice di rovescio, con cui ha lavorato a lungo con Simone in questi mesi. È un aspetto tecnico che gli ha permesso di sfruttare ancor di più la sua arma principale: il dritto. Uno dei fondamentali più incredibili che abbia visto in tutta la mia carriera”.
    Per Cahill c’è ancora molto lavoro per crescere: “La disponibilità al cambiamento è una dote di Sinner: se dovrà cambiare dieta, lo farà; se modificheremo la routine degli allenamenti, non avrà problemi a farlo. E questo ovviamente si rispecchierà anche nel gioco. È disposto a farlo, a superare i propri limiti, a sacrificarsi per migliorare. Lavorare con un atleta come Jannik è un privilegio. Vedrete comunque qualche novità tecnico- tattiche nei prossimi 18 mesi. Servirà tempo per assimilarle”.
    Un bel momento per Sinner, risultati e non solo: “È felice di passare del tempo con i suoi coetanei e anche con persone della mia età. Jannik è come l’acqua che scorre: è in continuo movimento e crea onde che si dipanano ovunque ci sia bisogno. È in grado di adattare la propria personalità, l’umorismo, la sua enorme competitività e di sentirsi così a proprio agio in qualsiasi ambiente. È accaduto anche a Malaga. Come? Ha assorbito l’ambiente Davis totalmente. Sembrava un veterano alla decima finale. È un grande merito di Jannik, che arriva dal profondo del suo essere” .
    La vittoria in uno Slam ormai è un obiettivo: “Sono fermamente convinto che Jannik vincerà uno Slam, questo è l’obiettivo. Non so quando, ma ne è capace. Serve resilienza, fiducia e anche un pizzico di fortuna. Le sue potenzialità non hanno limiti. Noi dobbiamo essere bravi a non mettergli pressione”
    Cahill racconta il programma di Sinner nelle prossime settimane: “Jannik si prenderà un po’ di meritato tempo libero, una dozzina di giorni, perché sono stati mesi estenuanti. Non giocherà la prima settimana di tornei in Australia. La preparazione verrà svolta in Spagna per 2/3 settimane: prima la parte fisica con Umberto Ferrara e poi quella tecnica con Simone. Giocherà un paio di match al Kooyong Classic, un’esibizione molto competitiva e utile che si svolge a Melbourne prima degli Australian Open. I Giochi Olimpici rappresentano una priorità assoluta di Jannik, che ama giocare per l’Italia. Le Olimpiadi sono già nella nostra agenda”.
    La foto di Darren di Jannik fuori dal campo: “Sorrisi, sempre sorrisi. Molto simpatico, intelligente e ancor più competitivo: il momento peggiore della sua giornata è quando perde a carte contro qualcuno di noi! A parte gli scherzi, l’energia che trasmette è coinvolgente”.
    Un ritratto di un grande campione che sta facendo sognare gli appassionati italiani e si presenterà nel 2024 come uno degli uomini da battere.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Sinner parla a TennisTv: “Sono migliorato mentalmente, dettagli che fanno la differenza”

    Jannik Sinner

    Jannik Sinner, una delle star dell’ATP 500 di Vienna appena scattato nella capitale austriaca, è stato intervistato da TennisTv nello scorso weekend. L’intervista ha spaziato dalla sua vicinanza all’Austria, essendo nato e cresciuto a una manciata di chilometri dal paese alpino, alla stagione che l’ha portato a segnare il proprio best ranking e uguagliare il primato storico mai toccato in classifica da un giocatore italiano. Occhi puntati anche su Shelton, fresco campione a Tokyo e primo avversario di Sinner all’Este Bank Open, gustosa rivincita della partita di Shanghai, vinta dal 21enne di Atlanta. Riportiamo le parole di Jannik nell’intervista.
    “È vero, sono nato e cresciuto a soli 7 chilometri dal confine con l’Austria” racconta Sinner. “Le persone che vivono nella parte più nord dell’Italia hanno una mentalità un po’ di diversa da quelle che vivono più a sud, e credo sia interessante perché in Italia c’è molta varietà, non solo dalle spiagge alle montagne, ma anche per come è la gente. Ho sciato molto, sulle Alpi tra Italia e Austria. In Sud Tirolo abbiamo delle piste e aree fantastiche. Vienna è molto vicino a casa, verrà la mia famiglia e anche alcuni amici, sento una certa familiarità quando mi trovo qua”.
    Ricordano a Jannik il suo ottimo anno, con il n.4 in classifica, la semifinale a Wimbledon, i tornei vinti (anche un Masters 1000) frutto di miglioramenti in tanti dettagli del suo tennis: “Credo che tutto il lavoro che abbiamo svolto, soprattutto nella scorsa off season, è stato davvero molto importante. Lo scorso anno è stato di apprendimento, vedere come il mio corpo reagiva in certe circostanze. Quest’anno sono stato in grado di trovare le giuste soluzioni o comunque soluzioni migliori rispetto all’anno precedente. Credo di aver ancora un certo gap, ma è stata un’ottima stagione finora e ci sono ancora importanti eventi da giocare. Sono migliorato fisicamente e anche nella parte mentale che è quella più importante, li sono migliorato, …non così tanto ma in piccoli dettagli che fanno la differenza. Sono felice oggi di ritrovarmi in questa posizione, sapendo di poter ancora limare molti dettagli. Vedremo come andrà il prossimo anno”.
    È n.4 al mondo Sinner, ha agugliato Adriano Panatta e Francesca Schiavone per miglior ranking nella storia di un giocatore italiano. Jannik è felice ma i suoi pensieri sono su se stesso e il suo futuro: “Come ho già detto, non gioco per fare la storia del tennis italiano o qualsiasi altro record storico, gioco per me stesso. E gioco anche per i miei fan perché mi danno tanto, mi spingono a dare il mio meglio e mi danno forza quando perdo. Sono felice di aver fatto qualcosa di storico e lo sono per me stesso. Sono molto contento di condividere questi successi con la mia famiglia, col mio team, i miei migliori amici e le persone che mi sono più vicine. Essere n.4 al mondo significa moltissimo per me, è un grande risultato raggiunto e da qua partiamo per andare ancora più avanti, non ho intenzione di fermarmi. Sono felice e guardo avanti con fiducia”.
    Shelton al primo turno a Vienna, subito un’importante rivincita dopo la sconfitta di Shanghai: “Ben è un tennista in fiducia, nel nostro sport è qualcosa di molto importante. È uno dei migliori NextGen in circolazione, ha un servizio incredibile e lungo l’annata è migliorato moltissimo. Sono felice di poterlo affrontare di nuovo e spero di giocare meglio della scorsa partita contro di lui. Ora ci conosciamo un po’ meglio a vicenda quindi so cosa aspettarmi. Queste sono le sfide che amo affrontare, come ogni volta che perdo contro qualcuno e non vedo l’ora di poterlo riaffrontare per trovare le soluzioni migliori per vincere. Credo che sarà di nuovo una bella partita”.
    Sinner scende in campo a Vienna con un record stagionale di 51 vittorie e 14 sconfitte. È la sua quinta presenza nel 500 della capitale austriaca. Il suo miglior risultato la semifinale del 2022 (rimontato da Tiafoe, una partita che Jannik “ricorda” molto bene…), mentre lo scorso anno si fermò nei quarti di finale battuto da Daniil Medvedev.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Barthelemy Chinenyeze: “Sono carico e ho tanta voglia di Lube!”

    In casa Cucine Lube Civitanova riflettori accesi sul rientro a Civitanova Marche di Barthelemy Chinenyeze, che questa mattina ha sostenuto il suo primo allenamento stagionale con la maglia biancorossa in sala pesi. Appena rientrato dopo un’estate di attività intensa con la Nazionale, chiusa dal quarto posto agli Europei della sua Francia e con il pass in tasca per Parigi 2024, Babar ha già ricaricato le pile e vuole dare tutto in casacca cuciniera, a iniziare dalla seduta tecnica odierna con il gruppo.
    Barthelemy Chinenyeze: “Sono carico al punto giusto e altrettanto contento di essere tornato all’Eurosuole Forum. Ho tanta voglia di giocare perché voglio scrollarmi di dosso la coda amara dell’Europeo. La mia Francia mirava al podio, ma ci siamo fermati a un passo dal terzo posto. Sulla sconfitta con l’Italia in Semifinale non posso dire proprio nulla perché gli azzurri hanno giocato molto bene. La svista arbitrale sull’ultimo pallone ci ha dato il colpo di grazia, ma Fabio e compagni hanno meritato. Ora, però, c’è da pensare alla Lube. Mi aspetto una seconda annata soddisfacente a Civitanova. La volontà è di vincere il più possibile perché abbiamo un team costruito per lottare su tutti i fronti e una mentalità che ci consentirà di fare molta strada. Ogni anno in SuperLega Credem Banca si alza il livello perché anche le altre squadre operano bene sul mercato. Milano viene da un torneo sorprendente e può ripetersi, ma se devo identificare una corazzata penso a Perugia, era già attrezzatissima e ha effettuato innesti mirati. Dovrei elencare numerosi Club rivali, ma preferisco pensare a noi. Lavoreremo sodo e daremo il massimo!”.

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    Nadal: “Vivo con un dolore gestibile. Non sento frustrazione per i 24 Slam di Djokovic, ho fatto tutto il possibile, lui ne avrebbe avuta perché lo vive con più intensità”

    Rafael Nadal nel corso dell’intervista

    Rafael Nadal ha rilasciato una lunga intervista al canale tv spagnolo Movistar Plus, nella quale racconta il suo presente, come convive col dolore (che a volte arriva anche solo scendendo le scale di casa e non gli dà tregua per il resto della giornata), le fasi del suo riposo e recupero e i suoi programmi. L’idea è quella di tornare in campo se il suo corpo glielo permetterà. Non ha una data certa per il ritiro, dovrebbe essere il 2024, ma si lascia la porta aperta in caso di un recupero superiore alle proprie aspettative. Anche una battuta sullo storico rivale Djokovic: per Rafa se fosse rimasto il serbo indietro nella corsa al maggior numero di Slam vinti vivrebbe la situazione con maggior frustrazione. Riportiamo diversi passaggi di questa intervista diffusa ieri sera in Spagna.
    “Mi sono operato il 2 giugno e da allora ho fatto altre cose che non avevo mai avuto la possibilità di fare. Sto cercando e riuscendo a godermi altre cose nella vita. Quando ero all’Accademia, l’ultima volta che sono apparso in pubblico ed era il giorno dell’annuncio, non sapevo che dovevo operarmi. In quel momento avevo bisogno di mettere un punto e di una pausa: anche se di mezzo c’è il titolo del Roland Garros, da Indian Wells dell’anno scorso, in cui mi sono rotto una costola giocando con Carlos, è stato un anno e mezzo difficile. Non c’è stato un momento di tranquillità. A volte i risultati mascherano la realtà della vita quotidiana”.
    “Avevo bisogno di tirare una riga e fermarmi. Prima di farlo volevo essere sicuro che fermandomi sarei riuscito a recuperare. Ho fatto un altro giro di visite mediche, analizzando tutto quello che stava succedendo allo psoas e, alla fine, ho visto che non c’era modo di recuperare. Il mio psoas era in pessimo stato, mi dissero che se non mi fossi operato non sarei guarito. Ho deciso di sottopormi ad un intervento chirurgico e da quel momento in poi sembra che l’operazione sia andata bene. Una volta operato, in un’operazione importante in cui hanno colto l’occasione per operarmi l’anca, che non stava molto bene, ho impiegato diversi mesi a riprendermi. I primi sono stati complicati, dolorosi, ma poi ho avuto la fortuna di staccare, passare del tempo con la mia famiglia, andare via da casa per 5 settimane… e mi sono divertito. Ora sono tornato al lavoro, da pochissimo tempo.”
    “Ho visto poco tennis in questo periodo. Ma non perché soffro non potendo competere. Non sono così. Sono uno che volta pagina molto velocemente, non sono uno di quelli che pensano che dovrei esserci, ecc. Questo non mi fa male: guardo gli US Open e non mi fa male lo stomaco per non essere lì. Nel mio caso, arriva un momento in cui sono in pace. È da un po’ che non riesco a stare nei posti in cui avrei voluto essere, ma lo vivo con naturalezza e accetto le cose come vengono. Guardo poco il tennis perché sento bisogno di disconnettermi. Ho visto la finale degli US Open, ho visto la finale di Wimbledon, ma guardo poco perché ho la sensazione che così non mi disconnetterei del tutto. Quando hai fatto qualcosa per tutta la vita, è difficile guardare una partita di tennis e distrarsi. Finisci per analizzare le cose come se poi dovessi giocare all’indomani e questo non ti permette di disconnetterti”.
    “Il dolore? No, non vivo senza dolore, ma con dolore controllato. Non è un dolore che rende amara la mia vita. Il mio carattere, quindi, sta bene. Sono più triste o più fregato quando provo più dolore del necessario. Ho un piede che sai sta molto male, e ci sono momenti in cui il mio piede non mi lascia vivere in pace, ci sono momenti in cui mi è difficile scendere le scale di casa. Quando succede, succede, è difficile essere molto felici”.
    “Mi piacerebbe giocare ancora, ho la speranza di tornare a giocare e di essere competitivo. La speranza non è tornare e vincere il Roland Garros o l’Australian Open, lo dico affinché la gente non si illuda, nel momento in cui mi trovo nella mia vita è qualcosa di molto lontano. Non dico impossibile, perché le cose nello sport cambiano molto velocemente, ma non sono deluso, sono pienamente consapevole delle difficoltà che devo affrontare. Ce ne sono diverse: una è insormontabile, è l’età, perché quando sei avanti con l’età è già complicato; l’altra sono i problemi fisici, che non mi permettono di allenarmi con regolarità al 100%. L’unione di queste due cose fa sembrare praticamente impossibile aspirare a certe cose. Questo mi toglie l’entusiasmo? No, perché alla fine quello che mi entusiasma è giocare ancora, sentirmi competitivo… e poi vedremo dove sarò”.
    “2024, il suo ultimo anno? Ho detto ‘forse’, sarà il mio ultimo anno. Ho detto ‘forse’: se l’avessi detto in un altro modo, non era il mio modo di esprimerlo… e lo confermo. Ci sono buone probabilità che lo sia, perché vedo come sta il mio corpo. .. ma non so come sarà il mio corpo tra tre o quattro mesi, sono sempre aperto a ciò che il futuro può portare”.
    “Ho saltato quattro anni e mezzo di tornei del Grande Slam a causa di infortuni, questa è la realtà. Ma lo sport è anche questo. Non è per questo che sono migliore di Djokovic, perché ho giocato meno. Lui ha avuto un fisico e un modo di giocare che gli ha permesso di giocare più di me. Ho fatto quello che potevo. Forse tornerò e vincerò altri tre Slam, è improbabile, davvero (ride), ma in questo senso non posso rimproverarmi niente”.
    “Il record degli Slam? Non sono frustrato per un semplice motivo: nei limiti delle mie possibilità, ho fatto di tutto per rendere le cose migliori possibili. Sì, puoi vivere frustrato con 22 Slam, per esempio Novak lo vive in modo più intenso. Per lui sarebbe stata una frustrazione maggiore non riuscirci. Forse è per questo che ce l’ha fatta”.

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    “Creo que Djokovic lo vive de una manera más intensa. Para él, hubiera sido una frustración más grande no conseguirlo”.
    #NADALenMovistarPlus, con @juanmacastano, a las 21:45 en + (dial ). pic.twitter.com/KpnRJC9ELM
    — Tenis en Movistar Plus+ (@MovistarTenis) September 18, 2023

    “Non ho mandato nessun messaggio a Djokovic: quando vinci qualcosa di così importante, per esperienza so che è meglio che passi un po’ di tempo per valutare quel messaggio. Lo farò , ma non l’ho ancora fatto. Naturalmente ho mandato messaggi a Carlos quando ha vinto o era vicino a vincere; gli altri… nel circuito non ho più tanti amici, ormai io vengo da un’altra generazione. Federer? Con lui si, ci parliamo di tanto in tanto”.
    “Futuro da allenatore? Perché no? Ma credo che difficilmente prenderà la maggior parte della mia vita futura. Magari qualche settimana con qualcuno, perché no… Vengo dal tennis, dallo sport in generale, e so che lo sport farà sempre parte della mia vita.”
    “Diventare presidente del Real Madrid? Oh… non lo so. Non è nei miei sogni, ma mi farebbe piacere. Ma prima di tutto sono abbastanza realista con me stesso, so quali sono i miei limiti e non so se ne sarei capace oppure no”.
    Una Rafael a 360°, che nonostante una serie infinita di problemi lascia intendere di crederci ancora. Mille e più volte è rinato. Stavolta la ragione lascia pensare che un suo rientro sia più che altro una bella e meritata passerella, per non esser costretto a dire “basta” come l’amico Roger, praticamente rotto. Ma parlando di lui la parola “impossibile” è un concetto molto più vago che per noi comuni mortali…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Sinner parla prima di US Open: “Siamo un team e c’è confronto. Non vedrete mai la mia vita privata sui social”

    Jannik Sinner

    Con US Open alle porte, Jannik Sinner ha rilasciato una lunga e interessante intervista al quotidiano Repubblica. Il n.6 del mondo è molto felice della sua classifica, ma dice di non averla programmata, è il frutto di un lavoro che sempre più condivide col suo team, con ampio confronto su ogni aspetto. Proprio sulla parola “condivido”, tanto di moda ai nostri giorni dominati dai Social network, Jannik taglia corto: mai vedrete foto del mio privato online. Riportiamo i passaggi più significativi dell’intervista, che racconta un Sinner sicuro, consapevole, anche divertente.
    Bordighera, la prima destinazione quando si spostò dalle Alpi all’accademia di Piatti, era distante 650 km da casa e… “man mano che ci avvicinavamo alla Liguria cominciai a piangere. Quel viaggio… i bagagli, la macchina… Non ebbi dubbi, ma mi dispiaceva lasciare i miei genitori. Quando i miei ripartirono li vidi preoccupati, così ogni venti minuti li chiamavo per dir loro che era tutto a posto. I primi tre, quattro giorni furono davvero duri, poi cominciai ad adattarmi, anche molto velocemente: imparai a far la spesa, la lavatrice, le cose semplici che servono per sopravvivere. Mi adattai come faccio in campo, no? Sono contento del percorso che ho fatto, credo che non avrei potuto fare cosa migliore. Non mi riferisco solo ai risultati ma anche come persona, e credo forse conti un po’ di più dei risultati che sto raggiungendo. Sono felice di come mi hanno fatto crescere i miei genitori, questa è la cosa più importante”.
    “Non abbiamo mai programmato la scalata del ranking. Credo di essere cresciuto tantissimo, soprattutto quest’ultimo anno: abbiamo fatto tante cose in modo diverso, investito nella parte fisica, ma anche in quella squisitamente tecnica, perché ho tante cose in cui devo crescere e lo sappiamo. Abbiamo lavorato tanto sul servizio, ma stiamo cambiando anche altre due, tre cosine. Ma la cosa più importante ora è lavorare tanto, in qualità e quantità. Poi, certo, sono numero sei del mondo ed è un ottimo risultato”.
    Jannik si sofferma sull’importanza della squadra, da lui fortemente voluta e costruita, pezzo dopo pezzo, dopo la separazione da Riccardo Piatti. “A questa età pensi totalmente ad altre cose e ascolti. Io ero bravo ad ascoltare e lo sono ancora: ascolto i consigli tecnici e provo a realizzarli subito. Forse questo mi ha portato dove sono ora. Certo, anche nell’altro senso ora le cose un po’ sono cambiate. C’è più confronto e, quando non capisco una cosa, ho voce in capitolo. C’è un confronto per trovare una soluzione giusta. Ora siamo tutti sulla stessa linea, siamo una squadra: il fisioterapista, il preparatore, poi i due tecnici Darren Cahill e Simone Vagnozzi. Quando c’è un dubbio su cui discutere si parla tutti insieme, e insieme si mettono tutte le cose: quella è la nostra forza, il segreto del team”. Da queste parole si intuisce che forse uno dei motivi che ha portato al divorzio choc da Piatti potrebbe essere stata la difficoltà di Jannik nell’imporre il proprio pensiero con un allenatore così esperto e di grande carisma come Riccardo. A suo dire ora c’è una situazione diversa  e l’atmosfera nel team sembra ottima, come racconta parlando dei momenti di svago: “Il burraco? Giacomo (Naldi) è ingiocabile, troppo forte: prende sempre la carta giusta. Darren (Cahill) invece ha sfiga, non la prende mai. Io sono una via di mezzo. Ma Simone (Vagnozzi) è il peggio, come anche un po’ Umberto (Ferrara)”.
    La parte finale dell’intervista si sposta sul personale, le sue passioni e la netta chiusura ai social per quanto riguarda il suo privato: “Sono sempre uguale, come persona, ho le mie passioni: ora mi piace giocare a golf, e poi mi piacciono tantissimo le macchine. Il mio vero e unico regalo, è stata una Alpine. Ma non per farmi vedere in giro, credo di essere un ragazzo normale. Dentro di me ci sono i dubbi, mi pongo domande, mi incavolo e rosico quando non risolvo subito perché io sono uno che vuol fare le cose subito. Tedesco? Da quando ho 13 anni tutti i miei ragionamenti sono in italiano, ormai faccio fatica in tedesco. Gli amici veri sono quelli dei tempi della scuola, sono gli amici che mi conoscono da sempre e per loro non è importante se sono il numero 6 o 6000. Sono come fratelli, li sento tutti i giorni e quando ho bisogno di parlare loro qualche volta restano svegli anche la notte ad aspettarmi, come faccio io se qualcuno di loro ha bisogno. Per me l’amicizia è più importante che giocare una partita. Se sto o no insieme ad una ragazza non lo metterò mai sui social, perché la mia vita privata voglio tenerla privata. Non ho bisogno di mettere una foto domattina per far vedere a tutti che sono fidanzato, o che non lo sono. I social sono un mezzo per lo sport che faccio, non per la mia vita privata. Non ho mai postato una foto con i miei genitori, forse con mio fratello una volta”.
    Una scelta saggia per un ragazzo di talento, lavoratore e ambizioso, che sa benissimo dove vuole arrivare. Passo dopo passo, il tennis è una maratona ma ormai Jannik corre…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Merazzi: “Molto positivo il primo step di allenamenti per la Lube!”

    Si è chiusa oggi la prima settimana di allenamenti dopo la ripresa dell’attività in casa Cucine Lube Civitanova. Il preparatore biancorosso Max Merazzi ha iniziato la sua tredicesima stagione nello staff biancorosso trovando all’appello sei atleti della prima squadra (Francesco Bisotto, Enrico Diamantini, Matheus Motzo, Jacopo Larizza, Jakob Thelle e Ivan Zaytsev) e tre giovani dell’Academy Volley Lube (Gianluca Cremoni, Francesco Giacomini e Marco Stambuco). Fatta eccezione per Simone Anzani, che attende un intervento risolutivo per cercare di eliminare le problematiche cardiache, gli altri Nazionali si aggregheranno al gruppo in fase molto avanzata, alcuni a ridosso della SuperLega.
    Come hai trovato fisicamente gli atleti a disposizione?
    Max Merazzi: “Si chiude una settimana di lavoro molto positiva. Ho trovato i ragazzi in buono stato. In parte perché l’età media è piuttosto bassa, in parte perché ci sono alcuni esordienti nel nostro contesto che si sono presentati con tanta voglia di ben figurare fin da subito. Sono proprio soddisfatto di come sono arrivati i giocatori che si stanno allenando in questi giorni!”.
    Come sarà articolata la preparazione 2023/24?
    “Da un lato, avendo elementi giovani, possiamo sentirci liberi di caricare in maniera importante senza convivere con le problematiche tipiche che di solito si portano dietro i gruppi più maturi, ma è anche vero che si tratterà della preparazione più lunga di sempre. La prima partita ufficiale sarà giocata il 22 ottobre e siamo tornati in palestra ben due mesi prima. In vita mia non ho mai avuto a disposizione la bellezza di 9 settimane intere per preparare la squadra, di conseguenza si può distribuire il lavoro per avere una gradualità totale tentando di ridurre il più possibile gli stop legati ai fastidi fisici”.
    Il gruppo in questa fase vanta alcuni ragazzi dell’Academy.
    “Sono acerbi per il contesto della SuperLega, ma si tratta di ragazzini molto interessanti, altrimenti non farebbero parte del gruppo in fase di preparazione. Avere materiale umano di qualità nel settore giovanile biancorosso è un grande aiuto perché svolgere una seduta di lavoro in otto/nove atleti, piuttosto che in sei, è estremamente diverso e consente di svolgere esercizi più utili e complessi distribuendo i volumi di lavoro in maniera equilibrata. Chi si affaccia alla prima squadra dal vivaio ha la grande chance di mettersi in mostra partecipando con entusiasmo e grandi motivazioni. Loro possono crescere e migliorare, noi otteniamo un supporto tangibile nella progressione dell’attività”.
    Hai fatto parte di gruppi vincenti accumulando successi e tanta esperienza. Se potessi viaggiare nel tempo che consiglio ti daresti?
    “Sarebbe bello evitare gli errori di inesperienza, ma sbagliare fa parte del processo di apprendimento in tutti i campi della nostra vita. Stagione dopo stagione, l’esperienza si costruisce con il mix di scelte corrette, intermedie e qualche sbaglio. Poi si diventa più bravi. I colleghi più giovani fanno bene a studiare e a formarsi il più possibile, ma poi la differenza la fa il lavoro su campo, bisogna provare e sperimentare e vedere chi lavora bene sul campo. Sono stato fortunato a lavorare molto e con ottimi Club, ho anche impegnato molte estati con le squadre nazionali beneficiando di un processo formativo importante. Se stilo un bilancio sono sereno, i risultati sono importanti, ma ce ne sono alcuni che contano molto pur non portando titoli. Un esempio? L’approdo alla Finale Scudetto 2022/23”.
    Il mondo del volley è in ansia per Anzani. Come procederebbe per lui il rientro che tutti auspichiamo?
    “Simone è fondamentale per la Lube ed è un atleta che in questi anni ha lavorato con pochissime soste. Noi tutti speriamo che la situazione si risolva nel migliore dei modi. L’importante è che stia bene e torni, potrei non aggiungere altro. Se tutto filerà liscio, poi Simone dovrà riadattarsi ai ritmi di lavoro dopo aver interrotto la continuità che ha sempre avuto. Dal punto di vista fisico basterà progredire in maniera corretta, dal quello mentale il solo fatto di avere l’ok lo renderà così felice e motivato che sarà una passeggiata per un atleta come lui affrontare il percorso e rimettersi in forma. Sarà questione di tempo, ma Anzani ha la tempra per tornare quello di prima se non più forte!”. LEGGI TUTTO

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    Bottolo: “Onorerò il ‘progetto Lube’ e darò il massimo per giocare!”

    Alcuni giorni di relax per scacciare la delusione del podio mancato alle Finals di VNL con la maglia della Nazionale azzurra. Lo schiacciatore Mattia Bottolo, campione iridato e continentale con l’Italia e vice campione in SuperLega con la Cucine Lube Civitanova, ricarica le batterie in attesa di affrontare nuovi impegni con la selezione di Fefè De Giorgi e con il sestetto di Chicco Blengini. Si avvicinano gli Europei e le Qualificazioni Olimpiche, mentre la Regular Season con il Club comincerà il 22 ottobre.
    Si è chiusa una VNL interpretata bene dall’Italia, peccato per l’epilogo.
    Bottolo: “Il dispiacere è notevole, ma le ultime due partite ci hanno lasciato un bagaglio di esperienza importante che ci sarà utile nelle prossime competizioni. Abbiamo trovato rivali toste? Direi di sì e non poteva essere altrimenti, quando si arriva alle fasi finali di una manifestazione è la normalità affrontare le squadre più attrezzate e in forma”.
    La convocazione per le Finals di VNL ti ha automaticamente escluso dal gruppo delle Universiadi.
    “Quando gli impegni si accavallano o sono molto ravvicinati è giusto creare più gruppi. Io sono a disposizione dell’allenatore e quando vengo convocato rispondo con grande entusiasmo. Sono stato molto contento di essere rientrato nel team che ha cercato di salire sul podio alla VNL. Trovo che anche le Universiadi siano molto stimolanti, ma il calendario è fitto e all’orizzonte ci sono tappe di rilievo. Se e quando sarò chiamato in causa darò il massimo!”.
    A ottobre inoltrato tornerai nel gruppo Lube. Diverse squadre, anche all’estero, ti hanno corteggiato. Hai tentennato o eri sicuro di restare?
    “Sono venuto a Civitanova per onorare un progetto a lungo termine e ho firmato un contratto di 5 anni. Cambiare strada dopo una stagione non era nelle mie intenzioni. Premesso che alla Lube mi trovo benissimo, voglio lottare con tutte le forze per ricavarmi i miei spazi e trovare le condizioni ideali. Il reparto vanta nomi importanti e giocatori di grande qualità. Mi stimola lavorare sodo tutto l’anno per avere delle occasioni e un buon minutaggio!”.
    Il primo anno alla Lube ti ha dato la possibilità di giocare sfide cruciali.
    “Proprio la chance di disputare match dal peso specifico elevato mi ha aiutato ad acquisire maggiore consapevolezza. Scendere in campo e giocarsi la stagione in match da dentro o fuori favorisce molto la crescita mentale. Anche se mi sto godendo i pochi giorni di pausa, non vedo l’ora di tornare a calcare il campo per poter dire la mia nelle partite che contano e dimostrare il mio valore”.
    La SuperLega Credem Banca 2023/24 ha già una favorita?
    “Tutte le big si sono rinforzate, ma Perugia potrebbe essere un po’ avanti perché canalizzerà le energie sul campionato non partecipando alle Coppe Europee. Avere una settimana completa per preparare le sfide fa la differenza”. LEGGI TUTTO

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    Bronzo europeo alla guida della Nazionale Sordi per coach Zamponi

    In Turchia la Nazionale Italiana Sordi di coach Matteo Zamponi ha annichilito la Francia con il massimo scarto nella Finalina per il bronzo ad Euro 2023. Il tecnico marchigiano, allenatore anche dell’U13 nell’Academy Volley Lube, ha fatto centro ancora una volta con la selezione azzurra mettendo al collo una medaglia tutt’altro che scontata per il ringiovanimento attuato nel gruppo dei convocati. Una scommessa vincente alla luce del piazzamento e della performance maiuscola andata in scena questa mattina contro i transalpini, letteralmente dominati nel primo e nel terzo set. Concreta la prova del Belpaese nel secondo parziale, il più combattuto, vinto 25-23. “La miglior partita della mia gestione – le prime parole del tecnico dopo il fischio finale – Ringrazio tutti i ragazzi e il mio splendido staff!”. Un risultato che dimostra la crescita nel breve periodo degli atleti affidati a Zamponi. Proprio al debutto nella kermesse, sempre contro la Francia, l’incontro si era rivelato sudatissimo e il successo era maturato con una partita di sofferenza. A rendere tortuoso il cammino ci si era messo l’infortunio nel terzo match di Riccardo Dell’Arte, il palleggiatore titolare. Impressionante la reazione dei compagni che si sono battuti con grande orgoglio, anche se in Semifinale l’Ucraina ha sbarrato la strada all’Italia. Il cuore bianco, rosso e verde non ha smesso di pulsare e nel confronto medagliato con i galletti ha raggiunto il massimo dei battiti per l’ennesima gioia internazionale dopo il bronzo iridato e quello olimpico. Un altro podio prestigioso, questa volta raggiunto con il collettivo più giovane in lizza.
    Matteo Zamponi: “Il nostro Europeo si è chiuso in maniera brillante, ma durante la competizione non sono mancati i coni d’ombra, sia per un infortunio cruciale, sia perché il gioco stentava a decollare. So di cosa sono capaci questi ragazzi ed è stato un piacere vederli poi esprimersi ad alti livelli. Non abbiamo tante occasioni di allenarci insieme durante l’anno rispetto ad altre nazionali, ma giocarsela alla pari o quasi con tutti è una grande soddisfazione. Questa è una medaglia che vale triplo e premia il nostro lavoro di scouting in giro per l’Italia al fine di avviare il ricambio generazionale. Ci siamo presi dei rischi presentandoci con diversi ragazzi nati tra il 2004 e il 2006, ma l’epilogo ci ha dato ragione. Dopo la Semifinale ero arrabbiato per la sconfitta perché a tratti siamo stati in vantaggio, ma ero contento per il salto di qualità in campo. I miei obiettivi per il futuro? Ovviamente voglio migliorare il colore della medaglia a Tokyo 2025, intendo raccogliere il massimo con le giovanili della Lube e proseguire l’attività nei camp estivi. Si lavora per crescere e non nascondo che in futuro mi stimolerebbe lavorare in Serie A”.

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