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    Niente Superlicenza, Herta non può arrivare. Ora serve una riflessione

    TORINO – La Formula 1 è autarchica, nel senso che vuole “pescare” i nuovi piloti dentro i propri confini: un ossimoro, sia chiaro, perché ci sono piloti di ogni nazionalità. Sarebbe più giusto dire che esiste una sorta di principio ad excludendum, che è quello che ha escluso (appunto) l’americano Colton Herta, cui la Fia non ha concesso la Superlicenza. Sia chiaro, tutto è stato fatto secondo le regole, sebbene – sempre secondo le regole – si sarebbe potuta provare una scappatoia. Ma una questione di opportunità ha fatto propendere per il no.
    MECCANISMO – Nulla di imprevisto e imprevedibile, ma resta il fatto che nel meccanismo che regola la concessione delle Superlicenza (un sistema a punteggio) i campionati americani valgono troppo poco. Questo è il punto e questa è anche la questione che ha creato malumore tra i piloti americani, il sentirsi poco o non sufficientemente considerati. Il nodo esiste, inutile negarlo, a prescindere da qualsiasi considerazione sullo spessore tecnico delle gare d’Oltreoceano. La Fia sostiene che i processi legislativi sono sempre in divenire, il che è vero e innegabile, nulla è mai scritto per sempre. Nel frattempo, Herta resta negli Stati Uniti e la Red Bull (che l’avrebbe voluto per l’Alpha Tauri) seguirà altre strade, che finiranno per toccare anche l’Alpine, la Williams, Mick Schumacher e forse Giovinazzi. Ma queste sono altre storie. LEGGI TUTTO

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    F1, la FIA nomina il suo primo CEO: è Natalie Robyn

    ROMA – Per la prima volta nella sua storia, la FIA ha nominato un amministratore delegato. Sarà Natalie Robyn, già dirigente di Volvo, Nissan e DaimlerChrysler. La nomina non ha effetto immediato, ma entrerà in vigore nel “prossimo futuro”, con Robyn che si andrà ad occupare delle performance finanziarie della Federazione internazionale. L’obiettivo, si legge sulla nota ufficiale, è “aumentare e diversificare” i propri ricavi nei prossimi anni.
    Le parole di Ben Sulayem
    Il presidente della FIA, Mohammed Ben Sulayem, ha affermato: “La nomina di Natalie Robyn come nostro primo CEO in assoluto rappresenta un momento di trasformazione per la nostra Federazione. La sua vasta esperienza e leadership saranno cruciali per migliorare le nostre finanze, governance e operazioni. Ha una comprovata esperienza nel fornire diversificazione e crescita, oltre a presentare capacità di leadership esecutiva che saranno una risorsa estremamente preziosa per la FIA e i nostri membri”. Queste invece le parole di Natalie Robyn ha aggiunto: “Sono lieta di essere nominata il primo CEO in assoluto della FIA in un momento così importante ed emozionante per la Federazione. Non vedo l’ora di lavorare con i membri, il gruppo dirigente senior e il Presidente per fornire la loro visione di riforma e crescita con il coinvolgimento di tutto il personale”. LEGGI TUTTO

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    F1, Natalie Robyn è il primo CEO in assoluto della FIA

    ROMA – La FIA ha nominato per la prima volta nella sua storia un amministratore delegato. Sarà Natalie Robyn, già dirigente di Volvo, Nissan e DaimlerChrysler, a ricoprire questo ruolo inedito. La nomina non ha però effetto immediato, ma entrerà in vigore nel “prossimo futuro”, con Robyn che si andrà ad occupare delle performance finanziarie della Federazione internazionale. L’obiettivo, si legge sulla nota ufficiale, è “aumentare e diversificare” i propri ricavi nei prossimi anni.
    FIA in trasformazione
    Il presidente della FIA, Mohammed Ben Sulayem, ha affermato: “La nomina di Natalie Robyn come nostro primo CEO in assoluto rappresenta un momento di trasformazione per la nostra Federazione. La sua vasta esperienza e leadership saranno cruciali per migliorare le nostre finanze, governance e operazioni. Ha una comprovata esperienza nel fornire diversificazione e crescita, oltre a presentare capacità di leadership esecutiva che saranno una risorsa estremamente preziosa per la FIA e i nostri membri”. Queste invece le parole di Natalie Robyn ha aggiunto: “Sono lieta di essere nominata il primo CEO in assoluto della FIA in un momento così importante ed emozionante per la Federazione”. “Non vedo l’ora di lavorare con i membri, il gruppo dirigente senior e il Presidente per fornire la loro visione di riforma e crescita con il coinvolgimento di tutto il personale”, ha poi concluso la CEO. LEGGI TUTTO

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    Gp Italia, la Fia spiega: “Ecco perché la gara si è conclusa sotto Safety Car”

    MONZA – In seguito alle polemiche sollevate dal finale del Gran Premio d’Italia, sedicesimo appuntamento del mondiale di F1, la Fia ha fornito la sua versione attraverso un portavoce. In particolare, è stata criticata la gestione della Safety Car, entrata in pista a pochi giri dalla fine per il problema alla McLaren di Daniel Ricciardo, parcheggiata in pista. Le operazioni di rimozione della monoposto sono infatti andate per le lunghe e la gara si è concluso in maniera “anormale”, ovvero sotto il regime di Safety Car.
    La risposta della Fia
    “La gara si è conclusa sotto Safety Car, come previsto dalle procedure concordate tra Fia e tutti i team per due motivi: innanzitutto, la nostra priorità è che l’operazione di recupero si svolga in totale sicurezza; inoltre, l’incidente non era sufficientemente significativo da richiedere la bandiera rossa. La durata della Safety Car non c’entra nulla con la procedura” spiega la Fia. Infine, il portavoce ha spiegato: “Sono stati fatti tutti gli sforzi possibili per riprendere la gara, ma i commissari non sono riusciti a spingere la vettura nella strada di fuga”. LEGGI TUTTO

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    F1, Monza non avrebbe meritato un finale anestetizzato

    MONZA – Quel che stupisce e lascia l’amaro in bocca, ripensando al finale “addormentato” del GP di Monza, è che la Fia ha passato tutto l’inverno a riflettere sugli errori di Abu Dhabi. E con essa anche tutti gli altri soggetti del “sistema Formula 1”, tutti a chiedersi come evitare che situazioni critiche (ma non imprevedibili) vengano governate male, nei modi e nei tempi. Poi, alla prima occasione in cui bisogna collaudare le nuove procedure, ecco il naufragio. Intendiamoci: la Red Bull ha una tale vantaggio che Max Verstappen ha meritato comunque di vincere e avrebbe vinto in ogni caso, con Safety Car o senza. Ma perché privare il pubblico pagante (pagante tanto, perché i biglietti sono costosi) di un finale combattuto? La battaglia in pista la vogliono i tifosi, ma anche i piloti e le squadre, la vogliono gli organizzatori del Mondiale (Liberty Media) e gli organizzatori locali (in questo caso, principalmente si parla di Aci nazionale). Perché è stata evitata?

    TRATTORE – In questi casi, in genere, la Fia parla di sicurezza. Un tema giusto, la sicurezza va perseguita sempre e comunque. Ma un trattore in pista per togliere un’auto ferma, sia pure con la gara neutralizzata, non è granché sicuro, diciamolo. Meglio una bandiera rossa, allora. Oppure, banalmente e semplicemente (ma quant’è difficile a volte fare le scelte più facili…), darsi una bella svegliata, nel senso di velocizzare le procedure. Ma è andata così e sinceramente, dopo tre giorni di spettacolo e una straordinaria pole di Leclerc al sabato, Monza non avrebbe meritato un finale così. LEGGI TUTTO

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    Gp Italia, la replica della Fia: “La priorità è la sicurezza”

    MONZA – Tra i protagonisti del Gran Premio d’Italia, sedicesimo appuntamento del mondiale di F1, spicca sicuramente la Fia. La gara si è infatti conclusa sotto regime di Safety Car in seguito alle decisioni prese dopo che Daniel Ricciardo aveva parcheggiato la sua McLaren a bordo pista. Tra ritardi, decisioni controverse e svariati errori, alla fine il pubblico di Monza è stato privato di una conclusione regolare ed ha assistito il trionfo di Verstappen davanti a Leclerc senza che quest’ultimo potesse far nulla. Ciò ha ovviamente sollevato molte critiche, che la Fia ha subito allontanato.
    La Fia contro le critiche
    Attraverso un portavoce, la Fia ha spiegato: “La gara si è conclusa sotto Safety Car, come previsto dalle procedure concordate tra Fia e tutti i team per due motivi: innanzitutto, la nostra priorità è che l’operazione di recupero si svolga in totale sicurezza; inoltre, l’incidente non era sufficientemente significativo da richiedere la bandiera rossa. La durata della Safety Car non c’entra nulla con la procedura. Sono stati fatti tutti gli sforzi possibili per riprendere la gara, ma i commissari non sono riusciti a spingere la vettura nella strada di fuga” si legge ancora. LEGGI TUTTO