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    Honda CBR650R, restyling per la sportiva a 4 cilindri

    Honda CBR650R si aggiorna per il 2021. Tempo di restyling, quindi, anche per l’erede della CBR650F, da quando nel 2019 è stata abbandonata l’impostazione naked per avvicinarsi allo stile della Fireblade e regalare agli appassionati tutto il divertimento di una sportiva a 4 cilindri.
    Ciclistica, look, Euro 5: ecco le novità

    L’aggiornamento principale riguarda l’omologazione Euro 5, obbligatorio in materia di emissioni inquinanti, e ottenuta con interventi mirati su distribuzione, aspirazione, sistema di scarico ed ECU. Ma la moto riceve anche un restyling tecnico ed estetico: novità minime, ma significative. Partendo dalla ciclistica, il frontale trasmette aggressività e sportività, così come la carena che lascia scoperto il propulsore ma si estende fino al terminale di scarico, oltre al codino corto e alla posizione di guida caricata all’anteriore grazie ai semimanubri fissati sotto la piastra di sterzo. Le nuove forcelle Showa SFF-BP a steli rovesciati misurano 41 mm, l’impianto frenante si avvale di dischi flottanti di 310 mm con pinze radiali a 4 pistoncini e i cerchi ultraleggeri in alluminio pressofuso sono a 5 razze sdoppiate. Nuove grafiche e un nuovo design dei pannelli laterali completano il quadro stilistico.

    Honda CBR650R (che col pieno di benzina pesa 208 kg) è spinta da un quadricilindrico da 95 cv a 12.000 giri/min, con frizione assistita e antisaltellamento, in grado di diminuire lo sforzo sulla leva e mantenere la ruota posteriore a terra anche durante le scalate più repentine. Ulteriore sicurezza, soprattutto sui fondi viscidi, la presenza del controllo di trazione HSTC (Honda Selectable Torque Control), che impedisce il pattinamento della ruota posteriore in accelerazione.
    Honda CBR600RR: debutta in Giappone la nuova sportiva da 120 CV
    In Italia, Honda CBR650R 2021 è disponibile nei colori Grand Prix Red e Mat Gunpowder Black Metallic. LEGGI TUTTO

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    Ciao di un parroco viene rubato nel 1999, viene ritrovato nel 2020

    Questa è una storia vera. Incredibile, ma vera. Un parroco ormai in pensione ha ricevuto la “visita” di una pattuglia dei Carabinieri che, dopo aver bussato alla porta della sua abitazione in provincia di Bergamo, gli ha comunicato di aver ritrovato il Ciao che gli era stato rubato ben 21 anni fa, nel 1999, quando svolgeva la sua missione nel Cremonese, a Pirano. Una notizia pazzesca che ha sorpreso lo stesso parroco che, secondo quanto raccontato dalla stampa locale, a malapena ricordava di aver sporto denuncia. 
    Pizzicati mentre smontano una BMW R GS 1250 rubata in un’officina illegale
    Il luogo del ritrovo del mitico cinquantino
    Il Piaggio Ciao nero è stato ritrovato lungo il ciglio di una strada insieme a un veicolo gemello rubato però più recentemente, nel 2015. Con tutta probabilità, secondo le prime ricostruzioni, erano stati acquistati in un mercatino dell’usato ma, per paura che i due mezzi in realtà fossero stati rubati, l’acquirente li ha abbandonati per strada.
    Un episodio simile è già avvenuto: ecco quale
    Quello del parroco è un episodio curioso e alquanto surreale, ma non è il primo. Nel 2018, infatti, i Carabinieri di Tizzano nel Parmense, durante la perquisizione di un’abitazione del paese, hanno trovato un Ciao di colore azzurro senza targa che li ha insospettiti. I militari, attraverso il numero del telaio, hanno appurato che quel cinquantino era stato rubato il 25 settembre 1987 a Pavia. Hanno contattato il proprietario, 48enne all’epoca dei fatti ma 17enne quando aveva denunciato il furto, che, con grande gioia e sorpresa, è andato a riprendersi il ciclomotore che gli era stato rubato 31 anni prima. Storie incredibili, ma non troppo. 
    Gli rubano il Ciao: ritrovato dopo 34 anni ancora funzionante LEGGI TUTTO

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    BMW M 1000 RR: la superbike che punta in alto

    Sono prestazioni ai massimi livelli, quelli a cui punta BMW per quel che riguarda la sua sportiva S 1000 RR e debutta con una performante serie M. La nuova M 1000 RR apre forse un nuovo capitolo nella storia BMW con l’introduzione di versioni ancora più prestazionali per alcune delle sue moto più iconiche e che vede nella M RR solo l’inizio. Come nel mondo auto il concetto “M Performance” sottolinea allestimenti dedicati ad una utenza più sportiva.
    BMW M 1000 RR: SBK da 212 cv
    Con una potenza del motore di 156 kW (212 CV) a 14.500 giri, un peso a secco di appena 192 kg, la nuova M RR punta a soddisfare le principali aspettative nel segmento delle Superbike replica. A sottolinearne la vocazione da racer pura anche un inedito pacchetto aerodinamico esaltato da alette laterali e cupolino rialzato per massimzzare il comportamento della moto alle alte velocità e ingresso curva.

    Per quel che riguarda il motore il lavoro di affinamento ha interessato nuovi pistoni forgiati Mahle a 2 segmenti, camere di combustione riviste, compressione aumentata a 13,5, oltre a bielle Pankl in titanio più lunghe e più leggere; rivisti anche i condotti di aspirazione, lavorati e con diversa geometria,  a gli alberi a camme su lato aspirazione. Completamente in titanio è lo scarico che guadagna peso nei confronti di quello “standard”.
    Aerodinamica da modello racing
    L’aerodinamica è stata un punto decisivo nelle specifiche tecniche per il lavoro di sviluppo della M RR. Oltre a una velocità massima la più alta possibile, c’era un altro obiettivo nelle specifiche tecniche della M RR: stabilire il miglior contatto possibile delle ruote con la strada, soprattutto in accelerazione. Le alette in carbonio M sono state sviluppate durante testin ??pista e in galleria del vento del BMW Group. L’effetto delle alette è stato studiato per rendere al meglio, oltre che alle alte velocità, anche in curva e in frenata.

    A donare ulteriore grinta alla M 1000 RR ci pensano pinze freno anodizzate in blu e con logo M, le ruote con cerchi in carbonio, e sospensioni riviste nell’azione con forcella con diversa idraulica e mono posteriore che adotta una molla di colore blu e, soprattutto, lavora su rivista cinematica full floater.
    Da un punto di vista della dotazione elttronica segnaliamo una strumentazione a pannello TFT come per la S 1000 RR ma con diversa interfaccia grafica e da dove poter accedere alle modalità di guida “Rain”, “Road”, “Dynamic”, “Race” e “Race Pro 1-3 (che consente la regolazione di freno motore)”. Non mancano i sistemi Dynamic Traction Control (DTC) e del controllo impennata DTC governati dalla IMU a 6 assi.
    Comparativa Superbike 1000: ecco la regina 2020 tra i cordoli! LEGGI TUTTO

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    Kawasaki Z900 2021, nuove colorazioni per la prossima stagione

    La Kawasaki Z900 presenta le sue novità per il 2021. La nuda di Akashi avrà, infatti, tre diverse colorazioni e un’inedita livrea supplementare che interesseranno sia la versione standard che quella da 70 KW.

    Tecnica invariata 
    Nessun aggiornamento a livello tecnico per una moto che è grande protagonista sul mercato, risultando la naked più venduta in Italia. Confermato il suo poderoso motore (quasi da maxi naked, se non altro per la cilindrata di 948 cc) e la ciclistica precisa, elementi che l’hanno resa una delle moto più desiderate. Presentata nel 2017, nel 2019 Kawasaki, con la “scusa” dell’Euro5, l’ha aggiornata qui e là senza intaccare il suo magico equilibrio.
    Il suo pepato 4 cilindri da 125 CV è affiancato da un’elettronica completa di Riding Mode (tre più uno customizzabile) che regolano la mappatura del motore e il controllo di trazione. Tutto è visualizzabile da una strumentazione TFT a colori che può collegarsi allo smartphone. È disponibile anche limitata a 95 CV, per essere poi depotenziata a 35 kW per i neopatentati A2.
    Quali colorazioni scegliere?
    La Kawasaki Z900 2021 sarà disponibile fra le colorazioni Metallic Spark Black Red o Metallic Flat Spark Black Green. Inoltre, la combinazione cromatica Pearl Blizzard White / Metallic Spark Black viene confermata anche per la prossima stagione con una variazione stilistica nella colorazione dei cerchi. LEGGI TUTTO

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    RC Moto, l'analisi: perché calano i prezzi delle assicurazioni

    La pandemia ha stravolto e sconvolto tutto il mondo, innescando una crisi senza precedenti. A risentirne anche i prezzi dell’RC Moto: il 2020, infatti, ha fatto registrare cali mai visti. Segugio.it, leader nella comparazione assicurativa in Italia, prova ad analizzare la situazione, tracciando un quadro completo sulle polizze delle due ruote. 
    DATI E TABELLE
    Il portale ha prima constatato (vedi tabella sotto) che rispetto a fine 2019 i prezzi delle assicurazioni hanno cominciato a ridursi sensibilmente in marzo, per poi raggiungere il minimo ad aprile, quando l’RC Moto ha registrato un -30%: una variazione da attribuire agli effetti del Coronavirus, che ha praticamente azzerato – nel periodo primaverile – le nuove immatricolazioni e ridotto drasticamente la circolazione stradale e i rinnovi di polizza; poi, da maggio, si è assistito a una sorta di “normalizzazione” per l’RC Auto, in cui i prezzi si sono ripresi gradualmente; all’opposto dell’RC Moto, che continua a restare su livelli di prezzo bassissimi, in linea con il picco dell’emergenza sanitaria.

    Quali sono i motivi, oltre naturalmente al Covid? Secondo Segugio.it, un’atro motivo risiede nell’RC Familiare, entrata in vigore il 16 febbraio 2020, che estende i vantaggi del Decreto Bersani a tutti i mezzi di trasporto posseduti dal nucleo familiare, e risulta applicabile anche ai mezzi già assicurati.

    Come potete notare dalla seguente tabella sopra, che rappresenta la percentuale di mezzi per i quali su Segugio.it è stato richiesto di avvalersi della classe di Bonus-Malus di un altro veicolo, per le moto e nel caso di prima assicurazione, a partire da febbraio l’RC Familiare è stata richiesta circa il 30% in più della Bersani, essendo ora possibile avvalersi della classe Bonus-Malus di un’auto anche su una moto. Anche su moto già assicurate il ricorso all’RC Familiare è stato significativo, oscillando fra il 5% e il 9% dei casi totali ogni mese.
    La conclusione più scontata sarebbe quella che vede l’RC Familiare abbattere i prezzi dell’assicurazione moto. Tuttavia, se consideriamo l’evoluzione dei premi RC Auto e Moto per i mezzi che non hanno beneficiato dell’RC Familiare (tabella sotto), notiamo che la dinamica è stata in linea con il mercato complessivo, con una brusca frenata dei prezzi a marzo e aprile che, nel caso della moto, non è stata recuperata nei mesi successivi.

    ANCMA lancia l’appello: a scuola parcheggi più sicuri per le due ruote LEGGI TUTTO

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    Moto storiche, grande novità: ammesse le targhe come le originali

    Cosa prevede la legge odierna nel caso una moto d’epoca debba reimmatricolarsi per via dello smarrimento della targa? Che anch’essa, proprio come le moto di oggi, riceva una nuova targa moderna, che ovviamente andrebbe incontrasto con l’essenza vintage della motocicletta. Le cose però stanno per cambiare.
    La Camera dei Deputati ha infatti approvato un provvedimento contenuto nel Decreto Semplificazioni che consentirebbe il recupero delle targhe originali sui veicoli storici, quindi anche le moto. “Con questa approvazione – ha spiegato il deputato Massimiliano Capitanio, firmatario dell’ordine del giorno – sarà possibile apportare modifiche al Codice della Strada per consentire l’immatricolazione dei veicoli di interesse storico con l’utilizzo della targa della prima iscrizione al PRA, ovvero ottenere una targa nel formato e nella grafica del periodo storico di costruzione o circolazione”.
    Una vittoria per gli appassionati
    La notizia farà sicuramente contenti gli appassionati, che ora attendono solamente l’ufficialità del nuovo provvedimento. “Dopo avere ottenuto la conservazione dei documenti originali anche con l’entrata in vigore del Documento Unico di Circolazione, ecco un’altra bella notizia per gli appassionati, a riprova che la Federazione è un punto di riferimento serio e competente per il legislatore – ha affermato il presidente dell’Automotoclub Storico Italiano, Alberto Scuro -. La strada che stiamo percorrendo vuole portare a normative nazionali che tutelino sempre di più e sempre meglio i veicoli storici”.
    FMI, il Registro Storico raggiunge la quota di 250.000 moto iscritte
    “I veicoli storici sono un patrimonio da preservare – ha dichiarato il deputato Giovanni Tombolato -. Consentire ai collezionisti d’utilizzo della targa di prima immatricolazione è un modo per andare incontro a questo mondo di cultura e passione”. LEGGI TUTTO

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    Kymco Downtown 350i TCS, per una guida più sicura e veloce

    Dal Downtown 350i ABS al Downtown 350i TCS il passo è breve. Lo Sporting Tourer targato Kymco adotta il controllo di trazione TCS (Traction Control System) e promette più sicurezza alla guida. Il sistema elettronico, infatti, aiuta il motociclista in fase di accelerazione nei casi in cui ci sia pioggia o il terreno sia in cattive condizioni.
    Il lavoro di TCS e ABS

    La caratteristiche del Traction Control System è quella di lavorare in sinergia con il sistema ABS, già presente nel Downtown: in caso di scarsa aderenza, quando si registrano differenze di velocità tra la ruota anteriore e quella posteriore o in caso di accelerazioni inaspettate al posteriore i due sistemi collaborano per far ritornare il mezzo in condizioni di sicurezza ed evitare di superare il limite di grip degli pneumatici. Qualora il pilota volesse gestire autonomamente la potenza, il sistema può anche essere disattivato.
    Lo stile

    La novità principale è sì il TCS, ma lo Sporting Tourer targato Kymco è anche un mezzo maneggevole e di comfort. Alle linee più aggressive e dinamiche del frontale, si alternano forme più fluide nel posteriore: questo gli consente di avere un utilizzo piuttosto versatile. Nella nuova versione si mettono in mostra i fari anteriori con luci a tubi di LED con dettagli cromati e nero lucido, a cui si aggiungono lenti faro posteriori in trasparente non pigmentato. Aria di novità anche per l’inserto protezione marmitta che ora è diventato nero lucido. Si aggiunto, poi, nuovo dettagli argento nel retro scudo coordinato al tunnel laterale e al nuovo carattere dello sticker modello. Infine, troviamo un doppio vano portaoggetti e un ampio sottosella dotato di luce di cortesia che si apre direttamente dal blocchetto multifunzione. Anche con due caschi integrali inseriti resta comunque altro spazio.
    Bassi consumi
    Il nuovo Downtown 350i TCS presenta un motore G5sc, un monocilindrico 4 tempi con raffreddamento a liquido, in grado di offrire, grazie all’innovazione sc (super charged) introdotta da Kymco, 21,2 kW (28,8 CV) a 7.250 giri, al posto dei precedenti 7.500 giri e una coppia massima di 30 Nm a 5.750 giri. Il sistema di alimentazione è a iniezione elettronica e i consumi, dicono da Kymco, rimangono bassi (il serbatoio ha una capacità di 12,5 litri). E visto il momento di incentivi è bene tener conto anche delle emissioni di CO2 che si abbassano a 89 g/km.
    Comandi e strumentazione

    Di certo non manca la tecnologia. La strumentazione analogico/digitale è completa di ogni indicatore: trip computer (sensore temperatura aria, consumo carburante e tensione batteria), contachilometri totale e parziale, tachimetro, contagiri, orologio digitale e indicatori del livello di carburante e della temperatura del liquido refrigerante.
    I comandi al manubrio sono semplici ed ergonomici e le manopole, arricchite da contrappesi nero lucido, presentano un nuovo disegno grip full black. Entrambe le leve dei freni sono poi regolabili nella distanza su quattro posizioni. Il blocchetto di accensione multifunzione, che agisce sull’avviamento dello scooter, sul bloccasterzo e sull’apertura della sella, è protetto dal sistema smart-lock.
    Quanto costa?
    Disponibile, per il momento, in due colorazioni – blu verbania opaco e antracite scais opaco – ha un prezzo di listino di 5.790 euro, che scendono a 4.890 euro grazie al contributo Kymco “Rottama Risparmiando”.
    Kymco AK 550: più potenza e connettività di serie nella versione 2020 LEGGI TUTTO

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    Scooter tre ruote, via libera alla circolazione in autostrada

    In seguito al voto della Camera al Decreto Semplificazione, è stata finalmente messa la parola fine (e con esito positivo) alla situazione degli scooter tre ruote in autostrada. Tra qualche giorno la normativa sarà operativa e questi mezzi potranno tornarvi a circolare.
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    “Finalmente chiarezza”
    La notizia arriva da ANCMA, l’Associazione Nazionale Ciclo Motociclo e Accessori: “Dopo una battuta d’arresto subita lo scorso luglio a livello parlamentare, il Codice della Strada ora fa chiarezza e riconosce finalmente ai tre ruote questa nuova possibilità: un articolo di poche righe sana così un importante vuoto legislativo”, fa sapere ANCMA.
    La norma, che sarà operativa con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale nei prossimi giorni, riguarda i tricicli di cilindrata non inferiore a 250cc (se a motore termico), e comunque di potenza non inferiore a 15 kW, destinati al trasporto di persone e con al massimo un passeggero oltre al conducente.
    Quali sono i mezzi interessati?
    Sono interessati dal provvedimento mezzi appartenenti alla categoria internazionale L5e-A come, ad esempio, l’MP3 Piaggio, il Tricity Yamaha, il Metropolis Peugeot o il Qooder dell’omonima azienda:un segmento di mercato che nell’ultimo anno è cresciuto del 10%, ovvero il doppio rispetto al trend complessivo (+5%).
    Nel comunicato, ANCMA sottolinea infine “la soddisfazione per il risultato ottenuto attraverso un’interlocuzione costruttiva e proficua con il legislatore”.
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