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    Italiane nei tornei ITF: I risultati di Sabato 02 Dicembre 2023

    Silvia Ambrosio ITA, 24-01-1997

    W25 Limassol -25000 – Semi-final[5] Silvia Ambrosio vs Guiomar Maristany zuleta de reales ore 11:00Il match deve ancora iniziare
    W15 Heraklion – 15000 – Semi-finalGinevra Parentini vallega montebruno vs [2] Klaudija Bubelyte ore 11:30ITF Heraklion G. Parentini Vallega Montebruno• 051 K. Bubelyte [2]074ServizioSvolgimentoSet 2G. Parentini Vallega MontebrunoK. Bubelyte 15-0 30-0 40-01-3 → 1-4G. Parentini Vallega Montebruno 0-15 0-30 15-30 30-30 40-30 40-40 A-400-3 → 1-3K. Bubelyte 15-0 15-15 30-15 40-15 40-30 40-40 A-400-2 → 0-3G. Parentini Vallega Montebruno 15-0 30-0 30-15 30-30 30-40 40-40 40-A 40-40 40-A 40-40 40-A0-1 → 0-2K. Bubelyte 15-0 30-0 40-00-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 1G. Parentini Vallega Montebruno 15-0 15-15 15-30 15-40 30-405-6 → 5-7K. Bubelyte 0-15 15-15 30-15 40-15 40-305-5 → 5-6G. Parentini Vallega Montebruno 0-15 0-30 0-40 15-40 30-405-4 → 5-5K. Bubelyte 0-15 15-15 30-15 30-30 40-30 40-40 40-A4-4 → 5-4G. Parentini Vallega Montebruno 15-0 15-15 15-30 15-40 df4-3 → 4-4K. Bubelyte 15-0 30-0 40-0 40-15 40-30 df4-2 → 4-3G. Parentini Vallega Montebruno 15-0 15-15 15-30 30-30 40-303-2 → 4-2K. Bubelyte 15-0 30-0 40-03-1 → 3-2G. Parentini Vallega Montebruno 15-0 30-0 40-0 40-15 40-30 40-40 A-402-1 → 3-1K. Bubelyte 0-15 15-15 15-30 30-30 30-40 40-40 40-A 40-40 40-A 40-40 ace 40-A1-1 → 2-1G. Parentini Vallega Montebruno 15-0 30-0 40-0 40-15 40-300-1 → 1-1K. Bubelyte 15-0 30-0 40-00-0 → 0-1 LEGGI TUTTO

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    Italiani nei tornei ITF: I risultati di sabato 02 Dicmebre 2023

    Gabriele Piraino nella foto

    TUN M25 Monastir 25000[5] Alexis Gautier vs Julian Ocleppo ore 10:00ITF Monastir A. Gautier [5]1561 J. Ocleppo• 1531ServizioSvolgimentoSet 2J. Ocleppo 0-15 15-15A. Gautier 15-0 30-0 40-00-1 → 1-1J. Ocleppo 15-0 30-0 30-15 30-30 40-30 40-40 40-A 40-40 A-400-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 1A. Gautier 15-0 30-0 ace 40-0 40-15 40-305-3 → 6-3J. Ocleppo 0-15 0-30 15-30 15-40 30-404-3 → 5-3A. Gautier 0-15 15-15 30-15 40-153-3 → 4-3J. Ocleppo 0-15 15-15 30-15 40-153-2 → 3-3A. Gautier 15-0 30-0 40-0 ace ace2-2 → 3-2J. Ocleppo 15-0 15-15 30-15 40-152-1 → 2-2A. Gautier 15-0 30-0 40-0 40-151-1 → 2-1J. Ocleppo 0-15 15-15 30-15 30-30 40-30 40-40 40-A0-1 → 1-1A. Gautier 0-15 0-30 15-30 15-40 30-400-0 → 0-1

    M15 Limassol 15000 – Semi-final[6] Lorenzo Bocchi vs Daniel De jonge ore 11:00Il match deve ancora iniziare
    M15 San Gregorio di Catania 15000 – Final[4] Gabriele Piraino vs [2] Pol Martin tiffon Non prima delle 11:30Il match deve ancora iniziare LEGGI TUTTO

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    Luca Nardi: Un Anno di Sfide e la Ricerca di una Svolta nel 2024. Ora allenamenti con Sinner

    Luca Nardi ITA, 2003.08.06

    Il 2023 è stato un anno complicato per Luca Nardi, il giovane talento italiano del tennis, classe 2003. Nardi, che aveva grandi speranze di entrare nella prestigiosa top-100 del ranking ATP, ha trovato ostacoli significativi nel mantenere un rendimento costante durante la stagione. Nonostante le sue capacità tennistiche siano indiscutibilmente notevoli, è diventato evidente che Nardi necessita di lavorare sul suo fisico per adattarsi meglio agli sforzi prolungati e migliorare anche sotto l’aspetto mentale.
    Una componente che sembra mancare al giovane atleta di Pesaro è quella cattiveria agonistica, spesso indispensabile per emergere nel circuito professionistico. Questo aspetto è emerso in modo particolare dopo la sua uscita di scena dalle Next Gen ATP Finals di Gedda. Parlando ai microfoni di SuperTennis, Nardi ha condiviso i suoi prossimi passi: “Tornerò da Jeddah, ma mi prenderò soltanto 3/4 giorni di pausa… Svolgerò la preparazione in vista del 2024 ad Alicante con Jannik Sinner“.
    La scelta di allenarsi con Jannik Sinner, attuale n.4 del mondo, a Alicante in Spagna, rappresenta un passo significativo. Nardi si dedicherà a un periodo intensivo di allenamento, sperando di poter imparare dal modus operandi e dall’approccio di Sinner, riconosciuto come un modello da seguire. Con un sorriso, Luca ha aggiunto: “Spero che mi lasci giocare!… farò due o tre settimane in Spagna. Cercherò di giocare il mio miglior tennis il prossimo anno, ma senza troppe pressioni“.
    Chiudendo l’anno al n.115 del ranking, Nardi ora guarda al futuro con ottimismo, puntando alla trasferta australiana che culminerà con lo Slam di Melbourne. Nonostante le difficoltà incontrate nel 2023, Luca Nardi si presenta determinato a ripartire e a raggiungere nuovi traguardi nel 2024.Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Kyrgios a cuore aperto: “Bevevo ogni notte, mi odiavo e mi tagliavo. Murray mi è stato vicino”

    Nick Kyrgios

    Si parla molto in Australia di Nick Kyrgios in queste settimane. Il discusso talento di Canberra non ha ancora sciolto la propria riserva sulla sua partecipazione all’edizione 2024 degli Australian Open e dei tornei in preparazione, clou dell’estate tennistica australiana. Il team di Davis guidato da Lleyton Hewitt ha brillato a Malaga, sconfitto solo da Jannik Sinner e compagni, ma, croce e delizia, sulla bocca degli appassionati “down under” resta sempre lui, il “maledetto” Nick. Talento e terribile sregolatezza, dai bassifondi di una vita complicata alla finale di Wimbledon, quasi senza allenarsi come un Pro, autodistruggendosi. Proprio questo Kyrgios ha raccontato nel corso del programma Piers Morgan Uncensored su TalkTv, i suoi momenti più bui, ora per fortuna alle spalle.
    “È stato un periodo piuttosto buio” racconta Nick. “Ho vinto tornei nel circuito professionistico bevendo tutte le sere, auto lesionandomi, bruciandomi cose sul braccio, tagliandomi il corpo per divertimento. Farmi del male era diventata una dipendenza. Odiavo me stesso. Odiavo svegliarmi ed essere Nick Kyrgios“.
    Una fase della sua vita tremenda, che è riuscito a superare parlandone e spingendo altre persone colpite come lui da depressione a fare altrettanto. “Sento che, dopo essermi aperto e aver raccontato tutti questi problemi, sono stato in grado di aiutare molte persone. Mi sento come se fossi stato un faro per tanta gente che sta attraversando un momento difficile. Quando ci si sente sopraffatti, ricorrendo alla droga o all’alcol, è necessario diventare consapevoli della situazione e aprirsi. Posso identificarmi con loro. Questa è stata la cosa più potente che mi è capitata nella mia carriera: che le persone vengano da me con problemi reali. Mi mandano foto su Instagram, messaggi diretti, in cui dicono di volersi suicidare. Ho avuto conversazioni con queste persone, a volte anche telefonate. Noto che fa la differenza poter parlare con loro, raccontare e spingere fare altrettanto, e mi rende davvero orgoglioso”.
    Kyrgios racconta che nei momenti più bui della sua vita Andy Murray gli è stato molto vicino. “Andy mi è sempre stato di grande supporto, fin dagli inizi della mia carriera. Appena arrivato al circuito, ha visto che avevo tanto talento da affinare e tanto lavoro da fare, quindi mi ha subito messo sotto la sua ala protettiva. Poco dopo ha capito che ero un giocatore “da allenare” e che stavo costruendo la mia strada, ma è rimasto sempre lì per qualunque cosa avessi bisogno. Un giorno ha visto i segni delle ferite che mi auto infliggevo e mi ha chiesto ‘Che cosa hai sul braccio?’ A quel tempo stavo davvero molto male. Ovviamente Andy cercava di darmi consigli e di aiutarmi, ma ero così chiuso in me stesso che in quel momento non sentivo nulla. Ma lui c’era. Ancora oggi gli sono molto grato, lo ringrazio moltissimo per quello che ha fatto per me” conclude Nick.
    Kyrgios ha subito nei primi mesi dell’anno un intervento molto delicato al ginocchio. Ha cercato di rientrare sull’erba di Stoccarda a giugno, ma si è reso conto che la sue condizioni erano tutt’altro che ideali a tornare a competere. Quindi ha saltato il resto dell’anno, continuando la riabilitazione. Craig Tiley presentando gli Australian Open 2024 ha affermato che Nick dovrebbe giocare, ma che “il problema che sofferto al ginocchio è molto serio, tanti sportivi sono stati costretti a ritirarsi per colpa di un infortunio simile”. Parole che pesano come un macigno sul futuro di Nick. Il finalista di Wimbledon 2022 è intervenuto in vari programmi, è stato anche opinionista nel corso delle ATP Finals di Torino per Tennis Channel, ma è sempre rimasto molto vago sul proprio rientro in competizione. Non resta che attendere le sue prossime mosse, sperando di poterlo rivedere presto in campo. Solo per giocare a tennis, la cosa che gli riesce meglio.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Next Gen ATP Finals 2023 – Jeddah: I risultati completi con il dettaglio delle Semifinali (LiVE)

    Luca Van Assche FRA, 11-05-2004

    🇸🇦 Next Gen Finals – Jeddah (Mondo), cemento (al coperto) – Semifinali

    Centre Court – Ora italiana: 17:00 (ora locale: 7:00 pm)1. [1] Arthur Fils vs [2] Luca Van Assche Il match deve ancora iniziare
    2. [6] Hamad Medjedovic vs [3] Dominic Stricker (non prima ore: 19:00)Il match deve ancora iniziare LEGGI TUTTO

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    Davis, 47 anni sono passati in un lampo e ora non sono che un ricordo

    Gaudenzi e Nargiso in Davis (foto FITP)

    Un po’ di tempo ce n’è proprio voluto. Di solito è per elaborare un dolore, un lutto che si cerca di frapporre giorni per lasciar decantare, per farsene una ragione. Questa volta, no. Questa volta è stato per elaborare gioia e incredulità che ho dovuto attendere per realizzare che sì, era proprio vero che dopo 47 anni l’avevamo finalmente rivinta la Coppa Davis. Ecchisenefrega se è una Davis che non è più la Davis d’una volta, signora mia, se è una Coppa dimezzata e ha perso il fascino d’antan.Dopo averne viste tante, attraversate altrettante, mi ero persuaso che in sempiterno le mani su quella che qualcuno continua a volerla vedere come “un’insalatiera” non le avremo più messe.Sì, la crescita esponenziale di Sinner, il poter contare su un gruppo finalmente coeso, speranze ne dava, ma l’aver perso Berrettini faceva sì che la coperta rimanesse sempre un po’ corta.E quindi… Sì, in fondo in fondo, ma proprio in fondo, il sogno di poter rivivere quella stagione magica che fu il ’76 c’era sempre, ma rimaneva sogno.La mia generazione, quella che è arrivata la tennis quando questo è diventato “pop” grazie alle gesta di Panatta , è cresciuta avendo nella Davis un caposaldo.Chi c’era, come fa a non provare ancora un fremito ripensando a quel pomeriggio in cui Adriano e Bertolucci fecero neri Newcombe e Roche, riducendo gli aussies a povere comparse. “Pasta Kid” volleava come nessuno al mondo, esibì colpi dietro la schiena e giravolte, mentre Panatta fu semplicemente incanto.
    La favola bella della “squadra” durò ancora qualche anno e si spense, a mio ricordo e avviso, a Praga, in un momento preciso: quando il più gaglioffo dei giudici di sedia non chiamò un secondo rimbalzo a Tomas Smid, condannando di fatto Panatta alla sconfitta, Panatta che aveva già conosciuto nel corso del match angherie e l’ineffabilità dei giudici di linea cecoslovacchi.Per me la favola si spense lì. Fossimo andati, come era giusto, sull’1 a 0 per noi, forse l’avremmo potuta rivincere la Coppa, ma così non fu e cominciò il nostro inesorabile declino.Pesco così a caso tra i ricordi, che vengono a galla come tortelli in un’acqua bollente e spumosa, e rivivo come un discreto incubo una figuraccia rimediata a Cervia nell’82 contro la Nuova Zelanda di Chris Lewis – che l’anno dopo avrebbe sì fatto finale a Wimbledon ma che sulla terra battuta non era proprio un fulmine di guerra – e ancora peggio quello che ci fecero Vilas e Clerc nei quattro singolari dodici mesi dopo al Foro Italico.
    L’era, la generazione di Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli era da tempo avviata al capolinea, si era fatta troppa fatica a capire e accettare che il tennis fosse cambiato, e dietro di loro s’era costruito poco o nulla. Francesco Cancellotti, fisico da paura, sembrava poter essere il “nuovo che avanza” ma, per mille problemi, durò poche e non sempre fortunate stagioni e così in Davis prendemmo a consolarci con parziali soddisfazioni, con Ocleppo che divenne “l’eroe di Telford” per aver portato alla causa due punti cruciali in un incontro indoor contro l’Inghilterra.Venne poi il tempo di Paolo Canè, ma dietro di lui c’era ben poco: Cancellotti presto sfiorito, Simone Colombo che, ad alti livelli, poteva quel che poteva, Claudio Panatta bravino mai del tutto bravo, tanto che a un certo punto, e lo dico con tutto il rispetto del mondo nei confronti di un più che onesto giocatore, la nostra punta più avanzata sembrò essere Massimiliano Narducci, mentre Iaio Baldoni, per qualche mese, parve la nostra risposta al tennis muscolare di Bollettieri.
    Anni grami, mitigati da una mezza bella figura fatta dai nostri a Malmoe contro la Svezia di Pernfors, dove nella prima giornata ci fu l’esordio vincente di Omar Camporese. Ma alla fin fin fine si lottava sempre e solo per…perdere bene, perché di più proprio non si poteva.Il nostro tennis versava in condizioni quasi disperate. Ricordo edizioni degli Internazionali con spalti semivuoti anche durante le fasi finali, coi campionati femminili esportati in Puglia e in Umbria: una roba tristissima. Tanto che a un certo punto la panacea di tutti i mali sembrò trovarsi nel riconvertire i campi da tennis in campi da calcetto.
    Furono pochissimi quelli che si ribellarono alla tendenza. Alberto Castellani continuò la sua mirabile e infaticabile lotta contro tutto e tutti a Perugia, mentre dalle parti del Po quello straordinario visionario di Carlo Bucciero, a Moncalieri, al Circolo Le Pleiadi, poco lontano da Torino, prendendo sotto la sua ala protettrice Riccardo Piatti e i suoi “boys” – Cristiano Caratti, Renzo Furlan, Federico Mordegan e di lì a poco si sarebbe aggregato pure il “quarto fratello” Cristian Brandi…- dette inizio alla cosiddetta “iniziativa privata” che nel breve volgere di pochissimo tempo avrebbe sconvolto come un turbine il sonnolento mondo tennistico italiano.
    Il presidente della FIT Paolo Galgani, appena eletto, s’era ritrovato, senza merito alcuno, la Coppa Davis tra le braccia e per anni avrebbe proseguito un’anemica politica di sviluppo, tanto da ridurre a poca cosa tutto il nostro movimento tennistico.A poco o nulla servì l’esperimento del Centro Tecnico di Riano, la famosa “cattedrale nel deserto”, e ancor meno incaponirsi nel voler contrastare i privati sino a volerli far scomparire e insistere su modelli che di evolutivo nulla avevano: scuola nazionale maestri con linee didattiche vecchie, nullo il supporto dato ai giocatori over 18…
    Ma il nuovo questa volta sì che stava avanzando. Carlo Bucciero e Riccardo Piatti insieme dettero una spallata significativa e ruppero gli schemi: da lì in avanti nulla sarebbe più stato come prima, visto che tutto il movimento prese a rialzare la testa e a proporsi come non era più abituato a fare.La vittoria del ’90 a Cagliari contro la Svezia, quando Canè battè Mats Wilander in un match memorabile, fu forse l’ultimo incontro del vecchio conio. E che si doveva cambiare lo capì capitan Panatta quando, per stessa ammissione sua, sbagliò nello schierare, nel turno successivo a Vienna, contro l’Austria di Thomas Muster e “Limone” Skoff , Diego Nargiso, evitando di riconsiderare Omar Camporese, rinato alla corte de Le Pleiadi sotto le cure di Piatti prima e Infantino poi, e di ascoltare chi gli proponeva di provare Furlan o Caratti.Ma carta cantava e di lì a poco Panatta dovette prendere atto del cambiamento, anche se “la bella stagione” de Le Pleiadi durò poco, soffocata da qualche errore e dal sistema, che ci mise tanto del suo. Esemplare fu come tolsero a Bucciero il Trofeo “Colombo”, grazie a una “sanzione atipica accessoria”, per punirlo d’aver ospitato e poi fatto competere ragazzi fuggiti dalla guerra balcanica tra i quali c’era un giovanissimo Ivan Ljubicic. La ridicola sentenza ce l’ho ancora in qualche cassetto.

    1993 World Group Quarter-final 📸
    The last time Australia & Italy played each other in #DavisCup ⏮️#DavisCupFinals pic.twitter.com/JjlmXCydbY
    — Davis Cup (@DavisCup) November 26, 2023
    (Italia vs. Australia nel 1993 a Firenze)
    Ci fu però il tempo di vedere un Camporese stellare in quel di Dusseldorf abbattere Stich e arrendersi poi di nuovo al quinto con Becker, come era già accaduto poche settimane prima agli Australian Open, giocando persin meglio di quanto fatto nell’epico match chiuso per 14-12 nel set decisivo; un Omar straripante, l’anno dopo a Bolzano, dare la più dura delle lezioni a Emilio Sanchez per due set e mezzo, godere dell’esordio di Caratti, prima che apparisse sul nostro cammino la triste spiaggia di Maceiò. Opposti al Brasile, su un campo realizzato sull’arenile, che più umido non si poteva, tornammo spezzati: Stefano “Pesco” Pescosolido finì per essere portato fuori dal campo incrampato dalla punta dei capelli sino agli alluci, prosciugato da un clima infame mentre stava lottando contro Oncins, e Camporese compromise così tanto il suo gomito destro che dovettero poi operarlo aprendogli l’articolazione, l’ortopedico dixit, “come un’arancia”. Da quel momento Omar non fu più il vero Camporese, anche se nel 1997 a Pesaro, contro la Spagna, ci regalò ancora una delle migliori versioni di se stesso, battendo praticamente da solo (con Furlan e Nargiso in doppio…) gli iberici. L’ultimo lampo targato Le Pleiadi fu la soddisfazione di vedere Cristian Brandi schierato a Palermo contro gli USA, ma, come detto “la bella stagione” era già volta al termine.
    Tutto però sembrava promettere finalmente bene, visto che all’orizzonte era apparso Andrea Gaudenzi, che per imparare il mestiere al meglio era approdato alla scuderia di Ronnie Leitgeb, mentore e manager di Muster.Il periodo di Gaudenzi in Davis ci vide più vicini al riprenderci la Coppa, ma per più d’un motivo il destino ce la negò sempre.Nel ’96 battemmo i Russi sul campo all’apparenza da loro preferito: giocammo fuori, nel gelo del Foro Italico in un febbraio ghiacciato. Vedere Renzo Furlan battere Chesnokov in una delle più gelide serate romane nel match decisivo, in condizioni oltre il limite, fu una goduria. Molto meno – ma ve lo ricordate?- vedere i nostri poi bistrattati dai giudici a Nantes: il seggiolone dell’arbitro strattonato da Panatta secondo me trema ancora adesso ed equivaleva, ai miei occhi, alla sedia sollevata da Mondonico ad Amesterdam: ribellarsi, seppur inascoltati, a una evidentissima, enorme ingiustizia.L’anno dopo raggiungemmo giustamente la finale contro la Svezia e chissà come sarebbe andata se il tendine della spalla di Gaudenzi non avesse fatto crack contro Norman… Anche questo boccone amaro, purtroppo, ce lo ricordiamo, eccome se ce lo ricordiamo.
    Da lì in avanti, nuovi anni grami col doversi accontentare sempre e comunque, con un cammino in Davis che si sapeva fin da subito che si sarebbe arenato presto.Ci toccò pure l’onta della serie C, perdendo dallo Zimbawe nel 2003.Qualche lampo qua e là dopo ci fu. Ricordo un Volandri battere Ivanisevic sul rosso del Foro Italico, Seppi sconfiggere Ferrero sulla terra battuta di Torre del Greco; l’esordio al cardiopalma del povero Federico Luzzi contro la Finlandia a inizio secolo, e poi tanta gente di buona volontà schierata in ordine sparso alla ricerca d’una quadratura difficile da trovare: Mosè Navarra, Vinz Santopadre, Giorgio Galimberti, Stefano Galvani, Alessio Di Mauro…Una presa di posizione, una querelle mal composta sottrasse a Simone Bolelli forse il suo tempo migliore come singolarista in Davis e dovemmo aspettare un po’ prima che il più talentuoso di tutti – ma anche il più balzano-, Fabio Fognini, ci regalasse un giorno da campione indiscusso in quel di Napoli schiantando in tre set capolavoro Andy Murray. Però, ripeto, erano vittorie molto parziali, perché ci mancava sempre ben più di qualcosa per aspirare a poter tornare a vincere.Nel ’19 la formula della Davis è cambiata e anche non siamo cambiati. In meglio.
    Nel corso dell’ultimo decennio, soprattutto, c’è stato un deciso cambio di rotta nella politica federale riguardo ai giocatori di vertice, con collaborazioni, supporto e sovvenzioni che finalmente hanno permesso a un generazione intera di raccogliere frutti, una generazione che ha potuto continuare a forgiarsi nei propri club, senza remore o avversioni.Senza questo gente come Sonego e Arnaldi, tanto per citarne due che le mani sulla Coppa ora le hanno messe, con ogni probabilità si sarebbe persa. Ricordo ancora la disperazione di Gipo Arbino quando non riusciva a darsi pace, sentendo d’avere tra le mani un possibile campione, e vederne mortificate le ambizioni, perché non riusciva a trovare credito per avviarlo all’attività internazionale che necessitava. Per fortuna poi le porte si sono schiuse.
    E adesso siamo qui, ancora discretamente increduli che sia davvero successo, che sia tutto vero.Dai, si dica la verità, quando Sinner è scivolato sotto per 0-40, con tre match point a sfavore, cosa abbiamo pensato? Può mai essere che Nole non riesca a trasformarne neppure uno? E invece… Quando sulla prima palla-partita gli è scappato via quel back di rovescio, non so perché, ma ho creduto d’aver avuto e visto un segno, che qualcosa potesse succedere. Sì, la Coppa l’abbiamo rivinta lì. Proprio in quell’istante. D’accordo, d’accordo, si deve sottolineare come Sonego sia stato decisivo nei due doppi contro Olanda e Serbia, come Arnaldi, pur giocando non bene, abbia strappato col cuore e col morso il primo singolo della finale, ma se si vuole indicare un momento, un momento solo per dire quando e come la nostra storia è cambiata, non si può che indicare quanto avvenuto nel decimo game del terzo set nel match tra Sinner e Djokovic. Lì, proprio lì è iniziato e finito tutto.La cosa ancor più straordinaria. E che non smette di sorprendermi, è che con ogni probabilità per avere un tris non dovremo attendere altri 47 anni: c’è un Italia bella e diversa, giovane e forte, capace di regalarci a piene mani, nel tempo che verrà, ciò che siamo stati costretti a elemosinare per decenni.Gli occhi ben più che umidi di domenica 26 Novembre 2023 li abbiamo desiderati a lungo, in un’era che pareva non finire mai; in una terra inaridita, che un destino malevolo sembrava aver reso incapace di ridare frutti. Invece, in tre giorni è cambiato tutto, 47 anni anni sono passati in un lampo e ora non sono che un ricordo.
    Elis Calegari LEGGI TUTTO

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    Garbin: “L’intervento è andato bene, grazie a tutti per la vicinanza”

    Tathiana Garbin

    Tathiana Garbin ha scritto un breve aggiornamento delle proprie condizioni attraverso una storia Instagram, pubblicata stamattina. “Ciao è a tutti, l’intervento è andato bene grazie alla professionalità e competenza del Prof. Lippolis di tutto il suo team medico a cui va la mia più profonda gratitudine. Grazie a tutti per i messaggi di sostegno e vicinanza. A presto. Tathiana Garbin”.
    La ex tennista azzurra e oggi capitano del team azzurro in BJK Cup si sottoposta ad un secondo intervento per trattare una rara forma di tumore. A lei un grande abbraccio da tutto il team di Livetennis e da tutti gli appassionati. Forza Tati! LEGGI TUTTO

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    Boris Becker elogia Jannik Sinner: “insieme ad Alcaraz, Rune e Shelton, Sinner sarà uno dei protagonisti del prossimo anno. Mi aspetto nel 2024 almeno una finale Slam”

    Jannik Sinner e Carlos Alcaraz nella foto

    La conclusione delle Finals di Coppa Davis ha marcato il termine della stagione agonistica del tennis mondiale, lasciando i giocatori e gli appassionati in attesa di una nuova, emozionante stagione. Dopo un periodo di meritato riposo, gli occhi sono già puntati sul primo grande appuntamento del 2024: l’Open d’Australia, previsto a gennaio a Melbourne.
    Nel panorama tennistico, tutti gli sguardi sono rivolti verso Novak Djokovic, il campione serbo che cercherà di confermarsi sovrano indiscusso di questo Slam. Tuttavia, Djokovic dovrà affrontare una nuova generazione di talenti, rappresentata da giocatori come lo spagnolo Carlos Alcaraz e l’italiano Jannik Sinner. Quest’ultimo, in particolare, ha dimostrato di poter sfidare Djokovic ad armi pari, sconfiggendolo in due dei loro ultimi tre incontri e infliggendogli una sconfitta in Davis che mancava dal 2011.
    La vittoria di Sinner, ottenuta salvando tre match-point consecutivi, è stata un evento senza precedenti nei confronti con Djokovic, generando grande aspettativa per i prossimi tornei. Boris Becker, ex campione e attuale tecnico di Holger Rune, ha recentemente espresso il suo entusiasmo per le prestazioni di Sinner, lodandone la crescita e l’atteggiamento rilassato in campo, che lo rendono un avversario ancora più temibile.
    Becker, intervistato da Eurosport Germania, ha sottolineato come il 2023 sia stato un anno fondamentale per la carriera di Sinner, prevedendo per lui un futuro luminoso. “Quest’anno è la base per il prossimo grande passo, che deve essere quello di raggiungere la finale di un torneo del Grande Slam e magari anche vincerlo,” ha detto Becker, aggiungendo che, insieme ad Alcaraz, Rune e Shelton, Sinner sarà uno dei protagonisti del tennis nel prossimo anno.
    La stagione tennistica che si avvicina promette quindi di essere una delle più eccitanti e imprevedibili degli ultimi anni, con una mescolanza di esperienza e gioventù, e storie che si intrecciano in una narrazione sportiva affascinante. Gli appassionati di tennis attendono con impazienza di vedere come si evolveranno queste dinamiche sul campo, a partire dal prestigioso palcoscenico dell’Open d’Australia.Marco Rossi LEGGI TUTTO