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    F1 Tecnica Ferrari: Sulla SF21 non basterà il Power Unit super fast!

    La Scuderia Ferrari si è finalmente lasciata alle spalle la disastrosa stagione 2020, una delle più scadenti di sempre nella storia del cavallino rampante che, già da tempo, è ampiamente proiettata al 2021, nel quale debutterà il nuovo Power Unit soprannominato “super fast”. In prospettiva 2021 tutt… L’articolo F1 Tecnica Ferrari: Sulla SF21 non basterà […] LEGGI TUTTO

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    F1, Ferrari: Il primo giorno di Carlos Sainz a Maranello

    Primo giorno a Maranello per Carlos Sainz. Il 26enne pilota spagnolo che dalla prossima stagione, la sua settima in Formula 1, farà coppia con Charles Leclerc alla Scuderia Ferrari andando a formare la coppia più giovane del Cavallino Rampante dal 1968 a questa parte.
    Il giovane spagnolo è arrivato venerdì mattina nel quartier generale del team per effettuare un primo seat-fit in vista della stagione 2021.
    In fabbrica
    Sainz ha incontrato gli ingegneri e alcuni dei meccanici con i quali lavorerà nella sua avventura con la Scuderia Ferrari e a fine mattinata è stato raggiunto da Leclerc, a sua volta a Maranello per alcune riunioni di fine stagione. I piloti del 2021 sono anche intervenuti per un saluto al pranzo virtuale organizzato dal Team Principal e Managing Director della Scuderia, Mattia Binotto con giornalisti italiani e stranieri.

    Terzo spagnoloin Ferrari
    Sainz, quando a fine marzo disputerà il suo primo Gran Premio con la SF21 – così si chiamerà la monoposto nella prossima stagione – diventerà il terzo pilota spagnolo ad aver gareggiato con la Scuderia dopo Fernando Alonso (96 GP con il team tra 2010 e 2014) e Alfonso de Portago, nobiluomo che con il Cavallino Rampante in Formula 1 ha disputato 5 GP tra il 1956 e il 1957. Il team di Maranello ha avuto anche due collaudatori spagnoli: Pedro de la Rosa e Marc Gené che è ancora legato al marchio come ambassador e tutor per i piloti degli esclusivi Programmi XX ed F1 Clienti. LEGGI TUTTO

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    #DankeSeb: i momenti più importanti del viaggio di Vettel in Ferrari

    Potremmo cominciare dai numeri. Sarebbero utili per comprendere il cammino di Sebastian Vettel a Maranello ma, come al solito, non ci dicono tutto. Mai come in questo specifico caso. La storia del tedesco di Heppenheim in Rosso è stata costellata da emozioni fortissime, sia di gioia che di dolore. Salite e discese, condite dal suo sempreverde amore per la Ferrari. Un’anima latina, come lo descrisse il compianto Sergio Marchionne. Che aveva pienamente ragione. Un’anima latina con i suoi lati positivi e negativi. Ma quel che resta è profonda stima e affetto.

    118 gare, 12 pole position, 14 giri veloci, 55 podi, 1400 punti e 14 vittorie. Che ricordiamo tutte nel dettaglio. Come se ognuna di esse fosse stata la prima. Come un unicum. A partire dagli albori. Gran Premio di Malesia 2015, la sua seconda gara in Ferrari. Quello che sembrava il prologo di una storia d’amore indimenticabile. Con l’ombra di Michael Schumacher alle sue spalle. Sebastian sognava, i tifosi sognavano con lui. Un anno di transizione, con tre successi (anche in Ungheria e a Singapore).
    Poi i primi grattacapi. Non per colpa sua. Tante erano le aspettative nel 2016, pochissime quelle mantenute. Forse nessuna. Neanche una vittoria nel magro bottino di Seb. I primi dubbi che incalzano il tedesco, ma il suo amore per il Cavallino lo spinge a rimanere positivo nelle avversità. Il 2017 è la grande chance. Un connubio pilota-macchina (la SF70H) che per Vettel rimarrà ineguagliato. Emozioni a profusione, un team coeso, enormemente spinto dalla voglia dei Tifosi che ci credono.
    Poi però la sportellata a Lewis Hamilton in Azerbaigian, alcuni guasti ma, soprattutto, la clamorosa collisione al via del Gran Premio di Singapore con Max Verstappen e il compagno di squadra Kimi Raikkonen, gli fanno perdere speranza e motivazione. Sebastian, però, vede che qualcosa di buono si può fare. Nel 2018 la Ferrari si presenta ai blocchi di partenza con una macchina al livello se non superiore alla Mercedes. Tante pole position, vittorie, soddisfazioni. Fino allo spartiacque definitivo della sua avventura in Rosso.
    Quel maledetto GP di Germania. Suo errore su pista scivolosa quando era abbondantemente in testa e avrebbe potuto allungare nel mondiale su Hamilton e la Mercedes. Da lì i problemi. Vettel si chiude in se stesso, aspramente criticato in Italia. Forse sin troppo. Ma Seb non è il classico tedesco freddo e calcolatore che va avanti per la sua strada come se non fosse successo nulla. Lui è latino, appunto. E da quel momento inizia la sua parabola discendente fatta di momenti deludenti e qualche acuto.
    Nel 2019 arriva Charles Leclerc che, col suo talento e la sua spinta mediatica, gli soffia via il titolo di pilota di punta a Maranello. Cambia anche il vertice con Mattia Binotto che prende il posto di Maurizio Arrivabene. Questa sarà anche la chiave dell’addio di Vettel. Con Binotto i rapporti non saranno mai buoni. Charles è in rampa di lancio e Sebastian non viene difeso. Anzi, a volte viene persino redarguito dallo stesso team principal. E’ una situazione insostenibile.
    Fino alla famosa telefonata di Binotto questo inverno. Il suo contratto non sarà rinnovato. Sebastian dovrà lottare per un anno intero con una macchina indecente. Mostrando al mondo che le vere carenze della Ferrari non erano da ricercare nei piloti o in un pilota in particolare, ma nel sistema. Eppure Sebastian lascia, con un nodo in gola. Con una canzone. Un po’ da tedesco e un po’ da italiano. Andrà in Aston Martin e non si può non augurargli il meglio. Sebastian Vettel è stato e sarà sempre un vero tifoso della Ferrari. Danke Seb. Auf wiedersehen. LEGGI TUTTO

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    Binotto annuncia: Tra poco sceglieremo un pilota della FDA da far esordire in Formula 1

    Callum Ilott, Mick Schumacher e Robert Shwartzman – Fiorano

    La Ferrari Driver Academy funziona. Eccome. Dopo la rapida ascesa nella categoria automobilistica regina di Charles Leclerc, con il monegasco sempre più convincente nelle prestazioni nonostante un mezzo meccanico non all’altezza, potrebbe nascere un’altra stella. Il tutto grazie alla fantastica gestione dell’accademia giovani piloti di Maranello. In un momento difficile per il Cavallino Rampante fa bene ricordare che c’è anche qualcosa che funziona e molto bene.
    Si dovrà scegliere tra tre piloti attualmente impegnati nel campionato mondiale di Formula 2. Il team principal della Ferrari, Mattia Binotto, ha confermato che nelle prossime settimane si deciderà a chi regalare la chance di diventare pilota di Formula 1 a tutti gli effetti. Quasi certamente a bordo della Haas, considerando le bocciature di Kevin Magnussen e Romain Grosjean. I tre “cavallini” sono Callum Ilott, Robert Shwartzman e Mick Schumacher.
    Il primo, inglese classe ’98, è il più grande dei tre ma anche quello che, forse, ha convinto meno in questa stagione di F2. Nonostante il suo indubbio talento che lo ha portato a vincere tre gare, in Austria, a Silverstone e a Monza, è il meno quotato nella corsa al sedile di Formula 1. Il russo Shwartzman è forse quello dotato di maggiore prospettive e talento naturale. Probabilmente, però, ancora troppo acerbo in alcune fasi di corsa. La materia prima c’è ma è meglio non bruciarla per fare passi troppo affrettati.
    Discorso diverso per Mick Schumacher, sicuramente quello in vantaggio nelle preferenze un po’ di tutti. Già due anni di Formula 2, attuale leader del campionato, il figlio d’arte è il favorito numero uno. Vuoi per i miglioramenti oggettivi mostrati in questa stagione dopo un primo anno difficile, vuoi anche per la suggestione di ritrovare uno Schumacher in Formula 1. Di certo le preferenze di Mattia Binotto e dei vertici Ferrari sono tutte per questo 21enne che di strada ne ha da fare ma sembra quello più pronto a fare il grande salto.
    Quantomeno quello maggiormente temprato per reggere la pressione. Lui che porta sulle spalle un cognome ingente per un giovane pilota di belle speranze. Che adesso vuole essere se stesso e non solo il figlio di. La prossima gara di Formula 2 in Bahrain schiarirà moltissimo le idee alla dirigenza del Cavallino che dovrà prendere una decisione definitiva. Questo, però, sottolinea ancora una volta quanto la Ferrari Driver Academy rappresenti davvero una garanzia di efficienza e una fucina di talenti. LEGGI TUTTO

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    Ferrari F1, la storia si ripete: dai sorrisi alle lotte intestine

    Il piatto langue. Dopo 13 dei 17 Gran Premi in calendario, la Ferrari raccoglie le macerie — tecniche ed umane — di un Mondiale iniziato male e che sta finendo peggio. I risultati non mentono: la Ferrari ha sinora ottenuto 103 punti, occupando la sesta posizione provvisoria in classifica generale. C… L’articolo Ferrari F1, la storia si […] LEGGI TUTTO

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    Ferrari, i tre fattori che hanno portato ad una stagione F1 2020 fallimentare!

    Andiamo ad analizzare i tre fattori che hanno reso la stagione F1 2020 della Ferrari fallimentare!

    Il Mondiale F1 2020 vede la Ferrari con soli 74 punti nella classifica costruttori, dopo dieci gare. Il misero bottino è la somma dei 57 punti di Charles Leclerc e dei 17 di Sebastian Vettel.
    Sempre guardando la classifica, l’attuale sesta posizione della Scuderia di Maranello è minacciata dalla AlphaTauri (59 punti), mentre il ritardo da Renault (-25), Racing Point (30) e McLaren (32) pare difficile da colmare.
    Una stagione dunque deludente figlia di tre principali fattori che ora andiamo ad analizzare.
    1. L’accordo con la FIA
    Forse un giorno, tra qualche anno, qualcuno ci racconterà esattamente cosa contenesse l’accordo tra la Ferrari e la FIA. Per ora sappiamo solo che, rispetto allo scorso anno, tutti i team motorizzati con il Power Unit Ferrari, hanno perso competitività e occupano stabilmente le posizioni di rincalzo dello schieramento.
    Qualcuno ha ipotizzato una perdita di potenza del motore endotermico, altri – ed è la tesi che ci sentiamo di sposare anche noi – hanno indicato nella “parte elettrica” il vero oggetto del contendere tra la Federazione e i tecnici di Maranello. Il risultato finale però è sotto gli occhi di tutti. Ferrari, Alfa Romeo e Haas, in dieci gare, hanno raccolto solo 79 punti, contro i 285 del 2019!
    Stando ad alcune nostre fonti, nell’accordo segreto, la Ferrari avrebbe chiesto e ottenuto dalla FIA di poter tornare ad utilizzare una soluzione simile a quella del “super motore” 2019 nella stagione 2021. Le recenti dichiarazioni di Mattia Binotto, su un ritorno alla competitività nella prossima stagione, non si potrebbero spiegare se non con un motore all’altezza di Mercedes, Renault e Honda.
    Staremo a vedere!
    2. Gli errori di Binotto
    Torniamo su questo argomento, già ampiamente trattato in più di un’occasione, per ribadire che il Team Principal della Ferrari che, fino a poche settimane fa ricopriva anche il ruolo di Direttore Tecnico, non può essere esente da colpe. Binotto ha avallato uno step di motore a metà della scorsa stagione che da un lato ha permesso alla Ferrari di vincere delle gare ma dall’altra ha portato gli avversari a chiedere chiarimenti alla FIA che poi hanno avuto come conseguenza la disfatta di quest’anno. Con un po’ più di lungimiranza e anche preparazione in un ruolo che non è proprio il suo, Binotto avrebbe potuto posticipare gli sviluppi sul Power Unit a inizio stagione 2020: questo avrebbe sicuramente insospettito di meno tutto l’ambiente. Ci sono poi altre colpe imputabili sia al Direttore Tecnico prima che al Team Principal poi ma di questo abbiamo già parlato in altri nostri articoli.
    3. Pochi sviluppi e spesso non inefficaci
    I pochissimi sviluppi che abbiamo visto quest’anno sulla SF1000 – o meglio da giugno/luglio ad oggi (3 mesi o poco più) – non sono molto diversi come numerosità ed entità rispetto a quelli che la Ferrari è riuscita a portare in pista nel corso dei primi mesi delle stagioni passate ovvero prima dell’estate in un anno normale!
    Inoltre, come abbiamo visto anche in diverse stagioni passate, molti sviluppi meccanici e aerodinamici non sempre hanno funzionato oppure, a parziale giustificazione degli ingegneri di Maranello, gli altri team hanno sempre avuto una marcia in più nello sviluppo nel corso della stagione.
    Analizzati dunque i tre fattori che, a nostro avviso, stanno rendendo la stagione F1 2020 della Ferrari fallimentare, dobbiamo solo augurarci che a Maranello abbiamo finalmente capito come e dove intervenire sulla SF1000 e augurarci anche che, sempre dall’accordo segreto FIA, ci sia la possibilità di tornare ai livelli del Power Unit dello scorso anno! LEGGI TUTTO