La clamorosa truffa: “Vuoi l'auto? Se metti l'adesivo, te la paghiamo noi”
Si stenta a credere, ma non meno di 400, quasi 500 persone hanno creduto di poter acquistare un’auto da 25mila euro circa praticamente quasi a costo zero. Tutto a causa di una truffa ben architettata, che ha coinvolto centinaia di cittadini che all’improvviso si sono ritrovate a dover pagare le rate di vetture che non potevano permettersi, e che il prossimo 6 luglio parteciperanno alla prima udienza del processo contro la società Vantage Group, artefice della truffa denominata My Car No Cost.
“Se metti l’adesivo, le rate dell’auto le paghiamo noi”
Il concetto era semplice. La Vantage Group di Massimiliano Casazza e Adelaide De Civita, la coppia che ha architettato il sistema, aveva proposto la finanziaria My Car No Cost. Il contratto prevedeva che l’utente acquistasse da subito l’auto dei suoi sogni, ma sulla fiancata doveva essere esposto un messaggio pubblicitario legato proprio alla società. Per aderire, l’acquirente doveva pagare da subito alla società una cifra di 6-7mila euro, non inclusa nel pagamento dell’auto. La società stessa, poi, si sarebbe impegnata a pagare 60 rate mensili da cifre che andavano dai 300 ai 440 euro. In pratica, il consumatore acquistava un’auto da almeno 25mila euro con sole 6-7mila euro: a pagare tutte le rate ci pensava la società.
Giro d’affari da 15 milioni di euro
Una sorta di rimborso. Ma la Vantage Group rimborsava soltanto le prime rate. Poi, scompariva. E l’acquirente si ritrovava così a dover pagare tutte quelle rate per delle auto che, nella maggior parte dei casi, non si potevano permettere. Questo raggiro è avvenuto tra il 2016 e il 2018, e il dato che fa riflettere è che ci siano cascate quasi 500 persone. Tutte queste, adesso, parteciperanno al processo. L’Antitrust, infatti, ha condannato la Vantage Group di Casazza e De Civita per pratica commerciale scorretta. Il nucleo di polizia economico-finanziaria di Roma della Guardia di Finanza ha ricostruito un giro d’affari di ben 15 milioni di euro.
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