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    Svajda il suo percorso diverso verso il mondo del tennis Pro

    Zachary Svajda

    Il 20enne statunitense Zachary Svajda la prossima settimana entrerà ufficialmente per la prima volta tra i top 200 del ranking mondiale, grazie ai quarti di finale raggiunti al Challenger di Cary. Non un fatto “clamoroso” per un giovane di discreto talento che quest’anno ha passato le qualificazioni a US Open, ma il sito ufficiale dell’ATP ha sfruttato l’occasione per interpellarlo e raccontare il suo diverso percorso da junior verso il mondo Pro. Infatti Svajda ha scelto insieme alla sua famiglia di non giocare praticamente alcun torneo junior dai 10 ai 15 anni per focalizzarsi totalmente sulla crescita tecnica e fisica, senza competere. Una decisione che potrebbe apparire bizzarra per molti esperti e coach, visto che formazione ottenuta nella competizione è considerata imprescindibile momento di crescita. Tuttavia a casa Svajda non sono esattamente dei profani o sprovveduti: la madre Anita e papà Tom sono infatti entrambi coach presso il Pacific Beach Tennis Club a San Diego, una struttura di tutto riguardo in California.
    “Ci pensavamo quando avevo nove, dieci anni. Semplicemente non vedevamo il motivo di giocare questi tornei junior ogni settimana”, racconta Svajda. “Abbiamo cercato di concentrarci sul miglioramento. So che è diverso perché il gioco nei tornei è sempre differente dall’allenamento. Oltretutto non potevamo permetterci di viaggiare in giro per il mondo giocando gli ITF o altro. Ci siamo detti: tentiamo una strada diversa e proviamo a migliorare ogni giorno, speriamo che entro i 15, 16 anni io possa diventare un buon giocatore e da lì partirò per i tornei”.
    Molti allenatori avrebbero storto il naso, sottolineando l’importanza della partita e dello stress della competizione in giovane età per acquisire esperienza. La famiglia Svajda ha trovato una sua soluzione, facendo allenare il piccolo Zachary ogni settimana con l’ex stella dell’Università di San Diego Uros Petronijevic, che ha vissuto con gli Svajda per due anni ed è stato fondamentale dalla crescita del piccolo. “Ovviamente è un po’ diverso dai tornei, ma è così che ho formato la mia esperienza di partita” ricorda Svajda.
    Un percorso originale, davvero diverso, ma che in fondo con lui ha funzionato. Svajda infatti ha vinto due volte i Campionati nazionali USTA Boys’ 18 a Kalamazoo (2019, 2021).
    La famiglia Svajda ha anche un secondo asso nella manica, il fratello minore Trevor, tre anni più giovane, che ha seguito lo stesso approccio di Zachary. Ad agosto, il diciassettenne Trevor è stato finalista a Kalamazoo e ha gareggiato nelle qualificazioni agli US Open. “Io gli dico sempre di non pensare a me, di seguire la sua strada” afferma Zack, “Qualunque cosa sia, non stressarti inutilmente. A Kalamazoo era nervoso dicendo di sentire la pressione di dover vincere perché io c’ero riuscito. Ho cercato di tranquillizzarlo e ha funzionato, visto che è arrivato in finale, è stato grandioso”.
    Zachary non ha un fisico imponente, il suo punto di forza sono impatti molto puliti da ogni posizione di campo e con ogni colpo, la conferma di quanto abbiamo lavorato sulla tecnica di gioco in giovane età. Colpisce anche per la sua calma e comportamento irreprensibile nel corso delle partite, non mostrando alcuna emozione sia nei momenti buoni che in quelli difficili. “Ogni partita, sia che vinca o che perda, tengo sempre lo stesso comportamento, non mi sento affatto frustrato. Fin da bambino sono sempre stato un tipo tranquillo dentro e fuori dal campo, magari anche per timidezza. Immagino che in un certo senso questo si sia tradotto nel lato tennistico. Non urlo mai niente o non esterno molto. Sto cercando di lavorare per mostrare un po’ più di energia positiva, ma ci vorrà del tempo perché è un comportamento che non mi appartiene. Mi piace semplicemente rimanere calmo e presente, passare al punto successivo. Forse è perché vengo da San Diego, un posto dove si vive in grande relax. Niente mi stressa davvero. Non riesco a ricordare l’ultima volta che ho alzato la voce“.
    Serenità e autocontrollo sono certamente due punti a favore per la sua crescita nel mondo del tennis. Seguiremo con curiosità i risultati di Svajda, a partire dai quarti di finale che lo vedono oggi impegnato a Cary contro il britannico Toby Samuel. Nel live ranking è già n.194 con 314 punti, in caso di vittoria odierna potrebbe avvicinarsi alla posizione n.185.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    L’importanza dei nuovi Challenger in America Latina: i numeri

    Juan Manuel Cerundolo, due vittorie nel 2023

    Questa settimana è in programma a Cordoba in Argentina un ATP 250 e un dato è balzato ai nostri occhi: ben dodici dei tennisti presenti nel main draw del suddetto 250, nel 2022 hanno preso parte al circuito “Dove Men + Care Legiòn Sudamericana”, il tour di 36 tornei (fra Challenger e ITF) che rappresenta una vera e propria officina e rampa di lancio per i tennisti sudamericani.
    Ideato e realizzato per iniziativa dell’ex giocatore Horacio De La Pena nel 2021 per ovviare alla carenza nel continente di tornei che potessero permettere ai giovani tennisti di accumulare esperienza e punti ATP, il progetto “Legiòn Sudamericana” ha già dato dopo due anni buonissimi risultati. Guardiamo un po’ di numeri: nel 2021 si sono disputati 20 tornei Challenger in Sud America e i successi dei giocatori “di casa” sono stati 17 così divisi per nazioni:
    Argentina – 9 titoliCile – 3 titoliBolivia – 2 titoliBrasile, Ecuador, Perù – 1 titolo
    A farla da padrone fra i giocatori è stato invece Sebastian Baez vincitore di 6 Challenger, seguito a debita distanza, da Juan Manuel Cerundolo con tre titoli. Se a questo aggiungiamo che in ben 16 occasioni un giocatore sudamericano ha perso in finale, ben si comprende il peso avuto da questi tornei per la crescita del tennis della Legiòn.
    Passando al 2022 i numeri sono stati i seguenti: su 33 tornei disputati in 22 occasioni la vittoria è andata a un tennista sudamericano. Per 17 volte ha trionfato un argentino, mentre una vittoria a testa hanno totalizzato Brasile, Ecuador, Bolivia, Colombia e Perù. Rispetto alla scorsa stagione si possono notare due differenze. La prima è legata al ridursi dell’emergenza Covid che ha facilitato la partecipazione ai tornei della Legion Sudamericana ai tennisti europei che, infatti, hanno portato a casa 11 titoli (3 per Svizzera e Inghilterra, 2 per la Germania e uno a testa per Spagna, Portogallo e Italia). E l’altra differenza riguarda il dominio argentino: non ci sono stati i cannibali di turno (come nel 2021 lo erano stati Baez e Cerundolo) e le vittorie sono così state spalmate su ben 13 giocatori, a testimonianza dello stato di buonissima salute del movimento argentino.
    Stato di salute del resto confermato dall’inizio della stagione 2023 della Legion Sudamericana con i primi quattro tornei vinti da tre argentini, Juan Manuel Cerundolo (due titoli), Federico Coria e Andrea Collarini.
    Guardando la classifica ATP, però, un paio di considerazioni vanno fatte: a causa del periodo di crisi di Schwartzman e dei limiti di Baez e Cerundolo, al momento non c’è un giocatore sudamericano fra i primi trenta giocatori del mondo. Dei sette giocatori argentini presenti nella top 100 solo due hanno meno di 24 anni, Baez ed Etcheverry. E se prendiamo in considerazione gli altri quattro sudamericani che hanno un posto fra i primi 100 giocatori del mondo, Monteiro, Galan, Varillas e Gomez, la media dell’età si aggira intorno ai ventotto anni.
    Bene, ma non benissimo, direbbe il grande Flavio Tranquillo, anche se i prospetti che stanno venendo su fanno comunque ben sperare il Sud America. Fra i primi 1000 del mondo vi sono una serie di intriganti under 20:
    Gonzalo Bueno (Perù – 18 anni – 551 ranking ATP)Daniel Vallejo (Paraguay – 18 anni – 697 ranking ATP)Ignacio Buse (Perù – 18 anni – 699 ranking ATP),Lautaro Midon (Argentina – 18 anni – 785 ranking ATP)Emanuel Ambrogi (Argentina – 19 anni – 799 ranking ATP)Victor Couto Loreiro (Brasile – 19 anni – 813 ranking ATP)Joao Fonseca (Brasile- 16 anni – 830 rankig ATP)Juan Carlo Prado Angelo (Bolivia – 17 anni – 831 ranking ATP)
    Una cosa è certa: le nuove leve del tennis sudamericano tenteranno di scalare il ranking, facendosi le ossa in quel vero e proprio scrigno di occasioni rappresentato dal circuito “Dove Men + Care Legiòn Sudamericana”.
    Antonio Gallucci LEGGI TUTTO

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    Umarell: lavori in corso dei giovani campioni e finalisti Slam 2022

    Jacub Mensik

    Nel percorso di crescita di un giovane tennista le variabili sono tali e tante che poche cose sono meno preventivabili della futura carriera dei protagonisti degli Slam juniores. Basterebbe chiedere a Omar Jasika, l’australiano che nel 2014 trionfò a New York conquistando il titolo degli US Open e che sul finire del 2017 venne trovato positivo alla cocaina e quindi squalificato per due anni, compromettendo una carriera che comunque stentava a decollare. Torniamo però ad anni più recenti e diamo un’occhiata ai primi passi nel circuito ATP dei vincitori e dei finalisti degli Slam nella stagione 2022. Come dei veri Umarell ci aggireremo “attorno ai cantieri” di questi tennisti, per verificare a quale punto della propria costruzione si trovano.(La scala di valutazione Umarell che adotteremo in questo articolo va dal piano 1 al piano 11, dove uno sta per pianterreno e 11 per terrazzo).

    Bruno Kuzuhara: il detentore del titolo degli Australian Open è attualmente il numero 631 del mondo. I suoi risultati migliori sono arrivati nei tornei ITF giocati ad Antalya in Turchia: due semifinali nella prima parte dell’anno e poi due finali sul finire della stagione. Kuzuhara ha avuto anche un paio di occasioni per misurarsi con i giocatori del circuito maggiore: nel primo turno delle qualificazioni dell’ATP di Atlanta è infatti arrivato ad un passo dalla vittoria contro Steve Johnson, mentre nel tabellone di qualificazioni degli US Open ha battuto l’indiano Ramanathan prima di cedere nettamente a Flavio Cobolli. Un’annata, quella scorsa, non proprio esaltante per lo statunitense nato in Brasile e il nuovo anno non sembra essere cominciato nel migliore dei modi visto il pesante 6-1 6-0 subito per mano di Michael Mmoh nel primo turno delle qualificazioni degli Australian Open. Kuzuhara ha una bella mano, notevoli doti anticipo e due piedi superveloci, ma la sua palla temo sia ancora troppo leggera per ambire a un salto di livello. Credo che la terra battuta sia la superficie su cui, almeno al momento, potrà ottenere i migliori risultati per salire in classifica.Scala di valutazione Umarell: quinto piano

    Jacub Mensik: il finalista degli Australian Open ha da subito cominciato a vincere tante partite nel circuito maggiore (ovviamente quello ITF), con una notevole continuità di rendimento testimoniata da quattro quarti di finale e due semifinali raggiunte nel corso dell’anno. Non sono mancati i picchi di rendimento, però, come testimonia il titolo vinto a Allershausen a Settembre e soprattutto l’incredibile finale di stagione con tre ITF consecutivi vinti a Heraklion (1) e Sharm El Sheik (2) che lo hanno portato a ridosso dei primi 400 giocatori del mondo. Il 2023 è cominciato con un Challenger, quello di Nonthaburi, dove Mensik ha perso al primo turno delle qualificazioni, con una certa dose di rimpianti, contro Lucas Pouille. In certi aspetti del gioco Mensik mi ricorda tanto Karen Khachanov, ma alcuni attacchi con il rovescio in back messi in mostra contro Pouille mostrano che il percorso di crescita del ceco è ben indirizzato per provare a renderlo un giocatore in grado di trovarsi a suo agio in ogni zona del campo.Scala di valutazione Umarell: settimo piano quasi completato.

    Gabriel Debru: il vincitore del Roland Garros si trova attualmente al numero 573 del mondo. Fino al trionfo a Parigi la stagione del transalpino era stata abbastanza anonima con un quarto di finale raggiunto ad Antalya, le quali superate nel Challenger di Aix En Provence e una buona prestazione contro Bonzi al primo turno dello stesso torneo. A giugno è poi arrivato lo slam conquistato in patria e Debru ha trovato maggiore continuità di risultati nel resto della stagione: semifinale a Gubbio, un paio di quarti di finale e due primi turni superati nei Challenger di Cassis e Rennes. Dopo quasi cinquanta partite giocate nel corso dell’anno Debru ha pagato un po’ la fatica chiudendo il 2022 con tre sconfitte consecutive a livello Challenger; ma dopo aver ricaricato le pile, il francese ha raggiunto a Oeiras, nel primo torneo del 2023, il miglior risultato della sua embrionale carriera: un quarto di finale Challenger ottenuto grazie alle vittorie importanti perché sofferte contro Valkusz e Ejupovic, prima di venire sconfitto nettamente da Cem Ilkel. Il tennis difficile e brillante di Debru avrà probabilmente bisogno di tempo per far sì che tutti i pezzi del puzzle finiscano nel posto giusto: Gabriel ama giocare con i piedi vicini alla riga di fondo ed è in grado di produrre gioco e vincenti soprattutto con il rovescio. Utilizza d’istinto schemi ormai in disuso come la discesa a rete direttamente sulla seconda dell’avversario. Ed è proprio questo suo tennis istintivo il suo marchio di fabbrica. Adesso è indispensabile rendere più efficace quel dritto un po’ scomposto per poter dare sostanza ed equilibrio al gioco del francesino che non a caso stravede per Karatsev.Scala di valutazione Umarell: sesto piano

    Gilles Arnaud Bailly: finalista sia a Parigi che agli US Open, il belga ha scelto di ridurre al minimo le sue apparizioni nel circuito ATP. Ha giocato infatti soltanto cinque ITF e un ATP 250, quello di Anversa. Ed è stato proprio in occasione del torneo di Anversa che Bailly ha mostrato il suo talento al mondo mettendo alle strette l’ex top ten David Goffin. Una partita tiratissima in cui si è avuta la sensazione di assistere alla sfida fra Goffin e una sua evoluzione 2.0. Il tennis di Bailly è lineare, geometrico, cerebrale. Un tennis in sostanza goffinesco. Aldilà di questa vetrina d’eccezione ad Anversa, non sono mancati i risultati di Bailly nei pochi ITF giocati. Quattro sono stati i quarti di finale raggiunti da Gilles che però non gli hanno permesso, per un soffio, di entrare fra i prime mille giocatori del mondo. Poco male. Bailly sembra un ragazzo che non conosce la fretta.Scala di valutazione Umarell: quarto piano

    Mili Poljicak: il vincitore di Wimbledon non si è risparmiato nella stagione appena trascorsa. Ha giocato 13 tornei ITF, 6 tornei Challenger e un ATP 250 a Umago. Il croato con il viso da bambinone alla Krajicek si è issato intorno alla 500esima posizione mondiale, in virtù soprattutto dell’exploit nel Challenger di Zagabria dove ha raggiunto la semifinale partendo dalle qualificazioni (battendo gente come Zhang, Gaio, Basic e Gimeno Valer). A livello ITF i migliori risultati sono stati la semifinale a Sheffield e quella appena raggiunta a Monastir. Il suo è un tennis contraddistinto da una potenza devastante dei colpi unita a una buonissima mano quando riesce a entrare dentro al campo. L’incognita piuttosto evidente è invece la mobilità e la copertura del campo, visto che Poljicak, per struttura fisica, sembra condannato a dover comandare lo scambio se vuole portare a casa il punto. Di certo, come ha già dimostrato, per la pesantezza di palla è già pronto per provare a competere nei Challenger, potendo in questo modo migliorare la sua classifica grazie ad un paio di buoni tornei.Scala di valutazione Umarell: sesto piano

    Michael Zheng: il finalista di Wimbledon si è diviso per tutta la stagione fra l’attività juniores e il circuito ITF. Il miglior risultato è stata la finale raggiunta in aprile a Orange Park, partendo dalle qualificazioni e perdendo in finale contro Yibing Wu con il punteggio di 7-6 7-5. Grazie a questo exploit Zheng è entrato fra i primi 900 del mondo. Da questa posizione partirà dunque la stagione 2023 dello statunitense che anche quest’anno non giocherà a tempo pieno nel circuito professionistico, visto che disputerà il campionato NCAA con i Columbia Lions. Zheng è al momento un magnifico, ma acerbo produttore di gioco (proprio per la sua facilità può ricordare il miglior Tomic): gran servizio, propensione a cercare la rete con una leggerezza che sa di classico, capacità di giocare vincenti con apparente facilità da tutte le parti del campo con colpi “puliti” e penetranti. Manca ancora, come è normale che sia per questo tipo di tennista, della continuità di gioco e della consistenza che gli possano permettere di portare a casa le partite con una certa costanza. Vedremo nel 2023 se la splendida facilità di gioco di Zheng comincerà a fondersi con una consistenza da giocatore ATP.Scala di valutazione Umarell: quarto piano

    Martin Landaluce: c’è ancora ben poco da dire sul vincitore degli US Open. Lo spagnolo è un prospetto di 17 anni abbastanza clamoroso più per doti fisiche che tecniche (al momento), ma non ha ancora una classifica ATP avendo giocato solo un Challenger e un ATP 250 dove ha rimediato due nette sconfitte. Nel 2023 cosa sarà in grado di fare?Scala di valutazione Umarell: terzo piano

    Antonio Gallucci LEGGI TUTTO

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    Il record di Ben Shelton, nuovo top 100 ATP

    Ben Shelton

    Il giovane statunitense Ben Shelton è una delle promesse più interessanti del tennis americano e non solo. Con la vittoria appena ottenuta al Challenger di Champaign (USA) il 20enne figlio d’arte ha segnato un record assoluto: è diventato il tennista più giovane a vincere tre tornei Challenger in tre settimane consecutive. Shelton aveva trionfato a Charlottesville, quindi a Knoxville e questa settimana a Champaign, in Illinois.
    Mancino, dotato di un gran fisico e un gioco esplosivo ed offensivo, il figlio dell’ex Pro Bryan grazie a questi ottimi risultati è diventato n.97 nel nuovo ranking mondiale, sbarcando per la prima volta tra i migliori cento al mondo.
    Ben si era rivelato al grande pubblico la scorsa estate, quando al Masters 1000 di Cincinnati sconfisse al primo turno il nostro Lorenzo Sonego in una durissima battaglia; quindi sorprese Casper Ruud battendolo in due netti set, prima di cedere negli ottavi a Cameron Norrie.

    BEN SHELTON 🏆🏆🏆 The 20-year-old becomes the youngest player in #ATPChallenger history to win 3 titles in 3 weeks after beating Vukic 0-6, 6-3, 6-2 in Champaign!@IlliniProTennis | @usta pic.twitter.com/nZr7RDqmJ6
    — ATP Challenger Tour (@ATPChallenger) November 20, 2022 LEGGI TUTTO