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    Gp Bahrain F1, Leclerc: Continuare il trend delle ultime gare che ci ha visto via via più competitivi

    In origine doveva essere la seconda gara della stagione: il 22 marzo, dopo la corsa del debutto, in Australia, la Formula 1 avrebbe dovuto scendere in pista a Sakhir per il Gran Premio del Bahrain.
    Sembra passata un’eternità: la pandemia di Covid-19 ha fatto saltare l’evento di Melbourne e ha congelato ogni attività di motorsport fino a luglio, quando la massima categoria automobilistica, tra i primi sport mondiali a riprendere dopo aver messo a punto i necessari protocolli di sicurezza, ha riacceso i motori con due Gran Premi di fila in Austria.
    Da allora si sono svolti 14 Gran Premi, con tre triplette di gare consecutive. Questo fine settimana inizia la quarta e conclusiva serie che porterà a termine il campionato più anomalo negli oltre 70 di storia della Formula 1.
    Charles Leclerc, alla vigilia del Gp del Bahrain F1 2020, ha così commentato: “Il Gran Premio del Bahrain è una gara molto particolare, perché le caratteristiche del fine settimana fanno sì che lo scenario si modifichi continuamente. A inizio weekend la pista è sporchissima, piena di sabbia che arriva dalle zone desertiche circostanti. Man mano che si gira l’asfalto si pulisce e svela la propria abrasività che mette a dura prova le gomme. Anche luce e temperature sono in continuo cambiamento: si parte all’imbrunire, con asfalto molto caldo e il sole basso all’orizzonte, ma man mano che la gara progredisce il circuito diventa più freddo e bisogna avere la capacità di adattare la propria guida.Ho bei ricordi dello scorso anno, anche se il finale non fu ideale. Speriamo di continuare il trend delle ultime gare che ci ha visto via via più competitivi”.
    Gp Bahrain F1 2020: Il circuito
    La pista di Sakhir si sviluppa su 5.412 metri che domenica saranno da percorrere per 57 volte. Famoso per i lunghi rettilinei e le frenate molto impegnative, il tracciato vede le due staccate più difficili alle curve 1 e 14. Sono previste due zone per l’utilizzo dell’ala mobile (DRS): una sul rettilineo del traguardo e l’altra nel tratto compreso fra le curve 10 e 11. La partenza è prevista alle 17.10 locali (15.10 CET), mentre le qualifiche sono sabato alle 17 (15 CET). Si tratta di una gara in notturna, anche se il tracciato sarà illuminato da un potente impianto che non farà rimpiangere la luce del sole. Le temperature della pista andranno scendendo durante la gara a causa del calare della notte.
    Gp Bahrain F1 2020: Sei vittorie per la Scuderia Ferrari
    La Scuderia Ferrari ha vinto in sei occasioni in Bahrain: il primo successo è arrivato nell’edizione inaugurale grazie a Michael Schumacher, nel 2004, mentre nel 2007 e 2008 è stato Felipe Massa a conquistare il successo. Nel 2010 si è corsa l’unica edizione del GP sulla pista “endurance”, lunga 6.299 metri: a vincerla fu Fernando Alonso all’esordio con la Ferrari che raggiunse così un ristretto club di vincitori al debutto con la Casa di Maranello formato da Juan Manuel Fangio, Giancarlo Baghetti, Mario Andretti, Nigel Mansell e Kimi Räikkönen. Nel 2017 e 2018 la Ferrari ha vinto con Sebastian Vettel, mentre lo scorso anno Sakhir ha visto lo sbocciare definitivo di Charles Leclerc che, dopo avere ottenuto la pole position, condusse la corsa fino a pochi giri dal termine quando a causa di un problema di affidabilità dovette accontentarsi del terzo posto, il suo primo podio in Formula 1. LEGGI TUTTO

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    F1, Motori Ferrari clienti: una sola vittoria in 70 anni. Ora serve il salto di qualità!

    Le statistiche e la storia della Formula 1 sorridono alla Ferrari. La Casa di Maranello può esibire un palmares a dir poco ricco e ancora ineguagliato: record di titoli Costruttori (16), di titoli Piloti (15), di vittorie (238), di pole-position (228), solo per ricordare i principali.
    Un dato, tuttavia, colpisce all’occhio: i pochi risultati ottenuti attraverso la vendita dei propri motori ad altre scuderie. I motori Ferrari hanno colto, dal 1950 al GP di Turchia 2020, ben 239 vittorie. Solo una, tuttavia, è stata messa a segno da una monoposto “non Ferrari”. A siglare questa impresa è la Toro Rosso STR3, vincitrice con Sebastian Vettel del GP d’Italia 2008.
    Nel corso di tanti anni di attività, i motori Ferrari hanno azionato — oltre alle monoposto realizzate a Maranello — altre 15 scuderie.
    Le prime monoposto “non Ferrari” motorizzate Ferrari apparse in F1 sono le inglesi Cooper. In occasione del GP degli USA 1960, Pete Lovely è al volante di una Cooper T51 (team Fred Armbruster) spinta dal 4 cilindri in linea Ferrari 107. Nel 1966, Chris Lawrence partecipa ai GP di Gran Bretagna e Germania al volante di una Cooper T73 (scuderia JA Pearce Engineering) azionata dal V12 Ferrari 168/62.
    Nel 1991, il Minardi F1 Team adotta i V12 Ferrari. La Minardi M191 si rivela monoposto più che sufficientemente competitiva: Pierluigi Martini termina al 4° posto i GP di San Marino e Portogallo. La fornitura dei motori Ferrari alla Minardi si esaurisce già a fine 1991.
    Nel 1992, un altro costruttore italiano si rivolge a Maranello. È la Dallara, le cui monoposto sono gestite in esclusiva dalla BMS Scuderia Italia. La Dallara 192 si dimostra vettura sincera, soprattutto in gara, piazzandosi in molteplici occasioni nei primi 10 classificati. I punti iridati, tuttavia, arrivano in soli due GP: Martini chiude al 6° posto i GP di Spagna e San Marino. Il motore impiegato è il V12 Ferrari 037.
    A fine 1992, la Dallara abbandona la F1. La BMS Scuderia Italia, nel 1993, gestisce in esclusiva le Lola T93/30, affidate a Michele Alboreto e Luca Badoer. Il motore è il Ferrari 040, il V12 di 65° (3500cc, aspirato) impiegato, nel 1992, a bordo delle Ferrari F92A e F92AT. La stagione, per le Lola, è un disastro: la zona punti è “accarezzata” solo a Imola, corsa che Badoer termina al 7° posto, benché attardato di 3 giri.
    Nel 1997, inizia il sodalizio con Sauber. La Sauber C16, dunque, è la prima monoposto del costruttore svizzero ad essere equipaggiata con i plurifrazionati di Maranello. Dal 1997 al 2005, le Sauber sono azionate dai V10 Ferrari (3000cc aspirati), ribattezzati Petronas nelle versioni SPE-01, SPE-01D, SPE-03A, SPE-04A, 01A, 02A, 03A, 04A e 05A. In questo arco temporale, le Sauber-Ferrari ottengono 4 podi: Ungheria 1997 (Johnny Herbert, Sauber C16, 3° posto), Belgio 1998 (Jean Alesi, Sauber C17, 3° posto), Brasile 2001 (Nick Heidfeld, Sauber C20, 3° posto) e USA 2003 (Heinz-Harald Frentzen, Sauber C22, 3° posto).
    Sauber e Ferrari si riabbracciano nel 2010, all’indomani dell’interregno BMW-Sauber. In quel 2010, strano a dirsi, la scuderia elvetica reca ancora il nome di BMW Sauber F1 Team, sebbene la C29 sia spinta dal V8 Ferrari 056. Dal 2010, le monoposto realizzate dalla Sauber equipaggiano motori Ferrari: dal 2010 al 2013 V8 aspirati di 2400cc, dal 2014 ad oggi (compresa la recente e non esaltante era Alfa Romeo Racing, team nato nel 2019) “power unit” V6 di 1600cc Turbo-ibridi. Le Sauber-Ferrari ottengono altri 4 podi: Malesia 2012 (Sergio Perez, Sauber C31, 2° posto), Canada 2012 (Sergio Perez, Sauber C31, 3° posto), Italia 2012 (Sergio Perez, Sauber C31, 2° posto), Giappone 2012, Kamui Kobayashi, Sauber C31, 3° posto).
    Alquanto deludente si rivela il matrimonio tra i V8 Ferrari e lo Etihad Aldar Spyker F1 Team: un 2007 portato a termine con le non competitive Spyker F8-VII e F8-VII-B. Dalla Spyker alla Force India. Nel 2008, il neonato team sorto sulle ceneri di Jordan, Midland e Spyker schiera la non competitiva VJM01-Ferrari 056. È questa la sola monoposto anglo-indiana spinta da un propulsore di Maranello.
    Anche la Red Bull — scuderia che ha legato i propri successi iridati ai V8 Renault — adotta, per una sola stagione, i V8 Ferrari. Lo fa nel 2006, secondo anno di attività del team sorto sulle ceneri di Stewart e Jaguar. La vettura è la saltuariamente competitiva RB2. David Coulthard centra il 3° posto in occasione del GP di Monaco.
    Da Red Bull a Toro Rosso il passo è breve. La scuderia italiana nell’orbita Red Bull ha proposto, in più occasioni, vetture azionate da motori Ferrari. Le STR2 (2007), STR2B (2008), STR3 (2008), STR4 (2009), STR5 (2010), STR6 (2011), STR7 (2012), STR8 (2013) e STR11 (2016) vengono azionate da propulsori realizzati a Maranello, dapprima V8 aspirati, quindi V6 Turbo-ibridi.
    Nell’era delle power unit Turbo-ibride anche Marussia e Haas hanno fatto e fanno affidamento su motori realizzati a Maranello. La Marussia lo fa nel biennio 2014-2015 (modelli MR03 e MR03B), la Haas impiega ininterrottamente PU Ferrari a partire dal 2016, anno del debutto della scuderia americana in F1 (i modelli impiegati sono le VF-16, VF-17, VF-18, VF-19 e VF-20, tutte vetture realizzate dalla Dallara).
    I motori clienti Ferrari, dunque, hanno spinto e continuano ad equipaggiare monoposto generalmente non di prima fascia o team ancora in fase di crescita (vedi il caso della Red Bull). Team e costruttori volenterosi e preparati, spesso icone della F1 e del motorsport più in generale (Minardi, Dallara, Lola, Sauber su tutti), ma sovente non in grado di ambire (almeno con continuità) al vertice delle classifiche.
    È, questo, un tasto dolente di casa Ferrari: il non aver mai creduto realmente nei team clienti. La storia ci racconta di motori Renault, Mercedes e Honda (solo per citare i motoristi attualmente impegnati in F1) vincenti e altamente competitivi anche grazie a vetture “non Renault”, “non Mercedes” e “non Honda”.
    Basti pensare, guardando al presente, alla Racing Point (prossima Aston Martin), sempre più competitiva anche grazie ai motori Mercedes. O alle PU Renault, in questo 2020 pimpanti a bordo delle McLaren MCL35 e Renault R.S.20. McLaren che, dal 2021, arricchirà la batteria di motori Mercedes: probabile assistere, l’anno prossimo, ad una ulteriore crescita tecnica del team di Woking.
    Solo negli ultimi anni, Ferrari ha iniziato ad investire in modo più mirato nei team clienti attraverso una più estesa fornitura dei propri motori. È necessario, tuttavia, compiere un ulteriore salto di qualità. Come? Cercando di fornire team già di prima fascia.
    Red Bull e Alpha Tauri, in tal senso, costituiscono un ghiotto boccone. Orfane dei motori Honda, le due importanti scuderie (come abbiamo visto, già partner di Ferrari nel recente passato) sono alla ricerca di un fornitore di motori. Renault, Mercedes, Ferrari: in tre a sfidarsi su questo fronte.
    La scelta, probabilmente, è già stata fatta. Una Red Bull-Ferrari rappresenterebbe, dopo la opaca esperienza del 2006, un ottimo colpo da parte del Cavallino: sì fornire un diretto concorrente al titolo, ma fornire un team, appunto, che ambisce all’iride. E vincere, anche solo fornendo i motori, è sempre cosa buona e giusta. L’immagine della Ferrari ne gioverebbe.
    Haas e Sauber/Alfa Romeo Racing, salvo clamorosi guizzi di futura competitività, non bastano. Alla Ferrari serve un secondo asso da giocare, un secondo team vincente mediante il quale poter sfoggiare la propria ricerca motoristica.
    Red Bull e Alpha Tauri motorizzate Ferrari: un matrimonio che s’ha da farsi. LEGGI TUTTO

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    F1, Tecnica Ferrari: Lo sviluppo della SF1000 è giunto al termine?

    Dopo il Gran Premio del Portogallo, Ferrari non ha più portato aggiornamenti visibili sulla SF1000, andando a concludere probabilmente la sequenza di aggiornamenti partita dal GP di Russia in avanti.

    Il lavoro di sviluppo della Ferrari sulla SF1000 è stato ovviamente vincolato (come tutte le squadre) dai regolamenti, che hanno visto il “congelamento” della maggior parte delle componenti meccaniche per il biennio 20-21, al fine di ridurre l’impatto economico sulle squadre di F1. Tuttavia, lo sviluppo aerodinamico resta libero da congelamenti, ed è su questo fronte che abbiamo visto lavorare Ferrari da Sochi in poi.
    La sequenza di aggiornamenti ha riguardato un po’ tutto il complesso della vettura, seppur non sia stato nulla di eclatante, che abbia inciso in maniera importante sulle prestazioni globali di questa Ferrari 2020. La direzione intrapresa nello sviluppo dagli uomini di Mattia Binotto è comunque parsa corretta, e a piccoli step la Ferrari è comunque migliorata. Rimangono tuttavia le difficoltà nel mandare in temperatura gli pneumatici, come abbiamo visto a Imola e a Istanbul in qualifica. Questo problema probabilmente è anche riconducibile a come le sospensioni vadano ad agire nella trasmissione del carico aerodinamico sulla fascia di rotolamento, e sulla struttura interna dello pneumatico, che non riesce sempre a entrare nella giusta finestra di utilizzo in condizioni di asfalto freddo.
    A livello aerodinamico, è possibile che il team di Maranello abbia terminato la sequenza di aggiornamenti aerodinamici per la monoposto di Vettel e Leclerc, e da qui a fine stagione è probabile che non vedremo altre significative novità. Anzi, molto probabilmente Ferrari sta già incentrando la maggior parte del focus tecnico sulla macchina 2021, con la rossa che a Portimao ha testato sia il fondo, che il diffusore, con le limitazioni aerodinamiche della prossima stagione.
    Gli ultimi aggiornamenti portati sulla macchina 2020 a Portimao hanno riguardato in prevalenza il retrotreno: In terra Portoghese, Ferrari ha introdotto una nuova specifica di estrattore, con alcuni ritocchi di micro-aerodinamica, abbinati a un nuovo fondo piatto. Il nuovo estrattore è interessante da analizzare in quanto possiede, ai lati della struttura deformabile, una sorta di canale che convoglia aria nella zona superiore del diffusore. Una soluzione già vista in passato sulla Ferrari, ripresa dai tecnici di Maranello nelle gare di Portimao, e Imola. Il nuovo estrattore è stato confermato anche ad Istanbul, e nel disegno in basso abbiamo messo in evidenza le differenze rispetto alla precedente specifica.
    Il lavoro dei tecnici di Maranello si concentrerà molto nella zona posteriore anche in ottica 2021, dove probabilmente si agirà sin da subito, spendendo i token necessari a modificare le parti che sono state omologate questa stagione (struttura deformabile, attacchi sospensione, scatola del cambio ecc). Il compito spetterà soprattutto al rientrato Simone Resta, che ultimamente si ero accasato in Alfa Romeo Racing.
    Tuttavia Ferrari non ha trascurato il lavoro della zona anteriore, e sempre a Portimao si è vista un’ulteriore modifica ai flap dell’ala anteriore: moltissime sono state le versioni di ala anteriore in questa stagione per Ferrari (anche per adattamenti ai singoli circuiti), e in Portogallo Ferrari ha rivisto ulteriormente l’ultimo flap in alto, che nell’ultima specifica ha una forma più sottile nella zona in direzione della coordinata Y250, mentre in prossimità del dispositivo che modifica l’incidenza ha una sorta di gobba all’indietro. Quest’ultima versione è stata confermata sia a Imola, che a Istanbul, con Ferrari ancora in cerca del giusto compromesso fra drag e carico verticale.
    Sarà interessante vedere dove e se Ferrari continuerà a portare aggiornamenti alla SF1000 dopo Istambul, per le ultime gare della stagione. Per continuità regolamentare è logico suppore che il tutto sarà finalizzato anche a raccogliere dati in vista del 2021, per cercare di portare in pista una vettura la quale avrà il compito di tornare competitiva, pur partendo per (forza di cose) dalla base del progetto SF1000. LEGGI TUTTO

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    Gp Turchia F1, Mekies (Ferrari): Cosa cambierà, senza Binotto in pista!

    Laurent Mekies, Direttore Sportivo Ferrari, alla vigilia del Gran Premio della Turchia dove sarà al muretto box al posto di Mattia Binotto.

    La strana stagione della Formula 1 vive un altro ritorno questo fine settimana a Istanbul, dove va in scena il Gran Premio della Turchia. Per saperne di più su come la Scuderia Ferrari si sia preparata a questo evento abbiamo incontrato il Direttore Sportivo Laurent Mekies.
    “Dopo Imola e il Nürburgring tocca adesso a Istanbul – ha detto Mekies -, senza contare l’esordio del Mugello e di Portimão: decisamente quest’anno ha rappresentato un’ottima palestra per le nostre metodologie di lavoro per ciò che concerne l’approccio al weekend di gara. Riuscire ad arrivare ben preparati all’evento non potendo contare su dati recenti è molto importante in uno sport nel quale il fattore tempo è fondamentale. Devo dire che su questo specifico aspetto il bilancio della stagione è stato finora relativamente positivo e l’esperienza che stiamo maturando quest’anno sarà utilissima anche in futuro. Nel caso specifico di Istanbul, dove non si corre dal 2011, abbiamo la fortuna di poter contare su un pilota come Sebastian che ha già corso su questa pista quattro volte mentre Charles sarà al suo debutto assoluto: per lui c’è stata la possibilità di fare esperienza al simulatore”.
    Leclerc ha potuto così assaggiare per la prima volta la famosa curva 8, anche se virtualmente: “È davvero incredibile – ha commentato Mekies -, velocissima, ben sopra i 260 km/h ma quello che la rende unica è la sua lunghezza e, conseguentemente, il tempo che il pilota ci mette a percorrerla. È una curva che mette a dura prova la vettura e le gomme e che potrebbe anche dare fastidio ai piloti, soprattutto in gara, ma sono sicuro che tutti si divertiranno su un tracciato molto impegnativo e sfidante”.
    Parlando delle aspettative dalla SF1000 in termini di prestazione, il Direttore Sportivo ha detto: “Siamo consapevoli che, viste le caratteristiche della pista, non sarà un fine settimana facile per noi. Nondimeno, i rapporti di forza alle spalle dei primi tre piloti sono sempre molto ravvicinati, così com’è del resto sin dall’inizio della stagione, e basta un niente per lottare per la seconda fila o per rimanere fuori dalla Q2. Il nostro obiettivo principale sarà quello di confermare i piccoli progressi che abbiamo visto nelle ultime gare e ridurre se possibile il gap rispetto a chi ci sta adesso davanti nel campionato Costruttori”.
    Per la Scuderia Ferrari sarà un Gran Premio un po’ diverso per la squadra, visto che per la prima volta nella stagione Mattia Binotto non sarà in pista. Ecco cosa cambierà, sempre secondo Mekies: “Mattia ha sempre cercato di approcciare il suo ruolo in maniera innovativa, cercando di pensare un po’ per così dire ‘out of the box’. Per questo ha organizzato le modalità di lavoro in modo tale da concedergli tutta la flessibilità necessaria per gestire le priorità nella maniera più efficiente possibile: lo aveva già fatto quando era direttore tecnico e, a maggior ragione, lo fa da quando è team principal. Magari all’inizio sarà un po’ strano non vederlo fisicamente nei briefing o al muretto ma sono sicuro che farà ampiamente uso delle tecnologie di comunicazione attualmente così in voga che la sua voce e i suoi input arriveranno a tutti forti e chiari, sia all’interno che all’esterno della squadra”. LEGGI TUTTO

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    Gp Turchia F1, Leclerc: Mi aspetto belle sensazioni dalla curva 8!

    La seconda parte della stagione 2020 a livello di circuiti ha offerto una splendida alternanza tra spettacolari nuove piste e graditi rientri. Se si eccettua la Russia, ormai in pianta stabile nel calendario da anni, abbiamo infatti visto il debutto della categoria al Mugello e a Portimão e il ritor… L’articolo Gp Turchia F1, Leclerc: […] LEGGI TUTTO

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    Binotto annuncia: Tra poco sceglieremo un pilota della FDA da far esordire in Formula 1

    Callum Ilott, Mick Schumacher e Robert Shwartzman – Fiorano

    La Ferrari Driver Academy funziona. Eccome. Dopo la rapida ascesa nella categoria automobilistica regina di Charles Leclerc, con il monegasco sempre più convincente nelle prestazioni nonostante un mezzo meccanico non all’altezza, potrebbe nascere un’altra stella. Il tutto grazie alla fantastica gestione dell’accademia giovani piloti di Maranello. In un momento difficile per il Cavallino Rampante fa bene ricordare che c’è anche qualcosa che funziona e molto bene.
    Si dovrà scegliere tra tre piloti attualmente impegnati nel campionato mondiale di Formula 2. Il team principal della Ferrari, Mattia Binotto, ha confermato che nelle prossime settimane si deciderà a chi regalare la chance di diventare pilota di Formula 1 a tutti gli effetti. Quasi certamente a bordo della Haas, considerando le bocciature di Kevin Magnussen e Romain Grosjean. I tre “cavallini” sono Callum Ilott, Robert Shwartzman e Mick Schumacher.
    Il primo, inglese classe ’98, è il più grande dei tre ma anche quello che, forse, ha convinto meno in questa stagione di F2. Nonostante il suo indubbio talento che lo ha portato a vincere tre gare, in Austria, a Silverstone e a Monza, è il meno quotato nella corsa al sedile di Formula 1. Il russo Shwartzman è forse quello dotato di maggiore prospettive e talento naturale. Probabilmente, però, ancora troppo acerbo in alcune fasi di corsa. La materia prima c’è ma è meglio non bruciarla per fare passi troppo affrettati.
    Discorso diverso per Mick Schumacher, sicuramente quello in vantaggio nelle preferenze un po’ di tutti. Già due anni di Formula 2, attuale leader del campionato, il figlio d’arte è il favorito numero uno. Vuoi per i miglioramenti oggettivi mostrati in questa stagione dopo un primo anno difficile, vuoi anche per la suggestione di ritrovare uno Schumacher in Formula 1. Di certo le preferenze di Mattia Binotto e dei vertici Ferrari sono tutte per questo 21enne che di strada ne ha da fare ma sembra quello più pronto a fare il grande salto.
    Quantomeno quello maggiormente temprato per reggere la pressione. Lui che porta sulle spalle un cognome ingente per un giovane pilota di belle speranze. Che adesso vuole essere se stesso e non solo il figlio di. La prossima gara di Formula 2 in Bahrain schiarirà moltissimo le idee alla dirigenza del Cavallino che dovrà prendere una decisione definitiva. Questo, però, sottolinea ancora una volta quanto la Ferrari Driver Academy rappresenti davvero una garanzia di efficienza e una fucina di talenti. LEGGI TUTTO