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    De Meo: “Alpine varrà presto tra i 3 e i 5 miliardi di dollari”

    Luca De Meo, Amministratore Delegato del Gruppo Renault, in un’intervista esclusiva al quotidiano francese L’Equipe, ha fornito il suo punto di vista sulle motivazioni alla base della decisione di abbandonare la progettazione e la produzione di motori di Formula 1.credit: Alpine F1 Team“Sono un manager, gestisco una società quotata in borsa e dovevo ripensare al progetto F1, per vincere”. Ha esordito così il CEO di Renault, intervistato da L’Equipe.
    “Siamo diventati invisibili”, ha aggiunto De Meo riferendosi all’attuale visibilità di un brand come Alpine. “Altri due anni così e il progetto si sarebbe sgonfiato completamente. Sono tre stagioni che ci troviamo su una china discendente. Dovevamo dare una scossa a tutto questo”.
    Per De Meo, l’enorme investimento richiesto per la produzione di un motore – che si aggira intorno alle centinaia di milioni di dollari – non ha alcun senso quando è possibile utilizzare una Power Unit clienti più economica, in grado di fornire prestazioni altrettanto, se non superiori, per meno di 20 milioni di dollari.
    “I veri appassionati non sono preoccupati da questo calcolo ma io sì”, ha precisato De Meo che poi ha anche spiegato che le nuove regole in arrivo per il 2026, con una maggiore attenzione all’efficienza e all’alimentazione a batteria, abbiano messo in evidenza i costi.
    Il manager italiano ha anche affermato che la fabbrica francese di Viry, con 340 dipendenti, non avrebbe alcuna possibilità di competere con Mercedes, che, secondo lui ne impiega 900. E su questo ha aggiunto: “Hanno banchi di prova che noi non abbiamo. Il passaggio all’era dell’ibrido ha richiesto forti investimenti che all’epoca sono stati sottovalutati. Noi operiamo, strutturalmente, con tre cilindri quando gli altri ne hanno otto”.
    De Meo ha anche ricordatoche quando arrivò quattro anni fa, il gruppo Renault voleva stoppare il progetto F1: “Se c’è ancora, è perché io l’ho salvata. Ma non abbiamo la struttura per essere all’avanguardia nello sviluppo delle batterie, nella gestione del software e nel recupero dell’energia”.
    L’AD che ha optato anche per utilizzare il brand Alpine al posto del Renault ha voluto anche ribadire che “gli sponsor vengono per una squadra, non per un motore. I partner firmano con la McLaren, non per il Mercedes che hanno sotto il cofano. Il pubblico della F1 è cambiato. Si è allargato ai giovani e alle donne. Questa nuova clientela ha un’interpretazione diversa di questo sport”.
    De Meo ha poi anche polemizzato un po’ contro la Francia e i francese, dicendo chiaramente che il suo sogno di creare una super-squadra francese alla fine è fallito perché il Paese non è riuscito a sostenerlo: “Volevo creare una squadra francese, la Ferrari francese. Ho messo anche due piloti francesi in squadra: si sono schiantati l’uno contro l’altro. E se fate un giro con me su una A524, non troverete un solo sponsor francese. Neanche uno! Ho bussato a molte porte. Invano!”.

    De Meo ha poi voluto smentire le voci che, dietro alla chiusura del progetto dei motori di F1, ci sia la volonta da parte di Renault di mettere in vendita il team. Questa ipotesi è stata ripetutamente smentita e lostesso De Meo ha spiegato ancora una volta il perché di questo: “Ricevo telefonate ogni 15 giorni da finanziatori, eccentrici, che vogliono entrare in F1”, ha detto l’AD di Renault che poi ha anche aggiunto: “Sanno che dopo il 2026 costerà molto di più. Se oggi ti danno un miliardo di sterline per prendere la squadra, due anni dopo saranno in grado di rivenderla al doppio. Qui è pieno di speculatori. Ho rifiutato 50 volte. Una squadra varrà presto tra i 3 e i 5 miliardi di dollari. Non ho intenzione di vendere, non sono stupido”.
    Oggi De Meo dice di non aver bisogno di questi soldi ma presto invece questi miliardi potrebbero far gola a qualche altro CEO o Consiglio di Amministrazione. LEGGI TUTTO

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    F1, Renault abbandona dal 2026. Stop alla produzione di motori

    F1 Renault. Uno dei connubi più iconici e vincenti nella storia della categoria regina del motorsport internazionale si rompe nuovamente. La celebre casa francese ha annunciato, infatti, che continuerà a produrre motori per la F1 fino alla fine del 2025. E poi stop. Si tratta di una separazione definitiva da quello che per la Régie è stato un grande amore lasciato e ripreso più volte oppure ci sarà un giorno un altro nuovo ritorno in grande stile? Chissà. Sicuramente, al momento attuale è impossibile fare la benché minima previsione su questo punto e ci si può solamente basare sul dato concreto e ufficiale.
    E cioè che la Renault dice addio alla massima formula a partire dal 2026 interrompendo l’attuale produzione delle power unit per l’Alpine nella storica struttura di Viry-Châtillon. Superata tale fase, quest’ultima verrà riconvertita in un polo tecnologico ingegneristico che aspira a diventare punto di riferimento nel settore. Come accennato, il disimpegno della Renault dalla F1 non è nuovo ai libri di storia di questo sport. Nel 1985 abbandonò l’avventura da costruttore con la propria scuderia e l’anno dopo anche come fornitrice di propulsori per poi ritornarci nel 1989 per la nuova era dei motori aspirati.

    Come team indipendente, invece, rientrò in F1 nel 2002 acquistando la Benetton e vincendo con Fernando Alonso i Mondiali del 2005 e 2006. Poi il nuovo abbandono a fine 2011 e il ritorno sulla scena nel 2016. Se i francesi decideranno un giorno di ripensarci ancora non potrà che essere sempre una grande notizia per il mondo della F1 a cui la Renault ha apposto il proprio glorioso marchio da protagonista di grande livello qualitativo e tecnologico. LEGGI TUTTO

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    F1 | Alpine (Renault), niente più motori dal 2026. Vendita più vicina?

    credit: Alpine F1 Team

    Il Team Alpine (ex Renault) ha ufficializzato che, a partire dalla stagione 2026, non svilupperà più una Power Unit di Formula 1. La notizia, già circolata nei mesi scorsi, potrebbe essere il primo passo verso la vendita del team. Francamente non vediamo come un brand come Alpine o Renault possa stare in F1 montando sulle sue monoposto un motore di un’altra casa costruttrice.
    Alpine-Mercedes, non suona affatto bene. Sì, perché Alpine ha fatto sapere che il prossimo anno sarà l’ultimo per la produzione e sviluppo dei motori turbo-ibridi che equipaggiano le loro monoposto, impegnate nel mondiale F1.
    Apartire dal 2026, anno in cui anche il regolamento delle Power Unit cambierà, la fabbrica di Viry-Chatillon, località della Francia alle porte di Parigi, vedrà interrompersi il programma F1. I lavoratori saranno dedicati alla progettazione e produzione di nuove tecnologie per la mobilità e ad altri programmi legati al motorsport del gruppo.
    E’ questo quanto si legge in una breve nota diffusa dal team francese. Tutto questo però lascierebbe presagire che quanto deciso ora sia solo il primo passo verso una possibile vendita dell’intera squadra con base a Enstone.
    Il recente arrivo di Oliver Oakes, nel ruolo di Team Principal, è un altro indizio molto forte che il futuro del team possa essere molto diverso dall’attuale. Oakes infatti ha già esperienza di “proprietario” di una squadra corse e, nel paddock, si vocifera che potrebbe avere l’appoggio di importanti investitori, pronti a rilevare il team.
    Ovviamente una pre-condizione per poter aprire seriamente e formalmente una trattativa, era quella di snellire la compagine, risultando un team “clienti” con una fornitura cioè di motori da parte di una terza parte.

    La cordata è pronta a mettere sul piatto una buona quantità di dollari per rilevare la squadra con base a Enstone e mai avrebbe potuto fare l’operazione se fosse stata presente anche la struttura che relizza i motori e che ha base in Francia.
    Quanto vi abbiamo prospettato è una nostra ipotesi ma, secondo noi, potrebbe rappresentare uno scenario possibile. Quale Consiglio di Amministrazione potrebbe confermare un impegno in Formula 1 con un team Alpine-Mercedes? Unica possibilità sarebbe quella di “negoziare” una fornitura di propulsori tedeschi in white labbel in modo da poter poi utilizzare un altro brand che non sia Mercedes! LEGGI TUTTO

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    UFFICIALE, Oliver Oakes sarà Team Principal del Team Alpine F1

    Il Team Alpine F1 ha ufficializzato Oliver Oakes come nuovo Team Principal che ricoprirà il suo nuovo ruolo subito dopo la pausa estiva e riporterà al CEO del Gruppo Renault Luca de Meo.
    Il 36enne britannico diventerà il secondo Team Principal più giovane nella storia della Formula 1 quando inizierà il suo ruolo in Alpine.
    Oakes ha fondato la Hitech Grand Prix nel 2015 che, per quasi un decennio, è stato all’avanguardia nelle competizioni di monoposto a livello nazionale e mondiale. Ex pilota e campione del mondo di karting nel 2005, il giovane britannico ha creato una cultura vincente in Hitech Grand Prix, ottenendo vittorie in tutti i campionati in cui ha partecipato, aiutando a far progredire le carriere di alcuni importanti piloti.
    Luca de Meo ha così commentato: “È un piacere dare il benvenuto a Oli nel team e che diventi uno dei più giovani Team Principal che questo sport abbia mai visto. Questa squadra è stata costruita per il successo futuro e questo è evidenziato dalla nomina di Oli in un ruolo di responsabilità. Non vediamo l’ora di sfruttare il suo entusiasmo, la sua energia e la sua passione per le corse e di realizzare questa mentalità in tutto il team”.

    Anche Flavio Briatore ha voluto dare il suo punto di vista sul nuovo Team Principal: “Sono lieto che siamo riusciti a reclutare Oli Oakes per il nostro progetto di Formula 1. Oli ha un grande talento e una grande esperienza di leadership e di successo nelle corse. Il suo passaggio a questo ruolo è un ottimo esempio della forza e della fiducia che abbiamo nel nostro team e nei giovani emergenti, e sono entusiasta di lavorare a stretto contatto con lui con l’obiettivo comune di scalare la griglia di partenza e vincere le gare”. LEGGI TUTTO

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    F1, Ocon lascia Alpine: “Annuncerò i miei progetti molto presto”

    Esteban Ocon (FRA) Alpine F1 Team. Alpine F1 Team Film Day, Tuesday 20th February 2024. Sakhir, Bahrain.

    Il Team Alpine F1 ed Esteban Ocon hanno deciso, di comune accordo, di separarsi al termine della stagione 2024 del Campionato del Mondo di Formula 1.
    E’ questo l’attacco del comunicato stampa che Alpine ha diramato questa mattina.
    Si conclude così una quinquennale collaborazione tra il team e il pilota francese, durante la quale Alpine e Ocon hanno registrato la loro prima vittoria nel Gran Premio d’Ungheria del 2021, un momento storico per il marchio, il team e il pilota stesso.
    Ocon ha conquistato altri due podi durante i suoi cinque anni, ottenendo il secondo posto al Gran Premio di Sakhir del 2020 e al Gran Premio di Monaco del 2023, dove ha concluso al terzo posto. Nel 2022 ha ottenuto un ottavo posto nel Campionato Piloti, contribuendo al quarto posto della squadra nel Campionato Costruttori di quell’anno.
    Sempre nel comunicato del Team Alpine, si legge che la squadra “si augura di continuare il suo duro lavoro con Esteban per il resto della stagione 2024 e gli augura il meglio per le sue imprese future”.
    Alpine ha fatto anche sapere che la formazione dei piloti per la stagione 2025 sarà annunciata a tempo debito.

    Il pilota francese, oltre a ringraziare il team per i 5 anni passati insieme, ha tenuto a precisare: “Annuncerò i miei progetti molto presto ma, nel frattempo, la mia attenzione è tutta rivolta ai risultati in pista per questa squadra e al successo nel prosieguo della stagione”. LEGGI TUTTO

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    Brivio-Alpine, è rottura: addio dopo tre anni di collaborazione

    ROMA – Davide Brivio dice addio all’Alpine. Ad annunciare la separazione dopo tre anni di collaborazione è stata la stessa scuderia francese attraverso una breve nota ufficiale sui social: “Dopo una collaborazione triennale, Alpine Racing si separerà di comune accordo dal Director of Racing Expansion Projects Davide Brivio alla fine del 2023”. Brivio, dunque, ha scelto di dedicarsi LEGGI TUTTO

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    F1, Brivio dice addio all’Alpine: la separazione arriva dopo tre stagioni

    ROMA – L’avventura di Davide Brivio in Formula 1 giunge al termine dopo tre stagioni. L’ex direttore della Suzuki, autore del capolavoro del 2020 con la vittoria del titolo di Joan Mir, ha deciso di abbandonare il ruolo di Direttore dei Progetti di Espansione Racing dell’Alpine al termine del 2023. A questo punto resta da capire quali progetti attendono Brivio che, dopo una lunga assenza, potrebbe rientrare nel mondo della MotoGP. Per ora non c’è nulla di concreto, ma non sono da escludere nuovi sviluppi nelle prossime settimane.
    Famin: “Brivio cerca altre opportunità”
    Il vicepresidente dell’Alpine, Bruno Famin, ha ringraziato Brivio per il suo contributo spiegando le ragioni dell’addio: “Innanzitutto vorremmo ringraziare Davide per il suo duro lavoro e il suo impegno nelle ultime tre stagioni. La sua esperienza nel motorsport è stata estremamente preziosa, soprattutto nello sviluppo dell’Alpine Academy. Il desiderio di Davide è quello di lasciare Alpine per perseguire altre opportunità e abbiamo accettato la sua volontà concordando reciprocamente di separarci”. LEGGI TUTTO

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    Formula 1 2023: l’almanacco delle pessime decisioni

    AUSTIN, TEXAS – OCTOBER 19: Max Verstappen of the Netherlands and Oracle Red Bull Racing attends the Drivers Press Conference during previews ahead of the F1 Grand Prix of United States at Circuit of The Americas on October 19, 2023 in Austin, Texas. (Photo by Dan Istitene/Getty Images) // Getty Images / Red Bull Content Pool // SI202310191144 // Usage for editorial use only //

    L’idea di un affresco conclusivo della stagione di Formula 1 2023 da consegnare agli archivi di Circus Formula Uno mi era balenata in mente durante una intensa sessione di proteste su TAFKAT (The App Formerly Known As Twitter*) in occasione delle libere del Las Vegas GP.

    La celeberrima chiosa che “la sfortuna non esiste, esistono solo eventi che non abbiamo saputo prevedere” si rivela nella sua devastante efficacia proprio al #LasVegasGP, dove branchi di incapaci pascolano ciabattando di caso e avversità invece di fare ammenda.Quousque tandem…
    — Laura Di Nicola (@elledinicola) November 17, 2023

    Quanto ancora e in quali favolosi modi la F1 potrà stupirci con la sua capacità di prendere pessime decisioni?
    Doveva, però, arrivare Abu Dhabi per cementarsi in me, come un chiusino della Strip nel suo asfalto incerto, la volontà di esternare, a tutti voi che mi leggete, questa ennesima, immane vieppiù ricercatissima scemenza. La località nella quale il popolo ferrarista celebra ogni anno dal 2010 la Festa della Pessima Decisione Strategica mi ha, infatti, ispirato un parallelismo: nella vita di noi tutti la Formula Uno occupa un posto speciale, il posto del cuore, tanto da condizionare le nostre abitudini e farci organizzare le giornate in funzione del suo calendario; le nostre vite, altresì, sono in molti casi un’alternanza di calma piatta e pessime decisioni – che siano determinate da uscite infelici, influenze negative, tempistiche errate o fraintendimenti poco importa: ci passiamo tutti.
    Mettendo insieme le due prospettive, mi sono chiesta: cosa verrebbe fuori se un tifoso di Formula Uno riflettesse sugli episodi della propria vita nei quali è stato la persona sbagliata, nel posto sbagliato, nel momento sbagliato, assieme alla gente sbagliata, dicendo la cosa sbagliata – insomma come Michael Masi durante l’ultimo Gp del 2021 o un pilota Ferrari ogni qualvolta si chiama una strategia – mentre ripensa al campionato di Formula Uno appena concluso?
    Aggiungendo un pizzico di follia, probabilmente qualcosa di molto simile a quello che segue. Come sempre vi invito a fare di meglio – o di peggio! – se c’avete coraggio.

    IL GRANDE ALMANACCO DELLE SCUDERIE DI FORMULA UNO
    E DELLE PESSIME DECISIONI DEL 2023
    Rigorosamente in ordine di classifica

    Red Bull – Scontrarsi con dei terrapiattisti nei commenti di un post di Facebook a caso, vale a dire cercare di opporre un ragionamento logico e supportato da evidenze a complottismo e pensiero unico.
    Ce lo vedo il buon Adrian Newey – sempre sia lodato – assieme al validissimo Horner e al fumantino Marko, fronteggiare orde di soggetti, che dalle mie parti chiamiamo Voccape’, tutti intenti a dimostrare che questa imbattibile Red Bull avrà di fronte criticità, ansie da prestazioni, deficit da infrazioni del budget cap, flessioni, pericoli da parte degli avversari (la Ferrari, Alonso, Hamilton, Fiorello e Amadeus, non necessariamente in quest’ordine) a ogni millimetrica scodata di quel gran bel posteriore. Non è neanche finito questo 2023 che li ha visti dominare 22 gare su 23 che già si compete a chi la spara più grossa sul prossimo, presunto fenomeno che nel 2024 spazzerà via questo dominio al gusto di edamer mantecato nell’energy drink, rendendo difficile sin da adesso distinguere le venature cospirazioniste dalla motivata speranza.
    Mercedes – Fare come la Decca Records che scartò i Beatles, vale a dire snobbare qualcosa di sicuro successo per motivi propri.
    Capita, quando si è abituati troppo bene, quando tutto ti gira a meraviglia da troppo tempo, che il senso critico si affievolisca e non ti faccia cogliere i segnali giusti. Si potrebbe dire che tutti i guai delle truppe neroargento di Stoccarda siano iniziati da quelle disgraziatissime pance-non pance e da una certa deriva tecnica che ha portato l’imbattibile monoposto, da divoratrice di punti e record, a diventare divoratrice di gomme e delle legittime aspettative del giovane Russell. Certo, quando si hanno due super piloti e un bagaglio tecnico e organizzativo come il loro, si fa fatica, si piange, si fabbricano bamboline voodoo di certi direttori di gara, però alla fine si agguanta comunque il secondo posto. Considerata l’antifona, se uno fra il T-800 e Toto Wolf mi ghigna “Tornerò!”, tendo a prendere sul serio più il secondo che il primo…

    Ferrari – tatuarsi il nome dell’ex accanto alla scritta “For ever”, vale a dire condannarsi a rivivere il passato, impotenti verso il nuovo che avanza.
    Persino Johnny Depp ci è cascato, tatuandosi Winona Forever ai tempi della sua relazione con la collega Ryder, salvo poi cambiare fidanzata e modificare il tatuaggio in un risibile benché realistico Wino Forever. Ora, mi rendo conto che applicare il metodo della pezza peggiore del buco possa risultare indigesto a una Scuderia mitologica, che è anche un’organizzazione complessa di uomini, tecnologia, interessi e storia, ma significherebbe almeno tentare di fare qualcosa. Sono anni che assistiamo a un immobilismo tecnico e tattico, come se la Ferrari fosse Aldo del trio, quello che è sempre l’ultimo a sapere le cose. Intanto gli anni, i campionati e i destini di incolpevoli assi del volante passano, mentre i dirigenti gioiscono dei terzi posti.
    McLaren – Presentarsi a un party ignorando completamente il dress code, vale a dire trovarsi inadeguati fra i propri simili.
    McLaren sembrava essere precipitata nella festa preti e squillo de Il diario di Bridget Jones: con l’unica novità dei propri colori sgargianti, si è gettata nel campionato con due imberbi diamanti grezzi per piloti e una manciata di soluzioni sperimentali, vivendo una prima parte di campionato – e parte di quello precedente – da emarginata. Ma, come nei migliori romanzi di formazione o nella didascalia di qualunque post di un neoseparato cinquantenne su Instagram, nelle ferite si è radicato il riscatto e la scuderia di Woking ha raggiunto un ragguardevole obiettivo: dimostrare a blasonati rivali che si può migliorare in corso di stagione e giocarsela alla pari pur partendo svantaggiati, con il budget cap. Che è un po’ come andare alla festa di qualcuno che non ci considera importanti e divertirsi più di tutti quanti.
    Aston Martin – Andare a fare parapendio soffrendo di vertigini, vale a dire convincersi a fare qualcosa per importanza e fama, pur senza esserne portati.
    Spero di non attirarmi gli strali del potentissimo Mr Stroll, ma io sono un’ex adolescente irrimediabilmente rovinata dagli anni novanta e applico ad Aston Martin il caso di Edward Lewis – il personaggio di Richard Gere in Pretty Woman: abiti in un attico perchè è il massimo, ma non te lo godi perchè soffri di vertigini, cioè spendi e spandi per attaccare sulle livree delle tue monoposto un marchio blasonato e ingaggi glorie dell’automobilismo recente in cerca di riscatto, ma poi ti perdi nella vertigine degli sviluppi mancati, dell’involuzione tecnica e delle obiettive mancanze a livello di squadra. Volere – e spendere soldi – non è potere, in molti casi della vita e in Formula Uno.
    Alpine – organizzare qualcosa all’aperto senza curarsi del meteo, vale a dire procedere senza controllare, confidando nella buona sorte.
    Cosa aspettarsi dalla scuderia che assume un pilota a sua insaputa, viene sanguinosamente smentita dallo stesso e diviene lo zimbello del web per settimane? In altri termini: come potrebbe peggiorare? Potrebbe piovere, direbbe l’ineffabile Aigor. Nel caso dell’Alpine, questo pilota potrebbe sverniciarti a bordo della monoposto di una scuderia rivale, relegandoti a battagliare per pochi punti e per la credibilità, quando ben altre erano state le premesse. Liberarsi dell’ex TP Szafnauer non pare aver portato benefici diversi dal migliorare la vita di cronisti, traduttori e blogger,che non dovranno più pronunciarne o trascriverne il nome.
    Williams – Complimentarsi con qualcuno per il/la bellissimo/a figlio/a, che è in realtà il/la compagno/a, vale a dire farsi fuorviare dal senso comune.
    James – Valtteri, it’s James – Vowles non immaginava che, già al suo primo anno da TP, avrebbe vinto qualcosa con uno dei suoi piloti e sono ragionevolmente convinta che il fatto che Logan Sargeant abbia sbancato la classifica degli sfasciacarrozze 2023 non lo lusinghi più di tanto. Anzi, mi auguro per lui e per la squadra che il suo presidente non sia uno che condivida sui suoi social il meme di Hulk che esclama I see that as an absolute win! Non è facile raccogliere i cocci di una storia clamorosa e vincente, facendo a meno del retaggio del fondatore, barcamenandosi fra poche risorse e non potendo attingere a un vivaio proprio – con plauso all’ottimo e consistente Albon. L’ansia da riscatto può essere una valida spinta a migliorarsi, purché non abbagli, portando a scegliere strade di sviluppo sbagliate. Menzione d’onore per la geniale livrea Duracell. 
    Alpha Tauri – affidare qualcosa ammiocuggino, vale a dire sacrificare il fatto bene per il fatto dai soliti noti.
    Per amore di ciò che rappresenta per me e per la libidinosa livrea speciale sfoggiata in quel di Las Vegas, in cima ai miei desideri per l’anno nuovo c’è che il passare da Franz Tost a Laurent Mekiés non diventi il nuovo passare dalla padella alla brace per Alpha Tauri, o come diavolo si chiamerà. Scusate, il lungo ferrarismo ha eroso in me ogni forma di tolleranza o pazienza. A proposito: ve li ricordate i bei tempi in cui, pur essendo dichiaratamente team satellite RedBull, erano motorizzati Ferrari o producevano in autonomia parti importanti come il cambio? O quando si distinguevano nel midfield, riuscendo anche a vincere? Certo, traumatizzare un’intera infornata di giovani piloti gettandoli negli Hunger Games prodotti da Marko non aiuta ad avere ricambio, però mi chiedo cosa sia rimasto della piccola e vitale scuderia di una volta in questa anonima simbionte della RedBull.
    Alfa Romeo – fare l’abbonamento annuale in palestra a gennaio e mollare a febbraio, vale a dire tradire i propri buoni propositi.
    Mi si nota più se vengo e resto in disparte o se non vengo affatto? Nel dubbio, faccio una comparsata veloce, miglioro le giornate dei tifosi con qualche livrea spettacolare e poi me ne vado di nuovo. Ma come? Il ritorno della Grande Leggenda della F1 Eroica! La celebrazione del Grande Cuore Sportivo! L’italia s’è destAh no scusate, divagavo. Tutto questo gran strombazzare e poi, senza un vero progetto a lungo termine che non fosse quello del marketing per appassionati nostalgici, ecco che il Grande Ritorno alle Corse è diventato il Grande Ritorno Indietro, di Corsa. La prossima volta non spacciateci per vero cuore sportivo una targhetta appiccicata su un pezzo di metallo. Menzione d’onore agli sprazzi di buona volontà dei due piloti.
    Haas – restare con il partner convinti di poterlo cambiare, vale a dire accontentarsi per ostinazione.
    Negli ultimi anni, abbiamo assistito al fenomeno della partecipazione di scuderie che sono vissute come gli imbucati ai matrimoni dei ricconi, scambiate per dossi in pista da quelli a bordo di monoposto degne di essere invitate e sempre in prima fila al buffet delle carambole alla prima curva. Ogni tanto, un languido raggio di sole, di dolorosa brevità, le illumina, come è accaduto alla Marussia del povero Bianchi a Montecarlo, rinfocolando la passione di coloro che riescono ancora a vedere la F1 come uno sport romantico. Haas è una di queste: partita con ambizioni e convinzioni ben presto falciate dall’arida realtà, passerà alla storia per aver consegnato alla gloria imperitura della hall of fame dei meme motoristici la figura di Guenter Steiner, il TP con la pacatezza di Josemite Sam, e la fenice Grosjean, non sembrando destinata a produrre altri risultati di rilievo. Che i piloti la perdonino.
    Bonus – lasciare il partner motivando il gesto con “non sei tu, sono io!”
    No, non è una frase fatta, un bieco tentativo di fuggire al confronto, una fuga egoistica dalle proprie responsabilità o l’incapacità di analizzare una situazione: Formula Uno, se ti lascio, se mi sono allontanata da te, la colpa è senz’altro mia, che non riesco a trovare del buono nei cambiamenti e non so affezionarmi ai prodigiosi arricchimenti portati al mio sport preferito dall’introduzione del Miami Gp e della Sprint Race. Non sono brava come Emanuele Pirro, che dichiara il proprio apprezzamento per l’introduzione della chicane lungo l’Hunaudières a Le Mans, avendo corso sul tragitto originale: ecco, lo vedi come ti tradisco? Sono passata anche a usare il WEC come termine di paragone!
    Non posso ingannarti: sai bene che ho guardato commossa il Las vegas Gp perchè volevo rivedere Las Vegas illudendomi di essere ancora la me che girovagava per lo Strip a bocca aperta davanti alle fontane danzanti del Bellagio. Sai bene che le gare che mi hanno effettivamente divertito ed esaltato sono state quelle in cui c’è stata azione, lotta e concretezza in pista, quelle nelle quali tutto il contorno non contava nulla, quel contorno di minchionate luccicanti che a te e agli strilloni dei quali ti sei circondata piacciono tanto. Cosa te ne fai di me, che ero una che guardava i warm up!
    Non sei tu, Formula Uno, sono io. Ti amerò per sempre, ma ti lascerò vivere la tua vita. Non cercarmi, non chiamarmi più: il vero rischio è che potrei ancora risponderti.
    *In questo acronimo i diversamente giovani riconosceranno la citazione di un immenso artista che ci ha lasciati nel 2016 e piangeranno lacrime come pioggia violacea, purple rain, proprio come gli orfani di Twitter. LEGGI TUTTO