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    F1, per il Team Haas un 2022 nel segno della progressione

    Le due cenerentole del Mondiale di F1 2021, Haas e Alfa Romeo, hanno spiccato decisamente il volo quest’anno compiendo un importante passo avanti prestazionale. Da team satelliti della Ferrari nell’ambito di una solida partnership tecnica si sono giovate dell’indiscusso miglioramento di Maranello all’interno della rivoluzione 2022. I frutti sono stati evidenti e la Haas in particolare si è smarcata dallo scurissimo Campionato 2021, concluso senza far segnare neppure un punto.
    Alla bandiera a scacchi di Abu Dhabi, la scuderia americana si è tolta anche la soddisfazione di precedere l’Alpha Tauri, lo scorso anno anni luce avanti. Per la Haas-Ferrari, dunque, un ottavo posto di platino che offre segnali molto positivi e di incoraggiamento in chiave 2023 con una perla d’autore: la pole position di Kevin Magnussen ad Interlagos. Che la musica fosse cambiata rispetto ad un 2021 da incubo lo si era capito subito in Bahrain nel primo Gp della stagione con l’ottimo quinto posto del danese. La serie positiva in zona punti è poi proseguita a Jeddah fino ad accumulare un gruzzoletto di 37 punti.
    Niente male, davvero. Unico neo il siluramento di Mick Schumacher che ha comunque portato 12 punti alla causa Haas ed ha evidenziato spesso un rendimento in gara anche migliore del team mate. A giocare a suo sfavore sono stati i troppi e rovinosi incidenti con relativi ed importanti danni alle vetture. Ma, tutto sommato, per Haas è stata un’annata molto positiva con un quinto e un sesto posto come migliori risultati e tanta iniezione di fiducia per il futuro.

    Soprattutto nell’ottica di un rapporto sempre più stretto con Ferrari adesso che Mattia Binotto non c’è più. Non sono passate inosservate, infatti, le decisioni del team principal Steiner e della proprietà in totale opposizione ai voleri dell’ormai ex guida sportiva del Cavallino. Il riferimento è alle decisioni sul compagno di squadra da affiancare a Magnussen il prossimo anno. Scelte che hanno portato prima all’allontanamento di Schumacher e poi all’ingaggio di Hulkenberg, che ha battutto Giovinazzi e Shwartzman voluti invece in Haas dallo stesso Binotto. LEGGI TUTTO

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    F1, UFFICIALE: Mattia Binotto lascia la Scuderia Ferrari

    Ora è ufficiale. Mattia Binotto non sarà più Team Principal della Ferrari. Lo ha comunicato la stessa Scuderia di Maranello, in una nota diramata poco fa.Inizia così il processo per identificare il nuovo Responsabile della Scuderia Ferrari che, come si legge sul comunicato, dovrebbe concludersi nel nuovo anno
    “Desidero ringraziare Mattia per i suoi numerosi e fondamentali contributi nei 28 anni passati in Ferrari – ha commentato Benedetto Vigna, Amministratore Delegato della Ferrari -, e in particolare per la sua guida che ha portato il team ad essere di nuovo competitivo nella scorsa stagione. Grazie a questo, siamo in una posizione di forza per rinnovare il nostro impegno, in primo luogo per i nostri incredibili fan in tutto il mondo, per vincere il più importante trofeo nel motorsport. Tutti noi della Scuderia e nella più vasta comunità Ferrari auguriamo a Mattia tutto il meglio per il futuro”.

    Alle parole del CEO sono seguite anche quelle di Binotto: “Con il dispiacere che ciò comporta, ho deciso di concludere la mia collaborazione con Ferrari. Lascio un’azienda che amo, della quale faccio parte da 28 anni, con la serenità che viene dalla convinzione di aver compiuto ogni sforzo per raggiungere gli obiettivi prefissati. Lascio una squadra unita e in crescita”.
    L’orami ex Team Principal ha poi anche aggiunto: “Lascio una squadra forte, pronta, ne sono certo, per ottenere i massimi traguardi e alla quale auguro ogni bene per il futuro. Credo sia giusto compiere questo passo, per quanto sia stata per me una decisione difficile”. LEGGI TUTTO

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    Il 2022 della Williams: un miglioramento trainato da un sontuoso Albon

    Ci si avvicina a dicembre ed è tempo di bilanci anche per le squadre ed i piloti di Formula 1. Stavolta tocca alla Williams sottomettersi al giudizio. Il glorioso team nato dalla mente illuminata del compianto Frank, sta tornando lentamente verso la metà dello schieramento, almeno come punto d’inizio. Certo è che l’ultimo posto nel campionato costruttori costituisce un risultato decisamente non all’altezza del nome che porta. Tutto il Circus, quindi, aspetta che la Williams possa rispolverare i fasti di un tempo. Anche se la strada è ancora in salita.Il team inglese si presenta ai blocchi di partenza della stagione con una FW44 un po’ cagionevole di salute nei test prestagionali e con un nuovo pilota: Alexander Albon al posto di George Russell, nel frattempo salito di grado in Mercedes. Il thailandese convince sin da subito nonostante l’anno passato lontano dalla pista. Già alla terza gara, in Australia, si rende protagonista di un’impresa quasi senza precedenti: infatti, Albon compie 57 dei 58 giri previsti ad Albert Park sullo stesso set di gomme dure e termina in decima posizione. Un punto davvero fondamentale per la Williams.
    Per tutta la stagione, la FW44 si è dimostrata estremamente efficace aerodinamicamente che gli permetteva di raggiungere velocità massime tra le più elevate del lotto; la vettura, però, risulta decisamente lenta nelle curve di ogni tipo, sia a bassa che alta velocità. A Miami, Albon conferma che la Williams ha una macchina difficilissima da superare e che lui è un ottimo pilota: nono posto a fine gara e due punti messi in carniere.

    Con l’arrivo dell’estate, la FW44 rivela tutti i suoi difetti e Nicholas Latifi i suoi limiti. A Monza per il canadese arriverà anche un’umiliazione: Nyck De Vries è costretto a salire in macchina al sabato in seguito all’appendicite subita da Albon. L’olandese si dimostra subito molto competitivo e termina l’unico gran premio disputato in nona posizione, mentre Latifi è solo 15°. Sul bagnato di Suzuka, però, si rifà e pesca un jolly: alla fine della corsa sarà nono, conquistando gli ultimi punti della stagione per il team. Da applausi.
    Questo risultato, però, rimarrà un exploit sia per lui che per la Williams. La FW44 fatica con gli sviluppi, mentre Albon continua a distruggere Latifi nello scontro tra compagni. Alla fine, il bilancio sarà di 4 punti a 2 per il thailandese, fin troppo poco considerando quanta più velocità ha dimostrato Alex. 6 punti che sommati ai 2 conquistati de De Vries fanno un totale di 8. Molti meno rispetto ai 23 dell’anno scorso, ma il miglioramento dal punto di vista prestazionale c’è stato. Ancora troppo poco per tornare dove compete ad un team che porta questo nome. Le basi sono discrete, ma il prossimo anno, con la coppia Albon-Sargeant le cose devono migliorare. Altrimenti la squadra rischia il fallimento. LEGGI TUTTO

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    F1, Caso Binotto: il Direttore della Gazzetta replica ad Alesi, bollandolo come “perdente”

    “Uno dei piloti meno vincenti della Formula 1”. Sono queste le parole di Stefano Barigelli, Direttore Responsabile del quotidiano ‘La Gazzetta della Sport” che, nel suo editoriale di oggi ha usato per replicare alle dichiarazioni di qualche giorno fa di Jean Alesi.Jean AlesiL’ex pilota francese della Ferrari, in occasione dell’ultimo appuntamento del mondiale F1 2022 ad Abu Dhabi, aveva testualmente definito come “una palla” le prime indiscrezioni della Gazzetta che anticipavano il divorzio tra Mattia Binotto e la Scuderia di Maranello.“Allora non era una palla – si legge nell’editoriale di oggi di Barigelli -. La fine della stagione di Binotto alla Ferrari anticipata dalla Gazzetta è stata bollata proprio così, una palla, da Jean Alesi. La frase, di per sé insignificante considerato che l’ha pronunciata uno dei piloti meno vincenti della Formula 1, assume in realtà una sua importanza. La Ferrari è il marchio sportivo italiano più conosciuto al mondo, ha una storia gloriosa anche se il presente è complicato. Ma nei motori e in una storia così lunga, le difficoltà ci possono stare. Ci sta meno la corte dei miracoli che in questi anni, ma per la verità anche in passato, ha supportato il team di Maranello spesso più danneggiandolo che aiutandolo”.
    Il Direttore della Gazzetta, chiaramente infastidito da quanto aveva dichiarato Alesi, ha anche poi aggiunto: “D’altronde se ti affidi a piloti che hanno passato in pista più tempo a perdere che a vincere, a professionisti della comunicazione che nel curriculum vantano più licenziamenti che promozioni, non ci si può meravigliare se il risultato di tanti encomiabili sforzi sia il contrario di quello sperato”.

    L’editoriale di Barigelli si conclude citando una frase di Enzo Ferrari: «Non mi imbarazzano le domande dei giornalisti, ma quelle che faccio a me stesso».
    Leggi l’editoriale completo su Gazzetta.it LEGGI TUTTO

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    Davis Italia, il cuore non basta. La “foto” di una stagione (di Marco Mazzoni)

    Il doppio azzurro in Davis a Malaga

    “Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso”. Nelson Mandela aveva maledettamente ragione. Per vincere è necessario sognare e non arrendersi mai. Purtroppo a volte sognare, lottare fino all’ultima palla mettendoci cuore, testa e gamba non basta. È quello che è accaduto al nostro team azzurro di Davis a Malaga ieri contro il Canada. Un Canada fortissimo, ricco di talento e qualità, che con merito è arrivato a giocarsi la Coppa Davis 2022 contro l’Australia. Non è più la “Insalatiera” di un tempo, questo formato rinnovato continua a non convincere appieno, ma quando si gioca per il proprio paese e i giocatori ce la mettono tutta, beh, la magia e il pathos sono assicurati e ti regalano tra le emozioni più forti una stagione.
    Tre grandi partite anche ieri, nelle quali è spiccato un Sonego monumentale, bravissimo e vincente. Il nostro tennis ha ritrovato un vero gladiatore, un tennista a dir poco sottovalutato che quando sta bene fisicamente gioca con coraggio e supera limiti, ostacoli, esaltando tutto e tutti. Un dieci è un vero persino basso per descrivere che razza di prestazioni è riuscito a giocare. Ha sovvertito pronostici, ha spostato montagne. “Sonny” spettacolare. Musetti ha affrontato il tennista più forte della sfida, poco da dire. Questo Felix Auger-Aliassime è ormai un top 10 forte, solido, davvero difficile da affrontare e scardinare. Era necessaria una prestazione super, al limite della perfezione, Lorenzo non c’è riuscito. Viene da un periodo molto intenso, nel quale è cresciuto moltissimo e ha imparato tanto. Con questa sconfitta avrà altro materiale sul quale lavorare e ripresentarsi in futuro più pronto per sfide così impegnative. Il doppio… è stato un film nel film. Un cambio di formazione last minute, con una coppia non collaudata che nonostante tutto se l’è giocata sino alla fine, con un vantaggio con concretizzato. Delusissimo Fognini dopo la sconfitta. Ha ragione. Fabio è un Campione di razza come spirito, è uno che vuole vincere, che fiuta le occasioni e che riesce anche a coglierle. Questa era una partita da vincere, i complimenti fanno solo male. È stato bravissimo a non cercare alcuna scusa, sanguinando sportivamente perché se qualche fase si gioco fossa andata diversamente, oggi sarebbe stata finale e contro i “canguri” partivamo alla pari, forse anche un filo favoriti. Fognini è un Patrimonio del nostro tennis, non ce lo dimentichiamo e conserviamolo ancora finché avrà voglia, perché ne abbiamo maledettamente bisogno. Berrettini è solo da applaudire. Lontano anni luce dalla sua miglior versione, e poi il doppio non lo gioca con frequenza, ma ha dato quel che aveva, c’ha provato da campione con testa e cuore. Non è bastato.
    Testa e cuore. Più di un pizzico di sfortuna. Infortuni. Sconfitta. Delusione ma anche una spinta per il futuro, che deve essere azzurro. Che sarà sempre più azzurro. “La sconfitta brucia e sarebbe stupido dire il contrario. Deve bruciare e questo deve servirci per il futuro”. Lucide e perfette le parole di Filippo Volandri, bravo e per nulla fortunato capitano di questo bel gruppo. L’amara conclusione dell’avventura in Davis 2022 per il team azzurro non è altro che una foto un po’ crudele ma realistica di quel che è stato il 2022 per i giocatori italiani. Una stagione molto importante, di costruzione, di consolidamento, di crescita, con risultati importanti ma segnata da troppi intoppi e problemi per essere davvero vincente e superlativa. Infortuni a non finire, qualche sconfitta difficile da digerire, alti e bassi che non ci hanno portato ai risultati che sognavamo. 
    Non giriamoci intorno. Molti sognavano che nel 2022 avremmo vinto uno Slam. Dopo la fantastica cavalcata di Matteo a Wimbledon l’asticella di è alzata. I sogni sono diventati obiettivi. Berrettini, Sinner, Musetti, tutto il gruppo come squadra. Solo se si è ambiziosi si arriva a toccare il cielo. Basta stucchevoli maniavantismi, abbiamo talento e qualità, un sistema che funziona, una base solidissima, dirigenti validi, coach eccezionali, talento diffuso. Siamo forti. Dobbiamo crederci e puntare al massimo.
    Ambiziosi, ma dobbiamo anche essere realisti: la competizione è massima, vincere deve essere un obiettivo ma non è per niente facile. Serve sempre un pizzico di buona sorte che fornisce la spinta ulteriore a farcela. Anzi, più che buona sorte, sarebbe utile che la “malasorte passasse da altre parti”… diciamola così. Alla fine non abbiamo vinto lo Slam, non abbiamo vinto la Davis, ma per la somma di tutti questi motivi, sarebbe sbagliato considerare il 2022 una stagione non positiva per il nostro tennis. Abbiamo vinto tornei. Abbiamo avuto per la prima volta un semifinalista agli Australian Open. Musetti ha vinto un 500 battendo il futuro n.1 più giovane della storia e in autunno è esploso giocando un tennis così bello che tutto il mondo ce lo invidia. Sinner ha portato l’immenso Djokovic al limite a Wimbledon e a US Open è arrivato ad un passo dal battere nei quarti il futuro campione, se avesse vinto, chissà… Il tutto in una stagione a dir poco martoriata per Jannik, tra il cambio di rotta tecnico e troppi stop fisici; come per il Matteo Nazionale, che non ha giocato metà stagione e quando l’ha fatto è stato sempre super competitivo. Abbiamo una piccola valanga azzurra di giovani NextGen pronti ad entrare nella top 100 e crescere ancora. Abbiamo un team di Davis che ha maturato esperienze importanti e pur non avendo vinto si presenterà il prossimo anno ancor più esperto, agguerrito e affamato.
    Questi sono solo alcuni elementi un primissimo bilancio a caldo di una stagione positiva, che da domani andremo ad analizzare nel dettaglio, con le pagelle dei vari giocatori, interviste esclusive, bilanci statistici e molto altro ancora, proiettandoci verso un 2023 tutto da vivere insieme. Una stagione 2022 con alti e bassi, picchi straordinari e qualche crollo. Un’annata sportiva ricchissima, indimenticabile nel bene e nel male. Contraddittoria, che ci ha esaltato e, sì, fatto anche parecchio incazzare… Ma teniamo ben in mente il mantra di Nelson Mandela: “Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso”. I nostri ragazzi in Davis, dall’infortunato Berrettini alla grinta e carattere infinito di Fognini, dalla lucida fermezza di Volandri all’indomabile volontà di Sonego e via dicendo, hanno dimostrato in questa settimana che non si arrenderanno. Mai.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    I veri motivi del divorzio tra la Scuderia Ferrari e Mattia Binotto

    La “caduta in disgrazia” di Binotto è da ricercarsi nei demeriti sportivi? E’ da ricondursi alle quattro stagioni da Team Principal dove la Ferrari ha vinto solo sette gare, la metà di Maurizio Arrivabene che lo aveva preceduto?Stando ad Alberto Antonini, no: i risultati sportivi non servono, da soli, a spiegare il divorzio tra l’ingegnere di Losanna e la Scuderia di Maranello.

    L’ex responsabile dell’ufficio stampa della Ferrari in Formula 1, in un recente articolo su FormulaPassion, ha ricordato come “a chi, memore dei bei tempi andati, gli faceva notare davanti a una pizza quanto fosse utopistico rivestire contemporaneamente il ruolo di Jean Todt e Ross Brawn, rispondeva laconico che non aveva scelta, perché ‘non posso fidarmi di nessuno’”.
    Antonini ricorda poi un episodio curioso che ha visto coinvolto lo stesso Binotto, subito dopo la sua promozione a Team Principal. Seconda la ex firma di Autosprint, questo aneddoto spiegherebbe, nella sua apparente irrilevanza, perché siamo arrivati alla situazione attuale.
    “È sabato – racconta Antonini -, e le sale della GeS non sono piene come al solito di attività. Il neo team principal discute animatamente con un gruppo di tecnici. Non sono motoristi. Non sono aerodinamici. Non sono telaisti. Sono idraulici, sono gli operai venuti a riparare i bagni di Maranello. E MB (come lo chiamano tutti, ormai, sul lavoro e anche fuori) li sta catechizzando sull’uso dei sifoni e il montaggio dei rubinetti”.
    E dopo i fatti, il commento, sempre di Antonini: “Ora, è comprensibile che un dirigente di squadra ci tenga alla struttura in cui lavora, tanto più che quell’edificio rosso e nero ha contribuito a disegnarlo (anzi, i maligni dicono che sia l’unica cosa che ha progettato in vita sua). Però si suppone che, arrivato al vertice, il capo della Ferrari F1 abbia altre cose a cui pensare. E invece questo episodio, quasi anedottico nella sua apparente irrilevanza, è l’icona di un atteggiamento che ha portato all’attuale situazione”.

    Il racconto, forse un po’ “romanzato” di questo episodio, serve all’ex addetto stampa Ferrari per arrivare ad affermare che “a tradire Binotto è stato soprattutto Mattia“. E questo perché dal momento in cui Binotto ha occupato quel ruolo, la Ferrari non ha più avuto un vero direttore tecnico. La direzione del team, quella dell’ufficio tecnico ma anche la comunicazione, erano tutte nelle sue mani.
    “Ma oggi – aggiunge Antonini -, nel giudizio (quello esterno, almeno) pesano soprattutto le indecisioni del muretto, l’incapacità di portare a casa il mondiale con una monoposto uscita vincente dalla matita del gruppo di lavoro. Se mi permettete, ho un punto di vista un po’ trasversale. Il male della Ferrari non è uscire con le gomme da bagnato sulla pista asciutta. Quello, col tempo, si può mettere a posto. Il male della Ferrari è sbagliare le gomme e poi, in debriefing e nelle interviste, avere qualcuno che sostiene che in fondo non era la decisione sbagliata. Mettere a posto quello è un po’ più difficile”.
    Infine, il giornalista di FormulaPassion, chiude il suo articolo con un commento su quello che viene indicato da (quasi) tutti come l’uomo che prenderà il posto di Binotto: “Puntare su Fred Vasseur – al termine di una serie incredibile di rifiuti [ LEGGI QUI ] – è una scelta in apparenza strana. Un uomo vicino a Tavares e al gruppo Stellantis, che rafforza l’impressione di una Ferrari controllata da una dirigenza più francese che italiana. Ma anche un uomo dalle abitudini lavorative ben diverse da quelle di un Todt o di un Binotto, disposto anche a dormire in azienda, mentre Vasseur in Svizzera divideva il suo impegno F1 con le tante attività esterne, dalle categorie minori alla Formula E. Soprattutto, però, mi chiedo che succederebbe, a livello di immagine, se il Milan, la Juve, il Napoli o l’Inter restassero senza allenatore e si rivolgessero – senza offesa! – a quelli di Cremonese e Sampdoria”. LEGGI TUTTO

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    Ferrari, un 2022 che ha il sapore della sconfitta

    Con una situazione in Gestione Sportiva tutt’altro che definita, la Ferrari in questi giorni dovrà per forza di cose fare i conti con la stagione 2022. Se il secondo posto nei Costruttori è il miglior risultato dal 2018 a questa parte, i più di 200 punti di distacco rimediati da Red Bull sono un segnale negativo da non sottovalutare.
    La vettura: competitiva, ma l’affidabilità è un problema
    La Ferrari ad inizio stagione era riuscita in un’impresa che non riusciva dai tempi d’oro di Sebastian Vettel: mettere in pista una vettura competitiva sin dalla prime gare. Le vittorie di Leclerc a Sakhir e Melbourne e le parole al miele del monegasco per la F1-75, definita una “Bestia”, hanno certamente contribuito ad alimentare le speranze dei tifosi.
    Attenzione, perché il bilancio di quattro vittorie totali a fine 2022 è quantomai bugiardo: la Rossa è sembrata veramente in difficoltà solo a Spa e Città del Messico. In tutti gli altri appuntamenti, anche dove non è arrivato, il podio è sempre sembrato comunque a portata di mano.
    Un fattore chiave che è sicuramente mancato è stato l’affidabilità. Le power unit in fumo in Azerbaijan e Spagna hanno rappresentato colpi importanti al morale di Leclerc, stoppato in entrambe le occasioni mentre stava guidando i GP senza problemi. Nella seconda parte di stagione, poi, i nodi sono venuti al pettine, con tante sostituzioni di componenti che hanno pregiudicato le qualifiche di entrambi i piloti. Ritrovata la prestazione, dunque, ora si tratta di effettuare tutti gli accorgimenti necessari per avere costanza di rendimento anche dal punto di vista dell’affidabilità.

    Il team: occorre una regolata
    Al netto del Binotto in o Binotto out, il 2022 ha messo in mostra i veri limiti di questa Ferrari. E uno, duole dirlo, è stato il muretto box. Questo non vuole per forza essere un attacco al team principal; è logico e per certi versi giusti che sia lui a fare da parafulmine, ma spesso è apparso poco aiutato anche dalle persone intorno a lui.
    A partire, ovviamente, dalle che operano al pitwall. Nessuno vuole versare ulteriore sangue su una ferita aperta da mesi (se non anni), ma non è matematicamente possibile sbagliare tutte le scelte strategiche in un campionato. Eppure, è questo quello che è sembrato accadere alla Ferrari in questo 2022! Monaco, Silverstone, Le Castellet, Budapest, fino al “capolavoro” della qualifica a Interlagos: sono gli episodi più macroscopici, ma che, inutile girarci intorno, hanno capovolto l’andamento della stagione.
    Perché se, da un lato, la Ferrari era in lotta per il titolo, almeno fino alla pausa, i risultati negativi molto spesso sono stati causati da scelte a dir poco scellerate. Inaki Rueda, lo stratega, spesso ha toppato clamorosamente, senza che nessun provvedimento nei suoi confronti fosse mai preso. E questo apre un altro argomento: la Dirigenza deve farsi sentire sul serio, perché ad oggi la Ferrari sembra essere una squadra senza… “testa”.
    I piloti: Leclerc un fenomeno, Sainz bravissimo, ma ora serve chiarezza
    I piloti Ferrari sono forse l’argomento su cui è già stato detto e scritto praticamente tutto. Che Leclerc sia un fenomeno ormai è un dato acclarato; che a Sainz manchi qualcosa per pareggiare il talento del monegasco ma sia comunque un ottimo pilota, anche.
    Casomai, quello che è mancato spesso è stata la chiarezza di intenti nei loro confronti, e la gara di Silverstone ne è stato l’esempio più fulgido. Tradotto in parole semplici: si può puntare al Mondiale con entrambi i piloti solo se la vettura è nettamente superiore alle altre, vedi Mercedes nel periodo Hamilton-Rosberg. Altrimenti, occorre stabilire delle gerarchie, e deve essere la pista a parlare, e non sponsor o clientele varie. Nel 2023 occorrerà da subito un discorso chiaro e diretto con entrambi, per evitare episodi poco piacevoli che possono pregiudicare l’esito della stagione.
    In conclusione, viene da dire che il 2022, al contrario di quanto affermato spesso anche da Binotto, ha il sapore amaro della sconfitta. Che resti il manager reggiano o che venga sostituito, l’importante sarà analizzare cosa non ha funzionato e cercare di risolvere i problemi, altrimenti il rischio è quello di restare a bocca asciutta anche negli anni a venire. LEGGI TUTTO

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    Il riassunto del Mondiale F1 2022 in una sequenza di tweet

    Cosa accadrebbe se dovessimo riassumere il Mondiale 2022 dei Team di F1 in più tweet, cioè usando solo i 280 caratteri di Twitter? Innanzitutto, dobbiamo premettere che si tratta di un esercizio sconsigliato a chi non è stato benedetto dal dono della sintesi, soprattutto se pensiamo che, quando molti di noi hanno iniziato a twittare, il limite era di soli 140 caratteri!

    Quando si vuole comunicare un pensiero o un concetto più lungo, su Twitter si adotta la tecnica del thread, vale a dire si imposta una sequenza di tweet che consentono di esaurire l’argomento dividendolo in mini sequenze da – appunto – 280 caratteri.
    Questa non è una novità per chi cerca di raccontare qualcosa di lungo e complesso come un Campionato di Formula Uno e vi sono illustri “colleghi” che danno prova di grande maestria su questo social. Poichè gira voce che potremo essere costretti a dare l’addio ai cinguettii e che potremo perdere Twitter, sul quale molti di noi si sono fatti notare crescendo e migliorando attraverso il confronto con appassionati competenti, questo sarà anche un tributo al social dell’uccellino azzurro.
    Ecco a voi il Thread del Campionato del Mondo di Formula Uno 2022, in ordine di classifica Costruttori.
    AVVERTENZE PER LA LETTURA: dato l’alto contenuto lacrimatorio del weekend finale di Abu Dhabi, si consiglia prudenza nella lettura ai twittatori romantici, agli ammiratori del social cinguettante e a coloro che, grazie a Twitter, hanno trovato amici, spazi, blog su cui scrivere, ammiratori, anime affini, acquirenti e gente che ha pensato di impersonare il protagonista di un romanzo twittando in suo nome per un intero weelend di gara. 
    AVVERTENZE PER I PIGNOLI: ogni “tweet” rispetta i 280 caratteri compreso il titolo, tranquilli.
    Red Bull Racing
    Sono tornati al vertice per restarci, hanno il campione, gli uomini, il progetto e la squadra. Avremmo dovuto immaginare che fossero pronti a fare un’abbuffata, visti i ben noti problemi con gli eccessi nel catering…
    Scuderia Ferrari
    Maranello, sponsor orgogliosa dei raccoglitori di briciole e trionfatrice dei mondiali vinti ai test e al sabato, dà una nuova definizione di ossimoro: gioire di un secondo posto. Non si può descrivere la delusione, la si può solo vivere – cit.
    Mercedes 
    Ballonzolare in preda al porpoising lottando nel midfield non li ha scoraggiati, li ha temprati. Conficcheranno spilloni nelle bamboline voodoo degli avversari come se fossero direttive a campionato in corso, facendo gli stessi danni.
    Alpine
    Tempeste legali, improvvise grigliate di motori, catastrofi comunicative, strategie discutibili e il miglior Alonso furioso degli ultimi anni. Non è mancato nulla alla stagione dei Transalpini, a parte la costanza nei risultati

    McLaren
    Livree che cambiano improvvisamente, cerchioni trasformati in banner pubblicitari, monitor che compaiono qua e là e Ricciardo che scompare: questi gli esiti del corso di magia a Woking. Servirà più di un trucco per recuperare.
    Alfa Romeo Racing
    C’erano un cinese, un finlandese, un francese, uno stabilimento svizzero e un marchio italiano: poteva essere una barzelletta, è stata invece una bella storia del midfield. Non è l’Alfa di cui aveva bisogno, ma è quella che la Formula Uno attuale si merita.
    Aston Martin
    Neanche Q avrebbe potuto soccorrere la tanto fascinosa quanto sciagurata AMR22, con buona pace dei volenterosi animatori del parco giochi della famiglia Stroll. 00Settimi – la figuraccia nel Campionato del Mondo non basta.
    Haas
    Fra figli d’arte e tentazioni al profumo di oligarca, meglio puntare sull’usato garantito. Ricordano, non solo per assonanza nel nome, il buon cocker As Fidanken: immobile, benché negli show televisivi lo si accrediti di mirabilie.
    Alpha Tauri
    Se correre una stagione mediocre serviva ad avallare le imprecazioni di Tsunoda, allora l’esperimento è riuscito. Solo che adesso il vivaio Red Bull è esaurito e tocca farsi prestare le cavie.. ehm… i piloti.
    Williams Racing
    Senza più Claire a cui dare la colpa, la grande nobile decaduta vede da lontano la luce della ribalta mentre procura lavoro extra alla safety car. Bisogna che cambi tutto perché la classifica rimanga come prima.
    TWEET SPECIALI
    SEBASTIAN VETTEL
    Quando fra coloro che fanno a gara nell’omaggiarti spiccano i rivali più acerrimi, che nemmeno ti nominavano, suonano ancora più false le trite litanie degli adulatori a orologeria e diventa ancora più chiaro chi è un Campione.
    FIA
    Direttive che piombano in corso d’opera, ogni tot un nuovo corpus di leggi che non risolve i vecchi problemi ma ne crea di nuovi, regolamenti degni del codice di Hammurabi, giudizi non uniformi. Ho capito, finalmente: è un omaggio all’Italia!
    LIBERTY MEDIA
    La finta marina di Miami.
    ELON MUSK
    Avevamo chiesto “Tweet Editabili”, non “Twitter Compostabile”, mannaggia al razzo e a Google Translator!
    Grazie, amici che ci avete fatto compagnia per questo ennesimo Mondiale: i campioni, come i Latifi, passano, ma gli appassionati, anche se il loro numero si assottiglia, restano. 
    Grazie, preziosi amici, compagni e followers di Twitter: è approdando su questo social che mi sono resa conto che potevo davvero scrivere per qualcun altro, oltre che per me.
    Grazie a tutti i lettori per aver seguito anche questo campionato assieme a me, in un anno che non è stato facile.
    Al 2023, con o senza Twitter! LEGGI TUTTO