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    F1, Red Bull su Hulkenberg e Perez per il secondo pilota 2021

    Hulkenberg-Perez. La Red Bull starebbe giocando soprattutto su queste due carte per decidere il pilota da mettere accanto a Max Verstappen.

    Scelta non facile per i vertici della scuderia austro-inglese e compito molto, molto arduo per chi sarà scelto. Perché, come è ormai lampante, coabitare con un grande talento come l’olandese è davvero un grosso problema. In primis per reggere il confronto prestazionale e poi, di conseguenza, sul lato mentale grazie soprattutto alla megapressione esercitata dal team nelle vesti di quel “cagnaccio” di Helmut Marko: un vero e proprio macinapiloti. Proprio lui in queste ultime ore ha dichiarato di valutare le opzioni Hulkenberg e Perez in ottica 2021 precisando, tuttavia, che al momento non sia stata comunque presa una decisione definitiva.
    È chiaro però che a questo punto la posizione di Alex Albon sia fortemente in bilico. “Stiamo valutando tutti i piloti sul mercato – ha sottolineato l’eminenza grigia della Red Bull – e tra loro ci sono Hulkenberg e Perez. Stare vicini a Max non è semplice, al massimo un pilota potrebbe arrivare a tre decimi da lui”. Sull’attuale team mate di Verstappen si è così espresso: “Albon quando è in giornata ci si avvicina ma è giovane e dobbiamo capire se è in grado di reggere o meno la pressione. Per puntare al mondiale non possiamo permetterci di stare su una gamba sola: dopo la brillante prestazione di Alex al Nürburgring, posso afermare che ancora non è stato deciso nulla”. Come per dire, se non è licenziamento ormai poco ci manca e il pilota thailandese è con più di un piede fuori dalla Red Bull per il 2021 a meno che in questa seconda parte del Mondiale non faccia vedere cose mostruose. E a Milton Keynes, così, il pensiero sul secondo pilota si affianca alla grana motorizzazione, esplosa dopo l’improvviso abbandono dalla F1 della Honda. LEGGI TUTTO

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    F1, Mercato Piloti: tutti i nomi che potrebbero essere al via nel 2021

    Il mercato piloti F1 entra nel vivo e a inizio dicembre si chiuderanno i giochi per i sedili ancora liberi.

    Il 6 dicembre si chiuderà il campionato di Formula 2 e quella dovrebbe essere la data per conoscere i nuovi nomi dei piloti che debutteranno in Formula 1 nel 2021.
    Stando a quanto appreso da CircusF1, Yuki Tsunoda avrebbe avuto il via libera di Helmut Marko per fare il suo esordio in AlphaTauri in prossimo anno. Il giovane pilota giapponese, impegnato in F2 con il Team Carlin e attualmente al 3° posto della classifica piloti, sarà in pista con il team con base a Faenza il 4 novembre a Imola con una monoposto 2018.
    Tsunoda poi sarà anche in pista ai rookie test di Abu Dhabi, in programma a metà dicembre, dopo l’ultima gara del mondiale F1 2020.
    Nonostante l’annunciato disimpegno di Honda, il pilota giapponese ha convinto i vertici di Red Bull sulla sua consistenza. Tsunoda prenderà il posto di Daniil Kvyat.
    Secondo pilota con una probabilità molto alta di fare il suo debutto nella massima serie nel 2021 è uno dei giovani piloti della Ferrari Driver Academy: Mick Schumacher o Callum Ilott. Ferrari infatti porterà in Formula 1 il primo pilota in classifica della FDA, qualora il piazzamento non vada oltre il 2° posto finale nel mondiale F2. Nel momento in cui vi scriviamo, il pilota tedesco occupa la prima posizione in classifica (191 punti) e precede l’inglese di 22 lunghezze a 4 gare dalla fine del campionato.
    Sia Schumacher che Ilott avrebbero dovuto esordire in una sessione di prove libere in Germania ma il maltempo ha impedito al tedesco di girare con Alfa Romeo e all’inglese con Haas.
    I due giovani piloti del programma Ferrari avranno presto una seconda chance, prima di disputare comunque i rookie test ad Abu Dhabi. Per quell’occasione però la decisione sarà ormai presa.
    Qualora sia Schumacher il “vincitore” del sedile in F1, l’intenzione di Ferrari è quello di indirizzare il figlio di Michael in Alfa Romeo al fianco di Kimi Raikkonen che dovrebbe annunciare a breve la sua decisione di proseguire un altro anno con il team italo-elvetico.
    Qualora invece sia Ilott ad avere la meglio sul tedesco, la Ferrari opterebbe per un percorso da terzo pilota in Haas per il 2021 per poi portarlo in Alfa Romeo da titolare nel 2022.
    Il destino di Schumacher è strettamente connesso a quello di Antonio Giovinazzi che potrebbe perdere il sedile in Alfa Romeo. In questo scenario la Ferrari proverebbe a “consigliare” il pilota italiano alla Haas ma non potrebbe però in nessun modo influire sulla decisione finale del team americano.
    Parlando di Haas, la volontà della proprietà è quella di cambiare tutti e due gli attuali piloti e di avere una line-up con un esperto e un giovane. L’attuale short list, che non è poi così corta, vede i nomi di Sergio Perez, Nico Hulkenberg, Antonio Giovinazzi, Daniil Kvyat a cui si potrebbero aggiungere sia giovani di talento che alcuni piloti con una consistente dote economica. LEGGI TUTTO

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    Tra Honda e Formula 1 è di nuovo rottura. E ora?

    La settimana che conduce al I Großer Preis der Eifel (Nürburgring, 11 ottobre 2020) è improvvisamente scossa da un autentico terremoto sportivo: Honda, a fine 2021, lascerà la Formula 1.
    Uno scenario non nuovo per la F1 stessa ma che, oggi, si palesa più che mai preoccupante per la categoria.
    La Honda, In F1, vanta un passato ed un presente tanto vincente e prestigioso quanto burrascoso. In estrema sintesi. La Honda entra in F1, in qualità di costruttore totale, nel 1964 per uscirne già a fine 1968. Nel 1983, la Casa nipponica riabbraccia la F1 solo in qualità di motorista: Spirit, Williams, Lotus, McLaren. Piovono successi.
    A fine 1992, la Honda risaluta la compagnia. Il tarlo della F1 è vivo, ed ecco che la Honda ritorna in F1 nel 2000, andando a motorizzare la neonata BAR, quindi anche la Jordan. Dal 2006, la BAR si trasforma nel Lucky Strike Honda Racing F1 Team, infine in Honda Racing F1 Team nel 2007. Frattanto, anche la Super Aguri impiega motori Honda.
    A fine 2008, la Honda saluta — per l’ennesima volta — la Formula 1: i vertici giapponesi, stufi dei magri risultati a fronte di ingenti investimenti, abbandonano il circus iridato.
    Nel 2015, la Honda riprende il filo interrotto a fine 2008. Lo fa in pompa magna, legandosi alla McLaren nell’era delle da poco introdotte e complesse power unit Turbo-ibride. È un disastro. Un magro 2018 con Toro Rosso, quindi il salto di qualità nel 2019 assieme a Red Bull. Honda torna alla vittoria e sul podio.
    In questo 2020 ancora in corso, le power unit Honda hanno già conquistato due successi: Max Verstappen (Red Bull RB16) vince il 70th Anniversary Grand Prix (Silverstone), Pierre Gasly (Alpha Tauri AT01) trionfa a Monza.
    Ci risiamo: a fine 2021, ossia al termine del ciclo di vetture inaugurato nel 2017 e all’alba delle future wing-car che entreranno in vigore a partire dal 2022, Honda abbandona per l’ennesima volta la F1.
    Ma se in passato la fuga della Casa giapponese era sì fragorosa ma, tutto sommato, indolore, oggi rischia di mandare al collasso l’intera F1.
    In F1, infatti rimarranno attivi tre motoristi, uno dei quali — Mercedes — in forte dubbio per gli anni a venire.
    Anche in passato, la F1 ha conosciuto anni di “vacche magre” dal punto di vista del numero di motoristi impegnati in F1. Ricordiamo, a tal proposito, la stagione 1974, quando ai 12 cilindri Ferrari e BRM si affiancava la pletora dei V8 Cosworth DFV. Ma erano tempi diversi, in cui anche un semplice Cosworth poteva essere rimaneggiato e preparato da autentici artigiani della tecnica sino a dare vita ad un nuovo motore. Le versioni dei Cosworth, infatti, potevano differire le une dalle altre a seconda dei preparatori e dei team che andavano a fornire.
    In più, nel 1974 avevamo ben 20 costruttori (con relativi modelli) impegnati — costantemente o in sporadiche occasioni — in F1.
    O come non ricordare il 2014, primo anno delle nuove power unit Turbo-ibride. In quella stagione, a sfidarsi erano solo i V6 Ferrari, Renault e Mercedes.
    Se in passato entrare in F1 era relativamente semplice, oggi significa fare i conti anzitutto con regolamenti che, purtroppo, sopiscono sul nascere la volontà di impegnarsi nella categoria. Budget cap, paletti di ogni sorta, congelamenti, sviluppi bloccati, mancanza di test, un motore sì pressoché unificato per tutti in numerose aree ma, ad ogni modo, complesso e dispendioso nella realizzazione, chilometraggi imposti.
    Insomma, impegnarsi in F1 assomiglia sempre più ad un rompicapo burocratico.
    Che fare?
    Sgombriamo il campo. Le ricette pauperistiche messe ciclicamente sul tavolo sin dai tempi di Bernie Ecclestone non funzionano, non funzionerebbero, non funzioneranno, specie in F1. Ci riferiamo alla commessa per la realizzazione di un motore clienti standard. Un’idea folle. In sostanza, i team che — per varie ragioni — non possono accedere ai motori realizzati dalle Case, possono acquistare il motore clienti, realizzato da una azienda scelta dalla FIA. No, non ci siamo.
    Paradossalmente, le politiche (vere o sedicenti) di contenimento dei costi e di “equilibrio tecnico” forzato hanno prodotto un graduale impoverimento tecnico del “prodotto Formula 1”. Pochi motoristi presenti, nessuno (al momento) interessato ad entrarvi ed un numero di team che si regge sulla punta di uno spillo sono segnali di un meccanismo che, per quanto sfavillante, è sempre pronto ad implodere.
    Urgono, pertanto, giusti (e non demagogici) correttivi.
    Red Bull e Alpha Tauri — due scuderie importanti — sono, in chiave 2022, ancora senza un propulsore. Cosa fare? Non sarà facile, per il team anglo-austriaco e per quello italiano, rimpiazzare Honda. Una power unit Honda, peraltro, ormai divenuta competitivo.
    Mercedes e Ferrari assai difficilmente andranno a spingere le vetture del team di Milton Keynes, Renault difficilmente (ma non impossibile) si legherà nuovamente a Red Bull.
    Più percorribile la pista che porta ad un accordo tra Ferrari e Alpha Tauri, alla luce di un legame che per diverse stagioni ha unito Toro Rosso a Maranello (dal 2007 al 2013 e di nuovo nel 2016).
    L’abbandono di Honda potrebbe, inoltre, avere ricadute sulla progettazione delle nuove vetture di casa Red Bull e Alpha Tauri in ottica 2022. Senza un motore attorno al quale lavorare, risulta arduo approntare un progetto ben integrato. La scelta del nuovo motorista, inevitabilmente, dovrà consumarsi a stretto giro, al fine di amalgamare al meglio telaio e motore sin dalle fasi di progetto.
    La improvvisa fuga della Honda deve far riflettere. È stata vincente la scelta di introdurre complesse, a tratti demagogiche, rigidamente regolamentate power unit Turbo-ibride? No. Si sono rivelate e si riveleranno vincenti le (sedicenti) politiche di contenimento dei costi? No. La F1, in questi ultimi anni, è riuscita ad attrarre ulteriori motoristi? No.
    Il rimedio esiste ma, come spesso accade oggigiorno, si preferisce guardare il dito anziché la Luna. Insomma, si preferisce stringere le maglie a suon di budget cap, congelamenti e standardizzazioni anziché allargarle.
    I motori Turbo costituiscono un’ottima alternativa. Al contempo, poniamo la seguente domanda (retorica): allo stato attuale delle cose, non sarebbe preferibile eliminare (o semplificare) la componente ibrida e aprire le porte ad uno sviluppo continuo dei motori, in base alle proprie esigenze e disponibilità economiche?
    È bene, dunque, tornare ad una F1 più “leggera” e snella, dalle regole meno asfissianti, demagogiche e che cercano di trasformare la massima categoria in una sorta di Formula 2 più veloce.
    Ricette perdenti. Vi dice qualcosa, ad esempio, il fallimento del DTM dell’era “contenimento dei costi” e “vetture tutte uguali”?
    I costruttori vanno e vengono, i motoristi vanno e vengono. È sempre accaduto e sempre accadrà. Sono le corse.
    Ma quando le defezioni si verificano all’interno di un sistema che, a parole, dovrebbe funzionare a meraviglia ma che, nei fatti, scricchiola e non poco, allora è bene resettare il sistema, ormai elefantiaco e sovraccarico di spam.
    E portarlo alle condizioni iniziali. LEGGI TUTTO

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    F1, Honda annuncia il ritiro dalla Formula 1 a fine del 2021!

    Un po’ a sorpresa, la Honda ha annunciato oggi il ritiro dalla F1 a fine del 2021! Red Bull e AlphaTauri alla ricerca di un nuovo fornitore per il Power Unit.

    La notizia è di quelle che scuote l’ambiente della Formula 1. Honda, ovvero uno degli attuali quattro fornitori di motori, ha comunicato l’intenzione di lasciare il Circus al termine della stagione 2021.
    Attraverso un comunicato stampa, Red Bull ha voluto ringraziare la Honda per i suoi sforzi eccezionali come fornitore di propulsori sia della Red Bull Racing che della Scuderia AlphaTauri.
    La partnership con il team austriaco ha permesso a Max Verstappen di ottenere la prima vittoria della Honda dal 2006 al Gran Premio d’Austria 2019, seguita da altre tre vittorie e 13 podi in sole 31 gare.
    Inoltre, la vittoria della Scuderia AlphaTauri al Gran Premio d’Italia di quest’anno ha permesso alla Honda di diventare l’unico produttore di propulsori a vincere con due squadre diverse dall’inizio dell’era ibrida della Formula 1 nel 2014.
    Questa decisione – si legge sempre nella nota di Red Bull – non influisce sull’impegno di Honda a raggiungere i nostri obiettivi condivisi durante il resto della nostra partnership, poiché Red Bull e Honda puntano a consolidare il loro successo comune fino alla fine del 2021.
    Commentando l’annuncio di oggi, il Team Principal Christian Horner, ha dichiarato: “Come squadra comprendiamo quanto sia stato difficile per Honda Motor Company prendere la decisione di ritirarsi dalla Formula 1 alla fine della stagione 2021. L’attenzione spostata all’interno dell’industria automobilistica ha portato alla decisione di Honda di ridistribuire le proprie risorse e noi comprendiamo e rispettiamo il ragionamento alla base di questo. La loro decisione presenta ovvie sfide per noi come squadra, ma siamo già stati qui e con la nostra forza in profondità siamo ben preparati e attrezzati per rispondere in modo efficace, come abbiamo dimostrato in passato”.
    Horner ha poi anche aggiunto: “Anche se siamo delusi di non continuare la nostra partnership con Honda, siamo enormemente orgogliosi del nostro successo comune, offrendo cinque vittorie e 15 podi per entrambi i team di proprietà della Red Bull e ringraziamo tutti in Honda per i loro sforzi e impegno straordinari”.
    Guardando al futuro, il Team Principal della Red Bull ha poi concluso dicendo: “Il nostro obiettivo comune per il resto delle stagioni 2020 e 2021 è rimasto invariato, lottare per le vittorie e sfidare il campionato. In qualità di firmatario dell’ultimo accordo Concorde della Formula 1, la Red Bull Racing rimane impegnata nello sport a lungo termine e non vediamo l’ora di intraprendere una nuova era di innovazione, sviluppo e successo. Come gruppo, ora ci prenderemo il tempo che ci viene concesso per valutare ulteriormente e trovare la soluzione di propulsori più competitiva per il 2022 e oltre”. LEGGI TUTTO

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    Ferrari, i tre fattori che hanno portato ad una stagione F1 2020 fallimentare!

    Andiamo ad analizzare i tre fattori che hanno reso la stagione F1 2020 della Ferrari fallimentare!

    Il Mondiale F1 2020 vede la Ferrari con soli 74 punti nella classifica costruttori, dopo dieci gare. Il misero bottino è la somma dei 57 punti di Charles Leclerc e dei 17 di Sebastian Vettel.
    Sempre guardando la classifica, l’attuale sesta posizione della Scuderia di Maranello è minacciata dalla AlphaTauri (59 punti), mentre il ritardo da Renault (-25), Racing Point (30) e McLaren (32) pare difficile da colmare.
    Una stagione dunque deludente figlia di tre principali fattori che ora andiamo ad analizzare.
    1. L’accordo con la FIA
    Forse un giorno, tra qualche anno, qualcuno ci racconterà esattamente cosa contenesse l’accordo tra la Ferrari e la FIA. Per ora sappiamo solo che, rispetto allo scorso anno, tutti i team motorizzati con il Power Unit Ferrari, hanno perso competitività e occupano stabilmente le posizioni di rincalzo dello schieramento.
    Qualcuno ha ipotizzato una perdita di potenza del motore endotermico, altri – ed è la tesi che ci sentiamo di sposare anche noi – hanno indicato nella “parte elettrica” il vero oggetto del contendere tra la Federazione e i tecnici di Maranello. Il risultato finale però è sotto gli occhi di tutti. Ferrari, Alfa Romeo e Haas, in dieci gare, hanno raccolto solo 79 punti, contro i 285 del 2019!
    Stando ad alcune nostre fonti, nell’accordo segreto, la Ferrari avrebbe chiesto e ottenuto dalla FIA di poter tornare ad utilizzare una soluzione simile a quella del “super motore” 2019 nella stagione 2021. Le recenti dichiarazioni di Mattia Binotto, su un ritorno alla competitività nella prossima stagione, non si potrebbero spiegare se non con un motore all’altezza di Mercedes, Renault e Honda.
    Staremo a vedere!
    2. Gli errori di Binotto
    Torniamo su questo argomento, già ampiamente trattato in più di un’occasione, per ribadire che il Team Principal della Ferrari che, fino a poche settimane fa ricopriva anche il ruolo di Direttore Tecnico, non può essere esente da colpe. Binotto ha avallato uno step di motore a metà della scorsa stagione che da un lato ha permesso alla Ferrari di vincere delle gare ma dall’altra ha portato gli avversari a chiedere chiarimenti alla FIA che poi hanno avuto come conseguenza la disfatta di quest’anno. Con un po’ più di lungimiranza e anche preparazione in un ruolo che non è proprio il suo, Binotto avrebbe potuto posticipare gli sviluppi sul Power Unit a inizio stagione 2020: questo avrebbe sicuramente insospettito di meno tutto l’ambiente. Ci sono poi altre colpe imputabili sia al Direttore Tecnico prima che al Team Principal poi ma di questo abbiamo già parlato in altri nostri articoli.
    3. Pochi sviluppi e spesso non inefficaci
    I pochissimi sviluppi che abbiamo visto quest’anno sulla SF1000 – o meglio da giugno/luglio ad oggi (3 mesi o poco più) – non sono molto diversi come numerosità ed entità rispetto a quelli che la Ferrari è riuscita a portare in pista nel corso dei primi mesi delle stagioni passate ovvero prima dell’estate in un anno normale!
    Inoltre, come abbiamo visto anche in diverse stagioni passate, molti sviluppi meccanici e aerodinamici non sempre hanno funzionato oppure, a parziale giustificazione degli ingegneri di Maranello, gli altri team hanno sempre avuto una marcia in più nello sviluppo nel corso della stagione.
    Analizzati dunque i tre fattori che, a nostro avviso, stanno rendendo la stagione F1 2020 della Ferrari fallimentare, dobbiamo solo augurarci che a Maranello abbiamo finalmente capito come e dove intervenire sulla SF1000 e augurarci anche che, sempre dall’accordo segreto FIA, ci sia la possibilità di tornare ai livelli del Power Unit dello scorso anno! LEGGI TUTTO

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    Roger Federer: “Sento di aver ancora qualcosa da dare. Il ritiro? Dopo gli Australian Open 2017 sarebbe stato perfetto”

    Roger Federer

    Federer sta continuando nella natia Svizzera la riabilitazione dopo l’intervento al ginocchio, senza forzare ma continuando il proprio percorso. Oltre ad alcune apparizioni commerciali (come per la presentazione della linea di calzature sportive On, nuovo partner ufficiale del team olimpico rosso crociato fino al 2028), Roger ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito ai suoi obiettivi per il prossimo futuro. Nel 2021 entrerà negli “anta”, ma sente ancora la voglia di competere, e di poter combinare qualcosa di importante.
    “Credo di aver ancora qualcosa da dare al tennis. E’ incredibile pensare che ho viaggiato sul circuito per 23 anni… sono molti, ma tutto sembra esser accaduto così in fretta. Ho vissuto momenti pazzeschi. A volte mi sembra che siano passati solo 5 anni da quando ero un giocatore junior, invece sono 25… Sono davvero grato per tutto quel che sono riuscito a raggiungere nella mia carriera e di aver ancora tanta passione che mi spinge a continuare”.

    Segue un aggiornamento sulle proprie condizioni fisiche: “Il mio trainer ha programmato un blocco di lavoro di 20 settimane, chiedendomi se per me fosse ok. La mia risposta è stata “assolutamente”. Non vedo l’ora di scoprire cosa il tennis possa ancora darmi, e cosa io posso dare al tennis. Spero di poter vivere un buon 2021, di poter giocare una stagione intera senza problemi. Mi sto impegnando adesso con questo obiettivo. Sto lavorando sulla riabilitazione, il piano è di ritrovare il 100% della condizione entro dicembre o gennaio, così da poter esser pronto per l’inizio del 2021 e giocare una bella stagione”.

    Molti pensano che Federer stia aspettando il momento perfetto per annunciare l’addio al tennis. Le domande sul ritiro ormai lo tormentano… ma stavolta Roger sul tema ha dato una risposta interessante. “Oggi non credo in una finale da sogno, perché è molto facile illudersi. Se avessi dovuto scegliere un momento ideale per ritirarmi, sarebbe stato subito dopo aver battuto Nadal nella finale degli Australian Open 2017, cinque grandi set; mentre se avessi vinto Wimbledon 2019 sconfiggendo Djokovic non mi sarei ritirato”.

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Niente finali di Davis nel 2020, riprogrammate nel 2021

    L’ITF ha comunicato che quest’anno non verranno disputate le finali di Coppa Davis a Madrid il prossimo novembre. Ecco il comunicato diffuso ai media: “Kosmos tennis e la ITF annunciano che le finali di Coppa Davis 2020 sono state riprogrammate per il 2021. Le finali andranno in scena a Madrid nella settimana del 22 novembre […] LEGGI TUTTO