F1, Ayrton Senna: ecco perché non smetteremo mai di ringraziarlo
1 maggio 2020: ricorrenza della morte di Ayrton Senna. Il contributo di Valeria Biotti, autrice del libro “Ayrton Senna, un dio immortale alla ricerca della felicità”.
In questo mondo immobile, che sembra trattenere il respiro in attesa di tempi migliori, il 1 maggio ci coglie quasi di sorpresa.
È una data dalle mille sfaccettature e dai molteplici significati. Per noi amanti della Formula Uno, poi, ha un gusto particolare. Il sapore amaro di una medicina che non avremmo mai dovuto bere, che ci aggredisce lo stomaco e i ricordi ancora dopo 26 anni.
Ne avrebbe 60, oggi, Ayrton. Se la sua monoposto non avesse tirato dritto ad Imola, quel giorno, se tutto non si fosse sospeso in quell’attimo maledetto ed eterno.
Ecco perché oggi la ricorrenza della scomparsa di un grande pilota – gioia del mondo intero e dolore dei suoi avversari – fa ancora più male. Succede sempre, quando la vita e la morte procedono improvvisamente appaiate, quando rimaniamo attoniti e basiti di fronte alla nostra fragilità di uomini.
Senna è stato enorme nella vita come nella morte. Straordinario nella sua ricerca perfezionista della vittoria ed eroico nella cura quotidiana di un Paese, il Brasile, che in lui aveva riposto sogni e speranze. Come suggeritogli dal Dio che lo ha guidato e istradato, il Beco ha fatto sì che i piccoli e i poveri avessero di che mangiare e fiducia: cibo del corpo e dell’anima.
Potremmo raccontare del record di Pole, dei Mondiali, del dualismo con Prost e delle battaglie per una F1 più sana e sicura. Di come abbia dominato la pioggia, l’asfalto, curvato il tempo. E per questo è stato magnifico poter scrivere “Ayrton Senna, un dio immortale alla ricerca della felicità” (Diarkos, 2020). Ma oggi il senso della vita e l’essenza delle cose risiede nel ricordare un grande personaggio – sportivo e umano – che nelle sue luci e ombre ha onorato ciò in cui credeva.
Se nelle pagine che ho potuto dedicargli ho avuto il privilegio di dar voce a chi lo ha conosciuto, amato, sofferto, raccontato, è perché Ayrton ha lasciato un segno indelebile.
Per questo e per le emozioni che valgono una vita, tutti noi non smetteremo mai di ringraziarlo. LEGGI TUTTO