SUZUKA, JAPAN – APRIL 06: Pole position qualifier Max Verstappen of the Netherlands and Oracle Red Bull Racing and Second placed qualifier Sergio Perez of Mexico and Oracle Red Bull Racing celebrate in parc ferme during qualifying ahead of the F1 Grand Prix of Japan at Suzuka International Racing Course on April 06, 2024 in Suzuka, Japan. (Photo by Mark Thompson/Getty Images) // Getty Images / Red Bull Content Pool // SI202404060255 // Usage for editorial use only //Il tradizionale appuntamento di Suzuka va già in archivio, in un’insolita finestra primaverile, inconsueta rispetto al solito periodo autunnale a cui eravamo abituati. E lo fa con uno status quo pienamente ristabilito, dopo il dominio Ferrari di Melbourne: Max Verstappen e la Red Bull tornano subito a dettare legge, ristabilendo le gerarchie. Gara di difesa, ma di sostanza, per entrambi i piloti della Rossa, con il terzo posto di Carlos Sainz e il quarto di un ottimo Charles Leclerc, in rimonta dall’ottava piazza. La McLaren di Lando Norris prova a giocarsela ma paga una strategia molto negativa. Ancora in ombra le Mercedes, sugli scudi il padrone di casa Yuki Tsunoda, mentre fa scalpore (in negativo) l’Alpine, di fatto una chicane mobile sia con Ocon che con Gasly. Questo e molto altro nelle pagelle del Gran Premio del Giappone.
VOTO 9 A VERSTAPPEN, CHE RIPORTA TUTTI SULLA TERRA
Il primo ritiro dopo 44 gare, patito in Australia, è già un lontano ricordo per Max Verstappen, che torna assoluto padrone della Formula 1 a Suzuka. Dominante e irraggiungibile sin dal venerdì, a voler dimostrare tutta la sua superiorità e quella della Red Bull, come testimonia la terza doppietta in quattro gare. Il campione del mondo si rivela semplicemente superiore, ad oggi imbattibile quando le cose funzionano. Nonostante la tempesta all’interno delle stanze dei bottoni del team austriaco, Mad Max continua indisturbato la sua cavalcata verso il quarto titolo mondiale. Bentornati sulla Terra.
VOTO 8 ALLA FERRARI, ANIMALE DA GARA MA…
Siamo di fronte a uno dei ribaltoni più eclatanti degli ultimi anni: in appena tre mesi, la Ferrari è passata dall’essere macchina da pole che, però, distrugge le gomme, a vettura difficile da comprendere al sabato ma straordinariamente efficace alla domenica. Già, perché a Suzuka la SF-24 veste un doppio abito: uno di tessuto non pregiato, rappresentato da una qualifica mediocre e che, di fatto, ha cancellato ogni residuo sogno di lottare con Max. E un altro di fattura pregiata, legato a una domenica tutta all’attacco, grazie a strategie ben architettate e una gestione gomme degna della Red Bull. E vista così, il bicchiere con cui Fred Vasseur torna dal Sol Levante appare mezzo pieno. Se poi torna anche il fulmine del sabato…
VOTO 7 A TSUNODA, PROFETA IN PATRIA
L’ottimo inizio di stagione di Yuki Tsunoda vive il suo momento più alto proprio nel giardino di casa, dove la bandiera giapponese torna in zona punti a distanza di 14 anni. Il pilota della Racing Bulls conferma quanto di buono visto nelle prime gare: efficace in qualifica, molto più del compagno di squadra, freddo e lucido in gara, gestendo ottimamente tutti i momenti delicati, con l’ausilio di tutto il team. Risultato: un punticino di prestigio, ottenuto davanti ai suoi tifosi. Cuore da samurai.
VOTO 6 A NORRIS, PENALIZZATO DAL TEAM
Se andiamo a vedere le aspettative della vigilia e l’andamento della corsa, Lando Norris torna dal Giappone con più dubbi che certezze. Sì, perché Suzuka doveva essere, sulla carta, la pista migliore per la sua macchina, occasione per andare all’attacco della Ferrari. E invece, entrambe le Rosse (persino quella di Leclerc) chiudono davanti al pilota inglese. Sia chiaro, Lando ha corso con buona lena e senza correre particolari rischi. Il problema sta, però, nel suo muretto: scellerata, infatti, la strategia di fermarsi nello stesso giro di Leclerc, ponendo di fatto fine ai sogni di podio del suo pilota. Di positivo c’è solo il comodo vantaggio su Mercedes e Aston Martin. Ma per crescere, serve ben altra intraprendenza nelle scelte strategiche.
VOTO 5 ALLA MERCEDES, CHE NON SA CHE PESCI PIGLIARE
Prosegue senza sosta la discesa nel limbo di anonimato della Mercedes, sempre più relegata ai margini della zona punti. Settimo George Russell, nono Lewis Hamilton, dietro nuovamente anche all’Aston Martin di Fernando Alonso, ad oggi davanti anche per prestazioni (e non solo come punti) al team di Brackley. La macchina, semplicemente, non va: che faccia caldo, freddo, sull’asciutto, sul bagnato, con ogni tipo di mescola. Un progetto, l’ennesimo, sempre più fallimentare. E se poi ci si mette il muretto anche con strategie alquanto avventate, come la ripartenza dalla bandiera rossa con gomme bianche, ecco che la frittata è completa.
VOTO 4 AD ALBON, CHE HA PERSO IL TOCCO MAGICO
I tempi delle rimonte e delle lotte in piena zona punti sembrano un lontano ricordo per la Williams e Alexander Albon. Il pilota thailandese, dopo quattro gare, è ancora fermo a zero punti. E, soprattutto, dà la sensazione di essere in un momento estremamente negativo: dopo l’incidente di Melbourne, eccone un altro, stavolta in gara, dopo nemmeno 500m di corsa. La collisione con Daniel Ricciardo, sebbene equiparabile come incidente di gara, ha un tasso di responsabilità superiore in seno all’ex Red Bull: troppo ottimista nella valutazione e nel corpo a corpo con l’australiano, soprattutto dopo neanche due curve di gara. Ridimensionamento?
VOTO 3 ALL’ALPINE, ULTIMA E DECADUTA
Fa sempre più rumore il crollo verticale dell’Alpine, che dal Giappone torna con un responso durissimo da digerire. Che, a dire il vero, va ben oltre il terz’ultimo e il penultimo posto finale di Ocon e Gasly. Perché a far riflettere enormemente è il modo in cui si è materializzato questo risultato. Per tutta la gara, entrambi i piloti si sono visti sverniciare da tutte le altre macchine: all’interno, all’esterno, sul dritto, in curva, ai box. Nessuna strategia che tenga, nonostante il coraggio e l’abilità di due piedi certamente pesanti come quelli dei due transalpini. Siamo ben oltre la crisi tecnico-politica del team: bisogna rifondare da cima a fondo. O si rischia il baratro perenne. LEGGI TUTTO