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    Jeep Avenger 4xe, arriva la trazione integrale

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    Il cliente sempre al centro
    Il lancio della Jeep Avenger 4xe rappresenta molto di più di un semplice ampliamento della gamma del marchio: simboleggia una risposta strategica alle esigenze in continua evoluzione dei clienti. Fedele a una filosofia incentrata sul cliente, Jeep dà priorità all’ascolto e alla soddisfazione delle esigenze della clientela. 
    Realizzata per rispondere alle esigenze di un pubblico sempre più vasto, la Jeep Avenger 4xe si rivolge agli amanti della vita all’aria aperta, ai praticanti di attività sportive, a chi già possiede una 4×4 e ne conosce i vantaggi in termini di migliore trazione e sicurezza. Un veicolo dedicato agli amanti dell’avventura urbana che hanno bisogno di un’auto compatta per andare al lavoro e di una vettura per le escursioni del fine settimana, capace di affrontare ogni genere di terreno. Ed è anche per chi, pur non essendo appassionato di offroad, vuole semplicemente distinguersi dalla massa.
    Divertimento e libertà
    La quintessenza della tradizione più autentica del marchio Jeep compie un balzo in avanti significativo grazie all’introduzione su Jeep Avenger 4xe di un propulsore rivoluzionario che assicura più divertimento, libertà e leggerezza strutturale. Questo innovativo sistema fonde i vantaggi di un sistema ibrido con una tecnologia 4×4 all’avanguardia. Il cuore di Jeep Avenger 4xe è costituito da un sistema ibrido dinamico a 48V, caratterizzato da un robusto motore turbo da 1.2 litri in grado di erogare 136 CV di potenza e da due propulsori elettrici da 21 kW posizionati nella parte anteriore e posteriore del veicolo. Questa configurazione è abbinata a un cambio automatico a doppia frizione a 6 velocità, che consente di viaggiare in modalità full-electric a basse velocità grazie al motore elettrico integrato. Un sistema armonico, che assicura non solo il top delle prestazioni come desiderano gli appassionati di Jeep, ma anche il massimo del divertimento, grazie alla funzione E-Boost disponibile nella modalità Sport.
    La potenza extra sotto il cofano consente alla Jeep Avenger 4xe di offrire prestazioni eccellenti: raggiunge una potenza massima di 136 CV e una velocità fino a 194 km/h (+10 km/h rispetto al modello ibrido), con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in soli 9,5 secondi. Il propulsore 4xe offre il massimo della potenza e della coppia, con ben 36 CV e 25 Nm in più rispetto alla versione e-Hybrid FWD. Questo permette un’accelerazione più rapida e una velocità massima più elevata, mantenendo contenuto l’aumento delle emissioni di CO2. Il propulsore 4xe con le sue solide prestazioni coniuga perfettamente potenza e sostenibilità; inoltre, grazie alla trazione integrale combinata con la tecnologia ibrida, consente di ridurre consumi ed emissioni.
    Grazie alle caratteristiche e alle prestazioni del propulsore, le capacità offroad di Jeep Avenger 4xe raggiungono nuove, entusiasmanti vette. Anche se il modello a trazione anteriore era già impareggiabile nella sua categoria, la variante 4xe beneficia di importanti upgrade come il miglioramento degli angoli d’attacco, di dosso e d’uscita, l’aumento di 10 mm dell’altezza da terra e il guado fino a 400 mm. Inoltre, la trazione integrale è sempre disponibile. 
    Sistema di trazione integrale intelligente
    Il propulsore, combinato con il riduttore 22,7:1 posizionato sull’asse posteriore, eroga una coppia di 1.900 Nm alle ruote posteriori, garantendo una trazione ineguagliabile. Questa capacità permette di superare pendenze vicine al 40% su terreni impegnativi come la ghiaia e fino al 20% in assenza di aderenza sull’asse anteriore.
    La Jeep Avenger 4xe è dotata inoltre di un sistema di trazione integrale intelligente, che garantisce una capacità 4×4 sempre disponibile quando serve. A basse velocità (fino ai 30 km/h), la trazione su tutte e quattro le ruote è permanente, con una ripartizione 50:50. Alle medie velocità (da 30 a 90 km/h), la trazione sull’asse posteriore si attiva solo su richiesta. Va sottolineato che, anche con zero Nm di coppia, il motore elettrico posteriore rimane collegato alle ruote posteriori per eventuali necessità impreviste. Quando la trazione integrale è inserita, la distribuzione della coppia si basa sulla reale necessità del momento, con una potenziale ripartizione fino a 50:50. A velocità elevate (oltre i 90 km/h), la trazione anteriore diventa permanente e il motore elettrico posteriore viene scollegato dall’asse per ridurre al minimo il consumo di carburante.
    La funzione Selec-Terrain di Jeep Avenger 4xe permette al conducente di selezionare la modalità più appropriata per ogni situazione: Auto, con trazione integrale solo su richiesta, ideale per la guida di tutti i giorni con emissioni minime di CO2; Snow, per un migliore controllo della stabilità e una trazione integrale intelligente per viaggiare in sicurezza anche in condizioni invernali; Sand&Mud, adatta ai terreni irregolari con rapporti di cambio specifici e controllo di trazione; Sport, che esalta al massimo la potenza e la coppia erogate dal sistema 4xe, con l’aggiunta dell’e-boost sulle ruote posteriori.
    Una caratteristica esclusiva di Jeep Avenger 4xe è l’innovativa configurazione con sospensioni posteriori Multilink, sviluppata e lanciata da Jeep. Questo sistema, tipicamente presente sui veicoli di dimensioni più grandi, migliora l’articolazione dell’asse posteriore, assicurando uno straordinario livello di comfort sulle strade dissestate. 
    Design e interni: ecco come sono
    Dal design audace degli esterni agli interni meticolosamente realizzati, la Jeep Avenger 4xe testimonia l’incessante ricerca dell’eccellenza da parte di Jeep e offre un’esperienza di guida straordinaria, che non teme rivali. In Jeep Avenger 4xe, il design funzionale incontra ed esalta il puro DNA di Jeep con esterni dedicati, realizzati non solo per distinguersi dalla massa, ma anche per soddisfare al meglio le esigenze dell’offroad. Tra le dotazioni di questa vettura ci sono il gancio traino posteriore, sedili realizzati con un materiale due volte più resistente e completamente impermeabile e barre sul tetto di serie per aumentare la capacità di carico di attrezzature sportive, un must per chi pratica kayak e rafting. I sedili sono inoltre protetti da una soluzione antimacchia e antifango, che ne facilita la pulizia.
    Nella progettazione della Avenger 4xe, Jeep ha dato la massima priorità alla sicurezza del veicolo. Gli elementi esterni rinnovati catturano immediatamente lo sguardo. Tra questi, i fendinebbia ridisegnati e posizionati leggermente più in alto e verso l’esterno migliorano la visibilità notturna del veicolo. Anche le barre sul tetto e il gancio traino posteriore sono stati realizzati con cura per completare la robustezza del veicolo.
    I paraurti anteriori e posteriori sono realizzati in materiale colorato con finitura antigraffio; nella parte anteriore, il nuovo paraurti espone la ruota, offrendo sicurezza e solidità sui terreni rocciosi, e presenta un rivestimento più alto e sporgente che protegge la targa dagli urti. Inoltre, i componenti vitali come la griglia anteriore inferiore e il radar sono protetti da robusti paraurti che assicurano resistenza e longevità anche su sentieri sconnessi. La Jeep Avenger 4xe presenta inoltre nuove fasce adesive opzionali sul cofano, anch’esse funzionali e non solo votate all’estetica, come del resto ogni dettaglio del marchio Jeep. Queste fasce adesive, in particolare, sono realizzate in materiale opaco, per evitare fastidiosi riflessi del sole durante la guida.
    Gli pneumatici M+S di serie garantiscono una trazione affidabile nelle più svariate condizioni atmosferiche, mentre quelli All Terrain 3PMSF sono disponibili come optional per una maggiore aderenza sui terreni più difficili. I cerchi saranno di colore nero, per garantire una qualità estetica intatta nel tempo, indipendentemente dal terreno e dai contesti di guida della vettura.
    Gli ordini per la Jeep Avenger 4xe si apriranno entro la fine del 2024.
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    F1, A Monaco un ospite indesiderato: il graining

    Un fattore da tenere in considerazione, nel Gp di Monaco, per l’analisi delle gomme, è il graining che potrebbe essere un “ospite” non particolarmente desiderato per i piloti impegnati a Monte Carlo.

    Il Gran Premio di Monaco è uno degli appuntamenti storici nel calendario della Formula 1 e, quest’anno, raggiunge un traguardo importante. Quella che andrà in scena questo fine settimana sarà infatti la settantesima edizione valida per il Campionato del Mondo Piloti, visto che ci sono state altre undici edizioni di questa gara – dieci prima dell’istituzione della massima competizione automobilistica, una nel 1952, quando corsero vetture Sport a ruote coperte.
    Come tradizione, la scelta della Pirelli per quanto riguarda le mescole delle gomme slick è caduta sul tris più morbido a disposizione quest’anno, vale a dire quello composto dalla C3 come Hard, dalla C4 come Medium e dalla C5 come Soft. Come quasi sempre accade sui tracciati cittadini, che hanno un asfalto particolarmente liscio visto che viene normalmente utilizzato quotidianamente dalle vetture stradali, i pneumatici devono poter offrire la massima aderenza possibile.

    La gara di Monaco è quella dove le forze cui sono sottoposti i pneumatici sono fra le più basse di tutta la stagione perché la velocità media con cui vengono completati i 3,337 metri di lunghezza del tracciato è molto ridotta, con curve che vengono affrontate anche a meno di 50 km/h e soltanto per circa il 30% del giro viene percorso in pieno. Peraltro, il fatto che siano ben 78 i giri previsti la domenica determina una frequenza decisamente superiore alla media di ogni fenomeno che caratterizza il comportamento dei pneumatici, in particolare per quanto riguarda la densità dell’energia sviluppata in fase di trazione. Un altro fattore da tenere in considerazione nell’analisi delle gomme è il graining che, soprattutto i primi giorni, potrebbe essere un ospite non particolarmente desiderato.

    Su una pista in cui il margine d’errore è praticamente ridotto a zero, un elemento che caratterizza l’evoluzione dei tempi sul giro è la fiducia con cui i piloti – a prescindere dalla conoscenza pregressa del tracciato – affrontano le 19 curve e tutti i trabocchetti che vi sono disseminati. L’obiettivo di ogni pilota F1 è di limare progressivamente la ricerca della traiettoria migliore, avvicinandosi sempre di più ai guardrail, spesso sfiorandoli con la spalla dei pneumatici: riuscirci senza rompere nulla è la chiave per conquistare una buona posizione in griglia, fondamentale per il risultato finale visto che i sorpassi sono pressoché impossibili, anche in presenza di una differenza di prestazione fra vetture nell’ordine dei secondi: figuriamoci quanto possa essere decisiva la qualifica in una stagione come questa, dove sono i millesimi di secondo a scandire l’ordine di schieramento davanti ai semafori della partenza
    Su una pista del genere è praticamente inevitabile l’intervento della safety-car (77% di probabilità, in media quasi due volte per gara) ma l’edizione scorsa è, curiosamente, filata via liscia, senz’alcuna neutralizzazione. Dal punto di vista strategico, sulla carta c’è una sola opzione: la sosta singola, cercando di ritardarla il più possibile proprio per poter eventualmente approfittare di una safety-car per minimizzare il tempo perso in pit-lane. LEGGI TUTTO

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    F1, Gp di Monaco: numeri e curiosità della gara di Monte Carlo

    Numeri e curiosità della gara di Monte Carlo che si correrà domenica 26 maggio sul circuito di Monaco.credit: @Scuderia Ferrari Press Office

    3. I circuiti nella storia della Formula 1 con un tunnel nel loro layout. Il più celebre è indubbiamente quello di Monte Carlo nel quale il tratto al coperto coincide con il punto più veloce della pista nonostante si tratti a tutti gli effetti di una curva. L’altro tracciato con una galleria nel suo attuale layout è quello di Yas Marina ad Abu Dhabi, e il punto in questione si trova in uscita dalla corsia box. Il terzo circuito con tunnel è stato in calendario fino al 1988 ed era quello cittadino di Detroit, negli Stati Uniti.
    5. I piatti tipici della cucina monegasca. Il più celebre è il barbagiuan, uno stuzzicante antipasto preparato con ravioli ripieni di formaggio e zucca, poi fritti in olio. A volte si aggiungono gli affettati e le bietole, o ancora ricotta e spinaci. La pasta è croccante all’esterno e morbida all’interno. La ricetta ha origini liguri e il nome deriva dal suo inventore, Zio (barba) Giovanni (giuan). C’è poi la gustosa socca, un piatto molto simile alla farinata ligure, preparata con farina di ceci, acqua, sale, pepe e olio di oliva, croccante fuori e morbida dentro. Si dice che sia nata circa 8.000 anni fa e che i marinai francesi non si imbarcassero senza prima aver mangiato questo piatto. Un altro dei protagonisti della tavola monegasca è lo stocafi. Si intuisce già dal nome che si sta parlando di stoccafisso, nella fattispecie cucinato nel vino con pomodori e aromatizzato con erbe, di solito servito con olive nere e patate. È un piatto leggero e povero di grassi che esalta molto i sapori mediterranei. Da ricordare anche la pissaladière, una ricetta diffusissima di origine ligure: si tratta di una golosa focaccia farcita con acciughe, capperi, cipolle caramellate e olive. Il nome deriva da pissalat (abbreviazione di pesce salato) che è una crema a base di acciughe con cui viene condita la focaccia. Infine passando ai dolci non si può dimenticare la crêpe Suzette, con zucchero a velo e qualche goccia di Grand Marnier. La leggenda narra che al Café de Paris di Monte Carlo nel 1895 uno chef, per caso, preparò dei pancake con il liquore e improvvisamente il tutto prese fuoco. Il principe del Galles, quel giorno a pranzo nel locale, vide la scena e ne rimase affascinato volendo sapere il nome della ricetta, ma lo chef ammise che era stata inventata. Il principe propose poi di dare al piatto il nome Suzette, in onore della ragazza con lui a pranzo quel giorno, figlia di un amico.
    6. I più importanti eventi sportivi che si tengono nel Principato di Monaco. Il più rilevante è indubbiamente il Gran Premio che si tiene fin dal 1929 e ora è una gara di Formula 1. Ma a Monte Carlo si tiene anche l’E-Prix di Formula E e il celebre Rally, quasi sempre parte del calendario valido per il Mondiale. Da ricordare anche il Grand Prix de Monaco Historique, riservato alle vetture di Formula 1 del passato. Gli altri due grandi eventi sono il Masters 1000 di tennis, uno dei tornei più importanti al mondo sulla terra battuta, e l’International Jumping de Monte Carlo, uno dei principali concorsi di equitazione del pianeta.
    30. I sorpassi nelle ultime sei edizioni del Gran Premio di Monaco. Con l’aumentare delle dimensioni delle vetture i cambi di posizione sono diventati sempre più rari. Nel 2017 ce ne furono tre, nel 2018 sei, nel 2019 due – entrambi effettuati da Charles Leclerc – e nel 2021 addirittura uno solo, al primo giro. Nel 2022 ci sono stati cinque sorpassi, mentre lo scorso anno ce ne furono 13.

    1961. L’anno in cui, proprio a Monte Carlo, l’11 maggio, venne fondata la Grand Prix Drivers’ Association (GPDA). L’associazione nacque con l’intenzione di migliorare la sicurezza all’interno dei circuiti, sia per i piloti che per gli spettatori. Il primo presidente della storia fu Stirling Moss, che ricoprì questo ruolo fino al proprio ritiro nel 1963, lasciando il posto a Joakim Bonnier. Quando Jackie Stewart divenne presidente i piloti iniziarono a farsi sentire: la prima grande vittoria fu registrata nel 1969, quando la GPDA fece annullare il GP del Belgio a causa della pericolosità del circuito di Spa-Francorchamps. L’anno successivo, nel 1970, la GPDA convinse il Circus a disputare il Gran Premio di Germania sul tracciato di Hockenheim, piuttosto che al Nürburgring. Con il ritiro di Stewart il peso dell’associazione scese fino a farla scomparire all’inizio degli anni Ottanta. La GPDA fu riformata nel weekend del Gran Premio di Monaco 1994, dopo le morti di Ayrton Senna e Roland Ratzenberger e dallo spaventoso incidente di Rubens Barrichello, durante il tragico Gran Premio di San Marino di due settimane prima. Nel 1996 l’associazione divenne una società con una costituzione formale e un ufficio permanente a Monaco. I membri votano per decidere il loro leader. Attualmente come direttore della GPDA c’è George Russell, ma nel gruppo direttivo ci sono anche gli ex piloti Alexander Wurz e Sebastian Vettel. LEGGI TUTTO

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    F1, Vasseur: “A Monaco contiamo di essere protagonisti”

    VASSEUR Frédéric (fra), Team Principal & General Manager of the Scuderia Ferrari, portrait during the Formula 1 Rolex Australian Grand Prix 2024, 3rd round of the 2024 Formula One World Championship from March 22 to 24, 2024 on the Albert Park Circuit, in Melbourne, Australia – Photo Eric Alonso / DPPI – credit: @Scuderia Ferrari Press Office

    Il Gran Premio di Monaco è l’ottava gara della stagione, nonché la corsa di casa di Charles Leclerc, che, sulla pista più prestigiosa del mondiale F1, ha vissuto per due volte l’emozione della conquista della pole position ma la domenica ha sempre raccolto poco.
    Le parole di Fred Vasseur, alla vigilia dell’appuntamento sul circuito del Principato che si correrà domenica 26 giugno.
    “A una settimana dalla nostra gara di casa a Imola – ha detto il Team Principal della Ferrari – il prossimo weekend tocca a quella di Charles, e come squadra vogliamo aiutarlo a chiudere il conto aperto che ha con la pista di Monte Carlo. Carlos, dal canto suo, ama molto il tracciato del Principato sul quale ha ottenuto il suo primo podio al volante di una Ferrari, dunque le motivazioni per entrambi sono molto alte”.
    Vasseur ha poi aggiunto: “Come è noto quello di Monaco è un circuito sul quale i sorpassi con l’attuale generazione di monoposto sono molto difficili. La qualifica sarà di importanza fondamentale: dovremo provare a fare quello step che in questa stagione ancora ci è mancato per partire davanti a tutti. Al simulatore così come nei meeting con gli ingegneri ci siamo preparati nei dettagli e contiamo di essere protagonisti”. LEGGI TUTTO

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    Piazza di Siena, sull’Ovale spunta l’Aston Martin di F1!

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    4 fattori che possono cambiare il mondiale F1 2024

    LECLERC Charles (mco), Scuderia Ferrari SF-24, portrait during the Formula 1 MSC Cruises Gran Premio del Made in Italy e Dell’Emilia-Romagne 2024, 7th round of the 2024 Formula One World Championship from May 17 to 19, 2024 on the Autodromo Enzo e Dino Ferrari, in Imola, Italy – Photo Florent Gooden / DPPI – credit: @Scuderia Ferrari Press Office

    A furia di guardare gli scarichi della Red Bull, a Maranello hanno perso di vista gli specchietti, ed ecco che è comparsa la McLaren. Si scherza, ma da Miami in poi quella che abbiamo visto è una McLaren diversa, una McLaren velocissima, capace di battagliare con tutti, anche con chi, come Max Verstappen sembrava irraggiungibile fino a qualche settimana fa. La Rossa invece dovrà continuare a spingere, anche più di prima, perché sì gli aggiornamenti sembrano rispondere nella maniera corretta, tuttavia lo step fatto tra le mura di Woking è andato ben oltre le aspettative di tutti.
    Dal weekend di Imola viene fuori quindi una Formula 1 inaspettatamente combattuta, con Red Bull, McLaren e Ferrari molto vicine tra di loro. Questo ritrovato equilibrio in pista, se verrà confermato nelle prossime gare, ci regalerà un prosieguo di stagione entusiasmante, in cui saranno i dettagli a fare la differenza.
    Difficile pensare che Max possa cedere il trono, ma di sicuro al campione olandese toccherà sudarsi ogni vittoria, tappa per tappa, sotto il fuoco incrociato di McLaren e Ferrari.
    Possiamo quindi ipotizzare quali saranno i fattori che potranno condizionare la stagione F1 2024 da qui in avanti.

    FATTORE QUALIFICA
    Ora che la distanza tra le prime tre scuderie si è assottigliata, il sabato di qualifica risulterà una sessione dall’enorme peso specifico nell’economia del weekend. Quando lo scorso anno, la Red Bull dominava in lungo e in largo in gara, chiunque facesse la pole il sabato era consapevole di dover capitolare poi la domenica di fronte al mostruoso passo gara di Red Bull. Lo sanno bene i tifosi della Rossa, una vettura che negli ultimi anni si è dimostrata super competitiva in qualifica, ma non altrettanto in gara.
    FATTORE GOMMA
    Nel 2023 Red Bull era l’unica scuderia capace di gestire il problema di usura delle gomme. Questo è stato a lungo uno dei segreti del dominio di Max. Tanto che anche nelle gare in cui la supremazia della RB19 appariva meno netta, gli avversari (Ferrari in particolare) andavano in contro a un repentino crollo di prestazione dopo pochi giri di gara. Quest’anno Ferrari e McLaren non hanno più questo tallone d’Achille. E così, tolto il problema alla radice, a fare la differenza nei singoli weekend sarà la capacità individuale dei piloti di gestire la mescola.
    FATTORE PISTA
    Questo versioni “Evo” delle tre contendenti sono tutte da scoprire. Nei prossimi mesi capiremo il comportamento delle vetture sui layout più disparati. La configurazione del tracciato farà la differenza e Monaco, in quanto pista atipica, ci darà già qualche risposta interessante in merito.
    FATTORE MAX
    Per una McLaren che cresce e una Ferrari che evolve, c’è un Max Verstappen fenomenale. Con una scuderia allo sbando, in cui tutti sembrano essere con il coltello tra i denti e le valigie in mano, Max sta facendo un qualcosa di incredibile. Tra la partenza di Newey e un Horner mezzo spodestato, Max si è messo sulle spalle la Red Bull dimostrando una mentalità da leader assoluto. Avrebbe tutti gli alibi del mondo, invece sembra involarsi verso un altro titolo mondiale, chapeau. LEGGI TUTTO

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    Gp Imola F1 2024, le pagelle: Verstappen superiore a Red Bull, Ferrari dolceamara, Alonso bocciato

    – credit: @Scuderia Ferrari Press Office

    Va in archivio il primo appuntamento europeo di questa stagione di Formula 1, sul celebre circuito di Imola, come sempre carico di emozioni e passione a tinte rosse. E sebbene il risultato, ovvero la vittoria di Max Verstappen, sia il solito di tante altre occasioni, la sensazione è che sia iniziato un nuovo mondiale: il duello finale con la McLaren di Lando Norris consegna un equilibrio di prestazioni che da tempo non si vedeva in pista. Senza dimenticare la Ferrari, che con la sua versione 2.0 ritrova il podio nel circuito di casa dopo 18 anni, grazie a Charles Leclerc. Una prestazione buona ma che lascia dell’amaro in bocca, viste le premesse della vigilia. Buono il week-end di Yuki Tsunoda, in crescendo la Mercedes, mentre i peggiori si rivelano Sergio Perez e Fernando Alonso. Questo e molto altro nelle pagelle del Gran Premio dell’Emilia Romagna.
    VOTO 9 A VERSTAPPEN, LA VERA ANIMA RED BULL
    Se qualcuno avesse ancora dubbi sulle qualità di Max, si guardasse le qualifiche e la gara del Gp dell’Emilia Romagna. Con una Red Bull mai così in difficoltà nelle ultime due stagioni (ad eccezione di Singapore 2023), il campione del mondo spinge oltre ogni limite la sua vettura, trascinandola sul gradino più alto del podio con una prova di astuzia, lucidità e esperienza innata. Dalla scia di Hulkenberg alla difesa strenua nei confronti di Lando Norris negli ultimi giri; in mezzo, il solito ritmo martellante, che stavolta non ha fiaccato la concorrenza. Chiaro segnale di un cambio delle gerarchie? Lo scopriremo presto. Ma la sensazione è che, oggi, sia più la Red Bull ad avere bisogno di Max Verstappen, che il contrario.
    VOTO 8 A NORRIS, IL VERO VICE-VERSTAPPEN
    Se uno guarda la classifica piloti trova Lando Norris al quarto posto, a 60 punti da Verstappen. Ma la realtà va oltre i numeri, ed è molto chiara: l’inglese della McLaren è, ad oggi, il rivale più accreditato per l’olandese in questo mondiale. Anche a Imola il britannico sfrutta la scia di entusiasmo scaturita dalla prima vittoria in carriera a Miami, tirando fuori una gara di assoluta intelligenza: in controllo per 3/4, prima di sferrare l’attacco finale negli ultimi giri, in cui divora 7 secondi al pilota della Red Bull. L’aggancio avviene all’ultimo giro: troppo tardi per ingaggiare un duello senza quartiere e conquistare la seconda vittoria consecutiva. Ma con un giro in più…
    VOTO 7 A TSUNODA, SEMPRE PIU’ POST-PEREZ
    L’appuntamento di casa per la scuderia di Faenza conferma il buonissimo stato di forma della Racing Bulls e, in particolare, di un agguerrito Yuki Tsunoda. Il giapponese, sin dal venerdì, si dimostra in palla e nettamente superiore al compagno di squadra, Daniel Ricciardo. Per certi tratti sembra potersela giocare per posizioni da sogno, ma passo passo viene risucchiato dal gruppone, fino a concludere la gara ai margini della zona punti, in decima posizione. Un risultato da analizzare oltre il semplice piazzamento: prova di sostanza e maturità, in continuità con quanto visto nelle prime gare stagionali. Se continua così, la Red Bull non deve guardare troppo lontano per il post-Sergio Perez…
    VOTO 6 ALLA FERRARI, BENE MA NON BENISSIMO
    Attese e speranze enormi, quelle della Ferrari 2.0 in vista di Imola, non rispettate del tutto. È vero, alla fine arriva il podio con il terzo posto di Charles Leclerc, prima volta dal lontano 2006. Eppure, rispetto alla vigilia si avverte una sensazione di leggera delusione; gli aggiornamenti non sembrano aver risolto del tutto i (pochi) problemi della SF-24, che continua a soffrire soprattutto sul giro secco, in particolare nel primo settore. A questo, poi, c’è da aggiungere una strategia non proprio impeccabile con entrambi i piloti, un po’ troppo penalizzati nella scelta di allungare il primo stint con gomme medie. Resta, comunque, l’ottimo ritmo mantenuto nella parte centrale, prima dell’errore del monegasco alla Gresini, che ha compromesso la rincorsa a Norris. Il potenziale si intravede, ora va solo sfruttato a dovere.
    VOTO 5 A PEREZ, IL VERO TERMOMETRO DELLA RED BULL
    Inutile girarci intorno: il vero livello della Red Bull a Imola è quello di Sergio Perez. Il messicano non digerisce il circuito del Santerno sin dal venerdì, sbagliando a ripetizione e finendo anche a muro nelle FP3. Segnali inquietanti, che hanno fatto da preludio alla qualifica horror chiusa all’11° posto. Ricostruire la gara da quella posizione è impresa ardua, e non a caso Checo deve accontentarsi dell’8° posto al traguardo. Risultato che rispecchia le difficoltà sue e della vettura, lontana parente del bolide dominante del 2023 e dell’inizio di questa stagione.
    VOTO 4 AD ALONSO, RESPINTO DA IMOLA
    Nel teatro dei duelli epici con Michael Schumacher tra il 2005 e il 2006, Fernando Alonso si ritrova catapultato in una realtà mediocre. Lo spagnolo fatica sin dal venerdì, denotando difficoltà nell’adattarsi al tracciato. Il tutto, poi, viene ulteriormente compromesso dall’incidente delle FP3, che di fatto impedisce una corretta gestione delle qualifiche, terminate desolatamente all’ultimo posto. In gara cerca di fare quel che può, ma la musica non cambia: tra strategia avventata e diverse sbavature, alla fine l’asturiano chiude ancora ultimo. Un week-end nero, da mettere subito alle spalle. LEGGI TUTTO