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    Ducati pigliatutto in MotoGP: il successo manca solo in due piste

    ROMA – La MotoGP ha ufficialmente imparato a conoscere Marco Bezzecchi; il riminese aveva già stupito tutti al suo primo anno, meritandosi la palma di miglior rookie del 2022. La stagione 2023 è cominciata ancora meglio, con tre podi consecutivi, e in crescendo: terzo posto in gara a Portimao, secondo posto nella Sprint in Argentina, seguita dalla vittoria in gara. Un risultato storico anche per Ducati, visto che si è trattata della prima affermazione della scuderia di Borgo Panigale sul tracciato di Termas de Rio Hondo.  LEGGI TUTTO

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    MotoGP, Bezzecchi: “Crescita sorprendente. Classifica? L'ho guardata e ho goduto”

    ROMA – Marco Bezzecchi è il volto del momento in MotoGP, dopo aver raccolto la prima vittoria in carriera nella classe regina, imponendosi in Argentina; un trionfo che gli ha anche consegnato la testa momentanea della classifica. Temi raccontati in un’intervista a Sky Sport, in cui ha ammesso: “Sicuramente è stata una crescita sorprendente anche per me, non me l’aspettavo così rapida. Ma dall’anno scorso i ragazzi mi hanno aiutato molto, mi hanno fatto sentire molto bene, mi hanno dato una mano per andare sempre un po’ meglio. Sarà difficile lottare per il podio tutte le gare perché ci sono piloti fortissimi e molto più esperti di me, ma intanto un pezzettino l’ho messo lì. Cercherò di essere sempre veloce, e dove avrò la possibilità cercherò di lottare”. LEGGI TUTTO

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    Dacia: “Siamo il brand che capisce bene i bisogni dei clienti”

    Trovare gli ingredienti di un successo senza precedenti nell’automotive di oggi può sembrare complesso, se non lo inquadri nella realtà oggettiva in cui si è esprime. Ma non è nemmeno giusto banalizzarlo, ridurlo a una semplice questione di prezzo quando si sta cercando di uscire dal post Covid, mentre tutto intorno il mondo sembra implodere tra guerra, crisi di microchip, prezzi folli per energia e materie prime, in azione e ora anche i crac bancari. In mezzo al delirio, c’e? un fenomeno di nome Dacia che sembra non farsi scalfire da nulla. Con numeri da record fondati su un concetto semplice: l’essenziale, inteso come insieme di prezzo, design, tecnologia.
    Dacia Jogger, la prova dell’ibrida sostenibile e accessibile
    Bellezza, qualità e affidabilità low-cost
    Concetto capace di soppiantare quello primordiale di low-cost, come spiega Xavier Martinet, direttore marketing e vendite globale di Dacia: “Se dico low-cost evidenzio solo un elemento della proposta: il prezzo. E non e? corretto, perche? Dacia e? piu? di questo, e? anche tecnologia, design, qualita? dei motori. L’auto deve rispecchiare il nostro modo di essere, e? anche per questo che la compriamo. La vogliamo e ciente, affidabile e bella. E per Dacia la bellezza coincide con l’essenzialita?”.
    Un percorso che viene da lontano, dal cambio di logo dello scorso giugno e dal riposizionamento del brand che si e? evoluto rimanendo fedele a se stesso, all’equilibrio nel rapporto qualita?-prezzo. “Il prezzo e? un’opportunita? concessa anche dal fatto di poter condividere piattaforme e fare economie di scala all’interno del Gruppo Renault. Al Salone dell’auto di Bruxelles, la nostra Jogger era l’unico crossover ibrido sotto i 40.000 euro. Ma un brand deve avere anche personalita? e sostanza”.
    Record di vendite
    E Dacia ne ha in abbondanza a giudicare dalle vendite record in Europa e in Italia del 2022 (rispettivamente 573.000 e 67.300 immatricolazioni, cioe? +3,7% e +9,2%) con quote mercato impennate a 7,2% tra priva- ti e 3,4% in generale in Europa (8,3% in Italia, ormai terzo costruttore straniero piu? venduto). “Oggi non c’e? nulla di scontato. Con la nostra loso a, la cosa piu? diffcile e? proprio decidere ogni volta cosa e? essenziale e cosa non lo e?. Un lavoro quotidiano di aggiornamento sul rispetto della promessa al cliente di dare sempre il miglior rapporto tra qualita? e prezzo. Per questo e? molto piu? di cile dire no che si? sull’essenziale”.
    Motorizzazioni sostenibili
    L’esempio perfetto collega il discorso all’altro pilastro di Dacia quello della sostenibilita?: “Quando introducemmo la Sandero nel 2017 dovevamo decidere con quali motori. Allora per noi l’essenziale coincise con quello che immaginavamo fosse il desiderio del cliente: benzina e GPL. Una scommessa che in Italia si sentiva fortissimo e che ora e? diventata globale. Morale: nel 2022 il 34% delle vendite di Dacia in Europa vengono dal GPL, in Italia addirittura il 70% con 44.699 immatricolazioni, il 36% di quota. Un’altra vittoria dell’essenziale”.
    Soprattutto se consideriamo che la motorizzazione bi-fuel ECO-G 100 produce -11% di emissioni di CO2, +10% di prestazioni e -40% di spesa. Una sostenibilita? reale messa a rischio dalla futura normativa Euro7 di cui ancora non si ha certezza. “Noi speriamo di poter continuare con il GPL anche se non sono tutti chiari i requisiti del nuovo Euro7, in particolare per quello che riguarda le RDE, le Real Dri ve Emission. Di certo non possiamo aspettare i tempi della politica, dobbiamo investire sulla base di precise strategie commerciali”.
    Anche per questo motivo e? difficile fare previsioni sul mercato del 2023: “L’ambizione e? quella di continuare a crescere. E se come sembra il mercato europeo crescera?, Dacia lo fara? un po’ piu? di altri perche? siamo in linea con le attese dei consumatori. Per poi aspettare le tante novita? in arrivo. Nel 2024 la nuova generazione del Duster, nel 2025 l’altro Suv a meta? tra segmento C e D, il Bigster e poi altri due modelli, uno nel 2026 e uno nel 2027”.
    Ma la sostenibilita? di Dacia, dicevamo ha anche altre facce, tra leggerezza e materiali riciclati. “I materiali provenienti da riciclo saranno una caratteristica della nuova Duster, che ne usera? circa il 24% contro l’attuale 12% utilizzati nei diversi modelli Dacia (la media del mercato e? dell’8%, ndr). Senza dimenticare il lavoro fatto sul risparmio del peso, ad esempio sulla Jogger. Meno acciaio significa, meno peso, meno cavalli e quindi anche meno consumi ed emissioni. E lo stesso vale per l’elettrica Spring che pesa solo 970 kg”.  L’essenziale, appunto, e sempre al prezzo giusto. LEGGI TUTTO

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    Viaggio nella Rimini di Bezzecchi: “In pista ricorda Valentino Rossi”

    RIMINI – Si scrive Marco Bezzecchi, si legge una bella storia da raccontare. Perché dietro al primo successo di Marco in MotoGP c’è tanto altro. Attenzione, però, nulla di pirotecnico, ma “solo” una bella storia fatta di voglia, passione e semplicità. Quella che accompagna Marco dal 1998, il suo anno di nascita, figlia anche della Viserba – cittadina in provincia di Rimini – nella quale ha sempre fieramente vissuto, e dove ha iniziato a sviluppare l’amore per le due ruote. La foto del piccolo Bezzecchi con la sua prima minimoto, che replicava in qualche modo la Yamaha M1 di Valentino Rossi nella stagione 2004, del resto è diventata virale, e marca in un qualche modo il punto di partenza della sua storia sportiva.
    La prima mini moto
    «All’inizio non era super eccellente – la conferma di mamma Daniela – anzi sembrava quasi timoroso». «Faceva due o tre giri – approfondisce papà Vito – poi, se c’era troppo traffico in pista, diceva “andiamo a casa”. Ricordo bene la prima Minimoto: blu, come i colori Yamaha di Valentino, con il suo nome». A sentire ora queste parole viene da sorridere, ma il Bezzecchi attuale è figlio di una serie di progressi costanti e importanti. Lo sa bene bene la famiglia Zocchi, papà Giuliano e i figli Denis e Stefano, gestori della storica pista di minimoto di San Mauro Mare – 15 minuti da Viserba – dove Marco ha iniziato.
    Impennate e partenze
    «Oggi per me Bezzecchi significa impennate – apre Denis – dato che quando viene a girare si fa dei giri completi in impennata, ma lo abbiamo conosciuto da avversario, dato che ai tempi delle minimoto era il più grande rivale di Mattia Casadei ( ora in MotoE , ndc ), che correva per il nostro team. Quando è passato alle ruote alte Vito ha chiamato mio padre, per insegnargli a mettere le marce e a partire». «Le partenze – lo incalza Giuliano – erano il suo problema. Sfruttando le giornate di chiusura della pista ci lavorammo tanto, e ora sembra diventato un suo punto forte. Quei momenti mi sono rimasti dentro : è uno determinato. Ai tempi delle minimoto non era come Valentin o, che a volte buttava delle gare per irruenza: è sempre stato più preciso». «Era un bambino riservato – riprende Denis – ora è molto più estroverso, anche grazie alla VR46 Riders Academy, mentre la focosità nel momento clou è rimasta la stessa, anche se fuori dal box è la persona più tranquilla del mondo. È sempre andato forte, ma come altri, quindi posso dire che si sia costruito negli anni».
    Sul pezzo
    Anni nei quali, come in tante altre storie a due ruote, gli investimenti della famiglia non sono mancati, sospinti dalla passione per le moto che in Romagna contagia più di un abitante su due. «All’inizio vi sono lo sforzo economico a carico della famiglia – spiega Vito – e il tempo che non dedichi al resto della famiglia o al lavoro». Non pensate però che Marco fosse uno di quei ragazzini inconsapevoli di ciò che gli accadeva intorno, perché fareste un grave errore. A confermarlo con un aneddoto è Giorgio Marzola, capo del team – Minimoto Portomaggiore – con il quale Bez ha vinto il CIV – Campionato Italiano Velocità – Moto3 nel 2015. «L’ho conosciuto a 12 anni: con le minimoto era veloce, ma non era scontato che lo fosse anche con le moto vere. Ricordo che nell’estate durante la quale programmammo il suo debutto nel CIV Moto3 lui volle assistere a tutta la riunione, compresi i momenti relativi a soldi e progetto tecnico: la dimostrazione che era un professionista affamato sin da ragazzino. Se dicessi che ero sicuro che sarebbe diventato il pilota che è sarei bugiardo, ma che avesse del talento era chiaro, del resto ha debuttato nel CIV Moto3 con un podio, vincendo la terza. E ora si merita tutto quello che sta ottenendo».
    Anno da ricordare
    Il 2015 è un anno, per le due ruote, destinato ad essere ricordato. Per i più rappresenterà sempre l’anno dello scontro Rossi – Marquez, ma per Bezzecchi ha rappresentato forse la chiave di volta della sua carriera. Non solo per il titolo italiano che ha posto i primi riflettori su di lui, ma anche – o forse soprattutto – per i primi contatti con la VR46, della quale diventerà un pupillo dall’anno successivo. «È singolare che il primo incontro con Vale – ha raccontato lo stesso Bezzecchi – non sia stato in Italia ma in Qatar (quando Bez debuttò nel Mondiale con la Mahindra , ndc). «L’ho salutato e mi ha detto a sorpresa “Tu sei Bezzecchi, ti ho visto correre”. Da lì mi ha invitato al ranch, e tutto è partito». «Quando Carlo Casabianca (storico preparatore di Rossi e dei piloti VR46 , ndc ) me l’ha segnalato – il racconto di Alessio “Uccio” Salucci – gli dissi “Hai ragione, c’è qualcosa in questo ragazzo che fa la luce, dobbiamo prenderlo con noi”. Abbiamo sempre scelto i piloti in pista, soprattutto guardandoli negli occhi, per capire la loro passione. Marco è stato bravo perché è cresciuto, è maturato, mantenendo però la sua voglia e la sua guida, fatta anche di istinto. E poi non puoi non volergli bene».
    Dentro Rossi, fuori Bez
    Difficile trovare qualcuno senza una parola buona per Marco, e questo ben prima che l’Argentina lo incoronasse vincitore. E questo anche per il suo essere speciale: non parlate di paragoni con Rossi o Marco Simoncelli, almeno fuori dalla pista. «Se lo guardi correre ti ricorda Rossi – la perfetta chiosa di Denis Zocchi – fuori ricorda Marco Bezzecchi, perché ha una personalità tutta sua. Si differenzia dagli altri, quindi può diventare un personaggio. Lui, Bagnaia e Bastianini posso diventare i nuovi Rossi, Capirossi e Biaggi». Semplicemente Bezzecchi. Anzi, per stare al passo con i tempi, “Simply the bez”. LEGGI TUTTO

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    Costruire il proprio box auto: arriva il bonus

    Prima il bonus veicoli sicuri, poi quello sui carburanti e per la patente. Gli “sconti” a tinte automobilistiche non si fermano. Perché oggi, infatti, il Governo ha varato il nuovo bonus box auto. Si tratta di una detrazione Irpef del 50% sulle spese per l’acquisto o la costruzione di un garage dove parcheggiare la propria auto. Il Governo ha prorogato la misura fino al 2024, ma per accedere al bonus è necessario soddisfare alcuni requisiti. LEGGI TUTTO

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    Razgatlioglu scaccia Morbidelli: “Yamaha ha posto per me in MotoGP”

    ROMA – “Futuro in MotoGP? Allo stato attuale, Yamaha ha posto per me per il prossimo anno, ma se non funziona cercherò altre squadre. Ho un contratto per loro ancora per un anno, poi vedremo se firmerò con loro o con qualcun altro”. Così Toprak Razgatlioglu parlando di un ipotetico futuro in MotoGP; dichiarazioni che in un certo senso “ignorano” la presenza di Franco Morbidelli: la permanenza in Yamaha del pilota italiano, infatti, è appesa un filo, nonostante l’exploit in Argentina. “Anche l’Aprilia va molto bene, sono migliorati molto; poi le Ducati sono molto forti, proprio come in Superbike. Ma la Yamaha ha vinto il titolo nel 2021, perché non dovrebbe una moto competitiva, il prossimo anno?”, si è chiesto il turco, in un’intervista rilasciata a Speedweek.  LEGGI TUTTO

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    ACI: su 40,2 milioni di auto circolanti, 10 hanno più di venti anni

    Roma, 4 aprile 2023 – Su 40,2 milioni di auto in circolazione, 10 milioni hanno più di 20 anni d’età. 5,9 milioni sono auto che hanno un’età compresa tra 20 e 29 anni, di cui la “Lista di Salvaguardia” ACI ne riconosce – per qualità, specifiche tecniche e di design- soltanto 388mila: il 7%. Sommando alle 388mila della Lista ACI i 3,9 milioni di auto “over 30” – auto che la normativa considera, automaticamente, auto storiche – il totale delle auto di valore storico e collezionistico raggiunge i 4,3 milioni di unità.

    Con un valore medio per auto pari a 24.200 euro, il patrimonio complessivo delle auto storiche sfiora i 104 miliardi di euro (il 5,4% del PIL) ed è distribuito per il 57% nelle Regioni del Nord Italia, per il 27% in quelle del Centro e per il 16% nel Sud e nelle Isole.

    Le auto storiche interessano e appassionano sempre più gli italiani. Il 62% degli appassionati non ne possiede neppure una. Il mercato di questa tipologia di vetture si espande con positive ricadute su tutta la filiera, sul turismo e sull’indotto generato dalla manutenzione, dalle fiere, dalle mostre e dalle manifestazioni a cui partecipano proprietari ed estimatori, tra cui sempre più i giovani, su tutto il territorio italiano. Sono 5,2 i miliardi spesi all’anno per il mantenimento delle auto storiche e quasi 2 i miliardi spesi annualmente per la partecipazione a manifestazioni ed eventi di motorismo storico. Un settore per il quale si richiede una regolamentazione normativa nazionale che distingua le auto storiche da quelle semplicemente vetuste.

    È quanto emerge dall’indagine “Il motorismo storico in Italia. 1° Rapporto sul mondo delle auto storiche”, realizzata dalla Fondazione Filippo Caracciolo, il centro studi dell’ACI, e presentata oggi al Senato. Per la prima volta viene analizzato il tema dal punto di vista

    normativo, economico e sociale, con dati ed elaborazioni che disegnano un fenomeno in crescita e un mercato che presenta notevoli prospettive di sviluppo.

    “Per la prima volta – ha dichiarato il Presidente dell’Automobile Club d’Italia, Angelo Sticchi Damiani- abbiamo uno studio sul motorismo storico che offre un’analisi approfondita di un fenomeno che coinvolge milioni di italiani, tra proprietari e appassionati”.

    “È un mercato non più di nicchia – ha sottolineato il Presidente dell’ACI – che si sta espandendo con ricadute economiche significative, in termini di valore e indotto, e che appassiona sempre di più anche le giovani generazioni. I dati presentati in questo Rapporto confermano l’urgenza di distinguere, a livello normativo, le auto storiche dalle auto vecchie, che sono insicure, fortemente inquinanti e non presentano alcun valore storico né collezionistico, anche per consentire alle Amministrazioni comunali di capire a quali consentire e a quali, invece, negare l’accesso ai centri storici”.

    “Tutto questo – ha concluso Sticchi Damiani – non solo per tutelare il valore di veicoli unici, testimoni dell’evoluzione dell’ingegno umano, della tecnologia, dello stile e del design – ma anche per evitare la crescita di preoccupanti sacche di elusione fiscale. Le auto storiche devono essere tutelate, le auto vecchie, invece, sostituite, e, per il bene dell’intero sistema-mobilità, i loro proprietari devono essere messi in condizione di acquistare auto più sicure, più efficienti e più rispettose dell’ambiente”.

    Le auto che presentano un reale interesse storico e collezionistico sono 4,3 milioni: il 43,9% del totale delle “over 20”. Di queste solo 388mila dei 5,9 milioni tra le auto di età compresa tra i 20 e i 29 anni hanno visto riconosciuto il loro valore storico e sono presenti nella Lista di Salvaguardia, redatta dagli esperti di ACI Storico, Stellantis Heritage, Registro Italiano Alfa Romeo (RIAR), Associazione Amatori Veicoli Storici (AAVS) e dal mensile specializzato Ruoteclassiche. Tra i modelli di auto più diffusi nella Lista sono presenti alcune versioni di Fiat Panda (circa 35mila esemplari), di Autobianchi Y10 (poco meno di 21mila) e di Fiat Punto (circa 13.700). Nella Lista, tuttavia, sono presenti anche modelli più rari. Per circa 400, infatti, si contano meno di 1.000 autovetture, per un totale di 36mila esemplari: circa un decimo delle auto in Lista.

    Lo studio evidenzia che a livello territoriale esiste una correlazione tra la diffusione di auto storiche e reddito pro capite, laddove le auto del parco circolante ultraventennale sono diffuse soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, mentre le auto di maggiore pregio storico e valore economico sono concentrate quasi esclusivamente nelle aree del nord del Paese. LEGGI TUTTO

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    Bezzecchi Mondiale? Ecco perché si può

    Nell’odierna MotoGP, la griglia dei 22 piloti titolari comprende 13 campioni del mondo e sei vice. Un’élite che, incredibilmente, non comprende Marco Bezzecchi. Quanto fatto nelle categorie più piccole, però, non è necessariamente un indice fedele sul valore di un pilota in classe regina: lo insegna, ad esempio, Fabio Quartararo, che in quattro stagioni tra Moto3 e Moto2 vinse un solo GP, per poi diventare istantaneamente un top rider al massimo livello. E lo stesso Bezzecchi, per stazza, stile di guida ed esplosività, è sempre parso più adatto alle 1000 di cilindrata. Anche per questo è lecito domandarsi se, dopo il dominio nel GP d’Argentina, il ducatista sia un candidato per il titolo.   LEGGI TUTTO