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    A Jerez cadono tutti: Martin vince una Sprint Race a ‘eliminazione’

    JEREZ DE LA FRONTRA (SPAGNA) – “Nessuno è profeta in patria” è una locuzione che non si adatta a Jorge Martin, che si conferma re della Sprint Race vincendo la gara veloce del gp di Spagna. Sulla pista di Jerez de la Frontera il pilota iberico del team Pramac ha preceduto Pedro Acosta (Ktm GasGas) e Fabio Quartararo (Yamaha) al termine di una gara folle. LEGGI TUTTO

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    Marquez show, pole position in Spagna: delude Bagnaia

    Marc Marquez festeggia la sua prima pole in sella alla Ducati. Sul circuito di Jerez de la Frontera, bagnato dalla pioggia, il pilota spagnolo ha preceduto Marco Bezzecchi (Ducati Vr46) e Jorge Martin (Pramac), rispettivamente di 0.271 e 0.337 secondi. Seguono Binder, Di Giannantonio ed Alex Marquez.  Deludente la prestazione di Pecco Bagnaia. Il campione del mondo in carica ha chiuso con il settimo tempo a 1.189 e partirà dalla terza fila.  LEGGI TUTTO

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    Paura in MotoGp, Martin perde la visiera ed è accecato dalla pioggia

    JEREZ DE LA FRONTERA (SPAGNA) – Curioso e spaventoso episodio per Jorge Martin durante le prove libere 2 del Gp di Spagna. Il pilota del team Pramac ha perso la visiera nel corso di uno dei suoi giri lanciati. Sorpreso dall’accaduto, è riuscito a tornare ai box senza conseguenze, nonostante la pioggia battente gli entrasse negli occhi in modo fastidioso e anche pericoloso. Una volta tornato ai box ha cambiato casco per poi proseguire con l’ultima sessione di libere prima delle qualifiche e Sprint Race. Il GP di Spagna è in programma alle 14 di domenica. Sabato pomeriggio la sfida alla Sprint Race. LEGGI TUTTO

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    La Giulietta compie 70 anni: Alfa Romeo festeggia in pompa magna

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    F1, Perché Adrian Newey ha deciso di lasciare Red Bull

    La decisione di Adrian Newey di lasciare la Red Bull troverà le prime conferme ufficiali nelle prossime ore, forse giorni o settimane. Non è importante, lo è invece capire perché l’ingegnere inglese non vuole più collaborare con Red Bull.SUZUKA, JAPAN – APRIL 06: Adrian Newey, the Chief Technical Officer of Oracle Red Bull Racing looks on in the garage during qualifying ahead of the F1 Grand Prix of Japan at Suzuka International Racing Course on April 06, 2024 in Suzuka, Japan. (Photo by Mark Thompson/Getty Images) // Getty Images / Red Bull Content Pool // SI202404060248 // Usage for editorial use only //

    Adrian Newey, 66enne ingegnere inglese, è considerato da tutti come il miglior progettista in Formula 1. Direttore tecnico della Red Bull dal 2006, Newey è il “tecnico” più vincente di tutti i tempi. Nel suo palmares ci sono ben 13 titoli mondiali piloti, 12 costruttori (6 con Red Bull, 5 con Williams e 1 con McLaren) e oltre 200 Gran Premi vinti.
    E’ notizia di ieri che Newey voglia lasciare il suo attuale team. La destinazione non è ancora nota, anche se le ipotesi sono quelle che vi abbiamo indicato in questo nostro articolo. Oggi invece vi vogliamo parlare del perché Newey abbia maturato la decisione di lasciare il team con cui collabora da 18 anni.
    1. La morte di Dietrich Mateschitz
    L’imprenditore austriaco, co-fondatore della nota casa produttrice della bevanda energetica Red Bull di cui deteneva il 49% delle azioni, è scomparso lo scorso 22 ottobre. Da quel momento la guida strategica e operativa dell’azienda è stata suddivisa tra tre persone. Al di là dei nomi – Franz Watzlawick (CEO Beverage); Alexander Kirchmayr (CFO); Oliver Mintzlaff (CEO Corporate Projects and Investments) – che però a noi poco importano, quel che conta è che, da quel momento, le cose non sono più andate come in passato. Come in ogni azienda dove viene meno il numero uno, alcuni problemi cominciano ad emergere. Il caso Horner è solamente quello che è balzato alle cronache, alimentato da chi, all’interno di Red Bull e in particolare del team austriaco con base a Milton Keynes, nutriva qualche ambizione di troppo.
    2. Il caso Horner
    Scoppiato come una bomba ad orologeria, poco prima dell’inizio del mondiale F1 2024, il caso Horner non ha ancora visto una chiusura definitiva. Era il 5 febbraio scorso quanto, alla vigilia della presentazione delle nuove monoposto e quindi con l’attenzione mediatica che cominciava a salire, cominciarono a trapelare le prime notizie sull’indagine interna per “comportamenti inappropriati verso una dipendente” da parte del Team Principal della Red Bull Racing. La notizia venne diffusa dal quotidiano olandese ‘De Telegraaf‘ e poi rapidamente riprese da tutti i media che seguono il Circus della Formula 1 e non solo. Horner partecipa regolarmente alla presentazione della nuova RB20 il giorno 15 febbraio, è presente ai test e al primo Gran Premio dell’anno in Bahrain.
    Al di là di questo e delle altre notizie vere o presunte che dal febbraio sono state scritte, quel che sappiamo con certezza è che la tutto questo ha portato o forse è la conseguenza di una vera e propria spaccatura interna all’azienda che avrà ripercussioni sul team di Formula 1. Ci sarebbe infatti la cordata austriaca a cui Horner non sarebbe più gradito, indipendentemente anche dalla scomoda vicenda; la fazione invece guidata dal thailandese Chalerm Yoovidhya, che detiene il 51% del gruppo Red Bull, sarebbe a favore di Horner mentre avrebbe preferito l’allontanamento di Helmut Marko e papà Jos.
    Yoovidhya però, non molto avvezzo a questo tipo di situazioni, non è riuscito nel suo intento di rafforzare Horner e allontanare Marko. Questo avrebbe portato Adrian Newey a ripensare al suo impegno in Red Bull, un team dove ora non è più così “piacevole” lavorare, anche per il punto (3) che andremo ad esporre qui sotto.

    3. L’uscita di Honda e i paletti di “FORD”
    A partire dal 2026, la Power Unit del Team Red Bull non sarà più Honda ma sarà progettato e costruito in casa nel nuove centro Red Bull Powertrains. Accanto al costruttore austriaco ci sarà però FORD. La collaborazione, annunciata con largo anticipo a inizio 2023, non ha i contorni molto ben definiti. La frase del comunicato che dice “Ford e Red Bull Powertrains lavoreranno per sviluppare le Power Unit legate al nuovo regolamento tecnico che si vedrà nel 2026“, non spiega esattamente chi farà cosa. Newey sa benissimo che questa situazione potrebbe portare a ritardi nella progettazione e a frizioni che potrebbero avere serie conseguenza sulle tempistiche e sulla bontà del progetto per il 2026, dove l’ennesimo cambio di regolamento potrebbe, nuovamente, cambiare i valori in pista. Anche l’interferenza dei vertici di FORD sulla vicenda Horner non è piaciuta al progettista inglese.
    Tutto questo – la morte di Mateschitz, il caso Horner e i paletti di FORD – avrebbero fatto riflettere Adrian Newey. Unito a questo, le recenti a rinnovate offerte da parte di Ferrari e di altri team (Aston Martin), avrebbero fatto propendere il progettista inglese per la decisione di lasciare Red Bull. Dopo 16 anni, l’idea di poter approdare a Maranello e di poter riportare al successo il più prestigioso dei team di Formula 1, è una prospettiva e uno stimolo che non può più essere messo da parte. I legami con l’Inghilterra sono forti ma, a 66 anni, forse un po’ meno importanti di un tempo. Il trasferimento con la moglie sarebbe anche più gestibile e comunque per un periodo non così lungo. L’idea di Newey è quella di un contratto di massimo tre anni, per poi godersi una meritatissima “pensione”.
    Nella foto qui sotto, Adrian Newey a colloquio con Chris Horner. Tra i due, in questi mesi, ci sono stati molti scambi di opinioni, fino a giungere alla decisione di separare le loro strade.BAHRAIN, BAHRAIN – FEBRUARY 29: Oracle Red Bull Racing Team Principal Christian Horner and Adrian Newey, the Chief Technical Officer of Oracle Red Bull Racing talk in the Paddock prior to practice ahead of the F1 Grand Prix of Bahrain at Bahrain International Circuit on February 29, 2024 in Bahrain, Bahrain. (Photo by Clive Rose/Getty Images) // Getty Images / Red Bull Content Pool // SI202402290138 // Usage for editorial use only // LEGGI TUTTO

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    Ducati ha un nemico: le gomme. Bagnaia: “La moto ha un potenziale enorme”

    La guerra collettiva alla Ducati sta cominciando ad avere i suoi effetti. Non solo per la crescita di Aprilia e Ktm e in prospettiva di Yamaha e Honda. Specie la prima che lunedì a Jerez proverà un M1 completamente nuova e che dopo l’ingegnere capo della performance Massimo Bartolini sta cercando di strappare a Borgo Panigale anche il team satellite Pramac. A pesare sulle Rosse, che per altro da 63 gare si qualificano con almeno una moto in prima fila e da 49 salgono sul podio, sono soprattutto le Concessioni. Che significano soprattutto limiti per la Ducati. E per lo sviluppo della nuova GP24, moto sulla quale proprio per questo Gigi Dall’Igna ha deciso di spingere molto sull’acceleratore delle novità (motore, distribuzione dei pesi, aerodinamica), è un problema. LEGGI TUTTO