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    Letizia Paternoster operata alla clavicola, intervento riuscito

    Letizia Paternoster è stata operata questa mattina a Brescia, per la riduzione della frattura alla clavicola. “Al Poliambulanza di Brescia è stata operata Letizia Paternoster – si legge in una nota della Federciclismo -. L’intervento (eseguito dal professor Flavio Terragnoli) è perfettamente riuscito. La Federazione ringrazia il prof. Terragnoli e augura pronta guarigione a Letizia”. L’atleta trentina era caduta l’altro ieri durante la gara a eliminazione degli Europei di ciclismo a Monaco di Baviera, riportando un trauma cranico e la frattura della clavicola destra. Dopo una notte trascorsa in ospedale in osservazione, a causa del trauma cranico, la Paternoster era rientrata in Italia per essere operata.  LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Tom Dumoulin si ritira: “Il serbatoio è vuoto”

    “Il serbatoio è vuoto”. Tom Dumoulin, vincitore del Giro d’Italia nel 2017 e campione del mondo a cronometro nello stesso anno, ha annunciato che si ritira e che la decisione ha “effetto immediato”. L’olandese, dunque, rinuncia a partecipare ai Mondiali del mese prossimo in Australia. “Ho deciso di lasciare il ciclismo professionistico con effetto immediato”, ha scritto sul proprio account di Twitter. Dumoulin, 31 anni, ha annunciato all’inizio di giugno che avrebbe terminato l’attività di corridore professionista alla fine della stagione e si era detto “impaziente” di partecipare ai Campionati del mondo del mese prossimo in Australia. Alla fine ha deciso di accelerare le cose. Specialista delle prove a cronometro, a proprio agio anche in montagna, il corridore della Jumbo-Visma, medaglia d’argento nella cronometro lo scorso anno alle Olimpiadi di Tokyo, aveva già annunciato il ritiro a inizio 2021. Pochi mesi dopo, però, aveva ripreso a correre e aveva vinto la medaglia d’argento nella cronometro ai Giochi di Tokyo, bissando il secondo posto delle Olimpiadi di Rio nel 2016, sempre nella sfida contro il tempo LEGGI TUTTO

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    Ciclismo su pista, Viviani oro europeo nell'eliminazione

    Elia Viviani ha vinto la medaglia d’oro agli Europei su pista. Il veronese, portabandiera di Tokyo 2020, dopo aver gareggiato su strada ed essere giunto settimo nella gara vinta da Fabio Jakobsen, si è imposto nella gara a eliminazione. In precedenza, Silvia Zanardi aveva conquistato l’argento nella prova di corsa a punti. Oro alla belga Lotte Kopecky, bronzo alla francese Victoire Berteau. LEGGI TUTTO

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    Europei ciclismo 2022, Jakobsen oro: 2° Demare, 3° Merlier. Viviani 7° e migliore azzurro

    L’Italia perde lo scettro europeo. Nella prova in linea a Monaco di Baviera Fabio Jakobsen ha trionfato in volata superando il francese Arnaud Demare (argento) e il belga Tim Merlier (bronzo). Elia Viviani chiude settimo, Alberto Dainese nono. Dopo quattro edizioni consecutive con un azzurro sul gradino più alto del podio, il titolo continentale passa a un atleta olandese. Nel 2018 aveva vinto Matteo Trentin, nel 2019 proprio Viviani, nel 2020 Giacomo Nizzolo e nel 2021 Sonny Colbrelli. “Ci hanno sfruttato al meglio”, ha detto Viviani al termine della gara. L’Italia era al comando all’ultimo chilometro, ma Jacopo Guarnieri non è riuscito a lanciare i suoi compagni, che hanno tentato di fare la volata da soli con esito negativo. LEGGI TUTTO

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    Europei ciclismo, trauma crainco per Letizia Paternoster dopo una caduta. FOTO

    Trauma cranico concussivo e la frattura della clavicola destra nella caduta durante la gara a eliminazione dei Campionati Europei di Monaco di Baviera. “E’ sempre rimasta cosciente, lo è ancora ma non ricorda nulla di quanto accaduto”, ha detto in una nota il medico FIC Antonio Angelucci. Poi una storia su Instagram tranquillizza definitivamente sulle sue condizioni LEGGI TUTTO

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    Fabio Casartelli, 30 anni fa l'oro olimpico a Barcellona 92

    Sant Sadurnì d’Anoia è famoso per la produzione del Cava, qui c’è la più antica cantina del paese, la Codorniu, fondata nel 1551. Il Cava è lo spumante catalano, nulla da invidiare ad altre bollicine, senza offendere nessuno. E’ anche la sede della prova in linea di ciclismo all’Olimpiade di Barcellona. A Sant Sadurnì d’Anoia, il 2 agosto 1992, la bottiglia per festeggiare è azzurra. Anzi, quasi celeste, decisamente celeste, come il colore delle divise della Nazionale italiana, scelta cromatica decisamente diversa dal classico azzurro. Il circuito della prova di ciclismo in linea è bollente, il caldo catalano mette alla prova il fisico e la testa. I tre azzurri in gara sono Davide Rebellin, Mirco Gualdi e Fabio Casartelli. Fabio si è conquistato la convocazione a suon di vittorie, ma tra i tre è il meno “marcato” dal resto del gruppo. Se ne pentiranno, loro, e gioiremo noi. Glielo ha detto anche il “Dottore”, Giosuè Zenoni, selezionatore dei dilettanti, prima della partenza. E’ Gualdi a lanciare la fuga decisiva insieme ad altri 8 corridori, Casartelli inizialmente resta in gruppo e poi segue lo scatto del lettone Ozols e i due ci impiegano quasi un giro di circuito per rientrare sulla fuga. Con due italiani nel gruppo di testa gli altri non tirano e provano a scattare: l’azione decisiva è dell’olandese Dekker. A quel punto Casartelli si aggancia, con lui Ozols, restano in tre a giocarsi la vittoria. La volata finale è fatta di attesa, i tre si studiano, Fabio è bravo a restare dietro quel tanto che basta a scattare e lasciare lì i compagni di fuga, azione di classe di chi sa come si impostano gli sprint. Dekker alza addirittura le braccia in alto prima di Fabio, esultando per l’argento. 

    Il sorriso che non dimentichiamo
    Sono arrivati in tanti da Albese con Cassano, comune dell’Alta Brianza, che già una medaglia olimpica l’aveva vinta con Paolo Pedretti nell’inseguimento a Los Angeles nel 1932. In testa il papà di Fabio, Sergio, a guidare la festa. La voce di De Zan, nel momento dello scatto finale di Casartelli, è quella gioiosa di chi sta raccontando un’impresa spensierata e storica al tempo stesso, un’esultanza quasi fanciullesca, potere del ciclismo. C’è il sorriso di Fabio dopo l’arrivo, sul podio, con quelle foto indelebili che restano nella memoria. Un sorriso che è un marchio di fabbrica, un modo di esistere, di stare al mondo. Lo dicono e testimoniano tutti quelli che lo hanno conosciuto. Che resta impresso ancora di più a 30 anni di distanza. Un’impresa che va ricordata, che è storia. Un oro che poteva essere solo l’inizio, se non ci fosse stato quel maledetto 18 luglio 1995, quella caduta fatale nella discesa del Colle di Portet d’Aspet. Ma 30 anni dopo quell’oro continua a brillare, su quella maglia così celeste, con quel sorriso che non dimentichiamo. LEGGI TUTTO