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    Ufficiale, la Dolomiti Energia Trentino annuncia Grazulis

    TRENTO – Secondo colpo per Trento – dopo Udom – in vista della prossima stagione: alla Dolomiti Energia arriva infatti la 29enne ala lettone Andrejs Grazulis, che giocherà con la maglia bianconera la sua quarta stagione consecutiva in Italia dopo quella a Tortona e le due passate a Trieste in Serie A: “Nato il 21 luglio 1993 a Aizkraukle, in Lettonia – si legge sul sito ufficiale dell’Aquila Basket -, Andrejs è un’ala forte di 203 centimetri per 95 chilogrammi che abbina buone qualità offensive spalle a canestro ad un solido tiro da fuori: cresce cestisticamente nel Ventspils, dove debutta in prima squadra giovanissimo nel 2011 e dove resta fino al 2017 vincendo il campionato lettone nel 2014 e chiudendo la sua ultima stagione a 9,1 punti e 5,6 rimbalzi di media. Dopo una parentesi al Parma Perm in VTB League, Gražulis nel 2019 vince per la seconda volta il campionato lettone, questa volta difendendo i colori del VEF Riga (10,5 punti e 5,5 rimbalzi a partita)”.
    Grazulis a Trento: il comunicato ufficiale
    “Nel 2019 l’arrivo in Italia a Tortona, dove in 24 apparizioni nel campionato di Serie A2 viaggia a 16,8 punti e 8,3 rimbalzi di media, distinguendosi come uno dei migliori stranieri della lega e guadagnandosi la chiamata in Serie A da parte di Trieste. Nel capoluogo giuliano Andrejs nelle ultime due stagioni ha giocato in 66 incontri ufficiali tra LBA e coppe nazionali realizzando 9,3 punti di media con 5,7 rimbalzi, il 58,1% nei tiri da due e il 35,7% da tre in 25’ a serata sul parquet. Grazulis dopo aver rappresentato la nazionale giovanile della Lettonia giocando gli Europei Under 18 e Under 20, dal 2017 è un giocatore chiave della nazionale senior con cui ha disputato l’Europeo 2017 e le qualificazioni ai principali tornei internazionali degli ultimi anni: in totale con la maglia della Lettonia è sceso in campo in 21 partite ufficiali, segnando 4,8 punti di media”, conclude il comunicato della Dolomiti Energia Trentino.
    Molin: “Grazulis, benvenuto alla Dolomiti Energia Trentino”
    “Diamo il benvenuto a Andrejs, un giocatore di scuola europea che fa della solidità una delle sue qualità migliori. Siamo contenti del suo arrivo, che porta versatilità e sostanza al disegno tecnico della squadra: è un lungo che può giocare in due posizioni e che può dare un contributo importante alla qualità complessiva del roster in attacco e in difesa”, le parole di Lele Molin, coach della Dolomiti Energia Trentino. LEGGI TUTTO

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    Michineau, nuovo rinforzo per la Gevi Napoli: è ufficiale

    Michineau, nuovo rinforzo per Napoli, è ufficiale
    Nato a Les Abymes, in Guadalupa, Classe 1994, Michineau è un playmaker di 191 centimetri per 82 kg. Il nuovo giocatore della Gevi ha iniziato la sua carriera nell’Elan Chalon, giocando per 3 stagioni, dal 2013 al 2016, nel massimo campionato francese, debuttando anche in Eurocup. Michineau poi si trasferisce al Boulogne Levallois, dove ha giocato nelle ultime quattro stagioni, fornendo ottime prestazioni in Campionato ed in Eurocup. Nell’ultimo campionato, disputato ancora a Parigi, ha concluso una stagione da 7.8 punti per partita e 4 assist , mentre in Eurocup 8.5 punti di media e 3.1 assist; debuttando anche in nazionale.
    Buscaglia: “Michineau avrà un ruolo cruciale”

    Coach Buscaglia presenta il nuovo acquisto: “Diamo il benvenuto a David Michineau, un giocatore che ho avuto già il piacere di conoscereed incrociare in alcune occasioni. Ha voluto abbracciare fortemente la nostra strada, manifestando un grande desiderio di mettersi in gioco nel campionato italiano. Siamo molto contenti che abbia voluto firmare con noi. Ricoprirà un ruolo cruciale, e noi cercheremo di incastrare bene tutte le pedine. David ha la solidità, la voglia, e le caratteristiche giuste che ci occorrono per la costruzione del team che abbiamo in mente e che stiamo portando avanti.”
    Bolognesi: “Play adatto alle nostre caratteristiche”
    Anche il ds campanoo Bolognesi ha parole d’elogio per il nuovo arrivato: “Sono davvero contento che Michineau sia arrivato a Napoli. Ci fa davvero tanto piacere che un giocatore abituato ad alti livelli nelle Coppe Europee,abbia scelto la nostra città. Noi cercavamo un play che avesse determinate caratteristiche, oltre a quelle di far giocare la squadra da vero “playmaker”, che avesse anche corpo, stazza e che quindi fosse un atleta. David riveste tutte queste caratteristiche, e pensiamo di aver messo una pedina importante nel nostro scacchiere. Ora dobbiamo proseguire nel nostro lavoro nell’intento di poter assemblare tutto nel modo giusto.” LEGGI TUTTO

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    Nba, Curry show: Warriors ancora campioni, Boston ko

    BOSTON (STATI UNITI) – I Golden State Warriors hanno sconfitto i Boston Celtics, chiudendo la serie 4-2 nelle finali dei playoff, e hanno conquistato il titolo di campioni Nba per la settima volta nella loro storia, la quarta in sei finali nelle ultime otto stagioni. Aggiudicandosi gara-6, l’ultima della serie finale che si è giocata questa notte al TD Garden, con il punteggio di 103-90, hanno battuto i Celtics riuscendo a mantenere un vantaggio che avevano conquistato tra il primo e il secondo quarto con un incredibile parziale di 21 punti a 0. Grande protagonista Steph Curry, autore di 34 punti, 7 assist e 7 rimbalzi e vincitore del premio di MVP delle finali per la prima volta in carriera. Per Boston il miglior giocatore è stato Jaylen Brown, con 34 punti e 7 rimbalzi.  LEGGI TUTTO

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    Nba, super Curry e Boston ko: Warriors campioni per la settima volta

    BOSTON (STATI UNITI) – I Golden State Warriors sono stati incoronati campioni NBA per la settima volta nella loro storia, la quarta in sei finali nelle ultime otto stagioni, dopo aver vinto (103-90) a Boston. Aggiudicandosi gara-6, l’ultima della serie finale che si è giocata questa notte al TD Garden, hanno sconfitto i Celtics 4-2 nelle finali dei playoff riuscendo a mantenere un vantaggio che avevano conquistato tra il primo e il secondo quarto con un incredibile parziale di 21 punti a 0. Grande protagonista Steph Curry, autore di 34 punti, 7 assist e 7 rimbalzi e vincitore del premio di MVP delle finali per la prima volta in carriera. Per Boston il miglior giocatore è stato Jaylen Brown, con 34 punti e 7 rimbalzi.  LEGGI TUTTO

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    Playoff scudetto, Bologna vince e torna in corsa: Olimpia ko 84-78

    BOLOGNA – La Virtus Bologna batte l’Olimpia Milano 84-78 e si aggiudica gara cinque nella finale scudetto, riportando il parziale sul 3-2 per Milano. Gli uomini di Scariolo vincono una sfida divertente, emozionante ed estremamente equilibrata. Bologna parte forte, subisce il recupero di Milano, che si porta in vantaggio per la prima volta nell’ultimo quarto, ma alla fine riesce a portare a casa il successo. Sabato gara sei a Milano.
    Partenza sprint per Bologna
    Inizio aggressivo di Bologna, che trascinata da un sontuoso Jaiteh, prende subito in mano la partita. La Virtus chiude il primo quarto a più tredici (25-12). Ettore Messina invita i suoi a mantenere la calma e Milano torna in gara con un inizio di secondo quarto sontuoso (parziale di 10-0). Rodriguez e Melli trascinano l’Olimpia e portano le due squadre all’intervallo sul parziale di 42-37. I padroni di casa tornano in campo con forza e vigore e ad inizio ripresa sono protagonisti di uno strappo importante, portandosi sul 54-42. Teodosic e la panchina di Scariolo si beccano un doppio fallo tecnico, che portano Melli in lunetta: il capitano dell’Olimpia è infallibile, poi segna anche dalla distanza e riporta nuovamente sotto Milano.  Gli ospiti accorciano fino al -3 (57-54): Belinelli prova ad allungare con una tripla, ma Hall riporta Milano sul 62-58, con cui si chiude il terzo quarto. 
    Shengelia tripla e stoppata
    L’ultimo quarto si apre con Grant, che segna dalla distanza, si prende un fallo e dalla lunetta impatta (62-62). Per la prima volta Milano si porta in vantaggio (62-64), ma Belinelli (canestro e doppio centro dalla lunetta dopo un tecnico fischiato a Shields), riporta avanti Bologna. La partita diventa bellissima, tra sorpassi e controsorpassi. A 2’17” dalla fine, Shengelia insacca la tripla che riporta Bologna a più 5 (80-75), poi stoppa Shields: è il momento decisivo della sfida: Bologna porta a casa il successo con il risultato di 84-78, portando la finale alla sesta gara che si giocherà  al Mediolanum Forum. LEGGI TUTTO

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    Playoff scudetto, Bologna torna in corsa e vince gara 5: Olimpia ko 84-78

    BOLOGNA – La Virtus Bologna batte l’Olimpia Milano 84-78 in gara cinque e riporta la finale sul 3-2 per i meneghini. La squadra di Sergio Scariolo porta a casa una sfida equilibrata e divertente, che si è decisa solo nel finale. I padroni di casa partono forte, chiudono il primo quarto con tredici punti di vantaggio, poi subiscono il recupero di Milano, che all’inizio dell’ultima frazione ottiene il sorpasso. Ma nel finale Bologna torna in cattedra e grazie a Shengelia, porta a casa il successo. Tutto rimandato in gara sei. 
    Bologna parte forte, Milano risponde
    Bologna parte forte e trascinata da Jaiteh imprime subito un gran ritmo alla gara, chiudendo il primo parziale sul 25-12. Ad inizio del secondo quarto Milano torna in partita: Rodriguez e Melli salgono in cattedra e sono protagonisti di un parziale di 10-0, che permette all’Olimpia di accorciare le distanze ed andare al riposo sul 42-37. Ad inizio ripresa la Virtus parte con il piede sull’acceleratore, sfruttando gli assist di Teodosic e i canestri di Hackett. Ma sul 54-42, viene fischiato un doppio fallo tecnico: alla panchina di Scariolo e a Teodosic: Melli dalla lunetta è implacabile e riporta sotto l’Olimpia. Poi, dalla distanza segna il canestro che accorcia ulteriormente le distanze. Milano si riporta a meno 3 (57-54), Belinelli prova ad allungare con una tripla, ma Hall è implacabile e riporta Milano sul 62-58, risultato con cui si chiude il terzo quarto. 
    Shengelia decisivo
    Grant riporta Milano in parità con un’azione da quattro punti (centro dalla distanza e canestro dalla lunetta dopo un fallo di Belinelli), poi arriva anche il sorpasso (62-64). Ma prima Belinelli (azione da tre punti) e un tecnico fischiato a Shields, riportano Bologna in corsa. La gara diventa bella ed equilibrata, tra sorpassi e controsorpassi. A 2’17” dalla fine, Shengelia insacca la tripla che riporta Bologna a più 5 (80-75), poi stoppa Shields che volava in contropiede esaltando la Segafredo Arena. E’ il momento decisivo. La Virtus regge e porta a casa il successo (84-78). Appuntamento al Mediolanum Forum per gara sei.  LEGGI TUTTO

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    Nba Finals, vince Golden State: tutto quello che c’è da sapere

    Golden State Warriors e Boston Celtics, il verdetto finale è arrivato: mai come quest’anno le Nba Finals (visibili in diretta su NOW e raccontate dalla squadra di Sky Sport NBA) sono state all’insegna dello spettacolo con continui capovolgimenti di fronte, rimonte in salsa epica e sfide che si decidono al fotofinish. Da una parte c’era la storia del basket a stelle e strisce, i Boston Celtics, una delle franchigie simbolo della pallacanestro statunitense; dall’altra il recente passato, il presente e il futuro della palla a spicchi ‘made in Usa’, i Warriors del mentore Steve Kerr. Ma non è tutto: Golden State-Boston è stata la sfida tra due mostri sacri del basket americano tra gli anni ‘50 e ‘60, Bill Russell e Wilt Chamberlain, e la supersfida odierna, quella tra Stephen Curry e Jayson Tatum, che ha tenuto tutti gli appassionati con il fiato sospeso. Si è dovuti arrivare a Gara-6 per emettere il verdetto finale: il trionfo dei Warriors che si sono portati sul 4-2.
    Warriors e Celtics: tutte le strade portano…alle Finals
    Se qualcuno, lo scorso novembre, avesse scommesso un solo penny sui Boston Celtics alle Nba Finals, sarebbe stato facilmente etichettato come pazzo squilibrato. Era l’ottobre del 2021 quando la franchigia del Massachusetts navigava nelle cattive acque della Eastern Conference con un record da brividi: 18 vittorie e ben 21 sconfitte nelle prime 39 gare della stagione in regular season. A gennaio, però, la stagione di Boston svolta: coach Ime Udoka compatta ambiente e gruppo e i Celtics si trasformano. La regular season si chiude con un clamoroso record di 51-31 e un insperato secondo posto a Est, alle spalle dei Miami. Heat Da qui la cavalcata trionfale ai playoff: sweep con i Brooklyn Nets al primo turno, 4-3 al cardiopalma ai quarti di finale contro i Bucks campioni in carica e apoteosi a Miami, in gara-7, contro gli Heat dello spauracchio Jimmy Butler. Se il cammino dei Celtics fino alle Finals assume tutte le sembianze di una gloriosa cavalcata, più lineare e meno arduo è il percorso stagionale dell’altra finalista, Golden State. I Warriors di coach Steve Kerr, terzi a Ovest con un record di 53-29, hanno letteralmente “passeggiato” nel post-season: 4-1 al primo turno ai Nuggets, 4-2 rifilato ai Grizzlies ai quarti di finale e 4-1 in semifinale con i Dallas Mavericks che poco hanno potuto contro lo strapotere di Steph Curry e Kyle Thompson.
    Nba Finals: la storia diceva Celtics
    Esisteva un solo precedente tra le due franchigie alle Finals e sorride a Boston. Era la stagione 1963-1964 e i Celtics di coach Red Auerbach infliggono una sonora lezione agli, allora, San Francisco Warriors. Dopo le prime due partite vinte in scioltezza dai Celtics con i 59 punti complessivi di Samuel Jones, la serie si sposta a San Francisco con i Warriors che riaprono i giochi in gara-3 con la doppia doppia (35 punti e 25 rimbalzi) di Wilt Chamberlain. In gara-4, nel catino infernale del ‘Cow Palace’ di Daly City, tutti si aspettano il pareggio nella serie dei padroni di casa, galvanizzati dal trionfo nel terzo game ma i Celtics ammutoliscono i quasi 15mila spettatori dell’impianto californiano. Sontuosa la prova del solito Bill Russell che limita il più possibile lo strapotere tecnico e fisico di Wilt Chamberlain e spegne ogni velleità della franchigia californiana. L’happy end-Celtics arriva il 26 aprile 1964: al Boston Garden, il 105-99 finale chiude la serie sul 4-1 e vale alla franchigia del Massachusetts il settimo titolo. Cinquantotto anni dopo, la storia si ripete e si gioca ancora una volta per l’anello: i Celtics sognavano il loro 18esimo titolo per staccare i Lakers e diventare così la squadra più titolata d’America. Golden State invece ha ottenuto il quarto anello in otto stagioni, il settimo complessivo (ultimo trionfo nel 2018, 4-0 in finale ai Cavs di LeBron James). Nell’ultima regular season invece il bilancio tra le due finaliste è in perfetta parità: il 18 dicembre 2021, i Warriors espugnano il TD Garden di Boston per 111-107: Steph Curry il mattatore della serata con 30 punti a referto. Rivincita Boston il 17 marzo 2022 con doppia doppia di Jayson Tatum (26 punti e 12 rimbalzi) e Celtics che vincono 110-88 a San Francisco.
    Nba Finals, il duello Curry-Tatum
    A 12 anni dalle ultime Finals disputate (era la stagione 2009-2010, sconfitta 4-3 con i Lakers in un’indimenticabile serie), i Boston Celtics si sono affidati alla clamorosa stagione disputata dalla loro stella più luminosa, Jayson Tatum. L’ala dei Celtics ha trascinato i suoi nella decisiva gara-7 di Miami nelle finali di Conference e nelle gare disputate nelle Finals (sempre a referto con oltre 20 punti tranne in gara-1, in ombra con soli 12 punti a sua firma). Considerato uno dei migliori giocatori della sua generazione, Tatum è un profilo di livello assoluto, un classe 1998 che ha tutte le carte in regola per poter quantomeno emulare le gesta di due leggende della pallacanestro mondiale: Paul Pierce, Mvp delle Finals 2008 proprio in maglia Boston, e l’indimenticato Kobe Bryant. Tatum si è inoltre aggiudicato il nuovo premio istituito dalla Nba come miglior giocatore delle finali di Conference (a Est il titolo è dedicato a sua maestà Larry Bird). Stesso riconoscimento anche per Stephen Curry: l’Mvp della finali di Western Conference (premio dedicato a un’altra leggenda del basket, Magic Johnson) e pure della finali nazionali è un giocatore completo. Uno di quei profili che lega il proprio nome alla storia di uno sport ma soprattutto una macchina da guerra alla sua sesta partecipazione alle Finals in otto stagioni. Non servono tante presentazioni per Curry, per lui sono sufficienti alcuni numeri che certificano l’impressionante valore del giocatore: lo scorso 14 dicembre, a Indianapolis contro i Pacers, è diventato il giocatore con il maggior numero di triple segnate nella storia dell’Nba battendo il record di 2973 tiri dall’arco appartenente a Ray Allen. Non contento, due settimane dopo, il 28 dicembre 2021, diventa il primo e unico giocatore della storia dell’Nba a superare i 3mila tiri messi a segno dall’arco in carriera in un match contro i Nuggets. Record spazzati via e qualità al potere: l’Nba è Curry-centrica.
    Celtics-Warriors: i protagonisti delle Finals
    L’ultimo atto tra Celtics e Warriors non tradisce le attese e si conferma spettacolare: Golden State ha chiuso i giochi in gara-6, disputata giovedì 17 giugno al TD Garden di Boston, mettendo le mani sul Larry O’Brien Championship Trophy. Artefice del progetto Warriors è Steve Kerr, esperto di trionfi tanto in campo quanto in panchina: protagonista del secondo three-peat con i Bulls di Michael Jordan, Toni Kukoc, Scottie Pippen e Dennis Rodman e dei due storici successi degli Spurs nel 1999 e 2003, l’ex guardia di Chicago e San Antonio ci ha preso gusto anche con la lavagnetta in mano. Con i Warriors ha infatti vinto l’anello in quattro occasioni: 2015, 2016, 2018 e 2022. Il quarto trionfo è arrivato anche se le Finals sono state più equilibrate di quanto si potesse pensare: dopo il 2-1 Celtics in gara-3, Golden State si è sempre trovata con le spalle al muro e con la pressione, delle volte ingestibile, di chi deve inseguire e non può permettersi di sbagliare. Ma l’abitudine dei ‘Guerrieri’ di San Francisco alla gestione dei momenti più difficili si è palesata nella sua miglior versione: con un Klay Thompson pienamente recuperato (ritornato in campo a gennaio dopo l’infortunio al legamento crociato del ginocchio sinistro del giugno 2019 e la lesione al tendine d’Achille destro nel novembre 2020), la fisicità di Draymond Green, la freschezza atletica di Jordan Poole e l’apporto decisivo di giocatori come Andrew Wiggins (decisivo a rimbalzo in gara-3 e 4) e Gary Payton II, Golden State ha conquistato la gloria. Ii ‘bad boys’ di Boston hanno venduto cara la pelle pur di portare la serie a gara-7. Marcus Smart, anima della franchigia verde, Robert Williams III, uno dei più interessanti giocatori nel suo ruolo in entrambi i lati del campo e la stella Tatum hanno tentato il ‘Not in my house’. I loro auspici non si sono però trasformati in realtà.
    Nba Finals: i risultati
    G1 – Golden State Warriors-Boston Celtics 108-120G2 – Golden State Warriors-Boston Celtics 107-88G3 – Boston Celtics-Golden State Warriors 116-100G4 – Boston Celtics-Golden State Warriors 97-107G5 – Golden State Warriors-Boston Celtics 104-94G6 – Boston Celtics-Golden State Warriors: 90-103 LEGGI TUTTO

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    Nba Finals, Golden State a un passo dal titolo: tutto quello che c’è da sapere

    Golden State Warriors e Boston Celtics, il verdetto finale è sempre più vicino: mai come quest’anno le Nba Finals (visibili in diretta su NOW e raccontate dalla squadra di Sky Sport NBA) sono all’insegna dello spettacolo con continui capovolgimenti di fronte, rimonte in salsa epica e sfide che si decidono al fotofinish. Da una parte c’è la storia del basket a stelle e strisce, i Boston Celtics, una delle franchigie simbolo della pallacanestro statunitense; dall’altra il recente passato, il presente e il futuro della palla a spicchi ‘made in Usa’, i Warriors del mentore Steve Kerr. Ma non è tutto: Golden State-Boston è la sfida tra due mostri sacri del basket americano tra gli anni ‘50 e ‘60, Bill Russell e Wilt Chamberlain, e la supersfida odierna, quella tra Stephen Curry e Jayson Tatum, che tiene tutti gli appassionati con il fiato sospeso. Gara-6, in programma nelle prime ore del prossimo 17 giugno, emetterà il verdetto finale: trionfo Warriors sul 4-2 o pareggio Celtics con, sullo sfondo, una gara-7 da ‘win or die’. Ai posteri (cestistici) l’ardua sentenza.
    Warriors e Celtics: tutte le strade portano…alle Finals
    Se qualcuno, lo scorso novembre, avesse scommesso un solo penny sui Boston Celtics alle Nba Finals, sarebbe stato facilmente etichettato come pazzo squilibrato. Era l’ottobre del 2021 quando la franchigia del Massachusetts navigava nelle cattive acque della Eastern Conference con un record da brividi: 18 vittorie e ben 21 sconfitte nelle prime 39 gare della stagione in regular season. A gennaio, però, la stagione di Boston svolta: coach Ime Udoka compatta ambiente e gruppo e i Celtics si trasformano. La regular season si chiude con un clamoroso record di 51-31 e un insperato secondo posto a Est, alle spalle dei Miami. Heat Da qui la cavalcata trionfale ai playoff: sweep con i Brooklyn Nets al primo turno, 4-3 al cardiopalma ai quarti di finale contro i Bucks campioni in carica e apoteosi a Miami, in gara-7, contro gli Heat dello spauracchio Jimmy Butler. Se il cammino dei Celtics fino alle Finals assume tutte le sembianze di una gloriosa cavalcata, più lineare e meno arduo è il percorso stagionale dell’altra finalista, Golden State. I Warriors di coach Steve Kerr, terzi a Ovest con un record di 53-29, hanno letteralmente “passeggiato” nel post-season: 4-1 al primo turno ai Nuggets, 4-2 rifilato ai Grizzlies ai quarti di finale e 4-1 in semifinale con i Dallas Mavericks che poco hanno potuto contro lo strapotere di Steph Curry e Kyle Thompson.
    Nba Finals: la storia sorride ai Celtics
    Esiste, a oggi, un solo precedente tra le due franchigie alle Finals e sorride a Boston. Era la stagione 1963-1964 e i Celtics di coach Red Auerbach infliggono una sonora lezione agli, allora, San Francisco Warriors. Dopo le prime due partite vinte in scioltezza dai Celtics con i 59 punti complessivi di Samuel Jones, la serie si sposta a San Francisco con i Warriors che riaprono i giochi in gara-3 con la doppia doppia (35 punti e 25 rimbalzi) di Wilt Chamberlain. In gara-4, nel catino infernale del ‘Cow Palace’ di Daly City, tutti si aspettano il pareggio dei padroni di casa, galvanizzati dal trionfo nel terzo game ma i Celtics ammutoliscono i quasi 15mila spettatori dell’impianto californiano. Sontuosa la prova del solito Bill Russell che limita il più possibile lo strapotere tecnico e fisico di Wilt Chamberlain e spegne ogni velleità della franchigia californiana. L’happy end-Celtics arriva il 26 aprile 1964: al Boston Garden, il 105-99 finale chiude la serie sul 4-1 e vale alla franchigia del Massachusetts il settimo titolo. Cinquantotto anni dopo, la storia si ripete e si gioca ancora una volta per l’anello: i Celtics sognano il loro 18esimo titolo per staccare i Lakers e diventare così la squadra più titolata d’America. Golden State cerca invece il quarto anello in otto stagioni, il settimo complessivo (ultimo trionfo nel 2018, 4-0 in finale ai Cavs di LeBron James). Nell’ultima regular season invece il bilancio tra le due finaliste è in perfetta parità: il 18 dicembre 2021, i Warriors espugnano il TD Garden di Boston per 111-107: Steph Curry il mattatore della serata con 30 punti a referto. Rivincita Boston il 17 marzo 2022 con doppia doppia di Jayson Tatum (26 punti e 12 rimbalzi) e Celtics che vincono 110-88 a San Francisco.
    Nba Finals, il duello Curry-Tatum vale una stagione
    A 12 anni dalle ultime Finals disputate (era la stagione 2009-2010, sconfitta 4-3 con i Lakers in un’indimenticabile serie), i Boston Celtics si affidano alla clamorosa stagione disputata dalla loro stella più luminosa, Jayson Tatum. L’ala dei Celtics ha trascinato i suoi nella decisiva gara-7 di Miami nelle finali di Conference e nelle gare disputate finora nelle Finals (sempre a referto con oltre 20 punti tranne in gara-1, in ombra con soli 12 punti a sua firma). Considerato uno dei migliori giocatori della sua generazione, Tatum è un profilo di livello assoluto, un classe 1998 che ha tutte le carte in regola per poter quantomeno emulare le gesta di due leggende della pallacanestro mondiale: Paul Pierce, Mvp delle Finals 2008 proprio in maglia Boston, e l’indimenticato Kobe Bryant. Tatum si è inoltre aggiudicato il nuovo premio istituito dalla Nba come miglior giocatore delle finali di Conference (a Est il titolo è dedicato a sua maestà Larry Bird). Stesso riconoscimento anche per Stephen Curry: l’Mvp della finali di Western Conference (premio dedicato a un’altra leggenda del basket, Magic Johnson) è un giocatore completo. Uno di quei profili che lega il proprio nome alla storia di uno sport ma soprattutto una macchina da guerra alla sua sesta partecipazione alle Finals in otto stagioni. Non servono tante presentazioni per Curry, per lui sono sufficienti alcuni numeri che certificano l’impressionante valore del giocatore: lo scorso 14 dicembre, a Indianapolis contro i Pacers, è diventato il giocatore con il maggior numero di triple segnate nella storia dell’Nba battendo il record di 2973 tiri dall’arco appartenente a Ray Allen. Non contento, due settimane dopo, il 28 dicembre 2021, diventa il primo e unico giocatore della storia dell’Nba a superare i 3mila tiri messi a segno dall’arco in carriera in un match contro i Nuggets. Record spazzati via e qualità al potere: l’Nba è Curry-centrica.
    Celtics-Warriors: i protagonisti delle Finals
    L’ultimo atto tra Celtics e Warriors non tradisce le attese e si conferma spettacolare: in vantaggio per 3-2 nella serie, Golden State ha ora la possibilità di chiudere i giochi in gara-6, in programma giovedì 17 giugno al TD Garden di Boston, e di mettere le mani sul Larry O’Brien Championship Trophy. Artefice del progetto Warriors è Steve Kerr, esperto di trionfi tanto in campo quanto in panchina: protagonista del secondo three-peat con i Bulls di Michael Jordan, Toni Kukoc, Scottie Pippen e Dennis Rodman e dei due storici successi degli Spurs nel 1999 e 2003, l’ex guardia di Chicago e San Antonio ci ha preso gusto anche con la lavagnetta in mano. Con i Warriors ha infatti vinto l’anello in tre occasioni: 2015, 2016 e 2018. Il quarto trionfo sembra vicinissimo anche se le Finals sono più equilibrate di quanto si potesse pensare: dopo il 2-1 Celtics in gara-3, Golden State si è sempre trovata con le spalle al muro e con la pressione, delle volte ingestibile, di chi deve inseguire e non può permettersi di sbagliare. Ma l’abitudine dei ‘Guerrieri’ di San Francisco alla gestione dei momenti più difficili si è palesata nella sua miglior versione: con un Klay Thompson pienamente recuperato (ritornato in campo a gennaio dopo l’infortunio al legamento crociato del ginocchio sinistro del giugno 2019 e la lesione al tendine d’Achille destro nel novembre 2020), la fisicità di Draymond Green, la freschezza atletica di Jordan Poole e l’apporto decisivo di giocatori come Andrew Wiggins (decisivo a rimbalzo in gara-3 e 4) e Gary Payton II, Golden State è a un solo passo dalla gloria. Attenzione però ai ‘bad boys’ di Boston che venderanno cara la pelle pur di portare la serie a gara-7. Marcus Smart, anima della franchigia verde, Robert Williams III, uno dei più interessanti giocatori nel suo ruolo in entrambi i lati del campo e la stella Tatum sono pronti al ‘Not in my house’: al TD Garden di Boston, per gara-6, è contemplata solo la vittoria dei padroni di casa.
    Nba Finals: i risultati e i prossimi appuntamenti
    G1 – Golden State Warriors-Boston Celtics 108-120G2 – Golden State Warriors-Boston Celtics 107-88G3 – Boston Celtics-Golden State Warriors 116-100G4 – Boston Celtics-Golden State Warriors 97-107G5 – Golden State Warriors-Boston Celtics 104-94G6 – Boston Celtics-Golden State Warriors: venerdì 17 giugno ore 3.00 in streaming su NOWG7* – Golden State Warriors-Boston Celtics: lunedì 20 giugno ore 2.00 in streaming su NOW LEGGI TUTTO