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Alcaraz: “Non mi sento il migliore, devo migliorare in tante cose”. L’intervista a El Pais

Carlos Alcaraz a cuore aperto in una lunga intervista a El Pais: “Il ranking non mente: significa che sei stato il migliore per tutto l’anno, ma la realtà è diversa. Puoi perdere con chiunque o nei primi turni. Sento di non essere il migliore al mondo e di dover migliorare in tante cose. L’obiettivo è la costanza, spero di essere nella stessa situazione tra cinque anni”

“Io con la corona in testa come Yamal? Non credo, ma perché non sento di essere il migliore al mondo“. Parola di Carlos Alcaraz che si confessa in una lunga intervista a El Pais il giorno dopo la premiazione per il numero 1 di fine anno. Nonostante il traguardo raggiunto e un anno fenomenale, lo spagnolo ha sottolineato le difficoltà di questo sport, nel mantenere sempre alta la qualità: “Il numero uno è il numero uno, il ranking non mente – spiega – Significa che sei stato il miglior per tutto l’anno, ma la realtà è diversa. Anche se sei lì, puoi perdere contro chiunque o nei primi turni. La classifica mostra una cosa, ma la realtà di questo sport è molto diversa. Certo, ci si sente benissimo quando si è in cima e vedermi lì è incredibile, anche se sento che devo migliorare in molte cose”. Miglioramenti che passano da due aspetti. Da una parte c’è il lavoro quotidiano, dall’altro il talento. Due facce della stessa medaglia, evidenziate da Alcaraz: “Il talento aiuta, ma il lavoro pesa molto di più. Se ci pensi, in fondo sono molti di più i giocatori che sono arrivati in alto perché hanno lavorato tantissimo, rispetto a quelli che avevano talento ma poi non mettevano quel lavoro necessario. Lavorare duro è la cosa più importante, dare il meglio ogni giorno. Questo pesa più del talento. Credo che, nel mio caso, in tutti questi anni ci sia stato più lavoro che talento, anche se quest’ultimo non è mancato”.


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“Lavoro per mantenere questa costanza”

Alcaraz ha ripercorso quanto fatto nel 2025, proiettandosi già al futuro e gli obiettivi da perseguire: “Ovviamente è difficile avere più del 90% di vittorie, otto titoli, dieci finali. È complicato mantenerlo, ma siamo qui per migliorare e provare a ripeterlo; anche se fossi un po’ sotto, non credo sarebbe un problema. O al contrario, se fossi un po’ sopra, neanche (ride, ndr). L’obiettivo è mantenere questa costanza e questo ritmo, e lavoreremo per far sì che accada”.

“Spero di avere la stessa voglia e motivazione tra 5 anni”

Il murciano si è poi soffermato sulla vita privata e tutto ciò che accade fuori dal campo. Una routine costante, fatta anche di piccole difficoltà: “Direi che la parte più dura è viaggiare settimana dopo settimana, avere pochi giorni per adattarti ai luoghi, fare e disfare la valigia continuamente. Alla fine non ti abitui mai a un posto e quando inizi ad abituarti, devi andartene. Stare lontano dalla famiglia e dagli amici è difficile, e ovviamente c’è la monotonia. Partita, allenamento, partita, allenamento, partita, allenamento. Tutto questo diventa una ruota che può stancarti molto”. Poi aggiunge: “Spero di essere nella stessa situazione tra cinque anni, e non mi riferisco al numero uno, ma ad avere la stessa voglia, la stessa motivazione e la stessa vitalità nell’andare ai tornei; spero che accada fra cinque anni e quando arriverò lì, penseremo ai cinque successivi”.

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