Questa non è neanche più la caotica sala da concerto del capolavoro felliniano “Prova d’orchestra”, qui siamo proprio alla palla da demolizione che s’abbatte sul muro, sbriciolandolo. La crisi della Ferrari tra sviluppi che non funzionano, vana ricerca di una via d’uscita, un pilota in fase involutiva (Charles Leclerc) che sbaglia in gara e poi s’abbandona a sfoghi rabbiosi («abbiamo buttato la gara nel cesso») e quello più lucido, Carlos Sainz, che a fine anno verrà messo alla porta, ecco, tutto questo disastro si sublima nell’improvviso abbandono della nave da parte di Enrico Cardile, il direttore tecnico. Della sua partenza con destinazione Aston Martin s’era parlato ma la cosa era stata smentita recisamente da persone a lui vicinissime. L’ultima decisione sarebbe stata presa, con tanto di firma, la scorsa settimana e la stessa Ferrari – che pochi mesi fa gli aveva rinnovato il contratto per altri due anni — ne è rimasta spiazzata.
Ferrari, non c’è un vice
Cardile non aveva un vice e oggi di fatto la Ferrari si ritrova in un vicolo cieco. Il suo ruolo è stato assunto ad interim da Vasseur, in attesa di nuovi incarichi. Il primo ottobre arriverà dalla Mercedes Loic Serra (senza il quale, va detto, quella squadra ha ripreso a volare), che non è un direttore tecnico e per quella figura dovrebbe compiere non un semplice salto mortale ma il movimento Cassina 2. Nella Stella si occupava di sviluppo della performance, in Ferrari gli verranno riconosciute anche le responsabilità di aerodinamica e pista, ma per la direzione tecnica mancano diverse altre competenze che consentono la visione d’insieme del progetto. Dentro la Scuderia, oggi, la persona più prossima a raccogliere la scomoda eredità sarebbe il responsabile dell’aerodinamica Diego Tondi, ma anche per lui il passo si presenta lungo.
Lo vuole Newey?
Rimane la speranza del sì di Adrian Newey, ma il rischio che non arrivi è grande. Circola addirittura voce che a chiamare Cardile in Aston Martin sia stato proprio Newey, già d’accordo con Stroll! Tutto questo mentre la Ferrari è tornata indietro di due mesi, senza più produrre nulla di fruttuoso dopo il GP di Imola (19 maggio). E il voltafaccia dell’uomo al vertice della piramide tecnica arriva non solo in un momento critico per gli sviluppi, ma mentre dovrebbe prendere velocità il progetto della Rossa 2025, la cosiddetta Ferrari di Hamilton. In tutto questo: la squadra è spaccata, l’arrivo (primo ottobre come Serra) del belga Jerome d’Ambrosio nel ruolo di vice-team principal urta gli uomini del muretto. E Vasseur non ha mai toccato la struttura dell’organigramma da quando è arrivato (gennaio 2023): lo schema è esattamente quello disegnato anni addietro da Mattia Binotto. Gli unici ritocchi hanno riguardato spostamenti di persone per andare a coprire i buchi di chi se n’era andato: Laurent Mekies, David Sanchez, altri di minor spessore.
Senza rimpianti
Non fosse per questa voragine che s’apre nell’organico, l’addio a Cardile andrebbe accettato senza rimpianti: l’ingegnere porta, infatti, pesanti responsabilità dell’attuale deprecabile stato in cui versa la Scuderia. A Maranello dal 2005, Cardile si era fatto strada nella Ges grazie alla politica dell’ex presidente Sergio Marchionne, che preferì allontanare i numeri uno per dare spazio alle seconde linee. Il paradosso è che la Mercedes sta tornando competitiva sotto la direzione tecnica di James Allison, per quella ragione allontanato nel 2016, e la McLaren ci sta riuscendo con l’altro ex ferrarista Andrea Stella come team principal. Tocca ora a Vasseur risolvere la gravissima crisi. Altro che alibi, altro che decimino di secondo in grado di far la differenza tra il tutto e il niente. In tanti dicono sia bravissimo: ecco l’occasione per dimostrarlo.