Alessandro Cittadini e Juan fernandez si ritroveranno a giocare contro la loro vecchia Leonessa che arriverà a Trieste domenica 21 alle ore 17:00 per la terza giornata di campionato. Ecco le loro impressioni raccolte da Il Giornale di Brescia.
Cittadini. «Brescia è stata una tappa importante della mia carriera e trovarmela di fronte sarà sicuramente un’emozione Anche perché sarà la prima volta da ex». Se chiude gli occhi e ripensa al suo passato bresciano, cosa le viene in mente come prima immagine? «Io e la mia famiglia abbiamo tanti ricordi belli di Brescia. Se personalmente ne devo “fermare” uno, allora rivedo l’ultima sera che sono rimasto 11: si sono presentati in ritiro oltre duecento tifosi ed erano tutti 11 per me. Non mi era mai successa una cosa simile ed è stata davvero un’emozione incredibile, una dimostrazione d’affetto che non capita a tutti di ricevere. Poi ci fu anche la conferenza stampa con tanto di lacrime mie e della presidentessa Bragaglio. E allora ho pensato: “Cavoli, allora qualcosa ho lasciato qui…”. Non lo scorderò mai». Nessun sassolino da togliersi per non essere potuto rimanere a giocarsi la serie A? «No, sono rimasto in buoni rapporti con tutti. Anche con la società? Certo, assolutamente». Cosa pensa della Germani di quest’anno? «È sicuramente una buonissima squadra. Con il discorso Coppe è molto impegnata, ma ha un ottimo roster e per noi, affrontarla, sarà non certo semplice». E Trieste che squadra è? «Noi abbiamo avuto parecchi infortuni e questo ha pesato parecchio fin qui perché non ci ha permesso di avere ancora una chiara identità. Pensate che non abbiano ancora giocato tutti insieme… Questo ci ha fatto andare un po’ in difficoltà, ma stiamo cercando di trovare i nostri equilibri, sperando nella disponibilità di tutti il prima possibile». Che partita si aspetta domenica? «Sarà “sporca”, non cattiva, ma sporca. Tutte e due la vogliamo vincere, noi per trovare i primi due punti, loro per riscattare l’Eurocup. Entrambe vogliamo toglierci la scimmia dalla spalla…».
Fernandez. «Ovviamente no, non sarà come le altre. Ho giocato per tre anni e Brescia è stata una città ed un’esperienza importante nella mia carriera. Anche se in questa sfida penserò chiaramente più a noi che vogliamo cominciare a vincere». Se chiude gli occhi e ripensa al suo passato bresciano, cosa le viene in niente come prima immagine? «La prima immagine che mi viene in mente sono i flash di gara 5 con la Fortitudo a Montichiari, quella che ci diede la serie A, una soddisfazione enorme. Però a me piace ricordare tanto anche il mio primo anno a Brescia perché era la mia primissima esperienza in Europa con una squadra che portava anche 200 tifosi in trasferta e giocammo le finali con Pistoia al San Filippo con non so quanta gente sugli spalti da tanti che erano. I ricordi migliori, li ho proprio da quella prima stagione». Ci fu poi quell’addio inatteso dopo la promozione: le resta qualche sassolino da togliersi dalle sneakers? «Ero il primo a non credere che ci saremmo lasciati cosi. Ma non ho rimorsi, sono a posto con lamia coscienza, sono tranquillo per come ho gestito quella situazione. Chiaro che il mio rapporto con alcune persone, da quel momento, è cambiato per sempre. Ci sono rimasto male. Ma per me è il passato: la mia carriera è andata avanti, il Basket Brescia è andato avanti, e lo ha fatto benissimo, anche senza di me. E io sono venuto a Trieste per trovare quello che cercavo a Brescia, cioè giocare in serie A. E lo sto facendo meritamente». Che partita si aspetta domenica? «Equilibrata, dura per noi. Ma davanti al nostro pubblico cercheremo di ottenere quella prima vittoria che ci darebbe una spinta importante per il futuro».