Nuovi leader e vecchi esempi per la Red October di coach Pashutin nel vittorioso esordio casalingo
Credits: Red October Cantù
Salvate il soldato Parrillo. L’operazione parte dagli Eagles, che prima della palla a due nel vittorioso esordio casalingo contro Trento (84-72) ne invocano ben dieci in campo per la Red October Cantù. E prosegue con coach Pashutin, che lo premia con lo starting-five e lo tiene per quasi 19’ sul parquet: perché il coach russo non avrà l’immaginifico eloquio del suo predecessore Marco Sodini, ma ha tutta l’esperienza per sapere che non si può dare un’anima a una squadra se non passando per lo spirito d’altruismo e sacrificio (anche e soprattutto difensivo) di cui “Sasà” è da sempre massimo esempio.
Anima, appunto: quella dell’ennesimo mix ideato ancora una volta da zero dal patron Gerasimenko è ovviamente ancora tutta da scoprire. Ma non solo perché due giornate di Campionato e la breve avventura di Basketball Champions League non potrebbero mai essere sufficienti a farlo. Se la Cantù dell’anno scorso, già nella tempesta ancora prima di salpare, era sembrata da subito una ciurma coesa che avrebbe sempre venduta cara la pelle (anche se nessuno avrebbe mai immaginato fino ai playoff), questo gruppo è invece ancora tutto da interpretare, caratterialmente come tatticamente…
Quello che già si intravede
Ottenuto con una seconda frazione in cui la Red October ha alzato la difesa (47 punti subiti nei primi due quarti, 35 in quelli successivi) e preso possesso dei tabelloni (48 a 36 il conto finale dei rimbalzi, dopo il 18-16 per gli ospiti all’intervallo), il successo sulla Dolomiti Energia ha di certo fatto vedere che anche questa stagione non mancano i leader. A partire da Ike Udanoh, il cui 40 di valutazione passa non solo per 13 punti (con 9/9 ai liberi) e altrettanti rimbalzi, ma anche e soprattutto per 8 assist (su 16 totali di squadra): abbastanza per rimpiazzare almeno in parte l’energia sotto canestro di Burns e il formidabile collante di squadra assicurato la scorsa stagione da Chappell. Mentre i punti delle migliori serate di Culpepper sono stati questa volta suddivisi tra Tony Mitchell (top-scorer con 17 a referto, incluse due triple che hanno tagliato le gambe al tentativo di rimonta di Trento nell’ultimo quarto) e da Frank Gaines (16 in 35’ sul parquet, messi tutti a segno nella prima frazione e con 5/7 da oltre l’arco prima di dedicarsi maggiormente alla difesa).
Malgrado qualche sbavatura difensiva e qualche canestro mangiato di troppo, positivo anche l’esordio nel pitturato di Jefferson (16 punti, 5 rimbalzi) in una serata in cui Tavernari è stato solo iscritto a referto e Davis ha dato il suo valido contributo al reparto lunghi con 7 punti e 6 rimbalzi. Rispetto al passato torneo, l’impressione è allora che nel pitturato ci possa essere più profondità, con relativa possibilità di spendere qualche fallo in più senza timore di rimanere scoperti.
Quello ancora da verificare
Se la scorsa stagione, dopo lo stentato inizio, il timone di Cantù è rimasto a lungo e saldamente nelle mani di Smith, la regia di questa nuova versione della Red October rimane una questione aperta. Decisamente in crescita e autore contro l’Aquila di una prova più che sufficiente (13 punti, con 3/7 dal campo e 7/7 dalla lunetta, più 5 rimbalzi ma anche 5 palle perse in 28’ di impiego), Gerry Blakes è infatti una scommessa aperta: riuscirà solo con l’appoggio di Gaines e magari di Calhoun (escluso contro Trento) ad assicurare il necessario playmaking? La risposta nelle prossime giornate, che prevedono prima l’ostica trasferta a Cremona (sabato 20 ottobre) e poi l’arrivo al PalaDesio di Reggio Emilia (domenica 28 ottobre). Due impegni che negli obiettivi di coach Pashutin dovranno però anche far registrare una presenza a rimbalzo e un’impennata dell’intensità difensiva lungo l’arco di tutti i 40 minuti. Cioè anche quelli che vedranno Parrillo seduto in panchina a incitare i compagni.
Paolo Corio