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““. Questo aforisma dello scrittore, saggista e poeta americano Ralph Waldo Emerson calza perfettamente con la storia di Rebecca “Becky” Perry, ex giocatrice italoamericana di pallavolo indoor e Beach Volley, che nella sua carriera ha girato il mondo intero all’inseguimento di un pallone. Il suo percorso fatto di crocevia sportivi e culturali l’ha portata a vivere esperienze umane, ancora prima che pallavolistiche, fuori dal comune, che racconta in un’intervista esclusiva ai microfoni di Volley NEWS.
Becky, per lei è iniziata una “nuova vita” dopo la fine dell’attività agonistica. Ce ne parla?
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Quando è nata l’idea di appendere le ginocchiere al chiodo? Come ha capito che era il momento giusto?
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Cosa le manca maggiormente della pallavolo?
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Facciamo un passo indietro e ripercorriamo la sua carriera da globetrotter del volley. Come è nato il suo amore per questo sport?
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Terminato il college, ha vissuto la sua prima esperienza da professionista a Portorico. Che ricordi ha di quel periodo?
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Possiamo dire che il momento d’oro della sua carriera sia stato quello che ha vissuto in Europa (tra Turchia, Germania e Italia), dopo la parentesi in Corea del Sud?
“ (al Dresdner SC, n.d.r.)“.
Tra lei e il nostro paese c’è un legame molto particolare. Cosa l’ha portata a richiedere e ottenere la cittadinanza italiana?
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Come sono state invece le sue esperienze nel Beach Volley? La mancata partecipazione a Rio 2016 è uno dei suoi rimpianti più grandi?
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Dopo le ultime stagioni europee, ha giocato in posti più esotici: Filippine, Kazakhstan e Thailandia. Cosa le è rimasto di queste avventure?
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Cosa porta nel proprio bagaglio una giocatrice che ha giocato in tutto il mondo?
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Siamo in dirittura d’arrivo dell’intervista. Se le dovessi chiedere cosa cambierebbe della sua carriera?
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E invece qual è la scelta che non rimpiangerà mai?
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