Come Vincenzo Nibali, nel 2014, Jonas Vingegaard vince in maglia gialla la tappa del terribile Hautacam e mette le mani sul Tour, perché era l’ultima sui Pirenei e il distacco tra il danese della Jumbo-Visma e Tadej Pogacar (secondo a 01′ 04” di ritardo, davanti a Wout Van Aert) sembra ormai incolmabile. Nella prima parte della corsa, un super Giulio Ciccone: che transita per primo sul Col d’Aubisque (16,4 km al 7,1%) e sogna per un attimo la maglia a pois di Simon Geschke, lontano soltanto 3 lunghezze. Ma l’abruzzese deve arrendersi ai ritmi indiavolati dell’immenso Van Aert sul Col de Spandelles (10,3 km all’8,3%), con il belga – già in maglia verde – che si aggiudica 20 importantissimi punti utili per tentare l’assalto anche alla classifica degli scalatori. Alle sue spalle Daniel Martinez e Thibaut Pinot, inseguiti a circa un minuto e mezzo dalla ‘coppia’ Pogacar-Vingegaard. Nella discesa, il momento più emozionante di questo Tour: lo sloveno calibra male una curva e finisce per terra, ma il danese decide di aspettarlo. Tadej lo raggiunge e gli stringe la mano, ringraziandolo. Chapeau! Ma non è finita, ai -5 l’inferno dell’Hautacam (13,6 km al 7,8% con punte del 12%): i due campioni riprendono Van Aert e si giocano con lui la vittoria in un luogo epico del ciclismo, qui dove il 24 luglio del 2014 Nibali realizzò l’impresa più importante della sua carriera, di quelle che valgono un Tour. Ma Pogacar non c’è più, e perfino Van Aert deve inchinarsi al nuovo re di questa 109^ edizione della Grande Boucle, che conquista anche la maglia a pois. Non sono partiti Chris Froome e Damiano Caruso, entrambi positivi al Covid. Venerdì la Castelnau-Magnoac-Cahors, di 188.5 chilometri, adatta ai velocisti.
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