Saranno Riccardo Balzerani e Federico Arnaboldi a giocarsi la quinta edizione del Trofeo AZIMUT. Il movimento azzurro si conferma di ottimo livello anche nei tornei inferiori, e c’è davvero da ben sperare per il futuro. Roman Burruchaga vince il doppio sotto gli occhi di papà Jorge.
Nel tennis non è mai troppo tardi, figurarsi ad appena 22 anni. È il caso di Riccardo Balzerani, che nel 2021 punta a uscire dal mondo dei tornei ITF e lanciarsi definitivamente nel circuito Challenger. I segnali positivi ci sono tutti: quella raggiunta al Trofeo AZIMUT (15.000$, terra battuta) è la seconda finale stagionale dopo quella colta a febbraio a Nur Sultan. Più in generale, la sua classifica attuale (n.504 ATP) è piuttosto vicina al best ranking (469) raggiunto a inizio 2020. Il percorso del reatino è stato perfetto: non ha perso un set in tutta la settimana, confermando lo stato di forma con un buon 6-3 6-4 sull’altoatesino Alexander Weis. È stato un match a senso unico, in cui Balzerani non ha dovuto fare cose particolari per tenere a bada il suo avversario. Gli è bastato mantenere la dovuta regolarità. Nella finale di domenica (prevista alle ore 17) andrà a caccia del suo terzo titolo ITF dopo quelli ottenuti nel 2018 a Pontedera e nel 2019 a Bolzano. Balzerani ha avuto una buona carriera giovanile, in cui è stato a lungo tra i primi 100 e ha giocato i tornei del Grande Slam, oltre a vincere l’importante torneo di Firenze. L’impatto con i professionisti non è stato facile, ma il tennis attuale insegna che certi risultati possono arrivare anche più in là nel tempo. In finale se la vedrà con un giovanissimo, quel Federico Arnaboldi che proviene addirittura dalle qualificazioni. Nel baby-derby contro Matteo Arnaldi, il comasco ha confermato di essere in uno straordinario periodo di forma.
PRIMA FINALE ITF PER ARNABOLDI
E pensare che Arnaldi ha condotto fino al 7-5 4-3 e servizio, ma la fiducia accumulata da Arnaboldi nel 2021 ha fatto la differenza. Quella di sabato sera è stata la 48esima vittoria di una stagione davvero notevole. Di Arnaboldi sta piacendo la capacità di fronteggiare situazioni complicate, come per esempio la battaglia nei quarti contro Netuschil. Oppure la capacità di rimontare un match che sembrava perso nonostante una battaglia di quasi tre ore nelle gambe. E invece ne ha vinta un’altra, poiché la stretta di mano è arrivata dopo 3 ore e 6 minuti, col punteggio di 5-7 7-6 6-2 e al termine di un eterno ultimo game. Una freddezza che fa ben sperare in vista della finale contro un avversario più esperto. Il tennis italiano si conferma in salute anche a un livello più basso: se al vertice stiamo vivendo grandi soddisfazioni, anche nei tornei più piccoli c’è un movimento davvero interessante, come confermato dai tornei delle ultime settimane: al successo di Luca Nardi a Genova si è accompagnato il trionfo bergamasco, con ben quattro italiani in semifinale. Curiosità dal tabellone di doppio: se in singolare è stato un dominio azzurro, nella gara a coppie hanno vinto gli argentini Burruchaga-Galarza, bravi a superare 6-3 6-4 la coppia americana-brasiliana composta da Blanch e Boscardin. Per quanto l’interesse del pubblico fosse sul tennis, non è passata inosservata la presenza di Jorge Burruchaga, padre di Roman, nonché ex calciatore che segnò il gol del 3-2 nella finale dei Mondiali del 1986. Il TC Città dei Mille lo ha accolto con simpatia, augurando un futuro di successi al figlio. E c’è da augurarsi un futuro di successi anche per i ragazzi della BAT University del TC Città dei Mille, visto che le due coppie finaliste in doppio avevano battuto al primo turno le due wild card degli organizzatori, i quali avevano premiato i giovani del progetto guidato da Marcello Bassanelli e Fabrizio Albani. Insomma, Bergamo è tornata nel tennis internazionale, e lo ha fatto in grande stile. Ma è solo l’inizio.