La vittoria di Esteban Ocon in Ungheria ha acceso i riflettori su Alpine Racing, il team anglo-francese che fino ad ora era stato un po’ in ombra. L’arrivo di Davide Brivio e Fernando Alonso al volante aveva creato ad inizio stagione aspettative che sembravano in qualche modo disattese, ma nelle ultime gare il trend è cambiato.
Ocon, una vittoria necessaria
La stagione di Ocon, così come quella di tutta l’Alpine, non era iniziata nel migliore dei modi. Il francese si è presto trovato in difficoltà con la messa a punto di una vettura che pagava il gap accumulato la scorsa stagione. Il primo weekend in Bahrain è stato un vero e proprio calvario chiuso malamente fuori dai punti e lontano in termini di prestazioni dal team mate Alonso.
Alcuni timidi segnali di ripresa si sono visti nelle tre corse successive, in particolare a Portimao grazie ad un positivo settimo posto. La continuità nei risultati ha convinto Brivio e De Meo ad accordargli il rinnovo del contratto addirittura per altri tre anni, fino al 2024. L’annuncio, non a caso, è arrivato nel GP casalingo di Le Castellet.
E qui sono iniziati i problemi per Esteban, che ha completamente perso la bussola, facendo segnare risultati deludenti ben lontano dalla zona punti. La fiducia e la serenità del primo terzo di stagione sembravano essere irrimediabilmente perse, a fronte delle prestazioni di Alonso che invece erano (e sono) in crescita continua.
Nel paddock, già erano iniziati a circolare i primi dubbi: “Avrà fatto bene Alpine? La mossa di confermare Ocon per così tanto tempo forse è stata un azzardo troppo grande!”. In un contesto come questo, la vittoria di Budapest è stata provvidenziale! Nata in circostanze quantomeno particolari, è vero, ma non per questo meno simbolica e importante, lo ha proiettato nella top ten per quanto riguarda la classifica iridata.
Grazie ai 25 punti ottenuti all’Hungaroring, Esteban ora potrà guardare con maggiore tranquillità alla seconda parte di stagione e, perché no, al futuro, con la rivoluzione regolamentare che potrebbe portare qualche cambiamento delle carte in tavola a partire dal 2022.
Alonso, il “vecchio” leone ruggisce ancora
Il neoquarantenne Fernando Alonso è tornato alla base, dove la sua leggenda ebbe inizio. Il team Alpine, infatti, altri non è che il discendente diretto di quella Renault con cui vinse i mondiali del 2005 e del 2006. Dopo due stagioni lontano dal Circus, Nando è sembrato da subito essere tornato con una voglia matta di stupire e divertirsi.
Già in Bahrain aveva messo in mostra una prestazione spettacolare, fermata solo da un sacchetto di plastica impigliato nelle prese dei freni anteriori. Una costante, quella della sfortuna, che non ha mai abbandonato Nando dal 2010 in poi. Nelle successive uscite, il gap dai primi si è fatto sentire, ma Alonso non ha mai mancato di mostrare la propria grinta e la classe che da sempre lo accompagnano.
Da Baku in poi, il passo è stato nettamente migliore del team mate, e gli ha consentito di andare sempre a punti, anche in giornate non proprio positive come la seconda di Spielberg. All’Hungaroring, poi in condizioni di pista difficili, l’esperienza ha giocato un ruolo fondamentale. Il quarto posto finale vale molto, ma i giri a tenere testa al leader del Mondiale Hamilton sono stati qualcosa di incredibile. In quel frangente, Fernando ha veramente scritto un trattato su come difendersi (correttamente) in pista.
L’undicesimo posto in classifica, per un solo punto alle spalle di Ocon, forse non rispecchia le aspettative iniziali, ma il trend sembra essere assolutamente in crescita!
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