“The ATP is aware of an incident regarding a player’s serious breach of protocol relating to COVID-19 at this week’s St. Petersburg Open”…
Questo tweet, uscito nella serata di ieri, scuote all’improvviso l’ambiente del tennis. L’ATP rende noto che c’è stata una severa violazione delle normative anti-covid, sottoscritte da tutti gli atleti coinvolti nel tour. Una “mezza” notizia, perché non c’è il nome di colui (o coloro) che hanno violato le norme; è una sorta di ammonimento a tutto il circus, sulle possibili conseguenze negative non solo per chi si rende colpevole della violazione, ma potenzialmente per tutto il torneo in questione o addirittura il resto della stagione. Inizia la caccia alla vera storia. Il più veloce è il giornalista del NY Times Ben Rothenberg, notoriamente ben informato, che pubblica ancora un Twitter una “linea” in cui racconta la sua versione dei fatti. A questo ci atteniamo, non avendo altre fonti particolari.
La storia è quasi da film di spionaggio, o avventura, anche se un tantino grottesca… Ve la riportiamo come è stata diffusa, aspettando conferme ufficiali dall’ATP, dal torneo di San Pietroburgo o dal diretto interessato, Sam Querrey.
Sam Querrey si trova a San Pietroburgo, dove figura nel tabellone principale dell’ATP 500, sorteggiato contro Denis Shapovalov. Un match molto intrigante che però non andrà mai in scena, poiché Querrey nei controlli obbligatori pre-torneo viene a sapere di essere risultato positivo al Covid-19, insieme alla moglie Abby e il loro primogenito Ford, di soli otto mesi. Scatta il protocollo anti-covid: la famiglia Querrey viene immediatamente informata dell’obbligo di permanenza in città e di quarantena per 14 giorni in hotel. Non proprio una brutta sistemazione, per loro fortuna: un super hotel a cinque stelle, uno dei più prestigiosi della storica città russa, dove potersi riposare e riprendere dal contagio. Querrey è ovviamente escluso dal torneo, e costretto ad accettare la situazione. Restano in hotel, fino ad una telefonata che sconvolgere i loro piani, e manda in crisi tutto l’apparato del torneo e della sicurezza.
Le autorità sanitarie russe si mettono in contatto con l’americano, informandolo che a breve riceverà una visita da parte di un gruppo di medici che vogliono conoscere il suo contagio e quello dei suoi familiari, per valutare i sintomi e ed il rischio della situazione. In caso di sintomi (non sappiamo se i tre fossero totalmente asintomatici o meno), scatterebbe un immediato ricovero dell’intera famiglia in una struttura sanitaria della città. Apriti cielo… La prospettiva di essere ospedalizzati in una struttura in Russia manda nel panico la famiglia Querrey, che ora si vede non più in una prigiona dorata (l’hotel deluxe) ma a rischio di un ricovero in un paese “particolare”, e addirittura con lo spettro di essere separati dal proprio piccolo figlio. I Querrey studiano a tempo di record un piano di fuga, anche è contro la legge e gli accordi sottoscritti da Sam.
La fuga è rapidissima, grazie ad uno degli sponsor dell’americano, una compagnia di jet privati (molto famosa negli USA e non solo), che già campeggiava sulla manica della t-shirt da gara di Sam (per esempio nella Wimbledon 2017, il suo miglior risultato in carriera). Lo sponsor a tempo di record organizza un volo privato e segretissimo, con la famiglia Querrey che lascia l’hotel – rompendo il protocollo di sicurezza – e quindi San Pietroburgo, senza consultare nessuno e senza avvertire le autorità. L’aereo vola via, fuori dal paese, per scappare dai controlli delle autorità sanitarie russe. Rothenberg afferma che la famiglia Querrey ha viaggiato nella parte posteriore del jet, il più lontano possibile dai piloti, ma niente è trapelato sulla rotta e sulla destinazione, solo che i tre si trovano “al sicuro” in una sistemazione privata, fissata sul noto portale di affitti AirBNB, fuori dalla Russia. In mancanza di informazioni, la logica fa pensare ad un paese europeo vicino, in cui non sia obbligatorio presentare un test negativo al Covid-19 all’atterraggio, forse uno di quelli che si affaccia sul Mar Baltico.
L’ATP è venuta a sapere della faccenda, e come riportato all’inizio, non ha tardato a reagire, sottolineando che gli ultimi movimenti del tennista (Sam Querrey) rappresentano un reato grave: “we are taking this matter extremely seriously and an investigation is underway”, scrivono nella nota diffusa. La preoccupazione per il caso ha portato l’ATP a inviare una lettera a tutti i giocatori, ammoniti dal non compiere azioni del genere, poiché un comportamento così irresponsabile può mettere seriamente in pericolo il funzionamento dell’intero tour Pro, in un momento così delicato a livello internazionale. Se qualcosa del genere dovesse ripetersi, ci potrebbero essere gravi ripercussioni per il resto del 2020 o anche 2021.
A questo punto non resta che aspettare la versione ufficiale dei fatti, una nota più completa da parte dell’ATP, del torneo russo, o meglio le parole di Sam Querrey, che potrà difendersi e dire la propria versione dei fatti. Comprensibile la paura dell’americano, ancor più per essere all’estero con un figlio così piccolo… ma purtroppo la situazione mondiale è così precaria che attenersi alle regole è ancor più importante per non aggravare la situazione e sopravvivenza del tour, messo a dir poco sotto stress dalla pandemia. Gli equilibri sono talmente fragili che le regole devono essere rispettate. Semmai, la sensazione è che forse servirebbe un’azione comune a livello globale, con regole certe e identiche. Già tra US Open e Parigi molti tennisti hanno raccontato di protocolli e misure molto diverse, che finiscono per mandare in confusione gli atleti e i loro staff.
La storia di Querrey, prendendo per buona la versione del giornalista americano, è davvero curiosa, da film. Speriamo che tutto possa risolversi per il meglio, e che questa vicenda possa diventare un caso tipo per migliorare i protocolli di sicurezza per tutti.
Marco Mazzoni