Luca Nardi (Foto Baratta)
Luca Nardi è stato ospite di Luca Fiorino, telecronista di SuperTennis TV, nel podcast “Tennis ai tempi del Coronavirus“: il giovane tennista azzurro, classe 2003, ha trattato numerosi argomenti, dalla sua routine quotidiana in questo periodo di stop forzato ai ricordi del primo titolo Futures conquistato in Egitto, passando per lo strano rapporto con il tennis fino ad arrivare al rapporto con i connazionali.
La “giornata tipo”: “Sto cercando di allenarmi come posso a casa, ho un giardino quindi posso fare atletica: inoltre gioco alla PlayStation con i miei amici, provo a riempire in qualche modo queste lunghe giornate. Gioco tutti i giorni a Call of Duty, questa quarantena mi ha fatto diventare un fanatico. Fino alla scorsa settimana andavo al circolo a Pesaro ad allenarmi, mentre ora mi sveglio verso le 9.30 e attorno alle 10.30 mi riscaldo un po’ con i programmi che mi mandano da Tirrenia: in giardino mi alleno in salita, più o meno il tutto dura un’ora e mezza circa. Al pomeriggio faccio poco-niente, magari qualche addominale“.
Lo strano rapporto col tennis: “Trovo tanto noioso guardare le partite di tennis in televisione: a volte guardo qualche show di Kyrgios su Youtube, ma in tv mi annoio parecchio. Non ho mai rivisto una mia partita per intero, ma solo qualche game. Se io dovessi decidere di fare il professionista, il tennis diventerebbe un lavoro e tutta la mia vita dipenderebbe solo da quello: non so se potrei prenderla alla leggera come ho fatto finora. Devo capire che dovrei essere più serio. Quando mi alleno, dò sempre il massimo: magari in campo ho un atteggiamento che dà impressione di uno che se ne frega, ma non è così. Io ci tengo, nel modo giusto“.
Il primo titolo in Egitto: “Non mi sarei mai aspettato di vincere un Futures. Non venivo da un bel periodo, sono arrivato lì con le più basse aspettative possibili. La settimana prima avevo perso al primo turno, ero sotto un treno ma sono stato bravo perché ho lavorato bene con Claudio Galoppini: non mi è mancata neanche la fortuna. E’ stata una bellissima emozione, come se mi fossi riscattato da un momento difficilissimo: avevo perso completamente fiducia in me stesso. Pensavo che vista l’età, Pospisil potesse calare alla distanza: ci sono stati sempre scambi molto duri, il mio avversario ha alzato ancora di più l’intensità riuscendo a tenere le palle in campo, alcuni episodi sono girati a mio favore e lui. Nel tiebreak ha sbagliato troppo, io ho giocato meglio nei punti più importanti“.
L’ingresso nel ranking ATP: “Non mi ha fatto nessun effetto, però è stato bello vedere il mio nome lì in mezzo tra tanti altri giocatori. E’ soltanto una lista, ma è stata una bella sensazione: essere oltre la posizione n.1000 del ranking non fa un effetto particolare, ci sono troppe cifre accanto al nome“.
Il gruppo dei giovani italiani: “Avevo scommesso un toast con Cobolli in Australia, abbiamo giocato contro e ho perso quindi devo pagargliene uno. Il rapporto è molto buono con tutti i giovani, vado d’accordo con tutti quanti: non abbiamo mai avuto divergenze o robe varie, sono contento quando posso passare del tempo insieme a loro. I primi due anni delle scuole superiori li ho fatti a Pesaro, da settembre sono andato a Tirrenia e ho cominciato a fare una scuola privata assieme a Lorenzo Musetti, dalle 18 alle 20.30 frequentiamo i corsi lì e a giugno avremo gli esami. Con lo studio faccio fatica ma sono furbo, mi faccio voler bene: studiavo quando dovevo studiare. Il tempo per conciliare tennis e scuola ce l’avrei, ma la motivazione per fare bene entrambi mi manca“.