Scenari di inaspettata bellezza, rupi rocciose che si affacciano su grandi conche simili a anfiteatri naturali, angoli all’apparenza inaccessibili che nascondono ingressi di grotte, aspre dorsali che, come scuri monti in miniatura, interrompono dolci pendii argillosi. Dai punti più elevati lo sguardo abbraccia i solchi delle valli principali, che di lì a poco sfumano nella grande pianura, e nelle giornate più limpide l’orizzonte è chiuso dalla visione quasi irreale delle Alpi.
Siamo nel Parco dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa, che si estende sulle prime pendici collinari a sud-est del capoluogo emiliano e racchiude un territorio composito in cui spiccano gli spettacolari affioramenti di gesso che risalgono a 6-5 milioni di anni fa, con dossi argentei la cui luminosità madreperlacea ha meritato il nome di pietra lunare.
In quest’area, che si estende per quasi 5000 ettari tra i comuni di Bologna, Ozzano, Pianoro e San Lazzaro di Savena, sono celati gli ingressi di oltre cento grotte, tra cui quelle famosissime del Farneto e della Spipola, e complessi sistemi di acque sotterranee, con rii che si inabissano per tornare alla luce dopo chilometri. Dolci pendii coltivati fanno da cornice a luoghi aspri, dalla natura quasi intatta, come gli affioramenti gessosi tra Zena e Idice, con le grandi doline dell’lnferno e della Goibola, e la bella valle cieca di Ronzano, chiusa da imponenti falesie.
Diversi percorsi escursionistici, di difficoltà mai eccessiva, si sviluppano all’interno dell’area protetta e in alcuni casi è consentito l’utilizzo di biciclette. Tra i punti di maggior interesse ci sono la dolina della Spipola, la maggiore di tutta l’area, con un diametro che supera i 700 metri, e l’omonoma grotta, scoperta nel 1932, a cui si accede esclusivamente tramite visite guidate (obbligatoria la prenotazione allo 051 6254821 o all’indirizzo info.parcogessi@enteparchi.bo.it). L’ingresso, in gran parte artificiale, costruito dal Gruppo Speleologico Bolognese nel 1936, è a quota 135 metri sul fondo della dolina. Il percorso di visita, adatto a tutti, si sviluppa per circa 700 metri con un dislivello minimo.
Altra grotta molto nota è quella del Farneto, scoperta nel 1871. Qui, negli anni ’60 furono rinvenute alcune sepolture riferibili all’Età del Rame, i cui reperti sono esposti al Museo Archeologico di Bologna. Il più classico e conosciuto tra gli itinerari all’interno dell’area protetta è il sentiero naturale che, partendo dal parcheggio “La Palazza”, si sviluppa nell’area carsica intorno alla Croara, scendendo lentamente all’interno della dolina per poi risalire sul versante opposto nei pressi della località “Il Casetto” e proseguire fino agli affioramenti gessosi dell’altopiano di Miserazzano.
Ai calanchi dell’Abbadessa si arriva invece partendo dal borgo di Sant’Andrea, antico nucleo di epoca medioevale raggiungibile in auto o a piedi dall’abitato di Ozzano. Da qui un percorso circolare scende dapprima verso il fondovalle, alla base dell’imponente formazione, per poi risalire sul versante opposto, da cui si ammira l’intero bacino calanchivo in continua trasformazione.