TORINO – “Ho detto a tutti gli addetti che dobbiamo accettare l’idea che almeno per tutto il mese di aprile non saremo in grado di prendere nessuna decisione. E questo non significa che il primo maggio si potrà pianificare la ripartenza, ma spero che almeno avremo più chiaro il quadro. Questo non vuol dire smettere di lavorare, non immaginare scenari futuri, ma con ciò che sta succedendo in queste settimane è impossibile pensare che nel giro di poco saremo in grado di tornare in campo”. Così il commissione Nba Adam Silver, ospite del giornalista di TNT Eric Johnson, circa il ritorno in campo. L’emergenza ha costretto la ha fermarsi lo scorso 11 marzo. Uno stop che inizialmente era previsto per un mese ma che, visto l’aggravarsi della situazione, sarà prorogato.
Silver sull’emergenza Coronavirus
A preoccupare il commissione Nba è l’evoluzione dell’emergenza: “Se possibile le cose sono diventate ancora più confuse in questo mese: se ci avessero chiesto un’opinione in quel momento, saremmo stati sicuri che a quasi un mese di distanza la situazione sarebbe stata più chiara. Invece al momento in nostro grado di comprensione è inferiore rispetto al punto di partenza. Ascoltando gli esperti sembra che il virus sia in grado di propagarsi molto più velocemente di quanto avessimo previsto, che si arriverà in minor tempo a un picco: cosa voglia dire però rispetto all’opportunità di tornare a inizio estate in campo ancora non è chiaro. In un mondo perfetto, si riprenderà prima con la regular season e poi con i playoff, ma nessuna decisione è stata ancora presa”.
Silver e la telefonata a Trump
Tra le tante voci sentite in questi giorni, c’è anche quella del presidente Trump, che non ha nascosto la sua voglia di sport: “Sappiamo quali sono le priorità in termini sanitari, ma nel momento in cui le cose miglioreranno, quanta importanza avrebbe a livello simbolico che lo sport tornasse ad allietare le persone almeno in TV? Questo è il senso del messaggio del presidente Trump, un modo per ricordare a tutti noi il valore dello sport nella cultura americana. Voleva assicurarsi del fatto che, quando sarà possibile e le cose andranno per il verso giusto, noi ci faremo trovare pronti. Ora come ora però è impossibile pianificare un ritorno: la salute viene prima di ogni altra cosa”. A preoccupare il Commissioner Nba, poi, c’è la moglie Maggie, all’ottavo mese di gravidanza: “Non posso nascondere l’ansia crescente: gli ospedali qui a New York sono al collasso e stiamo aspettando di capire se e quando conviene muoversi e se avrà senso partorire qui in città o altrove. Mia moglie è tranquilla, ma questa purtroppo è un’altra componente che rende ancora più complicata la gestione di questo momento così difficile”.