Del 2018 tennistico di Fabio Fognini si è già detto praticamente tutto: un best ranking al numero 13 eguagliato e diverse volte virtualmente migliorato, 3 titoli portati a casa fra cui brilla la vittoria prestigiosa sul cemento di Los Cabos contro Juan Martin del Potro, il primo squillo della carriera al Foro Italico e generalmente un ottimo tennis espresso con tanti picchi certificati dallo score finale di 47 vittorie a fronte di 23 sconfitte. Ora che però il 2018 volge al termine e si gettano le basi per la stagione che verrà, le domande ovvie sono “come sarà il 2019 tennistico di Fabio Fognini? Dove potrà arrivare il tennista ligure?”.
Salutato il marchio Hydrogen e diventato (insieme a Flavia Pennetta) ambassador Armani, Fognini si appresta a vivere quella che per molti è la stagione della verità, quella dell’all in, l’anno in cui raccogliere i frutti della maturazione sportiva e in cui provare l’assalto alla top10.
Non bisogna però girare attorno alla verità: se gli obiettivi vogliono essere prestigiosi bisogna cambiare marcia nei grandi appuntamenti. Fognini nel 2018 ha costruito la sua ottima classifica con gli ATP250 ma nelle prove dello Slam e nei Masters1000 ha reso al di sotto delle legittime aspettative: le cose quindi dovranno necessariamente cambiare.
Puntare forte sulla preparazione invernale e partire subito alla grande, già dalla campagna australiana, dove dovrà difendere la semifinale di Sydney e gli ottavi di Melbourne: la testa di serie sarà ovviamente alta ed è fondamentale confermare i buoni risultati del 2018. A mio avviso Fognini non deve di certo rinunciare agli ATP250, “circuito” in cui quest’anno è stato fra i migliori, ma può essere più oculato nella scelta degli appuntamenti top. Alcuni ATP500 hanno avuto campi di partecipazione davvero accessibili e non averne approfittato è stato sinceramente un errore (per il sottoscritto): inoltre Fognini deve necessariamente crescere negli appuntamenti clou della stagione su terra europea, con il 2T e il 1T di Montecarlo e Madrid che vanno sicuramente migliorati. I quarti di Roma e gli ottavi di Parigi sono stati risultati di prestigio ma un Fognini tirato a lucido può sicuramente confermarli (se non addirittura provare a migliorarli…).
Indian Wells, Miami, Wimbledon, Toronto, New York, i non disputati Shanghai e Cincinnati: sono tutti appuntamenti in cui Fabio può portare a casa punti pesanti e cancellare gli scarsi risultati del 2018.
Sarà difficile, perché migliorare quanto già fatto di buono sarà impresa ardua: ma cosa vuoi chiedere a un giocatore che è attualmente numero 13 delle classifiche? Che giochi di conserva e provi a non uscire dai 20? Cosa gli vuoi chiedere a 31 anni? Che vinca un altro ATP250? O giustamente che provi a puntare a step successivi rappresentati da migliori piazzamenti nei Major e da un sogno chiamato top10?
Personalmente trovo che Fognini sia dotato di un talento cristallino e imprevedibile: con le sue “esagerazioni” in campo rappresenta il meglio del tennis italiano quantomeno degli ultimi 20 anni.
Per me lui ha le carte in regola per ambire a tali grandi traguardi: attenzione ovviamente dovrà fare alla vecchia guardia che non molla, a quelli che vogliono tornare in alto e ai giovani che vogliono continuare a crescere. Ma in questo indecifrabile anno tennistico che verrà, io penso vivamente che Fabio saprà ritagliarsi il suo posto al sole.
Un giocatore che crea curiosità attorno a sé, ammirato e temuto: non a caso in questi giorni gli stessi profili social dell’ATP sono lì a chiedersi che stagione giocherà il nostro Fognini…e noi non possiamo che sperare in sorprese e imprese.
Alessandro Orecchio