Altro giro, altra corsa. Con ancora negli occhi e nella mente l’entusiasmante GP degli Stati Uniti in quel di Austin, la Formula 1 si appresta a disputare il XX Gran Premio de Mexico sull’Autódromo Hermanos Rodríguez di Città del Messico. Un GP che, verosimilmente, potrà regalare emozioni e incertezza per quanto concerne l’esito finale.
Il Messico e la Formula 1, il Messico ed il motorsport. Binomi imperituri, intramontabili sebbene, nell’immaginario collettivo delle nuove generazioni, suddetto binomio non appaia così evidente ed intriso di storicità. Un circuito – quello di Città del Messico – simbolo e sinonimo di Formula 1. Qui hanno vinto i più grandi piloti della storia della F1 e del motorismo nella sua globalità: da Jim Clark a Dan Gurney, da John Surtees a Graham Hill, da Jacky Ickx a Nigel Mansell, da Ayrton Senna ad Alain Prost, passando per gli altrettanto nobili Richie Ginther, Denny Hulme, Gerhard Berger ed il nostro Riccardo Patrese. Nel 2015, il grande ritorno del GP del Messico: Nico Rosberg, Lewis Hamilton e Max Verstappen hanno trionfato, in sequenza, nel 2015, 2016 e 2017.
Messico e piloti messicani. Anche sotto questo aspetto, il binomio è forte e caratterizzato da vette di eccellenza. Sei i piloti messicani che hanno avuto l’onore e l’onere di disputare GP iridati. Con 152 GP all’attivo, è Sergio Pérez Mendoza (attualmente impegnato con la Racing Point Force India) a comandare il ristretto plotone di piloti messicani. Segue, per quanto riguarda i GP all’attivo, Esteban Manuel Gutiérrez Gutiérrez; l’ex pilota di Sauber e Haas ha totalizzato 59 presenza in GP ufficiali.
I più conosciuti e, senza ombra di dubbio, apprezzati piloti messicani, tuttavia, sono i fratelli Rodriguez de la Vega; Pedro (Città del Messico, 18 gennaio 1940-circuito di Norisring, 11 luglio 1971) e Ricardo (Città del Messico, 14 febbraio 1942-circuito di Città del Messico, 1 novembre 1962). Dotati di straordinario, incommensurabile talento, i fratelli Rodriguez, ancora oggi, incarnano l’essenza del motorsport degli anni ruggenti. Poliedrici, instancabili, tremendamente veloci. Appena 5 – tra il GP d’Italia 1961 e quel fatale GP del Messico 1962 – i GP disputati da Ricardo in F1, tutti su Ferrari. Pochi ma sufficienti a far emergere il talento del giovane pilota centroamericano, amato e stimato da Enzo Ferrari (si ricorda persino un abbraccio dato dal Commendatore al pilota messicano). Ben più sostanziosa la carriera in F1 di Pedro: 54 GP disputati tra il GP degli Stati Uniti 1963 ed il GP di Francia 1971, 7 podi, 2 vittorie (Kyalami 1967 e Spa-Francorchamps 1970) e le più grandi, immortali auto tra le sue fatate mani. Parliamo di Lotus, Ferrari, Cooper, BRM.
E non finisce qui. Moisés Solana Arciniega e Héctor Alonso Rebaque sono gli altri due piloti messicani che hanno disputato GP iridati in Formula 1.
Moisés Solana Arciniega (Città del Messico, 26 dicembre 1935-Valle de Bravo, 27 luglio 1969) prende parte a 8 GP di Formula 1 valevoli per i Mondiali Piloti e Costruttori. Pilota dalle valide e riconosciute capacità di guida, Solana debutta in F1 in occasione del GP del Messico del 1963, alla guida della BRM P57 della Scuderia Centro Sud. Partito con l’11° tempo, deve abbandonare la corsa al 57° giro per la rottura del motore mentre occupa l’ottava posizione; verrà classificato all’11° posto. Seguiranno, tra il 1964 ed il 1968, altri appuntamenti mondiali in veste di wild-card: GP del Messico 1964 (Lotus 33-Coventry Climax, Team Lotus, 10° posto in gara), GP degli Stati Uniti e del Messico 1965 (Lotus 25-Coventry Climax, Team Lotus; a Watkins Glen giunge in 10a posizione, nel GP di casa, invece, è costretto al ritiro al 55° giro mentre si trova in quinta posizione), GP del Messico 1966 (Cooper T81-Maserati, Cooper Car Company, ritirato all’8° giro), GP degli USA e del Messico 1967 (Lotus 49-Cosworth, Team Lotus; in entrambe le occasioni deve ritirarsi per noie meccaniche dopo aver condotto ottime qualifiche), infine, GP del Messico 1968 (Lotus 49B-Cosworth, Gold Leaf Team Lotus), corsa che lo vede ancora una volta parcheggiare la sua vettura anzitempo. Il 10° posto conseguito in occasione del GP del Messico 1964 costituisce il miglior risultato colto in F1 da Solana; sul fronte qualifiche, invece, il generoso pilota messicano riesce a cogliere un 7° tempo (GP degli USA 1967) quale miglior prestazione velocistica. Perderà la vità il 27 luglio 1969 durante la cronoscalata Valle de Bravo-Bosencheve al volante di una McLaren.
Ben più carnosa si rivela la carriera in Formula 1 di Héctor Alonso Rebaque. Nato il 5 febbraio 1956 a Città del Messico, Rebaque ha al proprio attivo 41 GP iridati tra il GP di Germania (Hockenheim) 1977 e il GP di Las Vegas (Caesars Palace) 1981. A questi vanno aggiunte 17 non partecipazioni per mancate qualificazioni o pre-qualificazioni. Appoggiato direttamente dallo Stato messicano e ben fornito sotto l’aspetto economico, Rebaque, dall’alto della propria posizione (e fama) di pilota pagante, può togliersi il lusso di gareggiare con auto di prima fascia: le Lotus 78 e 79-Cosworth gestite dalla propria struttura, il Team Rebaque, nel biennio 1978-1979 e le ufficialissime Brabham BT49 e BT49C-Cosworth Parmalat Racing Team tra il 1980 ed il 1981.
Il debutto in un GP iridato, tuttavia, è al volante della Hesketh 308E-Cosworth dell’Hesketh Racing: siamo al GP di Germania 1977. Nel medesimo anno, inoltre, il buon Rebaque tenta, invano, la qualificazione in altri cinque appuntamenti (Belgio, Svezia, Francia, Austria, Olanda) sempre alla guida della bella Hesketh 308C. Il primo punto mondiale giunge l’anno successivo; il circuito è ancora quello tedesco di Hockenheim. Rebaque è al volante della Lotus 78-Cosworth gestita dalla propria scuderia, il Team Rebaque con sede a Royal Leamington Spa, nel Regno Unito. Il pilota messicano ben si destreggia tra i rettilinei del veloce tracciato teutonico: chiude in sesta posizione, a pieni giri ma distaccato di +1m 37,86s dal vincitore, Mario Andretti sulla ufficiale Lotus 79-Cosworth del John Player Team Lotus. Rebaque può ritenersi soddisfatto della propria stagione 1978: 9 GP disputati, 1 punto mondiale conquistato, 10° posto a Kyalami, 12° ad Anderstorp, 11° a Zandvoort. In mezzo, quattro ritiri per problemi tecnici, l’abbandono, in occasione del GP del Brasile, per eccesso di stanchezza fisica e sette mancate qualificazioni (Argentina, USA Ovest, Monaco, Belgio, Francia, Italia Canada).
Nel 1979, nonostante l’acquisto della vincente Lotus 79, i risultati latitano. Rebaque non riesce a racimolare alcun punto mondiale; il miglior piazzamento è il 7° posto in occasione del GP d’Olanda. Ammontano a quattro le mancate qualificazioni (Brasile, Austria, Italia, USA Est). Nel medesimo anno, il Team Rebaque gioca la carta della monoposto costruita in proprio. Debutta, così, la Rebaque HR100-Cosworth, nitidamente ispirata alla Lotus 79. La vettura messicana, disegnata da Geoff Ferris e realizzata dalla Penske, calca le piste iridate in appena tre occasioni. A Monza e a Watkins Glen (USA Est), Rebaque manca la qualificazione. A Montréal (Canada), il pilota messicano riesce a qualificare la HR100 col 22° tempo, salvo poi ritirarsi in gara al 26° giro a seguito della rottura del V8 Cosworth DFV.
Nel 1980, ecco palesarsi l’occasione della vita. Gli viene affidata, infatti, la Brabham BT49-Cosworth lasciata libera dal pilota argentino Ricardo Zunino. Ovviamente, Rebaque porta in Brabham soldi e sponsor (Pemex-Petróleos Mexicanos, azienda petrolifera messicana, le cui scritte campeggeranno in corrispondenza del roll-bar e sulle paratie verticali dell’alettone posteriore).
Mentre Nelson Piquet contende il titolo ad Alan Jones e si impone in tre GP (USA Ovest, Olanda, Italia), Rebaque arranca a centro gruppo con la medesima Brabham BT49-Cosworth progettata da Gordon Murray e David North. I risultati, infatti, ricalcano – posizione più, posizione meno – quelli conseguiti dal silurato Zunino. Fatto è che Rebaque riesce a racimolare il suo secondo punto mondiale in carriera: ciò avviene in occasione del GP del Canada 1980, disputato sul tracciato cittadino di Montréal. Partito col 10° tempo, Rebaque taglia il traguardo in sesta posizione, doppiato di 1 giro.
Il divario tra Piquet e Rebaque si manifesta anche nel corso del 1981, stagione che vede il messicano impegnato a tempo pieno con la scuderia di Bernie Ecclestone. Il brasiliano, al volante della Brabham BT49C, si aggiudica al fotofinish il titolo Piloti, imponendosi in tre GP (Argentina, San Marino, Germania) e piegando per un solo punto (50 a 49) un Carlos Reutemann pimpante per tutta la stagione ma fragile sul finale. Rebaque, dal canto suo, alla guida della medesima auto, annaspa spesso nelle retrovie in qualifica e fatica a cogliere la zona punti in gara. Nonostante le evidenti difficoltà e l’altrettanto palese divario di capacità rispetto al compagno di squadra brasiliano, Rebaque riesce a cogliere tre ottimi, inaspettati quarti posti (Imola, Hockenheim, Zandvoort) ed un quinto (Silverstone). Piazzamenti generosi e convincenti che gli valgono 11 punti mondiali ed il 10° posto nella classifica Piloti. Su 15 GP in calendario nel 1981, Rebaque manca la qualificazione in occasione del solo GP di Monaco: a nulla vale, infatti, il 23° tempo.
Il GP di Las Vegas del 17 ottobre 1981 chiude la carriera in F1 di Hector Rebaque.
Scritto da: Paolo Pellegrini
Fonte: http://feedproxy.google.com/~r/CircusFormula1/~3/UH5Q1z7zEko/moises-solana-ed-hector-rebaque-i-piloti-messicani-dimenticati.php