TORINO – Quando si dice dell’Operazione Ronaldo si deve dire della Juve, di Agnelli, di Exor, di Elkann. E di Marchionne. Sì, perché sulla maglia di CR7 c’è anche la firma del manager che ha salvato la Fiat dal baratro, l’ha fusa con Chrysler, ha salvato la Chrysler, è stato ricevuto alla Casa Bianca con tutti gli onori sia da Obama, che gli ha dato totale fiducia nella missione a Detroit, sia da Trump per il quale «Sergio è l’uomo che preferisco al mondo». Passo dopo passo, Tuttosport vi ha raccontato il Colpo del Secolo. Oggi rivela un altro retroscena. Riguarda la presenza, importante, efficace, risolutiva anche in questa cabina di regia del signore nato a Chieti nel ‘52 e naturalizzato canadese. Perfettamente consapevole di ciò che Ronaldo alla Juve avrebbe significato non soltanto per la società bianconera, ma anche per Fiat Chrysler Automobiles N.A. (Naamloze Vennootschap, società per azioni), azienda italostatunitense di diritto olandese, settimo gruppo automobilistico mondiale, quotato a Wall Street e alla Borsa di Milano, titolare dei marchi Fiat, Alfa Romeo, Lancia, Maserati, Fiat Professional, Abarth, Jeep, Chrysler, Dodge, Ram Trucks, Mopar, Srt.
Le toccanti parole di John Elkann nella sera della Grande Svolta riassumono compiutamente il momento che la galassia Exor sta vivendo. E’ doveroso sottolinearle: «Per tanti, Sergio è stato un leader illuminato, un punto di riferimento ineguagliabile. Per me è stato una persona con cui confrontarsi e di cui fidarsi, un mentore e soprattutto un amico. Sono profondamente addolorato per le sue condizioni. Si tratta di una situazione impensabile fino a poche ore fa, che lascia a tutti quanti un senso di ingiustizia. Il mio primo pensiero va a Sergio e alla sua famiglia. Le transizioni che abbiamo appena annunciato, anche se dal punto di vista personale non saranno prive di dolore, ci permettono di garantire alle nostre aziende la massima continuità possibile e preservarne la cultura. Per me è stato un privilegio poter avere Sergio al mio fianco per tutti questi anni». L’economia, la finanza, il sindacato, la politica in queste ore sottolineano il ruolo e il peso straordinari che hanno scandito i quattordici anni di Marchionne. Un ruolo e un peso che, direttamente o indirettamente, si sono riverberati prima in Formula Uno alla voce Ferrari e poi nel calcio, in questo luglio indimenticabile per il mondo bianconero, sublimato dal capolavoro Ronaldo. Controfirmato da Sergio in una clinica elvetica. L’uomo senza cravatta, abituato a svegliarsi alle 3.30 del mattino, che non le manda mai a dire. Un giorno, Diego Della Valle dichiara: «Marchionne? Di macchine non capisce nulla, prova ne è che altrimenti ne avrebbe fatta qualcuna. Non è un produttore, ma un finanziere che per ora ha fatto bene solo alla famiglia Agnelli. E’ un signore svizzero che qualche volta lavora in Italia». E il signore svizzero cannoneggia il patron della Fiorentina: «Con quanto lui investe in un anno in ricerca e sviluppo, noi non ci facciamo nemmeno una parte di un parafango». E ancora: «Juventus e Jeep, cominciano con la J: in America è usata per insegnare ai bambini la lettera, allo stesso modo in cui viene usata la Juventus in italiano». Se Ronaldo è CR7, Marchionne è SM1.